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GFX Djemba DjembaGoal

Djemba Djemba, l'erede mancato di Keane al Manchester United arrivato con Cristiano Ronaldo

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Cosa hanno in comune Cristiano Ronaldo ed Eric Djemba Djemba? Qualcosa c'è: li lega un momento in cui sembravano dover costruire il futuro del Manchester United, un attimo durato un'estate o poco più. Fine dei punti di contatto: uno poi trionfò, l'altro fallì. Ma non nel senso di fare flop, ma proprio di essere dichiarato fallito e trovare poi la sua dimensione nella quinta divisione svizzera.

Rewind. Nel 2003 il leggendario Manchester United di Sir Alex Ferguson vince l'ottava Premier League in 11 anni, sciorinando la sua rosa stellare fatta di gente come Ferdinand, Beckham, Keane, Scholes, Giggs e Van Nilstelrooy. In estate il manager scozzese decide di immettere forze fresche in vista di un ricambio generazionale che appare sempre più vicino e così arrivano a Old Trafford cinque giocatori tutti sotto i 24 anni.

Djemba Djemba Ronaldo Manchester UnitedGetty

Assieme al portiere statunitense Tim Howard, al deludente attaccante David Bellion e al brasiliano campione del mondo Kleberson che non lascerà traccia Oltremanica, arrivano un 18enne progetto di fuoriclasse e il potenziale erede dell'allora 31enne Roy Keane: rispettivamente Cristiano Ronaldo ed Eric Djemba Djemba. I 19 milioni spesi per il primo si riveleranno uno dei più riusciti investimenti del calcio moderno, mentre non si potrà dire lo stesso dei 4 milioni e mezzo pagati per il 22enne centrocampista camerunense, che l'anno prima aveva vinto la Coppa d'Africa con la sua Nazionale. Prelevato dal Nantes, era stato accolto dalle parole entusiastiche di Ferguson il giorno della sua presentazione.

"Eric è un giovane che abbiamo visionato per tutta la stagione e ci ha impressionato ogni volta per la sua comprensione del gioco. È veloce, aggressivo e passa bene la palla, ed è il tipo di calciatore atletico che stiamo cercando. Negli ultimi mesi ha mostrato la sua crescita giocando in un'ottima Nazionale e ha il profilo di un giocatore da Manchester United".

Sconosciuto ai più, Djemba Djemba inizialmente trova spazio, approfittando dei problemi fisici di Keane, salvo poi scivolare in panchina e raccattare una ventina di presenze in Premier League durante la sua permanenza allo United. È la più classica delle meteore, che finisce per essere scaricato senza troppi rimpianti all'Aston Villa 18 mesi dopo.

"È stato difficile - ha raccontato recentemente al 'Sun' - Avevo 22 anni, venivo dalla Francia e sono entrato direttamente in una squadra che era una delle più grandi al mondo. C'era molta pressione, all'inizio andava bene, ho giocato le partite perché Keane era infortunato. Ma quando è tornato, è stato difficile per me. E poiché non giocavo nel Manchester United, non sono stato selezionato neanche dal Camerun".

Djemba Djemba, tuttavia, ha solo riconoscenza per Ferguson.

"È stata dura per me, e Ferguson lo sapeva. Quell'uomo è come il mio secondo padre. Mi parlava tutto il tempo. Diceva che se avessi avuto un problema di famiglia, avrebbe potuto darmi due giorni e sarei potuto andare in Camerun a vedere mia madre, mio ​​padre e gli amici e poi tornare. Diceva sempre: 'Se hai qualche problema, per favore vieni da me. Verrà il tuo momento e giocherai'...".

Quel momento, in realtà, era già passato dopo le prime apparizioni in cui il mediano di Douala aveva mostrato di non essere quel giocatore in grado di fondare la nuova dinastia dei Red Devils. A Manchester Djemba Djemba mette in bacheca gli unici due suoi titoli di club, il Community Shield quando è appena arrivato e poi una Coppa d'Inghilterra, ma lascia poche tracce. A fronte di presenze sporadiche (39 in tutte le competizioni), saranno solo due i goal messi a segno in maglia rossa: uno in Coppa di Lega contro il Leeds, l'altro in una goleada di Champions League al Panathinaikos.

Insomma, il più classico dei flop. Ma se in campo non è certo una star, fuori dal rettangolo di gioco Djemba Djemba si comporta come tale, nel senso peggiore del termine. Ovvero spende, spende, spende. E qui cominciano i problemi. Nel gennaio 2005 passa all'Aston Villa, dove tuttavia la storia si ripete pari pari. David O'Leary prima e Martin O'Neill poi non lo vedono (appena 10 fugaci apparizioni col primo, addirittura solo una col secondo), mentre nella vita privata le tasche sono bucate senza pensare al domani. E neanche all'oggi, visto quello che succede di lì a poco.

Nel gennaio del 2007 il Villa lo presta al Burnley per un semestre, poi in estate torna alla base, viene escluso dalla tournée americana e risolve il contratto con i Claret & Blue. Rimasto a spasso, finisce di mangiarsi tutto quello che ha e nel settembre 2007 un tribunale di Birmingham lo dichiara in bancarotta. Fallito. Ma come è stato possibile? Lo ha spiegato al 'Daily Mail' il suo ex agente Christophe Mongai, dipingendo uno scenario di prestiti e crediti che alla fine è crollato. La deriva già era cominciata a manifestarsi con i primi stipendi di un certo livello al Nantes.

"Eric è su un altro pianeta. Semplicemente non ha la nozione del denaro. A un certo punto, aveva 30 conti bancari diversi. C'è stato un tempo in cui possedeva 10 auto 4x4, 10! Continuavo a dirgli sempre di stare attento. Quando è arrivato al Manchester United, ho deciso di occuparmi della gestione dei suoi conti. Mi ci volevano quattro ore al giorno! Allo United guadagnava circa 75mila sterline di base fissa al mese. Ma ogni centesimo andava direttamente ai rimborsi dei prestiti. Doveva vivere con i bonus e gli extra. Ha iniziato a chiedere allo United degli anticipi e, in un club come quello, qualcosa del genere non va bene...".

Dal canto suo Djemba Djemba, pur negando quelle che a suo dire sarebbero esagerazioni, ammette la sostanza di fondo. Lui, ventenne appena arrivato dall'Africa, non riesce a gestire l'improvviso benessere della vita europea.

"Ho imparato dai miei errori in Inghilterra - spiega a 'Opera News' - Ero giovane e ingenuo, ho pagato. I bei soldi nel calcio ti portano falsi amici, stavo volando alto ma alla fine sono caduto in basso. Vorrei poter tornare indietro nel tempo. Ho avuto una grande possibilità al Manchester United ma l'ho rovinata. Purtroppo quel treno è andato. So che avrei potuto fare di più personalmente, ma non è stato così. Ero molto giovane e mentalmente in una bolla. Semplicemente non ero in grado di gestire i soldi. Stavo comprando auto di cui non avevo bisogno. Ho vissuto una vita falsa solo per essere rispettato, ero circondato dalle persone sbagliate. Ci sono cose che avrei potuto fare diversamente. Sono stato molto generoso con le persone, troppo aperto e anche troppo ingenuo".

Quando gli riferiscono tuttavia le parole del suo vecchio agente, Djemba Djemba non ci sta.

"I titoli dei giornali dicono una cosa, la realtà è un'altra cosa - si legge sul 'Daily Star' - Hanno detto che avevo 10 macchine. Ma non si possono avere 10 macchine! All'epoca si vociferava, ma non era vero. Dove avrei messo 10 macchine? La mia casa era la vecchia casa di Rio Ferdinand, e Rio aveva solo due macchine. Non avrei saputo dove mettere dieci macchine. Non era una casa così grande. Hanno detto che avevo anche 30 conti in banca. 30 conti in banca? Andiamo... nessuno ha 30 conti in banca. Era difficile gestire i soldi. Ora sono un adulto, ho imparato. Mi fido di Dio e mi ha aperto gli occhi. Forse voleva che mi succedesse, così domani sarei potuto stare meglio. Non ho perso tutto ma molto...".

Djemba Djemba Qatar SCGetty

Fatto sta che la carriera ad alto livello di Djemba Djemba finisce in quel 2007, a 26 anni, e da lì parte una lenta risalita. Riparte a Doha dal Qatar Sports Club, con evidente bisogno di strappare un bello stipendio per riassestare le sue finanze, poi torna in Europa e mette in fila Odense, Hapoel Tel Aviv, Partizan Belgrado, St. Mirren e infine vola in Asia per giocare prima in India nel Chennaiyin, poi in Indonesia nel Persebaya Bhayangkara. Tutte parentesi dimenticabili e che sembrano preludere ormai al ritiro.

Ma poiché parliamo di un personaggio non banale, a 35 anni Djemba Djemba decide di rimettersi in gioco in Europa, ma in tutt'altra dimensione: firma per il Vallorbe-Ballaigues, squadra di quinta divisione svizzera, dove chiude la carriera nel 2021 a 40 anni. Un club amatoriale con un centinaio scarso di spettatori e un campo di gioco affiancato da un fiume, con un tizio che ha il compito di pescare la palla ogni volta che vola in acqua. Una scelta spiegata così al 'Sun' dal camerunense.

"Sono felice di essere in Svizzera perché volevo essere vicino ai miei figli. Sono andato ovunque nel mondo, ma nel frattempo i miei figli crescevano velocemente a Nantes ed è stato difficile per me. Li vedevo davvero solo due volte all'anno. Adesso, vivendo qui, sono solo due o tre ore di treno per me, il che è molto meglio. Non credo di essere diverso dai miei compagni di squadra. Adoro giocare e quando finisco di allenarmi, sono felice di portare i palloni o le bottiglie d'acqua.

Quando sono entrato per la prima volta in spogliatoio, ho visto qualcuno al telefono che mi stava cercando su Google! Poi giorno dopo giorno i miei compagni di squadra venivano da me e chiedevano com'era giocare con Cristiano Ronaldo, Ruud Van Nistelrooy o Ryan Giggs. A volte il capitano della squadra avversaria mi chiede la maglia durante la partita, ma devo rispondergli che non posso dargliela perché il presidente mi ucciderà. C'è solo una maglia: è un campionato amatoriale! Se oggi mi dicessero di poter cambiare la mia vita e fare qualcosa di diverso, non lo farei. Oggi, ovunque vada, sono un giocatore del Manchester United. Lo United ha cambiato la mia vita, ed è stato Ferguson personalmente a cambiarmi la vita".

PS Djemba DjembaGoal

Oggi Eric Djemba Djemba è un uomo sereno e in pace col mondo, ma anche col se stesso di tanti anni prima.

"Sono stato ingenuo, ho aiutato molte persone nel mio Paese, in Francia, aiutando gli amici e dando loro dei soldi. Ma non è stato a causa loro, è stato a causa mia che sono andato in bancarotta. Se fossi stato un po' intelligente, non avrei perso troppo. Non ho rimpianti però per quello che ho fatto. Vedo che le persone che ho aiutato in passato sono pronte ad aiutarmi ora. Ma se avessi guadagnato quel tipo di soldi oggi, farei le cose in modo diverso. Sono più maturo. Se avessi avuto qualcuno vicino a me, come un consulente finanziario, mi avrebbe aiutato. Adesso sono molto felice. La mia famiglia ed i miei figli sono felici ed hanno quello che vogliono".

Visto l'inizio di questa storia, probabilmente Djemba Djemba avrebbe messo la firma per un finale di questo tipo. Perché se è vero che Alex Ferguson ha dichiarato che "non è stato il peggior acquisto della mia carriera", il buon Eric non ci va molto lontano. Eppure, ovunque vada, resta per tutti un giocatore del Manchester United degli anni d'oro, quello delle foto con Ferdinand e Giggs, con Beckham e Scholes. E se non è da tutti essere dichiarati falliti da giocatori in attività, anche entrare con gli scarpini a Old Trafford sicuramente non è da tutti e nessuno glielo potrà mai togliere. Per sempre.

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