Quando, dopo il 3-1 subìto all'Olimpico dalla Lazio, i tifosi dell'Inter hanno ricevuto la notizia dell'infortunio di Romelu Lukaku, la reazione sarà coincisa con un sentimento di sconforto per la perdita dell'attaccante principe a disposizione di Simone Inzaghi, il figliol prodigo tornato alla base dopo un anno da dimenticare al Chelsea.
Uno sconforto che, evidentemente, non teneva conto della qualità del naturale sostituto del belga: quell'Edin Dzeko travolto dalle sirene estive d'addio, inevitabili alla luce dei nomi circolati per il rafforzamento del reparto avanzato nerazzurro (compreso quello di Paulo Dybala). Le valigie, invece, il bosniaco non le ha mai preparate, se non per partecipare alle trasferte della squadra.
L'ultima 'scampagnata' in ordine di tempo è quella di Reggio Emilia, al 'Mapei Stadium': avversario il Sassuolo, sempre temibile nonostante le assenze di Berardi e Traorè. A prendersi la scena è stato proprio Dzeko, titolare obbligato a causa delle defezioni offensive (assente anche Joaquin Correa).
Una giornata speciale per l'ex Roma, non solo per la vittoria nerazzurra: la doppietta gli ha permesso di raggiungere la quota delle 100 reti in Serie A e di superarla, con la numero 101 valsa tre punti dal peso specifico enorme, utili per dare continuità al successo sul Barcellona in Champions League.
"I goal dovevano essere 103 - ha spiegato Dzeko nel post-partita ai microfoni di DAZN - ma gli ultimi due me li avevano annullati. Inviterò la squadra a cena, 100 reti in Serie A non si fanno tutti i giorni. Ho voglia di proseguire per essere determinante, voglio continuare finché posso".
L'obiettivo, mai nascosto, è la vittoria dello Scudetto da aggiungere ad una collezione già comprendente la Bundesliga (vinta ai tempi del Wolfsburg) e la Premier League (conquistata due volte col Manchester City), ossia tre dei top cinque campionati europei.
Lukaku proverà a sedersi quantomeno in panchina a Barcellona ma, con un Dzeko così, il belga può benissimo evitare di forzare i tempi di recupero per rientrare in totale sicurezza ed evitare dannose ricadute: il 'Cigno di Sarajevo' resta una solida certezza a cui aggrapparsi, questo è assodato.

