Approdato al Napoli nell’estate del 2018, Fabian Ruiz nel corso degli ultimi anni si è imposto come uno dei centrocampisti più completi dell’itero panorama calcistico europeo.
Perno della linea di mediana azzurra per tutti i tecnici che ultimamente si sono succeduti all’ombra del Vesuvio, il campione spagnolo, in una lunga intervista rilasciata alla UEFA e a DAZN, ha spiegato come si è avvicinato al mondo del calcio.
“I miei primi ricordi calcistici sono stati vicino a casa mia, intorno al mio quartiere, con mio fratello che è sei anni più grande di me. Dopo la scuola, andavo sempre a giocare con lui e i suoi amici. Nel calcio di strada si impara subito la malizia, giocare con i più grandi mi ha fatto crescere rapidamente e di questo ho approfittato subito quando ho iniziato la mia carriera professionale, diciamo, al Betis che è dove ho iniziato quando avevo 8 anni. Ho dei bei ricordi perché quel tipo di calcio da strada è qualcosa che si è perso al giorno d’oggi, manca vedere quei bambini che giocano per strada con la palla. Noi usavamo le panchine del parco come porte, le segnavamo con dei sassi. Questi ricordi sono proprio belli”.
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Fabian Ruiz ha ricordato il suo approdo al Napoli e l’impatto con una realtà del tutto nuova.
“Una volta rinnovato, ho continuato a giocare con il Betis fino alla fine della stagione, poi Ancelotti diventa allenatore del Napoli quindi ho sentito ancor più interesse perché diceva ‘Fabian è la prima opzione’. Quindi si è messo in contatto con il mio agente e l’interesse che il club e l’allenatore hanno mostrato per me ha reso la decisione più facile. Venire in un club come il Napoli con tutta la sua storia, i suoi tifosi e lo stadio, è stato per me un passo avanti. Da quando sono arrivato qui, me lo hanno dimostrato, fin dal primo giorno. Ogni volta che entro nello stadio di Napoli, per strada, vedo come la gente vive per il calcio qui. Mi hanno dato la possibilità di giocare in Europa e di essere tra le grandi in Italia e so che la mia decisione è stata quella più semplice e giusta”.
Tra i compagni che si sono rivelati decisivi per il suo inserimento c’è anche e soprattutto Dries Mertens.
“Il primo anno, con la lingua e l’essere lontano dalla famiglia e dagli amici, è stato un cambiamento radicale, ma sono stato fortunato a trovare un grande spogliatoio, grandi compagni che ora sono amici. Questo mi ha fatto adattare più facilmente perché, dal momento in cui sono arrivato, grazie a tutti i miei compagni di squadra, soprattutto Mertens con cui ho trascorso quasi ogni giorno di quell’anno e che è stato quello che mi portava fuori, mi faceva conoscere Napoli, mi portava a cena, giorno dopo giorno ho imparato l’italiano rapidamente e mi sono adattato velocemente”.
Napoli è una città che sa trasmettere grandissimo calore.
“Napoli è a sud, proprio come Siviglia, sono due città molto simili. La gente ti trasmette lo stesso calore, la vicinanza per farti sentire come a casa. Ho fatto amicizie qui e grazie a loro tutto è stato ancora più semplice”.
Fabian Ruiz ha spiegato cosa vuol dire giocare al ‘Maradona’.
“E’ da pelle d’oca poter vivere questa città, questo calcio, questo stadio per l’importanza che Napoli ha in tutto il mondo, per la storia di Diego Armando Maradona, per quello che ha realizzato qui. E’ una sensazione unica soprattutto quando giochiamo in Europa, come si sente la gente cantare anche dall’altro capo della città. E’ una sensazione che solo chi la vive la può spiegare”.
Fabian è da sempre un tifoso del Betis ed è proprio grazie al Betis che è arrivato nel calcio che conta.
“Sono nato tifoso del Betis, tutta la mia famiglia tifa Betis. Arrivarci così giovane è stato un sogno che si è avverato, è stato come ‘Wow, sono nel club che mi scorre nelle vene, sto indossando i miei colori’. Arrivare fino in Primera Division scalando tutte le giovanili è un sogno per ogni bambino ed io sono riuscito a realizzarlo. Posso solo ringraziare il Betis perché mi ha dato tutto, grazie a loro oggi sono il Fabian che tutto il mondo conosce. Il Betis mi ha fatto crescere come calciatore, ma soprattutto come uomo”.
Tra i tecnici fondamentali per la sua crescita c’è Quique Setien.
“Conosciamo tutti il suo stile di calcio: gli piace giocare da dietro, rischiare molto e giocare con la palla. Quel tipo di gioco mi si addiceva proprio. Arrivavo da un prestito all’Elche, in seconda divisione, non è stato facile. Avevamo grandi giocatori a centrocampo, ma lui ha scommesso su di me, dandomi fiducia, e ho cercato di sfruttarla al meglio fin dall’inizio perché sapevo che sarebbe stato un anno importante e che, con l’allenatore, grazie al suo stile di gioco e alle sue idee, poteva essere un anno più facile per me. Davvero, ho solo parole di gratitudine perché mi ha dato la fiducia di cui avevo bisogno come giocatore”.
Uno degli idoli di Fabian Ruiz è Xavi.
“Per me era uno di quei giocatori da seguire in tutto ciò che faceva, per come impostava facilmente il gioco e come con un solo passaggio scavalcava la difesa. Ho cercato di imparare un po’ da lui, so che è molto difficile giocare come lui, non credo ci sia un altro come lui, ma cerco di prendere spunto dalle qualità di ogni giocatore che vedo e portarle in campo”.
Il Napoli riprenderà presto il suo cammino europeo in Europa League e il suo prossimo avversario sarà il Barcellona.
“Le notti europee sono speciali. Per noi è una cosa importate e ci dà la carica necessaria per giocare queste partite perché sappiamo che per il Napoli queste gare significano molto. Sappiamo che ora affronteremo una squadra di alto livello come il Barcellona, ma sogniamo di andare lontano, il più lontano possibile in questa competizione perché per noi è molto importante e perché allo stesso tempo è una bella sfida. Abbiamo una buona squadra, stiamo giocando bene e pensiamo di poterli affrontare sullo stesso piano. Sappiamo che hanno grandissimi giocatori, anche se questa stagione non è come tutte le altre per loro, ma vengono da un buon periodo, si sono rafforzati con il mercato invernale prendendo giocatori forti che potranno aiutarli ancora di più. Sappiamo che sarà difficile passare il turno, dovremo stare concentrati per 180’ o quanto sarà e speriamo che alla fine la bilancia penda dalla nostra parte”.


