Esclusiva Goal.com – Conosciamo Silvia Patruno, prima procuratrice donna del Mondo del Calcio

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Silvia Patruno, che festeggia quest’anno venti anni di attività, è la prima procuratrice della storia del calcio italiano. Da lei ci facciamo raccontare cosa significhi essere agente in un mondo quasi esclusivamente maschile. Lei, comunque, non si è mai fatta intimorire dai pregiudizi e fa di correttezza e professionalità le sue armi vincenti.

Sei stata la prima procuratrice in Italia. Come è nata la scelta di intraprendere questo lavoro?Attraverso amicizie comuni ho conosciuto alcune mogli di calciatori ed una in particolare mi ha avvicinato alle problematiche del marito. Proprio in questo ambiente ho incontrato una persona a Roma che mi ha proposto di sostenere gli esami per entrare a far parte dell’albo dei procuratori che si era da poco istituito. Prima di allora il calcio era un mondo a me totalmente oscuro, perché in casa a nessuno piaceva questo sport, mio padre non aveva mai visto un partita di calcio e aveva tutt’altre passioni. Proprio il fatto di non essere tifosa mi ha aiutato moltissimo perché guardo il calcio in maniera molto tecnica e questo mi porta ad avere, a mio avviso, un atteggiamento professionale”.

Com'è il lavoro della procuratrice? Il rapporto coi calciatori è semplice?Quello con i miei assistiti è un rapporto molto sereno perché, proprio essendo donna, guardo molto l’aspetto psicologico. Faccio molta attenzione a delle sfumature sia caratteriali che comportamentali perché per fare i calciatori non servono solo i piedi. I piedi, così come le gambe, sono importanti ma è la testa ad essere fondamentale. Ci sono tanti calciatori che non arrivano perché non c’è questo connubio perfetto, quindi a me piace aiutare i miei assistiti prima di tutto sotto l’aspetto mentale”.

E il rapporto con le moglie, sono o in passato sono state gelose? Non ho mai avuto problemi di gelosia con mogli e fidanzate, tuttora ho un ottimo rapporto sia con le compagne che con le madri dei miei assistiti. Per me è sempre stato importantissimo l’approccio e l’aspetto professionale. A tal proposito il complimento più bello che ho ricevuto è stato di Cataldo, allora direttore sportivo del Lecce Calcio. Cataldo, ormai scomparso, ha fatto la storia del calcio e mi disse: “Pur essendo una bella donna, non fai pesare quello che sei nel rapporto di lavoro”. In ambito lavorativo, infatti, cerco sempre di mettere da parte il fatto di essere donna”.

E’ stato difficile prevalere sui pregiudizi tipicamente maschili degli ambienti del calcio? Sicuramente all’inizio intorno a me c’era molta curiosità. Ricordo una volta allo stadio, durante una partita di calcio, delle persone che dicevano “Capisce anche di calcio” e questa cosa mi fece molto sorridere. Come in tutti i settori, quando vai a rompere un muro di gomma, trovi molto scetticismo e diffidenza, ma non ho mai avvertito né l’uno né l’altro perché ho sempre cercato di impostare un tipo di rapporto paritario. Il fatto di essere donna diventa un boomerang perché se da una parte ti può aprire delle porte, dall’altra te le può chiudere. Se fai prevalere il tuo essere donna, e non il tuo essere professionista, alla fine la paghi. Quindi ho sempre cercato di essere molto distaccata e corretta nei rapporti, per me una delle prerogative più importanti è la correttezza”.

Ti è mai capitato di incontrare qualcuno che ha ecceduto nella confidenzialità o di subire avances inopportune?Questo accade in tutti i settori della vita, quando si è donna lo si deve mettere in preventivo. Non ho mai dato quella confidenza che potesse mettermi in difficoltà  e non ho mai creato i presupposti perché gli altri lo potessero fare, infatti, sono sempre stata vista come una persona che mette in difficoltà gli uomini”.

In cosa una donna è avvantaggiata nel tuo lavoro e in cosa, invece, non lo è per nulla? Può essere avvantaggiata perché se hai un aspetto gradevole le persone ti chiudono meno porte in faccia, quindi essere donna ti può aiutare in tal senso. Lo svantaggio sta nel fatto che se sei un donna chiusa gli altri ti possono usare e puoi venire, così, totalmente penalizzata. Vorrei dare un consiglio a tutte le donne che si stanno approcciando a questo lavoro. Facciamo valere il nostro essere donna, che non vuol dire essere migliori degli uomini, ma soltanto avere altri tipi di risorse che dobbiamo essere brave a sfruttare. Facciamoci prendere sul serio e non sviliamo la nostra immagine con l’etichetta di veline”.

Come vedi la nuova proposta della Fifa di abolire gli albi nazionale dei procuratori e di inserire la figura di intermediario che potrà essere scelto dal calciatore senza alcun vincolo di qualifica o di competenza?In modo molto positivo perché ad oggi lavora solo chi è bravo a farlo, quindi l’albo serve a poco. La tutela di ognuno di noi non è data dall’albo ma dal fatto di essere una persona competente ed è proprio quello che i calciatori cercano. Ultimamente è diventata una giungla di procuratori che si propongono ma creano soltanto problemi ai ragazzi, questo perché sono persone ignoranti che non conoscono bene i regolamenti. E’ giusto che le persone lavorino perché competenti”.

Oltre al ruolo di procuratrice sei entrata nel mondo del calcio anche per l’organizzazione di alcuni eventi come il Trofeo di Viareggio e quello Birra Moretti. Ci puoi raccontare a grandi linee questa esperienza?Lavoro nel calcio a tutto tondo, a 360 gradi perché è un mondo che crea economia. Se guardiamo gli eventi televisivi più visti e osserviamo i dati statistici sono le partite di calcio ad avere maggiore appeal. Se ogni domenica si celebra il ‘fenomeno calcio’ in tv e sugli spalti, vuol dire che il calcio non è solo un fenomeno mediatico, ma anche sociale. In quanto tale a me piace organizzazione gli eventi che lo riguardano. Ho sempre cercato di creare un connubio con la mia preparazione culturale che è quella legata al marketing, al calcio e all’economia quindi l’ organizzazione di eventi calcistici è la cosa che più amo fare e la trovo estremamente positiva”.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?Insieme a mio nipote, che è già agente di mercato, sto creando una nuova società. Con altri colleghi, poi,  vogliamo creare una società per l’organizzazione di eventi internazionali”.