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Una bandiera è per sempre: Hamsik e il Napoli, amore vero

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Scudetto in Turchia al primo colpo, Scudetto mai vinto in quasi 12 anni di Napoli. Marek Hamsik ha lasciato l'azzurro col rimpianto più grande, ma nel suo bagaglio può vantare l'amore smisurato per squadra, città e tifosi. E se gli addii del 2022 di Koulibaly, Insigne e Mertens hanno fatto rumore, quello dell'ex capitano divenuto bandiera meriterebbe quasi un capitolo a parte.

Probabilmente parliamo di qualcosa che vale più di un titolo, perché Hamsik a Napoli ha messo radici, è cresciuto, si è formato, si è esaltato ed ha esaltato: giugno 2007-febbraio 2019, 11 stagioni e mezza di Marekiaro non si dimenticano. Fascia al braccio, goal, qualità e - dote più preziosa - professionalità.

Cresta al cielo, tatuaggi, un animo da leader silenzioso rispettato e ben voluto da tutti: uno slovacco all'ombra del Vesuvio poteva stonare, invece si è rivelato un binomio azzeccatissimo. Gli inizi al Brescia, il talento debordante, la stoffa del potenziale fuoriclasse. Pierpaolo Marino, dopo il ritorno in A del Napoli, ci vede lungo: porta Hamsik in azzurro e versa 5,5 milioni alle Rondinelle, presentandolo insieme all'oggetto misterioso Ezequiel Lavezzi. Ebbene: come sia andata, lo sapete tutti.

Marek Hamsik Napoli Cagliari 2007Getty

L'allora dg renderà possibile un matrimonio dalle sfumature 'romantiche', che trasformeranno Marek in una bandiera. Sì, perché al di là dei numeri e dell'impiego senza pause, il ragazzo col 17 sulle spalle entra nei cuori del popolo. Seppur a primo impiatto l'indole sembri lontana anni luce dal DNA napoletano, amore per la maglia e determinazione lo fanno diventare un figlio della città. Timido all'apparenza, gagliardo dentro: lo si evince dopo ogni goal, quando la cresta si impennava e il suo ruggito faceva il paio col boato di Fuorigrotta. E' successo 121 volte in 11 anni e mezzo, mica poco per chi di professione fa il centrocampista ed è il terzo bomber 'all-time' nella storia del club alle spalle di Mertens ed Insigne.

Due Coppe Italia e una Supercoppa Italiana vinte, tante gioie, ma anche batoste difficili da digerire, come lo Scudetto sfumato nel 2018.

"Il campionato dei 91 punti è ancora una amarezza che mi porto dentro, che mi fa male quando ci ripenso - ha ammesso Hamsik in un'intervista a 'Il Mattino' - E mi capita di ripensarci. Quel testa a testa senza fine con la Juventus, quel titolo perso per colpa della maledetta partita di Firenze dove sono finiti i nostri sogni. Però mi rimane una soddisfazione".
Marek Hamsik Maurizio Sarri NapoliGetty

Il pensiero di Marek è rivolto al Sarrismo, epopea 'champagne' tinta d'azzurro.

"Aver giocato nella squadra più spettacolare vista in Italia nell’ultimo decennio, aver dettato legge su ogni campo della serie A e tante volte anche in Europa, aver fatto vedere quello che eravamo capaci di fare".
"Quando smetterò, farò il tecnico dei bambini di 13, 14, 15 anni. Perché voglio restituire quello che ho avuto. La mia filosofia è quella che Sarri ha fatto vedere nei tre anni a Napoli, è quello il calcio dove ho goduto di più".

Insomma, un legame che è stato e sarà per sempre ricolmo d'amore.

"Io a Napoli ero felice, con gli amici, la mia famiglia, sul campo di calcio, con i tifosi. Sennò non avrei rinnovato per cinque volte, sapendo pure che avevo tante altre offerte per poter cambiare".
"Abbiamo riportato tutti insieme il Napoli tra le grandi. E sono rimasto tutto questo tempo perché non c’è stato un solo giorno in cui non ci fosse qualcosa che mi regalasse un sorriso".

Gli inizi con Reja, i progressi con Mazzarri e il 'boom' con Sarri hanno reso magica l'esperienza partenopea di Hamsik, ma nel calderone fiabesco non vanno dimenticati i momenti complicati vissuti sotto la gestione Benitez: equivoci tattici, esclusioni ed un rendimento al di sotto degli standard stagionali. Un feeling mai sbocciato, certificato dalle parole dello slovacco nel 2015 in seguito all'addio del tecnico al Napoli.

"Sono abituato a giocare. Quando non potevo essere protagonista, non ero certo soddisfatto. Ho sempre reagito da professionista, comunque. Il mio rapporto con Benitez? Normale, professionale. Ci siamo stretti la mano".
Rafa Benitez Marek Hamsik NapoliGetty

Quello con Rafa, al netto delle statistiche, resta il periodo meno entusiasmante dell'Hamsik napoletano: troppo schiacciato vicino alla punta, poco campo a disposizione per sfruttare l'arma letale dell'inserimento e diverse panchine. I numeri però non mentono e, scorrendo quelli fatti registrare annata per annata, fanno ugualmente impressione: doppia cifra di reti in 8 stagioni sulle 11 e mezza giocate in azzurro; meno di 40 presenze (39) soltanto nel 2009/2010. Un impiego costante, una presenza fissa nel progetto Napoli, il tutto condito da serietà e talento. In sintesi: valori.

Quei valori che gli hanno permesso di farsi amare dalla città: mai una parola fuori posto, mai una polemica, un capitano all'insegna del 'testa bassa e lavorare'. Qualcuno lo additava di scarsa personalità, altri lo reputavano discontinuo: la verità, è che Marek sotto al Vesuvio era insostituibile e ha dimostrato dedizione incondizionata verso maglia e tifosi.

Dopo l'addio il saluto c'è stato, seppur non in una notte organizzata soltanto per lui: 10 dicembre 2019, intervallo di Napoli-Genk, l'antipasto dell'esonero di Ancelotti.

"Troppa emozione per me, vedere questo video mi fa tremare il cuore, grazie. Penso sempre a Napoli, è la mia seconda casa. Tornare qua è sempre una gioia immensa".

Sono le parole di Hamsik rotte dall'emozione, pronunciate in seguito a immagini celebrative e giochi di luci conditi dall'ovazione di Fuorigrotta. Il 17 con la cresta aveva fatto le valigie da pochi mesi trasferendosi ai cinesi del Dalian, dove - ironia della sorte - aveva ritrovato Benitez in panchina. Come detto dallo stesso slovacco, cessione improvvisa e calendario fittissimo non hanno agevolato un commiato all'altezza dell'importanza ricoperta dal capitano nella storia azzurra, ma il tempo per rimediare esiste ancora.

"Napoli è stata e resta un amore grande, che ho vissuto appieno per dodici anni - ha evidenziato in primavera al 'Corriere dello Sport' - Non ho salutato in modo adeguato la città? Accadde tutto così in fretta, c’era il campionato in corso. Ma non è mai troppo tardi per rivedersi, magari organizziamo una partita di addio al 'Maradona'".
Marek Hamsik Napoli Genk 2019Getty

Dopo la Cina, la parentesi in Svezia ed un Hamsik protagonista col Trabzonspor, capace di stracciare il campionato turco e far impazzire Trebisonda prima di ritirarsi. Ambiente caldo proprio com'è calda Napoli, dove per Marekiaro le porte sono e saranno per sempre spalancate. Sia da parte dei tifosi, che dei piani alti della società.

"Io dirigente al Napoli? Io e il presidente ci siamo sentiti, non è stata una cosa inventata - ha assicurato non troppo tempo fa a 'Radio Marte' - Può essere qualcosa che faremo insieme a Napoli quando smetterò di giocare. Il contatto con De Laurentiis è stato recente. Quando sono venuto questa estate mancavo da anni e in quei 3 giorni non ci ho capito niente, l’amore verso di me non è cambiato. Tornare a Napoli dopo il ritiro è il mio desiderio".

Cinquecentoventi partite, centoventuno goal, tre trofei, la fascia al braccio: Hamsik-Napoli, una bandiera è per sempre.

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