Hiddink gfxGoal/Getty Images

Guus Hiddink, 'lo Stregone olandese': 14 trofei vinti e una carriera da allenatore leggendaria

"Datemi dei ragazzini e li farò diventare una squadra" - Guus Hiddink

I 14 trofei conquistati nella sua lunga carriera lo rendono sicuramente uno degli allenatori più vincenti del panorama internazionale. Ma la particolarità di Guus Hiddink è che dei suoi titoli, ben 12 sono arrivati sulla panchina del PSV Eindhoven, club che porterà nell'elite del calcio nazionale ed europeo, e con il quale vivrà i momenti migliori della sua carriera, pur avendo guidato anche squadre come Real Madrid, Valencia, Chelsea e Fenerbahçe.

Il tecnico di Varsseveld, al di là delle vittorie, ha saputo far fare il salto di qualità a squadre scarsamente accreditate, che prima del suo arrivo nella loro storia non avevano mai ottenuto risultati di livello. Queste caratteristiche hanno fatto sì che gli venisse cucita addosso un'aura magica, tanto che Hiddink, al di fuori dei Paesi Bassi, sarà spesso indicato con l'appellativo di 'Stregone olandese' proprio perché nelle sue imprese calcistiche molti hanno visto elementi 'metafisici' non spiegabili razionalmente.

In Italia, in particolare, è sempre ricordato come il Ct. della Corea del Sud che, complice l'arbitraggio di Byron Moreno, nel 2002 causò alla Nazionale azzurra una cocente eliminazione ai Mondiali.

DA GIOCATORE MODESTO AD ALLENATORE

Nato a Varsseveld, paesino della Gheldria, provincia nella parte centrale dei Paesi Bassi, l' 8 novembre 1946, Guus Hiddink inizia a giocare a calcio come centrocampista nella squadra del suo paese, i dilettanti dell' SC Varsseveld, e nel 1967 viene messo sotto contratto dal De Graafschap, squadra con la quale fa il salto di qualità, passando fra i professionisti, e giocandoci in periodi diversi per ben 9 anni. 

La sua carriera da professionista in maglia e pantaloncini è modesta ma lunga, visto che dura 15 anni, dal 1967 al 1982: senza conquistare trofei, Guus ottiene una promozione dalla Seconda alla Prima Divisione e veste anche in patria le maglie del PSV Eindhoven nel 1970/71 e del N.E.C., negli Stati Uniti quelle dei Washington Diplomats nel 1978 e dei San José Earthquakes nel 1980.

Tornato in patria, appende le scarpette al chiodo a Doetinchem con il De Graafschap, la squadra con cui tutto era iniziato, nel 1982, all'età di 35 anni. Già nella sua ultima stagione si divide fra il campo e il ruolo di vice-allenatore, ma i biancoblù chiudono l'Eredivisie all'ultimo posto. 

Nell' estate del 1982, tuttavia, per Hiddink arriva la svolta della sua carriera: il PSV Eindhoven, infatti, si ricorda di lui e gli offre un contratto da vice di Jan Reker. Hiddink si dimostra abile e competente, e nel 1986 c'è il nuovo balzo in avanti: il giovane tecnico è promosso come primo allenatore e il club conoscerà il periodo più felice e glorioso della sua storia.

NELLA STORIA CON IL PSV EINDHOVEN

La promozione di Hiddink porta subito i suoi frutti: la squadra di Eindhoven, che vanta fra le sue fila giocatori come Ruud Gullit, Ronald Koeman ed Eric Gerets, conquista subito lo Scudetto olandese 1986/87 precedendo l'Ajax di 6 punti. L'estate 1987 è quella dell' addio del 'Tulipano Nero', che si trasferisce al Milan di Berlusconi per la cifra record per l'epoca di 13 miliardi e mezzo di Lire.

Ma nonostante la squadra perda la propria stella, grazie al tecnico di Varsseveld la stagione 1987/88 sarà in assoluto la migliore di sempre del club. Il PSV, con un calcio fisico, offensivo e una solida organizzazione difensiva, si conferma in patria conquistando il secondo Scudetto consecutivo (con 22 vittorie consecutive e un margine di 9 lunghezze sull'Ajax) e vincendo la Coppa d'Olanda (3-2 sul Roda con doppietta di Gerets e goal partita di Lerby nei tempi supplementari) e soprattutto si impone a livello internazionale come Campione d'Europa per la prima e finora unica volta nella storia del club.

Guus Hiddink - PSV Eindhoven, 1988Getty

Nel Primo turno gli olandesi fanno fuori il Galatasaray, non senza soffrire. Dopo aver dominato la partita di andata in casa (3-0 con reti di Gillhaus, Ronald Koeman e Koot), il PSV va sotto 2-0 nel primo tempo a Istanbul. I turchi sembrano poter ribaltare l'esito del doppio confronto ma nella ripresa, con una solida prestazione difensiva, i campioni d'Olanda difendono il vantaggio acquisito all'andata e conducono in porto la qualificazione. 

Agli ottavi di finale il sorteggio oppone la squadra di Hiddink al Rapid Vienna. Nella capitale austriaca il PSV passa all'andata per 2-1 (goal di Van Aerle e Gillhaus) e in casa completa l'opera con un secco 2-0 (reti di Lerby e del solito Gilhaus). L'asticella si alza a partire dai quarti, con la sfida contro i campioni di Francia del Bordeaux. In Francia i girondini passano a condurre con una punizione vincente di José Touré, ma una rete nel finale di Kieft consente agli olandesi di strappare un buon pareggio esterno.

Hiddink completa quello che sarà considerato da tutti un capolavoro tattico imponendo poi ai francesi lo 0-0 al Philips Sportpark con una prestazione solida e senza sbavature, grazie alla quale il PSV Eindhoven accede alle semifinali per sfidare il grande Real Madrid.

Contro i Blancos 'lo Stregone olandese' mette in atto la stessa strategia. All'andata un goal di Edward Linsken pareggia il vantaggio iniziale degli spagnoli arrivato su rigore trasformato da Hugo Sánchez. Al ritorno al Bernabeu, invece, l'organizzazione difensiva permette agli olandesi di pareggiare 0-0: ancora una volta, per la regola dei goal in trasferta, sono gli olandesi a passare e a raggiungere la finalissima.

Quest'ultima si gioca il 25 maggio 1988 contro l'ostico Benfica di Toni. I lusitani perdono il capitano Diamantino e il confronto europeo si rivela una partita a scacchi fra i due allenatori, con Ronald Koeman da una parte e il brasiliano Mozer dall'altra a spiccare con le loro prestazioni. Anche i tempi regolamentari si chiudono sullo 0-0 e tutto si decide ai calci di rigore. Qui le due squadre si rivelano infallibili nei primi cinque tentativi e si va ad oltranza.

Gli olandesi segnano anche il sesto tiro con Anton Janssen, mentre la tensione gioca un brutto scherzo al terzino delle Aquile Antonio Veloso, che si fa parare il rigore da Van Breukelen e consegna la Coppa dei Campioni nelle mani della squadra di Hiddink. 'Lo Stregone', al suo secondo anno con il club, era riuscito a completare un triplete straordinario (Scudetto, Coppa Nazionale e Coppa dei Campioni) che mai più il PSV Eindhoven avrebbe realizzato nella sua storia. 

"Non eravamo assolutamente i favoriti. - dirà Guus - Eravamo una formazione sconosciuta con tanti cani sciolti in squadra. L'atmosfera però era davvero fantastica nello spogliatoio. Chiunque avrebbe attraversato fuoco e acqua per il proprio compagno. Questo è stato il segreto della vittoria in Coppa dei Campioni".

Equipos europeos que han ganado el tripleteGetty

Il ciclo d'oro dell'allenatore di Varsseveld con il PSG prosegue fino al 1990, portando nella bacheca del club di Eindhoven altri titoli. Il 1988/89 è l'anno dello sbarco in Europa di uno dei più grandi bomber di sempre del Sudamerica. Galeotto è il torneo olimpico di calcio di Seul, nel quale un giovane brasiliano si mette in evidenza realizzando 7 goal in 6 partite e impressiona Guus: il suo nome è Romario e sbarcato in Eredivisie dimostrerà la sua caratura.

Proprio grazie alle 19 reti dell'attaccante ex Vasco da Gama il PSV di Hiddink si conferma campione d'Olanda per il terzo anno consecutivo, aggiudicandosi il testa a testa con l'Ajax, preceduto di 3 punti in classifica. Anche in Coppa d'Olanda arriva la doppietta, con un ampio 4-1 in finale sul Groningen grazie ai goal di Romario, Kieft ed Ellerman (doppietta).

Dove però la squadra non riesce a confermarsi è sul piano internazionale. In Coppa dei Campioni, entrato in scena da campione in carica al secondo turno, il PSV Eindhoven, dopo aver estromesso il Porto (5-2) è eliminato ai quarti di finale dal Real, che si prende la sua rinvincita. Non va meglio nella Coppa Intercontinentale: il Nacional Montevideo va a segno 2 volte con lo scatenato Ostolaza, ma le reti del solito Romario e di Koeman su rigore portano la partita ai rigori.

Stavolta gli olandesi sbagliano più volte: Seré, il portiere degli uruguayani, para i penalty di Kieft e Lerby. Dall'altra parte gli errori di Carreño e Morán portano tuttavia la sfida ad oltranza. All'ottavo turno di battuta sbagliano sia Saldanha che Gerets, per decidere il vincitore si arriva in questo modo alla 10ª serie di tiri: Gomez realizza per il Nacionál, ma Van Aerle si fa parare il suo tentativo (4° rigore neutralizzato dall'estremo difensore del Nacionál) e la Coppa va agli uruguayani, vincitori 9-8. Ancora peggio va nel febbraio del 1989 nella Supercoppa europea contro il Malines, che vince 3-0 e priva il PSV di un altro possibile titolo.

Il primo ciclo di Hiddink con il PSV Eindhoven si conclude con la stagione 1989/90. Nell'estate del 1989 la cessione di Ronald Koeman al Barcellona segna la fine del periodo d'oro del club. Il libero non viene infatti adeguatamente rimpiazzato all'interno della rosa, a differenza di quanto era accaduto con Gullit due anni prima. 

Nonostate i 23 goal del bomber Romario, che valgono a quest'ultimo il titolo di capocannoniere del campionato, il sortilegio dello 'Stregone' si interrompe e  lo Scudetto va all'emergente Ajax di Van Gaal, che con una squadra ricca di giovani talenti (Bergkamp, Danny Blind, Frank e Ronald De Boer) spezza l'egemonia del PSV Eindhoven, che deve accontentarsi del 2° posto, seppure con una sola lunghezza di distacco, e della terza Coppa d'Olanda consecutiva con un successo per 1-0 in finale contro il Vitesse grazie ad una rete su rigore di Valckx.

Anche in Europa arrivano altre delusioni: dopo aver superato agevolmente gli svizzeri del Lucerna e i rumeni della Steaua Bucarest, infatti, il PSV cade nuovamente ai quarti di finale contro il Bayern Monaco e dice addio ai sogni di gloria (3-1 il punteggio complessivo per i bavaresi). Il primo ciclo di Hiddink con il club olandese si chiude con 7 titoli conquistati in appena 153 partite alla guida della squadra, di cui ben 104 vinte.

Ci tornerà dopo 12 anni, dopo aver tentato la sorte in giro per l'Europa e nel mondo alla guida di più Nazionali, per il suo secondo ciclo alla guida della squadra, nel quale vincerà altri 3 campionati olandesi (2002/03, 2004/05 e 2005/06), un'altra Coppa d'Olanda (2004/05) e una Supercoppa dei Paesi Bassi (2003).

Guus Hiddink PSV 2005Getty Images

I primi successi sono caratterizzati dalla presenza di nuovi protagonisti come Kezman e Robben. Cedute le due stelle, grazie a giocatori come Alex, Phillip Cocu, Mark Van Bommel, Jefferson Farfán e DeMarcus Beasley, Hiddink e il PSV coltivano il sogno di un nuovo trionfo in Champions League, e di un secondo magico Triplete dopo quello del 1987/88. Ma quest'ultimo si spegnerà in semifinale contro il Milan nel 2004/05.

Passata la tagliola dei playoff (7-3 complessivo alla Stella Rossa) e superato il Gruppo F con il 2° posto dietro l'Arsenal, gli olandesi eliminano il Monaco agli ottavi (3-0 totale fra andata e ritorno) e si ritrovavano a fronteggiare il Lione ai quarti. Qui l'esperto tecnico fa valere la legge dello 'Stregone', e ancora una volta la sorte gli sarà favorevole: doppio 1-1 fra andata e ritorno e vittoria per 4-2 ai rigori che consente al PSV di accedere alle semifinali.

Il confronto con il Milan stellare di Carlo Ancelotti è sorprendentemente equilibrato e Hiddink accarezza la grande impresa: al Meazza Shevchenko e Tomasson hanno dato il successo ai lombardi al Meazza per 2-0. Tuttavia, con le squadre di Hiddink, 'mai dire gatto se non ce l'hai nel sacco', per citare un proverbio tanto caro a Giovanni Trapattoni. Ancora una volta il tecnico di Varsseveld dimostra di saper tirar fuori il meglio dai suoi ragazzi: il PSV ribalta il punteggio dell'andata portandosi sul 2-0 con le reti di Park Ji-Sung e Cocu.

I supplementari sembrano cosa fatta, quando in pieno recupero Kakà, con uno dei suoi guizzi, pennella un cross per la testa di Ambrosini, che la spinge in rete. Ancora però non è ancora finita: Cocu fa doppietta, portando il risultato sul 3-1 per il PSV e tenendo accesa una fiammella di speranza. Il tempo è esiguo, e il poker che avrebbe qualificato gli olandesi stavolta non arriva.  Questa volta, nonostante il 3-3 complessivo, lo 'Stregone' è battuto dalla regola dei goal in trasferta, che tante volte gli aveva sorriso, e il Milan può far festa e volare in finale.

"Abbiamo tenuto testa a una squadra di livello mondiale, - commenterà - ma non siamo riusciti a sferrare il colpo decisivo".

Lo Scudetto 2005/06, vinto anche senza Park e Van Bommel, è l'ultimo di una storia d'amore lunga in tutto 7 anni fra il tecnico e il PSV. Lo lascia da allenatore più vincente della storia del calcio olandese con i suoi 12 trofei in bella mostra nel palmarés personale, nonostante un gioco talvolta opportunistico, finalizzato al raggiungimento del risultato.

LA PARENTESI TURCA E LE AVVENTURE IN SPAGNA

Al termine della prima gloriosa avventura sulla panchina del PSV, Hiddink è un tecnico ambito e ha richieste da tutta Europa. Stranamente, però, sceglie la Turchia e il Fenerbahçe come prima esperienza fuori dall'Olanda. Le cose ad Istanbul per lui non vanno bene: la squadra è lontana dalla vetta della classifica (5° posto finale) in campionato e viene eliminata dall'Atalanta al 2° Turno di Coppa UEFA.

Il tecnico olandese è esonerato e riparte nella stagione successiva dalla Spagna, dove allenerà, tolta una parentesi di 3 anni come Ct. dell'Olanda, fino al 2000. La sua prima squadra spagnola è il Valencia, che conduce per due anni e tre mesi, tornandoci dal marzo al giugno 1994 dopo l'addio nell'estate 1993. 

Con i Pipistrelli lo 'Stregone olandese'  mette in mostra un calcio offensivo sulla falsa riga dei primi anni con il PSV e ottiene due quarti posti e un piazzamento al 7° posto nel 1993/94, quando è richiamato per la parte finale della stagione. Oltre a questo è ricordato perché nel 1992 chiede e ottiene la rimozione dagli spalti del Mestalla di alcune svastiche esposte dagli ultrà di estrema destra del Real Madrid.

Dopo l'intermezzo di tre anni alla guida della Nazionale olandese, proprio i Blancos campioni d'Europa sono il successivo approdo in carriera nella stagione 1998/99. Hiddink perde per la seconda volta in carriera la Supercoppa europea, vinta dal Chelsea, ma riesce a sollevare la sua prima e unica Coppa Intercontinentale della sua carriera.

Il 3 dicembre 1998 un autogoal di Nasa e una rete di Raúl danno la vittoria alle merengues per 2-1 sul Vasco da Gama, a segno con Juninho Pernambucano. Sarà l'unico trofeo conquistato sulla panchina del Real. Per il resto la stagione sarà povera di soddisfazioni, visto che il tecnico olandese sarà esonerato il 24 febbraio 1999 dopo 23 giornate per lasciare la panchina a John Toshack. 

Il 1° febbraio 2000 accetta di allenare il Betis fino al termine della stagione, ma l'esperienza sarà estremamente negativa e culminerà con la retrocessione della squadra in Segunda División nonostante la presenza in squadra di giocatori come Denilson e Finidi.

Guus Hiddink Real Madrid 1998Getty Images

HIDDINK CT: OLANDA, COREA DEL SUD, AUSTRALIA, RUSSIA E TURCHIA

Se con i club Hiddink non riuscirà mai a ripetere le strepitose vittorie ottenute con il PSV Eindhoven, nel ruolo di Commissario tecnico si toglie diverse soddisfazioni. La prima Nazionale allenata è la sua Olanda, che guida nel triennio 1995-1998.  Assume l'incarico di Ct. nel gennaio 1995, conducendo gli Orange fino ai quarti di finale di Euro '96 e alla qualificazione ai Mondiali di Francia '98.

Qui gli Arancioni passano il Girone assieme al Messico e superano la Jugoslavia per 2-1 agli ottavi, quindi l'Argentina nell'indimenticabile partita dei quarti di finale (un altro 2-1), e in semifinale si trovano di fronte i campioni in carica del Brasile. La rete allo scadere di Patrick Kluivert pareggia il vantaggio di Ronaldo e porta la gara ai tempi supplementari.

I tifosi sognano una nuova impresa dello 'Stregone', ma ai rigori gli errori dal dischetto di Phillip Cocu e Ronald De Boer interrompono il sogno olandese di una terza finale Mondiale. Hiddink è fra i più amareggiati:

"Eravamo a un passo dalla finale, - commenterà a caldo nel post partita - è stato un vero peccato. Abbiamo fatto la nostra partita. Tutto sommato abbiamo giocato un buon Mondiale. Abbiamo davvero ben figurato agli occhi del mondo".

La sconfitta per 2-1 nella finalina con la Croazia impedisce all'Olanda di salire sul podio, e Hiddink lascia con l'amaro in bocca.

Il Ct. bisserà il 4° posto ai Mondiali  con la seconda Nazionale allenata in carriera, ovvero la Corea del Sud, co-organizzatrice dei Mondiali 2002 assieme al Giappone. I sudcoreani, nelle quattro precedenti partecipazioni al Mondiale, erano usciti sempre alla fase a gironi senza vincere nemmeno una partita. Quello che l'olandese realizzerà sarà un piccolo miracolo.

I giocatori sposano interamente il progetto dei Mondiali e si mettono a completa disposizione del loro Ct., affrontando continui allenamenti e amichevoli di prestigio. Hiddink riesce a plasmare con il suo lavoro una squadra competitiva, che sarà capace, anche favorita a degli arbitraggi 'molto casalinghi', di fare la storia.

Gus Hiddink Park Ji-Sung Korea Republic 2002 FIFA World CupGetty

La Corea del Sud di Hiddink, infatti, eliminando l'Italia agli ottavi di finale e la Spagna ai quarti, con grosse polemiche arbitrali per le direzioni di Byron Moreno e di Gamal Al-Ghandour, sarà la prima Nazionale asiatica a raggiungere una semifinale mondiale.

La cavalcata dei sudcoreani si arresta in semifinale contro la Germania, vittoriosa per 1-0. Il k.o. per 3-2 nella finalina con la Turchia impedirà ancora una volta all'allenatore olandese di salire sul podio. Poco male, perché  Hiddink diviene una sorta di eroe nazionale in Corea del Sud, tanto che la Federazione gli dedicherà lo stadio Gwangju, che diventerà Guus Hiddink Stadium, e gli concederà la cittadinanza onoraria sudcoreana, fatto mai accaduto in passato per uno straniero. 

"Sono un cittadino del mondo, - affermerà - questo è per me un grande onore. Nutro profondo rispetto per il popolo coreano. Quello che la squadra ha compiuto nella Coppa del Mondo ha avuto un grande impatto sull'intero Paese".

Con la sua nomea da 'Stregone' ai massimi storici, il tecnico di Varsseveld ci riproverà nuovamente diventano il Ct. dell'Australia il 22 luglio 2005, in contemporanea con l'incarico di allenatore del PSV Eindhoven. Conduce i Socceroos ai Mondiali 2006 vincendo lo spareggio intercontinentale con l'Uruguay.  Corsi e ricorsi storici, Hiddink veste una volta ancora i panni dello 'mago'. Le due gare di andata e ritorno finiscono con un doppio 1-0 per chi gioca in casa. Si va così ai supplementari, ma il risultato non cambia.

Ai rigori l'Australia ha la meglio per 4-2 con il portiere  Mark Schwarzer sugli scudi con 2 penalty neutralizzati. Grazie a questo risultato i Socceroos si qualificano per la seconda volta nella loro storia ad una fase finale dei Mondiali. A Germania 2006 nel girone superano il Giappone all'esordio, perdono poi con il Brasile e pareggiano la terza sfida con la Croazia, piazzandosi al 2° posto dietro i verdeoro e ottenendo per la prima volta la qualificazione agli ottavi di finale.

I Canguri si imbattono però nell' Italia di Marcello Lippi. La partita resta equilibrata fin oltre il novantesimo. I supplementari sono vicini, ma in pieno recupero Grosso si procura con esperienza un calcio di rigore che Totti trasforma, portando gli azzurri ai quarti di finale. Il 30 luglio 2006 Hiddink lascia quindi la panchina della Nazionale australiana.

Un mese dopo, il 30 agosto 2006, accetta di guidare la Russia, sulla base di un accordo precedentemente sottoscritto il 14 aprile 2006. Hiddink la qualifica ad Euro 2008 e nonostante un pesante k.o. per 4-1 all'esordio con la Spagna, la porta fino alle semifinali. Nel girone batte i Campioni in carica della Grecia e la più quotata Svezia. Quindi ai quarti sconfigge l'Olanda 3-1 e giunge alle semifinali, nelle quali è fermato dalla Spagna, che vince 3-0 il confronto e si aggiudicherà la Coppa Henri Delaunay.

Non va però altrettanto bene nelle Qualificazioni ai Mondiali 2010: la Russia si piazza seconda nel girone dietro alla Germania e accede agli spareggi. Qui è abbinata agli spareggi, dove, pur vittoriosa 2-1 nella gara di andata in casa, perde 1-0 a Maribor e viene eliminata. Il 30 giugno 2010 lascia così l'incarico. 

Dopo una prima avventura al Chelsea, Hiddink guida anche la Turchia, e firma un contratto fino al 2012 con possibilità di estensione per altri due anni. La squadra si piazza seconda nel girone di qualificazione di Euro 2012 dietro la Germania, e si gioca tutto ai playoff. Qui è opposta alla Croazia e perde 3-0 in casa, per poi pareggiare 0-0 in trasferta ed essere eliminata. Il 16 novembre 2011, in seguito ai risultati negativi, decide di dimettersi anticipatamente.

Conclusi i Mondiali 2014, torna un'altra volta sulla panchina dell'Olanda prendendo il posto di Louis Van Gaal e scegliendo Van Nistelrooy e Danny Blind come suoi collaboratori. Ma in 6 partite del girone di qualificazione a Euro 2016 colleziona appena 10 punti, piazzandosi terzo alle spalle di Repubblica Ceca e Islanda e accedendo agli spareggi. Per i risultati ottenuti, tuttavia, viene sollevato dall'incarico per affidarlo a Blind. 

Guus Hiddink ChelseaGetty

DUE VOLTE AL CHELSEA E LE ULTIME VITTORIE

Le ultime vere vittorie nella sua carriera da allenatore, Guus Hiddink le ha ottenute sulla panchina del Chelsea, cui è approdato in due periodi distinti come allenatore 'ad interim'. La prima volta dello 'Stregone olandese' con i Blues arriva nel febbraio 2009, quando riveste già la carica di Ct. della Russia ed è chiamato a guidare il club in sostituzione di Felipe Scolari.

I tifosi londinesi fanno in tempo ad accorgersi di avere di fronte un allenatore speciale, percepiscono quell'aura magica che lo ha sempre contraddistinto: L'olandese ottiene infatti 11 vittorie su 13 gare in Premier League, conquistando il terzo posto finale e sfiorando la Champions League. In Europa, infatti, solo i futuri campioni del Barcellona estromettono dai giochi la squadra inglese, grazie ad una rete allo scadere di Andrés Iniesta. 

In campionato è salutato dai tifosi del club con un'ovazione calorosa come quelle riservate soltanto ai grandissimi. Si congeda tuttavia alla sua maniera, dato che vince l'FA Cup a Wembley grazie ad una vittoria per 2-1 sull'Everton. 

"Vincere l'FA Cup nella Mecca del calcio mondiale, - commenterà ai microfoni della stampa - è qualcosa di inimmaginabile".

L'aver fatto molto bene nel 2009 farà sì che il tecnico olandese possa poi tornare a guidare i Blues a distanza di quasi sette anni a partire dal 19 dicembre 2015 fino al termine della stagione 2015/16, richiamato al capezzale della squadra da Roman Abramovich, al posto dell'esonerato José Mourinho. 

Quando l'olandese arriva la squadra naviga al 16° posto in classifica con 15 punti e un margine di una sola lunghezza dalla zona retrocessione. Grazie al suo lavoro riuscirà a portarla a chiudere in 10ª posizione con un totale di 50 punti raccolti, mentre in Coppa i londinesi vengono eliminati ai quarti di finale di FA Cup dall'Everton e agli ottavi di Champions League dai francesi del PSG. 

Il compito del plurivincente manager olandese si esaurisce a giugno, dato che fin da aprile la società si accorda con Antonio Conte, tecnico che guiderà la rinascita a partire dall'anno successivo.

Guus Hiddink - Anzhi - Russian Premier League

DALL'ANZHI A CURAÇAO E IL RITIRO A 74 ANNI DOPO IL COVID

In mezzo alle due esperienze londinesi il tecnico di Varsseveld vive anche la suggestiva esperienza nel campionato russo con l'Anzhi, dove è portato a suon di rubli il 17 febbraio 2012 dal magnate Sulejman Kerimov. Le ambizioni del club sono importanti, ma nonostante l'arrivo di grandi campioni, da Roberto Carlos a Eto'o, i russi non riusciranno a realizzare i sogni del proprio patron.

Hiddink, che diventa anche vicepresidente del club e firma un ricco contratto di un anno e mezzo a 10 milioni di euro lordi a stagione, chiude il 2011/12 con un 5° posto finale nella poule Scudetto e la qualificazione all'Europa League, grazie anche agli ulteriori innesti in rosa di giocatori come Christopher Samba e soprattutto l'attaccante Lacina Traoré e il centrocampista Lassana Diarra.

Per il 2012/13 il patron dell'Anzhi chiede di qualificarsi in Champions League, spezzando il duopolio rappresentato da Zenit San Pietroburgo e CSKA Mosca, e di arrivare in fondo all'Europa League. Lo 'Stregone olandese', che accoglie in rosa anche il brasiliano Willian a partire dal febbraio 2013, migliora la posizione finale in campionato, cogliendo un 3° posto, ma in Europa League è eliminato agli ottavi di finale dagli inglesi del Newcastle United e in Coppa di Russia perde la finale ai rigori contro il CSKA Mosca.

Dopo la crisi che colpisce la Uralkali, la compagnia di Kerimov leader nell'estrazione del potassio, con strascichi giudiziari in Bielorussia, in Russia ed in Francia, Hiddink avverte aria di dismissioni e di ridimensionamento e il 22 luglio 2013 rassegna le sue dimissioni.

Ormai avanti con l'età, dopo un breve periodo al PSV Eindhoven da consulente di Cocu nel 2014 e la seconda esperienza al Chelsea, dedice di dedicare gli ultimi anni della sua carriera a fare quello che faceva da giovane: insegnare calcio. Così nel febbraio 2018 accetta la proposta della Federcalcio cinese e allena l'Under 21 e la Nazionale olimpica della Cina.

I risultati però non saranno all'altezza del nome: così dopo una sconfitta interna contro il Vietnam Under 21 in un'amichevole casalinga, il Ct. olandese è esonerato.  Nel dicembre 2018 torna un'altra volta al PSV Eindhoven nei panni di consulente. L'ultimo progetto tecnico della sua carriera è però quello intrapreso con la Nazionale di Curaçao, isola caraibica olandese iscritta calcisticamente alla CONCACAF.

Nel 2017 la squadra aveva ottenuto per la prima volta nella sua storia la qualificazione alla Gold Cup e la vittoria della Coppa dei Caraibi, così Hiddink, ormai settantreenne, accetta il progetto che punta a qualificare la Nazionale ai Mondiali di Qatar 2022 e il 21 agosto 2020 firma il contratto con la Federazione, diventando al contempo Commissario tecnico e Direttore tecnico. 

"Potrebbe non essere ovvio, ma era difficile dire di no alla proposta che ho ricevuto. - dichiara l'esperto allenatore - Curaçao ha fatto buoni progressi negli ultimi anni e vorrei aiutare i giocatori e lo staff a salire di un ulteriore gradino nella scala internazionale".

La squadra caraibica grazie al suo lavoro domina il Gruppo C di qualificazione, travolgendo con ampie vittorie Saint Vincent e Grenadine (5-0) e le Isole Vergini Britanniche (8-0), superando una rivale quotata come Cuba (2-1) e pareggiando con il Guatemala (0-0). In virtù della differenza reti passa al 2° turno ma qui è un fatto extracalcistico a mettersi di mezzo.

Hiddink è infatti colpito dal Covid-19 nel maggio del 2021 e al suo posto in panchina, nella difficile e decisiva sfida del Secondo turno contro Panama, deve sedersi il suo vice Patrick Kluivert. Con un successo per 2-1 in casa e un pareggio senza goal a Curaçao, Panama riesce ad avere la meglio e mette fine al sogno mondiale dell'antica colonia olandese.

Il 9 settembre 2021, all'età di 74 anni, lo 'Stregone olandese' pone ufficialmente fine alla sua carriera in panchina rassegnando le dimissioni da entrambe le cariche ricoperte.

"Il mio è uno stop totale. - spiega in un annuncio affidato alla trasmissione 'HLF8' sul canale televisivo olandese 'SBS 6' - Ho valutato il mio futuro con il presidente della Federcalcio di Curaçao e siamo giunti alla conclusione che è meglio che io mi fermi. Loro stanno andando verso un percorso diverso".

I 14 trofei vinti, lo straordinario Triplete del 1987/88 e le tante imprese di cui è stato protagonista nelle oltre 750 panchine della sua carriera con 7 club diversi e 8 Nazionali,  assieme a quell'aura magica che l'ha sempre accompagnato, lo pongono nel ristretto novero degli allenatori più vincenti e carismatici della storia del calcio.

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