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DuckadamFacebook/Getty

Helmuth Duckadam: da eroe di Siviglia al repentino e misterioso ritiro

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La sua straordinaria performance regalò una Coppa dei Campioni, quando ancora si chiamava così, ad un Paese, la Romania, che quel trofeo non lo avrebbe più vinto. Il protagonista di questa storia è Helmuth Duckadam, l'unico portiere in grado di parare tutti i rigori calciati dagli avversari in una finale europea. 

Quella notte magica del 7 maggio del 1986, Duckadam fu l'eroe assoluto della Steaua Bucarest di Emerich Jenei, la prima squadra dell'Est a laurearsi campione d'Europa, che allo Stadio Ramón Sánchez Pizjuán di Siviglia superò 2-0 ai rigori il Barcellona di Terry Venables. Rientrato in patria e celebrato come una star, appena pochi mesi dopo, la sua stella si sarebbe eclissata per sempre, in circostanze misteriose e mai del tutto chiarite.

GLI ESORDI E IL DUOPOLIO STEAUA-DINAMO

Helmuth Duckadam nasce a Semlac, nel distretto di Arad, in Transilvania, il 1° aprile del 1959, da una famiglia di etnia tedesca. Inizia a giocare a calcio a livello giovanile nel Constructorul Arad, per poi debuttare con l'UTA Arad nella Divizia A, la Serie A rumena, nella stagione 1978/79. Nelle tre stagioni in cui difende la porta biancorossa mette in mostra le sue qualità e nel 1982 arriva la svolta della sua carriera, con l'acquisto da parte della Steaua Bucarest, la squadra dell'esercito.

Impressionano la sua stazza (è alto un metro e 89 centimetri per 69 chilogrammi) e il suo atletismo, che gli consente di eccellere nelle uscite e negli interventi spettacolari. Quando approda alla Steaua Bucarest l'Europa si trova ancora divisa in due blocchi contrapposti: quello Occidentale, che fa riferimento agli Stati Uniti e alla NATO, e quello orientale, che fa riferimento all'Unione Sovietica e al Patto di Varsavia, nel quale rientrava anche la Romania del regime socialista del 'Cunductador' Niculae Ceausescu.

Il dittatore rumeno aveva esteso il suo controllo in ogni ambito della vita del Paese, dall'economia alla religione, passando per l'educazione e lo sport. Il calcio, ovviamente, non ne era esente, e dovette fare i conti con una sorta di 'duopolio'. L'anello di congiunzione fra il potere politico e la Steaua negli anni '80 del secolo scorso era Valentin Ceausescu, il figlio adottivo di Niculae, grande appassionato di calcio, che pur non figurando nell'organigramma ufficiale del club ne era diventato di fatto il deus ex machina. 

Da dietro le quinte Valentin, che era spesso descritto come "uomo quieto e riservato",  imperava in lungo e in largo, e aveva avuto un ruolo essenziale per portare allo Steaua i giocatori più importanti: i difensori Bumbescu e Belodedici, il capitano Stoica, la mezzala sinistra di origini ungheresi Lazlo Boloni e gli attaccanti Balint e Piturca. A questo gruppo nel 1982 si aggiunge appunto il portiere Duckadam, che avrà un ruolo importante nel ciclo d'oro della squadra, guidata in panchina da Emerich Jenei e dal suo vice, Anghel Iordanescu.

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La grande rivale della Steaua è l'altra squadra della capitale, la Dinamo Bucarest, finanziata dal Ministero dell'Interno e facente capo, oltre che alla Polizia, alla Securitate, la famigerata Milizia segreta del regime controllata da Nicu Ceausescu, figlio naturale del dittatore, descritto, a differenza del fratellastro, come dedico all'alcol e alle scommesse, oltre che come uomo violento e sanguinario. Quest'ultimo, benché non fosse un grande calciofilo, spesso non disdegnava intromettersi nelle vicende calcistiche rumene per condizionarle in modo da soddisfare i suoi interessi di gioco.

I due figli del 'Cunductador', di fatto, esercitavano il loro controllo sul calcio del Paese. Ciò che ne risultava era una Divizia A dominata dalla corruzione, zeppa di partite pilotate per far vincere questa o quella squadra o per far vincere la classifica marcatori o la Scarpa d'oro a un giocatore piuttosto che ad un altro. Tutto questo non impedirà tuttavia alla grande Steaua di imporsi anche in Europa dopo aver riconquistato il suo primato in patria. 

DUCKADAM E LA STEAUA PROTAGONISTI IN EUROPA

Dall'arrivo di Duckadam fra i pali la Steaua ottiene un 5° posto nel 1982/83 e un 2° posto nella stagione successiva. Nel 1984 la squadra arriva in finale di Coppa di Romania, persa proprio contro la Dinamo, ma essendo quest'ultima qualificata alla Coppa dei Campioni in qualità di vincitrice del campionato, strappa il pass per la Coppa delle Coppe. Qui, nella stagione seguente, incrocia nei Sedicesimi di finale la Roma di Sven-Goran Eriksson.

I giallorossi si impongono 1-0 nella sfida di andata all'Olimpico grazie a un goal di Graziani, che si rivela decisivo per la qualificazione. La Steaua tuttavia dimostra la sua solidità difensiva nel match di ritorno allo 'Stadionul Ghencea' e Duckadam dà prova per la prima volta in eurovisione del suo valore, parando il rigore di Ubaldo Righetti dopo averlo provocato atterrando in area Bruno Conti. Passa la Roma ma proprio il 1984/85 sarà l'anno in cui la squadra di Jenei si riprende lo Scudetto rumeno a 7 anni di distanza dall'ultimo.

La conquista del 10° titolo è bissata dalla vittoria in Coppa di Romania e dà alla Steaua il diritto di partecipare alla Coppa dei Campioni nella stagione 1985/86, la prima senza squadre inglesi dopo i tragici fatti dell'Heysel. Forti anche di un sorteggio favorevole, i rumeni eliminano al Primo turno i danesi del Veije (1-1 in Danimarca e 4-1 al Ghencea) e agli ottavi di finale gli ungheresi della Honved. Questi ultimi si impongono 1-0 in casa nella sfida di andata, ma ancora una volta è decisivo il match di ritorno al Ghencea, nel quale la squadra di Jenei cala il poker (4-1), passando il turno con un punteggio complessivo di 4-2.

Si va così ai quarti, e ancora una volta i rumeni sembrano favoriti dal sorteggio, che li abbina ai finlandesi del Kuusysi Lahti, che hanno avuto la meglio a sorpresa sui sovietici dello Zenit Leningrado. A complicare le cose per la Steaua ci si mette però il maltempo: le piogge pesanti riducono il Ghencea ai limiti della praticabilità, e solo l'intervento degli elicotteri dell'esercito permette la disputa dell'incontro di andata a Bucarest. Il terreno di gioco pesante sfavorisce però i rumeni e ne vien fuori un pareggio per 0-0.

Tutto si decide dunque nel ritorno in Scandinavia. Qui Duckadam e la difesa si rivelano decisivi, con la Steaua che accede fra le magnifiche quattro finaliste grazie all'unico goal segnato da Piturca. L'asticella si alza ulteriormente nelle semifinali, che vedono l'Anderlecht nettamente favorito sui rumeni, anche perché hanno estromesso nel turno precedente il Bayern Monaco. E il risultato dell'andata sembra rispettare i pronostici, con una rete del futuro interista e granata Vincenzo Scifo che spiana la strada al passaggio del turno.

L'Anderlecht non aveva fatto i conti però con il clima rovente dello 'Stadionul Ghencea', che si rivela ancora decisivo. La Steaua lo travolge per 3-0 con una doppietta di Piturca e un goal di Balint e vola per la prima volta nella sua storia in finale di Coppa dei Campioni, dove sfiderà il Barcellona. I blaugrana, che nei quarti avevano estromesso la Juventus campione in carica, in semifinale avevano battuto a loro volta ai rigori gli svedesi dell'IFK Göteborg.

Steaua Bucarest

LA NOTTE MAGICA DI SIVIGLIA

La finalissima della Coppa dei Campioni 1985/86 si assegna a Siviglia il 7 maggio 1986 in un Ramón Sánchez Pizjuán colmo di tifosi blaugrana. Gli spettatori sono circa 70 mila, ma i rumeni sono pochissimi, per via delle restrizioni sull'espatrio imposte dal regime socialista. La vigilia è stranamente dominata da un'atmosfera di paura reciproca. Il Barcellona sa poco dei rumeni, che si trovano dall'altra parte della Cortina di ferro, qualcosa in più sa la Steaua del suo avversario, di cui riesce a procurarsi diversi nastri VHS ma non quelli della semifinale contro gli svedesi. 

Qui Jenei e il suo vice Iordanescu elaborano la strategia da seguire: Duckadam è in gran forma, i rivali lo conoscono poco e si può puntare sui calci di rigore. Sulla carta non c'è partita, con il Barcellona che schiera fra i pali il pararigori Urruti, a centrocampo il tedesco Schuster e davanti lo scozzese Archibald in coppia con Carrasco. Parte invece dalla panchina Pichi Alonso, l'eroe della semifinale con il Göteborg.Alla Steaua manca peraltro il suo leader e capitano Stoica, squalificato. Al suo posto gioca dal 1' Lucian Balan, ma Jenei in gran segreto si prepara la mossa a sorpresa: il ritorno in campo a due anni di distanza dall'ultima gara giocata del suo vice Iordanescu.

Il Barcellona è nettamente favorito. Tanto che 'El Mundo Deportivo' titola: "La formazione di Venables gioca un calcio offensivo e raffinato che ha la possibilità di sbarazzarsi facilmente dell’arrocco difensivo dei rumeni”. I 90 minuti regolamentari scorrono invece via senza grandi sussulti, con le due squadre che pensano più a non prenderle che a creare pericoli ai due portieri. Duckadam fa il suo, giusto qualche uscita in presa alta, senza essere particolarmente impegnato dai catalani. Chi gioca male è Schuster, completamente ingabbiato dal gioco a due tocchi della Steaua. Al 73' Jenei si gioca la carta a sopresa: Iordanescu per Balan.

Il futuro Ct della Romania è praticamente un allenatore in campo per i suoi, che guadagnano fiducia. I catalani, di contro, appaiono intimiditi dalla personalità dimostrata dal trentaquatrenne per loro pressoché sconosciuto. L'arguto Jenei aveva suggerito al suo vice un ingresso in campo di impatto, e l'ex attaccante, impiegato da centrocampista per l'occasione, esegue. Al suo primo pallone parte da prima della metà campo, salta netto Schuster e altri due giocatori del Barcellona, scambia al volo con Piturca e per poco non intercetta il passaggio di ritorno che l'avrebbe liberato al tiro.

Steaua 1989www.besoccer.com

Venables si spazientisce con Schuster, altamente deludente, e lo richiama in panchina all'85' per dar spazio a Moratalla. Il tedesco, in tutta risposta, non si ferma in panchina, rientra direttamente negli spogliatoi e dopo essersi fatto la doccia (questo si saprà solo successivamente) fa rientro in Catalogna senza aspettare i compagni. Anche i tempi supplementari non riservano grandi emozioni, e la strategia di Jenei ha successo: la Coppa dei Campioni 1985/86 sarà assegnata ai calci di rigore.

Duckadam è fresco ed è pronto a salire in cattedra in un testa a testa all'ultimo respiro con il collega Urruti. Il primo rigore lo calcia Majeauru, visto che Iordanescu declina la proposta. Il rumeno è un rigorista ma calcia debole e centrale, e Urruti para. Il portiere della Steaua risponde tuffandosi sulla destra per neutralizzare il tiro di Alexanko.

"In una partita che termina ai rigori il più importante e difficile da parare è sempre il primo. - dice anni dopo in un'intervista rilasciata all'UEFA - Anche se è stato il rigore che ogni portiere sogna: a mezz’altezza, non troppo potente. Ma se mi fossi tuffato dalla parte sbagliata tutti avrebbero parlato dei nervi d’acciaio di Alexanko".

Secondo giro e ancora una volta sono i due portieri i grandi protagonisti: Urruti para la conclusione di Boloni, Duckadam quella di Pedraza, tuffandosi nuovamente sulla destra.

"Il secondo calciatore del Barcellona che ha calciato in quella finale ha creduto che mi tuffassi a sinistra, perché la prima volta ero andato a destra. La logica del calciatore è quella di tirare nello stesso angolo, pensando che avrei cambiato lato". 

Dopo 4 tiri dal dischetto regge ancora lo 0-0, ma alla lunga il suo gioco psicologico con gli avversari si rivela vincente: mentre Lacatus e Balint trasformano con freddezza i tiri dal dischetto per la Steaua, Duckadam neutralizza anche le conclusioni di Pichi Alonso, subentrato nei supplementari, tuffandosi per la terza volta sul lato destro, e del suo omonimo Marcos Alonso, letteralmente ipnotizzati.

"Il terzo è stato il più facile. Ho pensato che avrebbe tirato a sinistra. Il quarto l’ho ingannato con lo sguardo e non sapeva cosa fare. Ho fatto finta di tuffarmi a sinistra, poi a destra e alla fine sono andato a sinistra". 

Al 4° tiro parato su quattro, scatta la gioia per un traguardo soltanto qualche mese prima impensabile: la Steaua Bucarest, sovvertendo tutti i pronostici, è campione d'Europa.

"Ho sempre sognato di fare il portiere, anche da bambino, perché ero troppo pigro per correre. Se non fossi diventato un calciatore, sarei stato sicuramente uno psicologo.Conoscere in anticipo quello che faranno i tuoi avversari è importante nel calcio". 

IL MISTERIOSO RITIRO 

La straordinaria prestazione fornita contro il Barcellona porta a Duckadam fama e gloria. Il portiere rumeno è nominato 'Eroul de la Sevilla', ovvero 'Eroe di Siviglia', e sarà eletto 'Calciatore rumeno dell'anno'. Al rientro in patria ad attendere i protagonisti dell'impresa una grande festa, con la squadra ricevuta dal dittatore Nicolae Ceausescu. Quest'ultimo tuttavia si dimostrerà piuttosto distaccato, con Duckadam e con l'intera Steaua.

"Fummo ricevuti da Ceausescu dopo la finale col Barcellona e rimanemmo sorpresi dalla sua freddezza. - ricorda l'ex portiere - Addirittura, ci disse che, se ci fossimo preparati meglio, avremmo potuto vincere nei 90 minuti!".

In quel momento Duckadam era senza dubbio fra i portieri più forti d'Europa. Lo stesso 'Corriere dello Sport' il giorno dopo il trionfo titolò: "Superman è rumeno". Ma se per i tifosi era diventato un mito, per il regime restava uno di cui non ci si può fidare, a causa del suo modo di porsi fuori dal coro e della scarsa obbedienza. Fu omaggiato ma non incensato, ringraziato e applaudito, ma non divenne mai un simbolo da esibire. Ancor più quando, a fine campionato, si rifiutò di combinare l'ultima partita.

Fra i due figli del 'Conductador', Valentin e Nicu, c'era in ballo una scommessa: quella su chi sarebbe diventato capocannoniere del campionato rumeno in quella stagione. "Scommetti che vince Hagi?", disse Nicu, provocando il fratellastro. Gheorghe Hagi era l'astro nascente del calcio rumeno, e militava all'epoca nello Sportul Studentesc. La classifica cannonieri alla vigilia dell'ultimo turno di campionato, vedeva Victor Piturca in testa con 26 goal, seguito proprio da Hagi con 25. 

La Steaua si era già laureata campione di Romania per il 2° anno di seguito, e Valentin chiede ai suoi un ultimo sforzo: far vincere la classifica dei bomber a Piturca, tanto a combinare la gara con l'Universitatea Craiova ci avrebbe pensato lui. Perché tutto si concretizzasse, però, era necessario un 'piccolo sacrificio': Duckadam, in quel momento al massimo della sua popolarità, avrebbe dovuto incassare alcuni goal.

Il portiere rifiuta fermamente, la Steaua vince comunque 5-4 e Piturca segna una tripletta. Tutto deciso quindi? No, perché incredibilmente lo Sportul si impone con un tennistico 7-5 e Hagi segna addirittura 6 goal, portandosi a 31 goal e strappando lo scettro dei bomber al rivale, naturalmente grazie allo zampino di Nicu. Che vince la scommessa. Duckadam pagherà il suo atto di insubordinazione con una multa salata, equivalente a due mesi di stipendio, in un Paese in cui non esisteva formalmente il professionismo e i calciatori per mantenersi dovevano anche lavorare.

Proprio in quelle settimane un vento di cambiamento inizia a spirare per tutta l'Europa dell'Est. Pochi giorni prima della finale di Siviglia, il 26 aprile, era esploso il reattore della Centrale nucleare di Chernobyl, con nubi radioattive che avevano raggiunto anche la Romania. La situazione economica del Paese, poi, è molto difficile: elettricità e gas scarseggiano, tanto che i giocatori della Steaua non sono abituati a giocare di notte e soltanto l'intervento in prima persona di Valentin Ceausescu aveva dotato di riflettori l'impianto di allenamento della squadra qualche giorno prima della finale con il Barcellona.

In Unione Sovietica, con l'avvento di Gorbaciov, inizia l'era della Perestrojka, ma fra i dissidenti all'interno del blocco socialista c'è proprio Ceausescu, con il risultato che il 'Conductador' isola ancora di più la Romania in una deriva autarchica e autoritaria. Il regime, in caso di vittoria, aveva promesso a tutti i giocatori della Steaua una motocicletta a testa, ma alla fine arrivarono solo dei fuoristrada ARO 4x4, assemblati con pezzi provenienti da altri veicoli, e poi rivenduti di nascosto dai giocatori agli abitanti di Bucarest.

PiDucadam Steaua Bucharest 1986

Molti club iniziano a farsi avanti con la Steaua per avere Duckadam, fra questi c'è anche il Manchester United di Sir Alex Ferguson, che pensa al rumeno per la porta dei Red Devils. Non se ne farà nulla, anche perché, poche settimane dopo il trionfo di Siviglia, dell'estremo difensore si perde ogni notizia. A questo punto storia e leggenda si mescolano, e non è chiaro ancora oggi come siano realmente andate le cose.

Per provare a ricostruirle, partiamo dal dato certo: Helmuth Duckadam non avrebbe più giocato una partita con la maglia della Steaua. Ricoverato d'urgenza in ospedale a Bucarest, dove sarebbe stato tenuto 2 mesi, ha rischiato l'amputazione del braccio destro, salvandosi solo grazie alla bravura dei medici. Ripresi gli allenamenti prima della fine dell'anno solare, quelle braccia non saranno più quelle di un tempo. Riappare soltanto a dicembre, quando è aggregato da 'turista' al seguito della squadra a Tokyo per la disputa della finale di Coppa Intercontinentale contro il River Plate.

Poi la fredda comunicazione datagli dal club e dal regime: la sua carriera era finita in anticipoa soli 26 anni. Come mai? Come è stato possibile?

A riguardo sono state fatte varie ipotesi, alcune fantasiose, altre più realistiche, e lo stesso portiere, di recente, ha dato una sua versione dei fatti, smentendo quanto era stato detto in precedenza. La prima teoria che inizia a circolare è quella che sotto l'input di Nicu Ceausescu siano intervenute le milizie segrete della Securitate, le quali abbiano voluto fargliela pagare, spezzandogli a bastonate quelle mani che avevano fatto vincere la Coppa dei Campioni alla Steaua. Forse per una Mercedes donatagli dal Real Madrid o da re Juan Carlos in persona per aver battuto il Barcellona, che il figlio del 'Cunductador' avrebbe voluto per sé, senza ottenerla. 

O forse, sostengono altri, soltanto per fargli abbassare la cresta, visto che sembrava contrario a qualsiasi tentativo di combine delle partite, le quali erano molto care al figlio del dittatore, sempre più dedito al gioco d'azzardo. Tutte ipotesi, queste, smentite dall'ex numero 1 della Steaua, che nel 2007 ha dato un'altra versione dei fatti. 

"Il brusco stop - spiegò a 'La7' - è stato causato da un grumo di sangue che si è spostato sul mio braccio destro. E sono stato pure fortunato, potevano amputarmelo".

Fatto sta che Duckadam, sei mesi dopo il trionfo di Siviglia, e poco dopo essersi piazzato all'8° posto nella classifica del Pallone d'Oro del 1986, è licenziato dall'esercito, non potendo più fare il calciatore, e viene impiegato a mezzo servizio fra le fila della dogana, senza aver nemmeno diritto alla pensione integrativa. Intanto il calcio rumeno è sempre più vittima dei capricci dei due figli del dittatore e lo scandalo da Nazionale diventa internazionale.

Nel 1987 la Steaua prende in prestito Hagi dallo Sportul, in teoriasolo per giocare la Supercoppa europea contro la Dinamo Kiev a Montecarlo, decisa proprio da un suo goal. Peccato che poi Hagi resti con i Campioni d'Europa, senza che venga corrisposto alcun indennizzo al club in cui militava precedentemente. Il culmine si raggiunge però con la vicenda della 'Scarpa d'Oro' tarocca di Rodion Camataru, centravanti della Dinamo Bucarest. Dei suoi 44 goal a referto, 21 li realizza nelle ultime 7 giornate.

La Steaua era lanciata del resto verso il terzo titolo di fila, il fratello Nicu voleva almeno il prestigioso riconoscimento per il suo giocatore. Peccato che France Football senta puzza di imbroglio e dopo aver assegnato il trofeo individuale al rumeno, revochi in un secondo tempo l'assegnazione e dia la Scarpa d'Oro all'austriaco Polster. Nel 1988 la finale di Coppa di Romania fra Dinamo e Steaua finisce in rissa. Il 24 maggio del 1989 il Milan di Sacchi chiude il ciclo vincente della Steaua. Anche il regime di Ceausescu è prossimo alla fine: la rivoluzione lo avrebbe di lì a poco spazzato via.

E Duckadam? Sottoposto nel 1988 a un secondo intervento chirurgico al braccio malmesso, prova a riprendere a giocare dalle sue parti con il Vagonul Arad, in Seconda Divisione. Va in panchina in qualche occasione, ma senza mai scendere in campo in campionato. L'ultima sua gara però lo vede ancora protagonista ai rigori: ne para due in finale di Coppa di Romania, regalando ai suoi il successo il 28 settembre 1989. Dopo altri due anni senza giocare, nel 1991 annuncia il suo ritiro definitivo dalle scene.

Quelle ali che avevano permesso alla Steaua di fermare il Barcellona, erano state spezzate per sempre da un beffardo e triste destino. I dubbi, tanti, restano. Molti ancora oggi dicono che la testimonianza del portiere sia solo una versione fittizia per non creare problemi alla sua famiglia. Anche perché, gli unici a pagare, a decenni di distanza dal crollo del regime socialista, furono Ceausescu e sua moglie, entrambi giustiziati. Il figlio Valentin, prima messo in carcere poi liberato, oggi lavora come fisico nucleare. Il fratellastro Nicu, condannato a 20 anni di carcere e poi scarcerato nel 1992 in seguito a un accoltellamento durante la detenzione, è morto di cirrosi nel 1996.

Non è da escludere, mettendo assieme i vari pezzi del puzzle, che quel trombo, di cui Duckadam ha più volte parlato, possa essere la conseguenza di un'aggressione con pestaggio da parte della Securitate. Ma tutto resta avvolto nel mistero. La verità la conosce solo l'eroe di Siviglia.

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