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Dino Zoff, un portiere leggendario: dal flop all'Udinese ai successi con Juventus e Nazionale

"È il 90°, perdiamo 3 a 2. Punizione per noi. Decido di andare nell'area italiana. Arriva il cross e vedo che il pallone viene verso di me. Lo colpisco proprio bene, al centro della fronte, con forza, verso la porta avversaria. Per noi è goal. La torcida scatta in piedi, è fatta. Ma vedo gli italiani urlare e protestare. Poi, da terra, riemerge il portiere col pallone in mano che urla 'No! No!'. L'arbitro gli dà ragione".

"Non era goal, lo ammetto. Cinque centimetri più in là, solo cinque, e avremmo pareggiato e la nostra generazione avrebbe avuto una vita diversa. Invece fu sconfitta: non solo quel giorno ma per sempre (...). Cinque centimetri e tutto sarebbe cambiato. In Brasile, ancora oggi, siamo quelli che hanno perso". 

Con queste drammatiche parole, cariche di patos,  José Oscar Bernardi, per tutti semplicemente Oscar, terzino del mitico  Brasile del 1982, ricorda uno dei momenti più concitati della sfida del Sarrià contro l'Italia : il miracolo di Dino Zoff sul suo colpo di testa a botta sicura. 

"La fermai sulla linea. Passai cinque secondi terribili. - ricorderà il portiere azzurro anni dopo ai microfoni di 'Rai Sport', tornando sullo stesso episodio - Mi rivenne in mente un episodio di dieci anni prima. Giocavamo contro la Romania, fermai una palla buona di almeno venti centime­tri, l’arbitro fischiò il goal e si portò al cen­tro del campo. Non vedevo dove fosse l'arbitro e pensavo potesse aver visto male. Io, fortunatamente, rimasi con la palla inchiodata lì. Poi, scorsi l'arbitro sulla mia destra. Aveva visto giusto, e allora mi rilassai...".

Quella che il 5 luglio del 1982 spezzò i sogni di rimonta della Seleçao di Telé Santana è stata solo una delle parate più note del leggendario portiere italiano, il capitano che a 40 anni mise l'impronta dei suoi guantoni su una delle imprese più belle della Nazionale ai Mondiali di Spagna e sul trionfo della squadra di Bearzot. 

GLI ESORDI E IL FLOP ALL'UDINESE

Dino Zoff nasce a Mariano del Friuli il 28 febbraio 1942.  È figlio di contadini: papà Mario e mamma Anna gli impartiscono un'educazione severa, insegnandogli l'importanza dei sacrifici e i valori. Il piccolo Dino sogna di diventare un giorno un portiere, ma intanto studia e aiuta suo padre nei campi. Poi si vedrà. Da adolescente inizia a lavorare come meccanico e intanto gioca fra i pali delle Giovanili della Marianese, la squadra del suo paese.

Quel ragazzo ha qualcosa di speciale, e se ne accorgono anche Inter e Juventus, che a 14 anni gli fanno fare un provino. Ma Giuseppe Meazza e Renato Cesarini, i referenti dei due club, lo scartano perché troppo gracile e basso per fare il portiere: Dino è alto infatti appena un metro e 60. 

Ma da buon friulano, Zoff parla poco, lavora duro e non si abbatte. Un ruolo chiave ce l'ha sua nonna Adelaide, che, oltre a dargli buoni consigli, con una dieta a base di uova, unita allo sviluppo, riesce a far crescere il ragazzo di ben 22 centimetri e di diversi chilogrammi di peso.

Dino è alto ora un metro e 82 centimetri per un peso forma sopra i 75 chilogrammi, e nel 1961 arriva così per lui la chiamata dell'Udinese, la squadra più importante della sua regione. Si spalancano così le porte del calcio professionistico, e, anziché un bravo meccanico, il figlio di Mario e Anna diventerà un calciatore, come sempre aveva sognato.

Gli inizi, però, sono tutt'altro che semplici. Il debutto in Serie A, in particolare, è da dimenticare.  Il 24 settembre 1961, a Firenze, il tecnico Luigi Bonizzoni lo lancia titolare a 19 anni e mezzo, ma l'Udinese prende 5 goal dalla Fiorentina.

"Ricordo che andai al cinema qualche giorno dopo. - racconterà - Nell’intervallo c’era la Settimana Incom, fecero vedere i goal di quella partita e io sprofondai sotto le poltroncine".

Zoff è frastornato, e la stagione dei friulani è fallimentare: cambiano due volte allenatore, passando sotto la guida di Sergio Manente prima e Alfredo Foni poi, ma si piazzano ultimi e retrocedono in Serie B.

Non certo il miglior modo per iniziare una carriera. Come farà più volte nella sua carriera, tuttavia, Dino si rimbocca le maniche e prepara il suo riscatto. A Udine, tuttavia, la situazione è complicata per lui. I tifosi non gli perdonano più nulla e la squadra è in difficoltà anche in Serie B, così nell'estate 1962 Zoff firma con il Mantova, che lo acquista per una cifra attorno ai 20 milioni di Lire.

Udinese Serie A 1961/62Wikipedia

LA CRESCITA AL MANTOVA

A portarlo in forza ai lombardi è proprio il tecnico Bonizzoni, che crede in lui. Il portiere titolare è Attilio Santarelli,  acquistato dal Bologna, ma un infortunio al ginocchio a inizio stagione lo induce a farsi da parte per lasciare il posto da titolare al giovane friulano, che prende sotto la sua ala protettiva.

I 4 anni di Mantova sono per Zoff quelli della tranquillità e della maturità. L'estremo difensore cresce accanto a campioni sul campo e nella vita come  Gigi Simoni, Gustavo Giagnoni, Nicolè, Sormani e Schnellinger e disputa tre stagioni in Serie A e una in Serie B.

Colleziona in tutto in campionato 131 presenze, subendo 111 goal, mentre le gare totali sono 134 con un passivo di 116 reti. Di tutte le partite giocate con i virgiliani ne resta alla storia una su tutte, ovvero l'ultima, disputata il 1° giugno 1967 allo Stadio Martelli.

Il Mantova in quell'occasione, grazie anche ad una grande prestazione del suo portiere,  batte a sorpresa per 1-0 i nerazzurri di Helenio Herrera, che vanno viceversa sotto per un grave errore di Sarti. La gara sarebbe stata indicata successivamente come quella che segnò il tramonto della Grande Inter.

Ma Mantova è per Zoff anche la città della stabilità nella sua vita privata: è infatti nella città lombarda che Dino conosce Annamaria Passerini, la ragazza che diventa sua moglie.

Dino Zoff Mantova Serie A 1966/67Wikipedia

GLI ANNI AL NAPOLI

Nell'estate del 1967 Zoff, talentuso portiere in rampa di lancio, è il grande protagonista del calciomercato. L'estremo difensore friulano sembra destinato a indossare la maglia del Milan, invece sul gong passa al Napoli, diventando 'Mister 130 milioni', la cifra che il club partenopeo sborsa al Mantova per aggiudicarselo, più il cartellino di Claudio Bandoni.

Decisivo nell'operazione è Alberto Giovannini, direttore del quotidiano 'Il Roma' di proprietà di Achille Lauro, l'armatore presidente del club azzurro. Per accelerare i tempi del trasferimento, il giornalista, con l'aiuto dell' allenatore Bruno Pesaola, si spaccia per dirigente e riesce a offrire 20 milioni in più rispetto all'ultima offerta presentata dai rossoneri.

Zoff fa le valigie e si sposta dunque al Sud. Nonostante sia sostanzialmente taciturno e riservato in una città che ama far festa, il portiere friulano si ambienta bene e in 5 stagioni gioca 143 partite consecutive. Le sue prestazioni lo portano a diventare il miglior portiere italiano assieme a Ricky Albertosi, il suo grande rivale. All'agilità, all'abilità nelle uscite e all'estro di quest'ultimo, l'estremo difensore di Mariano del Friuli contrappone un innato senso della posizione, l'efficacia e la pulizia negli interventi e l'elevata concentrazione che riesce a mantenere per tutta la partita.

In un gruppo di grandi giocatori come Altafini, Sivori, Cané, Juliano, Barison e Ottavio Bianchi, a Dino manca di fatto soltanto lo Scudetto. Ci va vicino nel 1967/68, quando i campani chiudono il campionato al 2° posto dietro al Milan vincitore. Nella stagione 1970/71 stabilisce due record storici del Napoli: in 30 partite subisce appena 18 goal, e mantiene la porta imbattuta nelle prime 6 giornate (590 minuti senza goal). L'imbattibilità si chiude alla 7ª giornata con la rete dell'interista Jair.

La striscia di gare consecutive in campo si chiude invece il 12 marzo 1972 (sconfitta per 0-2 contro l'Inter). Qualche giorno dopo, infatti, Zoff si infortuna al malleolo e deve star fuori per 7 giornate, rientrando soltanto alla penultima di campionato. Il suo saluto alla maglia del Napoli avviene nella finale di Coppa di Italia del 5 luglio 1972,  che vede i partenopei sconfitti 2-0 dal Milan.

Dino Zoff Napoli Serie A

ZOFF E LA JUVENTUS: UN BINOMIO DI SUCCESSI E RECORD

Dopo 190 partite complessive e 166 goal subiti (143 e 110 reti al passivo nel solo campionato) con il Napoli, Zoff si trasferisce infatti a Torino, sponda Juventus. I bianconeri, che da ragazzino lo avevano scartato, ora considerano il portiere friulano fondamentale nel loro progetto di rilancio.

L'affare si chiude per 330 milioni di Lire più il cartellino di Gedeone Carmignani, che fa il viaggio inverso e si trasferisce nel capoluogo partenopeo. Zoff arriva in una squadra che ha preso dal Napoli anche l'esperto Altafini, e, oltre all'italo-brasiliano, Bettega, Causio, Anastasi e Capello. 

Ne diventa presto uno dei simboli, e in 11 stagioni, tanto durerà la sua permanenza nel capoluogo sabaudo, costituirà con i colori bianconeri un binomio indissolubile. Al termine della prima, il 1972/73, arriva subito lo Scudetto. Negli anni ne vincerà altri 5 (1974/75, 1976/77, 1977/78, 1980/81 e 1981/82).

"C’erano Causio, Haller, Bettega. - ricorderà - La velocità insieme alla fantasia, la classe mescolata al dinamismo. Dopo arrivò gente come Benetti e Boninsegna, che aumentò forza fisica ed esperienza del gruppo. Ma quella prima Juve mi è rimasta nel cuore".

Durante la sua permanenza a Torino, nel 1974 nasce anche suo figlio Marco. Fra i compagni lega particolarmente con Gaetano Scirea. Oltre ai campionati, nella sua lunga permanenza con la Juventus, Zoff conquista due Coppe Italia nel 1978/79 e nel 1982/83 e la Coppa UEFA del 1976/77, primo trofeo continentale dei bianconeri, vinto contro i baschi dell'Athletic Bilbao.

Dino Zoff JuventusGetty

Meno fortunata per il leggendario portiere e la Vecchia Signora è l'esperienza in Coppa dei Campioni: Zoff esce infatti sconfitto in due finali, nel 1973 contro l'Ajax di Cruijff (1-0 con goal di Rep nei minuti iniziali) e 10 anni più tardi contro l'Amburgo (1-0 per i tedeschi con goal dalla distanza di Magath), ancora più bruciante perché i bianconeri arrivano al match decisivo imbattuti. 

Proprio la gara contro i tedeschi sarà l'ultima in carriera con un club di Zoff, che dopo aver giocato consecutivamente 330 partite, decide di lasciare le due finali di Coppa Italia con il Verona al suo dodicesimo, Luciano Bodini. 

L'estremo difensore friulano stabilisce diversi record che contribuiscono al suo mito. Nella stagione 1972-1973 mantiene la propria porta inviolata per 903 minuti, superando il precedente primato di 792' di Mario Da Pozzo. Il record di Zoff sarà poi superato dai 929 minuti senza goal di Sebastiano Rossi col Milan nel campionato 1993-1994 e successivamente da Gianluigi Buffon (974 minuti). Un altro primato assoluto con la Juventus è rappresentato dai soli 14 goal subiti nell'anno 1981/82.

In bianconero Zoff ha collezionato 479 partite con soli 355 goal presi, 330 e 226 reti al passivo considerando soltanto il campionato. Le sue 570 presenze in Serie A, inoltre, lo hanno reso fino al 2005 il primatista assoluto nel massimo campionato, superato poi da Paolo Maldini. Limitatamente al suo ruolo, il record resiste fino al 2006, quando sarà scavalcato da Gianluca Pagliuca.

"Io ai record non ho mai badato granché.  - spiegherà tuttavia Dino - Sono importanti solo perché fanno il bene della squadra. L'unico a cui tengo davvero è quello delle 330 partite consecutive nella Juve".

 L' annuncio del ritiro arriva il 2 giugno 1983, a 41 anni, con poche ma significative parole, come nel suo stile.  

"Non posso parare anche l'età", dichiara ai giornalisti.

Dino Zoff - 1982 World CupGetty

IL PORTIERE PIÙ VINCENTE IN NAZIONALE

Oltre che con la Juventus, i grandi successi della sua carriera Dino Zoff li ha ottenuti difendendo la porta della Nazionale azzurra. La sua avventura con l'Italia inizia presto, nel 1963, con quella che rappresentava una sorta di primordiale rappresentativa Under 21.  Il portiere friulano fa infatti da dodicesimo a Dino Rado in una squadra denominata 'Probabili olimpici' che vince la medaglia d'oro ai Giochi del Mediterraneo di Napoli.

Nel 1974 fa parte quindi della Rappresentativa Olimpica, ma il divieto del CIO ai professionisti nel calcio gli impedisce di partecipare al torneo di Tokyo. Dopo 3 presenze con le Rappresentative giovanili, Zoff è convocato per la prima volta in Nazionale maggiore durante le Qualificazioni ad Euro '68.

Il Ct. Valcareggi, che fino a quel momento aveva puntato su Albertosi e Lido Vieri, dovendo fare i conti con gli infortuni di entrambi, per il ritorno dello spareggio contro la Bulgaria a Napoli chiama Zoff e Anzolin e dà fiducia all'allora portiere del Napoli, che così fa il suo esordio il 20 aprile 1968. Zoff gioca da titolare tutte le gare, compresa la ripetizione della finale contro la Jugoslavia, e si laurea così Campione d'Europa il 10 giugno, con gli Azzurri che superano gli slavi grazie alle reti di Riva e Anastasi.

L'estremo difensore friulano è confermato da Valcareggi nelle Qualificazioni a Messico '70, ma per la fase finale del torneo il Ct. sceglie il rivale Albertosi, portiere che aveva vinto lo Scudetto con il Cagliari, il cui blocco era stato trasferito in Nazionale. Dino vive quindi da dodicesimo la celebre semifinale Italia-Germania e la finalissima dell'Azteca persa contro il Brasile di Pelé.

Albertosi resta il titolare per tutto il 1970, ma nel febbraio del 1971 Zoff si riprende il posto nell'amichevole contro la Spagna e di fatto non lo lascia più. Nel 1972 gli Azzurri falliscono l'accesso agli Europei, complice anche l'infortunio che priva la Nazionale del suo estremo difensore nello spareggio con il Belgio. Dal 20 settembre di quell'anno (Italia-Jugoslavia), tuttavia, il portiere della Juventus inizia un'incredibile striscia di imbattibilità che lo porterà a mantenere la porta inviolata per 1142 minuti, un primato assoluto a livello di Nazionali.

I Mondiali del 1974 in Germania si riveleranno tuttavia una delusione: il 15 giugno 1974 Sanon batte Zoff in Italia-Haiti. È il preludio a un torneo deludente per gli Azzurri, che vengono eliminati al primo turno. Zoff partecipa da protagonista ad altri due Mondiali, Argentina '78 e Spagna '82, entrambi sotto la gestione di Enzo Bearzot. 

"Con Bearzot ho avuto un rapporto straordinario. - dirà Zoff intervistato dal giornalista Emilio Targia - Non è vero che parlavamo poco, è che parlava tanto lui. Era capace di star su fino alle 2 di notte. Era l'unico suo difetto. Per il resto era un comandante, stava davanti a prendere le pallonate e a difendere tutti. Aveva il coraggio di affrontare le cose con un'onestà feroce. È stato per me un secondo padre, che mi ha aiutato molto".

Il portiere friulano indossa per la prima volta la fascia da capitano il 20 settembre 1974 in una gara contro l'Olanda valida per le qualificazioni ad Euro 76'. Solo nel 1977, tuttavia, indosserà stabilmente la fascia, una volta ritiratosi Giacinto Facchetti, il suo predecessore. 

Italy 1982Getty

Dopo aver mancato la qualificazione ad Euro '76, l'Italia torna alla ribalta a livello internazionale nei Mondiali del 78'. La Nazionale gioca un bel calcio e si piazza al 4° posto, ma proprio Zoff finisce nel mirino della critica per i due goal presi dalla distanza contro l'Olanda e per quello subito da Dirceu nella finalina con il Brasile. 

Il capitano, che disputa anche l'edizione casalinga degli Europei nel 1980,  chiusa al 4° posto, e lo vede inserito nella Top11 del torneo, è il leader carismatico della squadra che fra mille polemiche affronta i Mondiali di Spagna del 1982. Di fronte alle prestazioni negative nel Girone iniziale, la critica si scaglia contro gli Azzurri. Scatta il silenzio stampa,  parla solo il capitano e il gruppo si compatta e nel girone dei quarti di finale compie l'impresa.

Argentina e Brasile sono sconfitti, anche grazie al salvataggio nel finale del numero uno azzurro su Oscar, e cade anche la Polonia in semifinale. L'11 luglio 1982, superando 3-1 in finale la Germania Ovest, l'Italia è campione del Mondo per la terza volta. Zoff ha 40 anni e diventa il più anziano di sempre a sollevare il trofeo e il portiere italiano più vincente, nonché l'unico giocatore ad aver conquistato un Europeo e un Mondiale.

Durante il torneo consegue altri primati. Eguaglia quello di 4 partecipazioni ai Mondiali di Albertosi e Rivera, poi superato nel 2014 da Buffon. Dopo esser diventato il primatista azzurro di presenze superando Facchetti, in Spagna taglia inoltre il traguardo delle 100 presenze, primo nella storia della Nazionale. Il 29 maggio 1983 Zoff gioca la sua ultima partita con l'Italia e in assoluto, la sfida con la Svezia persa 2-0 a Göteborg. 

Con le sue 112 partite, di cui 59 con la fascia da capitano sul braccio, il portiere friulano resterà per 19 anni il leader di presenze in Nazionale, venendo poi superato, anche in questo caso, da Paolo Maldini nel 2000.

ZOFF ALLENATORE E PRESIDENTE DI SUCCESSO

Dopo il ritiro Zoff accetta inizialmente il ruolo di preparatore dei portieri della Juventus. Allena per una stagione Tacconi e Bodini, poi però si dimette.

"È un ruolo senza futuro che mi va stretto", dichiara.

La sua ambizione è quella di fare l'allenatore. Entra così nei quadri federali e diventa il Ct. dell'Italia Olimpica, che nel 1988 qualifica al torneo di Seul. Ma proprio nell'estate 1988 è richiamato dalla Juventus per diventare l'allenatore della Prima squadra. Ottiene due quarti posti in campionato e nel 1989/90 vince la Coppa Italia superando il Milan in finale e la Coppa UEFA, avendo la meglio nel derby tutto italiano sulla Fiorentina. In quell'occasione diventa anche il primo tecnico capace di vincere la Coppa UEFA da calciatore e da allenatore.

Nella stagione 1990/91 passa alla Lazio, che durante l'era Calleri, dopo due piazzamenti a metà classifica, riporta nelle Coppe europee nella stagione 1992/93, che chiude al 5° posto. Successivamente, durante l'era Cragnotti, ricopre la carica di dirigente e di presidente e nel 1997, dopo l'esonero di Zeman, il doppio e inedito incarico di presidente e allenatore. 

Dino Zoff JuventusGetty Images

Nel luglio 1998, dopo i Mondiali francesi, è nominato dalla FIGC Commissario tecnico della Nazionale italiana. Zoff porta la squadra fino alla finale di Euro 2000, persa poi al golden goal contro la Francia. In quell'occasione il Ct. riceve aspre critiche da Silvio Berlusconi per la mancata marcatura a uomo di Zidane, e al termine del torneo decide di rassegnare le proprie dimissioni.

"Ci sono state delle offese all'uomo, - spiegherà - e non ho sentito una difesa forte sull'argomento. Così ho capito l'andazzo e ho dato le dimissioni".

L'ultima apparizione in panchina è datata 2004/05. Zoff subentra a gennaio a Sergio Buso e conduce la Fiorentina alla salvezza. Al termine della stagione si ritira definitivamente dal Mondo del calcio.

Autentico mito del calcio, è stato incluso da Pelé nella FIFA 100, la lista dei 125 migliori giocatori viventi, e nella Hall of Fame del calcio italiano. Più volte candidato al Pallone d'Oro, nel 1973 si è piazzato 2° alle spalle di Johan Cruijff, e questo rappresenta probabilmente il rammarico più grande di una carriera monumentale.

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