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Denis Law, 'Il Re' dell'Old Trafford e il colpo di tacco che condannò alla retrocessione il Manchester United

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C'è stato un tempo in cui il derby di Manchester non metteva in palio punti per laurearsi campioni di Inghilterra o per qualificarsi alla Champions League. Il 27 aprile 1974 ad Old Trafford la stracittadina fra Manchester United e Manchester City è di vitale importanza per la lotta salvezza, dato che i Red Devils, ormai lontani parenti della squadra che sotto la guida di Matt Busby soltanto pochi anni prima dominava in Inghilterra e in Europa, sono a rischio retrocessione.

Se i Citizens occupano una tranquilla posizione di medio-bassa classifica, i rossoneri, guidati da Tommy Docherty, hanno il disperato bisogno di una vittoria per scongiurare la discesa in Seconda Divisione. La stagione dello United è stata del resto letteralmente disastrosa, con risultati al di sotto di ogni aspettativa, e in squadra non ci sono più i grandi campioni di un tempo.

"La Santissima Trinità", lo straordinario tridente composto da George Best, Bobby Charlton e Denis Law era stata del resto totalmente smantellata nell'estate del 1973. Dopo l'ingestibile campione nordirlandese, Charlton, ormai trentaseienne, saluta il club di cui ha stabilito il record di presenze, mentre l'altro dei grandi protagonisti del ciclo d'oro dei Red Devils, lo scozzese Law, il Pallone d'Oro 1964 soprannominato 'The King of Old Trafford', ovvero'Il Re di Old Trafford', a 33 anni è scaricato da Docherty senza troppi complimenti come un vecchio rottame.

Per uno strano incrocio di destini, il geniale attaccante, ingaggiato a zero dai rivali del Manchester City, per quella che sarà la sua ultima stagione da calciatore, che gli consentirà di disputare i Mondiali del 1974, quel pomeriggio di fine aprile è in campo nel palcoscenico che per undici anni lo aveva visto mattatore, ma con la maglia biancoceleste numero 10 degli odiati rivali, in una partita che in cuor suo non vorrebbe nemmeno giocare.

IL COLPO DI TACCO CON CUI FECE RETROCEDERE LO UNITED

Davanti a quasi 60 mila spettatori, il match scorre via fino alle battute finali sullo 0-0, risultato che di suo condannerebbe il Manchester United alla retrocessione. Tuttavia all'82' la partita si sblocca: traversone da destra di Lee, la palla filtra a centro area dove è appostato proprio Law, il quale, spalle alla porta, con un preciso colpo di tacco dà il colpo di grazia alla squadra del suo cuore.

È una rete amara, la 201ª e ultima nella First Division inglese della carriera della leggenda scozzese, che per amore verso lo United non vorrà nemmeno festeggiarla, dirigendosi a testa bassa e con il capo chino verso il centrocampo in segno di dolore per aver 'giustiziato' la sua squadra del cuore.

"Ero inconsolabile - spiegherà molti anni dopo Law al 'Daily Mail' -, non avrei voluto segnare quel goal che fece retrocedere lo United. Quanto è durato in me questo stato d'animo? Quanti anni fa è stata giocata quella partita? Ecco, questa è la risposta".

Intanto i tifosi del Manchester United, disperati, invadono a più riprese il terreno di gioco e l'arbitro Smith è costretto a porre fine alla partita in anticipo all'85'. La Football Association convaliderà poi il risultato del campo.

Il dolore provato per quel suo goal non diminuirà nemmeno quando Law si renderà conto che i Red Devils sarebbero retrocessi in Seconda Divisione anche qualora quel derby si fosse concluso in parità, visto il contemporaneo successo del Birmingham sul Norwich ultimo in classifica.

DALL'HUDDERSFIELD AL MANCHESTER CITY

Di sangue scozzese, essendo nato ad Aberdeen il 24 febbraio 1940, il futuro campione del Manchester United nasce in una famiglia umile che vive in un'appartamento popolare della città a Woodside.Denis è il più giovane di 7 figli, quattro maschi e tre femmine, di papà George, che di mestiere fa il pescatore, e mamma Robina.

Denis camminerà scalzo fino all'età di 12 anni, quando riceverà il suo primo paio di scarpe che indosserà fino all'adolescenza. Fin da piccolo si appassiona al calcio, e fa il tifo per l'Aberdeen, la squadra della sua città, e inizia a giocare da terzino sinistro.

Nonostante abbia un problema alla vista, con uno strabismo serio, quando è spostato nella posizione di mezzala sinistra inizia a dimostrare una classe senza eguali, che da quelle parti non avevano mai visto.

A 14 anni il biondino di Aberdeen, che per poter praticare il football frequenta la Powis Academy e rifiuta l'Aberdeen Grammar School che l'avrebbe costretto a praticare il rugby, è notato da un osservatore dell'Huddersfield Town, Archie Beattie, che invita il ragazzo a sostenere un provino con i Terriers, che all'epoca ancora non si chiamavano in questo modo.

Denis lascia per la prima volta la Scozia per inseguire il suo sogno di diventare un calciatore. L'allenatore della squadra giovanile, appena lo vede arrivare, pronuncia una frase di cui si pentirà presto, vedendolo con un paio di occhiali e un fisico minuto ed esile.

"Il ragazzo è un mostro - disse -. Non ho mai visto una prospettiva calcistica meno probabile: è debole, gracile e occhialuto".

Quando però il giovane Law ha la palla fra i piedi lascia tutti di stucco, compreso il tecnico della Prima squadra Bill Shankly, che soltanto vedendolo palleggiare ne resta letteralmente estasiato,tanto che il 3 aprile del 1955 l'Huddersfield Town lo mette sotto contratto. Inizia così la carriera del più forte giocatore scozzese di tutti i tempi.

Denis lascia la Scozia per trasferirsi stabilmente in Inghilterra e mentre completa la sua formazione giovanile assiste alla retrocessione della Prima squadra in Second Division. Qui ha modo di debuttare giovanissimo come calciatore professionista il 24 dicembre 1956, a soli 16 anni, nella vittoria per 2-1 sul Notts County.

Il giovane talento, che viene sottoposto a intervento chirurgico per correggere il suo strabismo, chiude la sua prima stagione professionistica con 18 presenze e 3 goal, e nonostante i tentativi del Manchester United, dove è approdato il tecnico suo connazionale Matt Busby, che offre 10 mila sterline al club, e del Liverpool, di assicurarsi le sue prestazioni, l'Huddersfield dice di no e Law ne indosserà la maglia biancoblu per quattro stagioni, fino alla primavera del 1960, totalizzando 91 presenze e 19 goal fra Second Divisione, FA Cup e League Cup.

Quando nel marzo del 1960 il Manchester City offre per la mezzala scozzese 55 mila sterline, cifra record per il calcio britannico dell'epoca, anche l'Huddersfield Town deve cedere e, nonostante i Citizens non siano propriamente una grande squadre, vende la sua promessa agli Sky Blues, che lottano per la salvezza in First Division.

È in questo contesto, tutt'altro che semplice, che Law a 20 anni appena compiutidebutta nel massimo campionatoinglese il 19 marzo andando a segno nella sconfitta per 4-3 sul campo del Leeds United e nella successiva gara interna, vinta 3-1 sul West Ham. I Citizens conquistano la salvezza e Law, dopo 7 presenze e 2 goal, nel 1960/61 esplode in tutta la sua classe, totalizzando 43 presenze e 23 goal (37 presenze e 19 reti in First Division) nel 1960/61.

Biondissima e longilinea (è alto un metro e 75 centimetri per 69 chilogrammi di peso forma), la mezzala scozzese inizia a dettare la sua legge nei campi inglesi. Ha velocità, tecnica individuale, abilità nel dribbling, un controllo di palla eccelso e un tiro preciso e potente. Nel 1961 mette a segno addirittura 6 goal in una partita di FA Cup con il Luton Town.

La gara è però interrotta a 20 minuti dalla fine per un forte temporale che si abbatte sul terreno di gioco e sarà successivamente annullata, per cui lo straordinario primato dello scozzese non sarà mai ufficialmente registrato. Nel replay Law va ancora a segno, ma è il Luton ad imporsi beffardamente per 3-1, passando il turno. Denis dirà anni dopo che le condizioni del campo su cui fu giocata la seconda gara erano di gran lunga peggiori di quello in cui fu disputata la prima partita.

L'ESPERIENZA IN ITALIA CON IL TORINO

Dopo 50 presenze e 25 goal in poco più di una stagione con il Manchester City, per il numero 10 scozzese si accendono le sirene del calcio italiano e della Serie A. Lo inseguono in tanti, l'Inter è in prima fila e farà leva anche su un presunto precontratto siglato dalla mezzala scozzese, ma a spuntarla a sorpresa sarà il Torino grazie al plenipotenziario di mercato Gigi Peronace.

L'uomo che aveva portato John Charles alla Juventus si ripete nell'estate del 1961 con il trasferimento di Law in granata per la cifra record ai tempi per un giocatore britannico di circa190 milioni di vecchie Lire. Assieme a lui, Peronace porta al Torino anche il centravanti inglese Joe Baker, prelevato dall'Hibernian per 120 milioni.

Il geniale scozzese diventa il gioiello di una squadra che ha in Enzo Bearzot e Giorgio Ferrini i sui pilastri, indossa la maglia numero 10 che fu di Valentino Mazzola e ha un impatto devastante sul calcio italiano. Il 27 agosto 1961 fa il suo esordio in Serie A nella sconfitta per 2-0 a Genova con la Sampdoria, ma a partire dalla 2ª giornata e per le successive sette la sensazione è quella di essere al cospetto di un extraterrestre.

Law trova infatti il suo primo goal italiano nel pareggio per 3-3 in casa contro il Vicenza, dà sfoggio di classe a San Siro contro l'Inter (0-0), si ripete mettendo lafirma nel 4-2 sul Venezia e si scatena con due doppiette contro Bologna (vittoria per 2-1 in casa) e Udinese (1-3 in trasferta).

In mezzo un'altra bella prestazione nel Derby della Mole vinto con la Juventus (0-1) e un'altra strabiliante prova con goal contro il Mantova (2-1) che issano i granata al 2° posto in classifica assieme all'Atalanta, ad appena una lunghezza dall'Inter capolista. In tutto 7 goal in appena 9 gare, che lasciano sbalorditi anche i più scettici.

"Denis, quanto a lungo potrà tenere questi ritmi di gioco?", gli domandano i cronisti.
"Perché mai dovrei crollare - replica Law -, non continuare a giocare così, o quasi? Io non soffro i complessi, i tormenti, il logorio nervoso di cui tanti mi parlano. La mia fatica è prettamente fisica e quella, tra una gara e l'altra, si fa in tempo a smaltirla".

Sta di fatto che proprio dopo quelle parole pronunciate dopo la sfida col Mantova, la mezzala scozzese ha un calo di rendimento. I difensori italiani iniziano a prendergli le misure e le squadre affrontano il Torino, guidato dal tecnico argentino Benjamin Santos, con il proverbiale catenaccio, imbrigliandone la classe.

Law realizza soltanto altri 2 goal (andando a segno con la Roma e nel ritorno con il Vicenza) nelle successive 9 gare, il Torino perde ritmo e punti e cala in classifica. A complicare le cose si mette anche la condotta extracampo non proprio esemplare, per un giovane poco incline al rispetto delle regole e che non disdegna le feste e il consumo di alcol.

Alla fine del girone di andata il Torino è già scivolato al 5° posto, staccato di 7 lunghezze dall'Inter capolista. L'ultimo goalin granata lo segna il 22 gennaio 1962 nel successo per 2-1 sul Lecco.

Poi all'alba del 7 febbraio 1962 accade il fattaccio. Dopo una notte brava passata fra musica e alcol, mentre viaggia assieme al compagno di squadra Baker, la loro auto, un’Alfa Romeo Giulietta Sprint bianca, appena ritirata dall'attaccante inglese e da lui guidata, urta un marciapiede e si ribalta in pieno centro a Torino.

Mentre le condizioni di Baker appaiono da subito molto gravi, Law è ferito ma non è in pericolo di vita. Appena si ristabilisce, però, chiede la cessione Oltremanica, ma essendo diventato un beniamino dei tifosi, non viene accontentato.

Il numero 10 torna in campo l'11 marzo 1962 al Cibali, contro il Catania (vittoria per 0-1 del Torino), ma ora è svogliato e poco incisivo. Un lontano parente del campione che tutti avevano ammirato nella prima parte della stagione.

A segnare il suo addio all'Italia dopo una sola stagione sono le tre sconfitte consecutive fra fine marzo e aprile contro SPAL, Fiorentina e Milan e la sconfitta per 0-2 in Coppa Italia contro il Napoli, gara nella quale è molto nervoso e fallisce un calcio di rigore sullo 0-0. Law scappa in Inghilterra e si accorda con il Manchester United, dove è pronto ad accoglierlo il suo grande estimatore Matt Busby.

Pochi giorni dopo, tuttavia, il club lo informa che sarebbe stato ceduto alla Juventus. Law punta i piedi, e alla fine otterrà ciò che voleva, il passaggio ai Red Devils per 115 mila sterline, il nuovo record di trasferimento di un giocatore britannico.

"Guardandomi indietro - dirà - penso che quando andai in Italia ero troppo giovane. Arrivai anche nel momento sbagliato, a quei tempi il calcio italiano era estremamente difensivo. Le partite finivano spesso 0-0, 0-1, 1-0... Oggi in Italia il calcio è cambiato. A quei tempi viaggiavano soltanto gli uomini d'affari, mentre oggi tutti viaggiano. Per cui quando andai al Torino era come se fossi andato in Australia".
"lo non sapevo distinguere i buoni dai cattivi - racconterà dopo l’esperienza -, avrei dovuto affidarmi a Peronace, e a Bearzot che cercava sempre di tenere alto il mio morale. Invece ascoltai troppe campane. Fui messo sul mercato senza essere consultato, così decisi di tornare in Inghilterra".

UNDICI ANNI GLORIOSI AL MANCHESTER UNITED

Chiusa la breve parentesi italiana con 10 goal in 27 presenze più una partita in Coppa Italia collezionate con la maglia del Torino, Law inizia nel 1962/63 il ciclo che lo vedrà consacrarsi campione a livello internazionale con il Manchester United.

Sotto la guida di Busby, colui che da Ct. l'aveva fatto debuttare con la Scozia, la mezzala scozzese, impiegata spesso anche da attaccante, esprime un calcio scintillante e dà un apporto determinante alle vittorie dei rossoneri di Manchester, squadra in ricostruzione dopo la tragedia aerea di Monaco di Baviera del 1958.

Nel 1962/63 vince il suo primo trofeo, l'FA Cup, battendo in finale per 3-1 il Leicester City, gara nella quale Law segna la prima rete dei suoi. La stagione della consacrazione è il 1963/64, che lo vede realizzare complessivamente 46 goal in 42 gare (30 in 30 gare di First Division).

Il 1964/65 porta il primo titolo inglese, con ancora 39 goal in 52 partite per il biondo scozzese. Con Bobby Charlton e George Best va a comporre il tridente da sogno del Manchester United, che sarà ribattezzato'la Santissima trinità'.

Denis Law, Manchester United legend, 1971Bangay/Express/Getty Images

I suoi numeri straordinari gli valgono l'assegnazione del Pallone d'Oro del 1964 davanti aLuisito Suarez dell'Inter e ad Amaro Amancio del Real Madrid. Sarà il primo e finora unico scozzese ad aggiudicarsi l'ambito riconoscimento individuale.

"Sul campo bisogna combattere, questo è il calcio, senza la lotta, il gioco chiamato football perde il suo senso - dichiara dopo la consegna del premio -.Non mi interessa quello che pensano gli altri di me, io non cambio".

Il trionfo individuale è il preludio ad altre vittorie: due Charity Shield (1965 e 1967), il 2° Scudetto inglese (1967/67) e la Coppa dei Campioni 1967/68, vinta senza poter disputare la finalissima contro il Benfica (4-1 per i Red Devils dopo i tempi supplementari), a causa di un infortunio al ginocchio che lo costringe ad operarsi. Il suo posto nell'undici titolare è preso da Brian Kidd.

Nel 1968/69 il Manchester United è eliminato dal Milan di Nereo Rocco, ma Law, ristabilitosi dai problemi fisici, si toglie la soddisfazione di vincere la classifica marcatori della Coppa dei Campioni con 9 goal (7 goal li firma fra andata e ritorno nel match del primo turno contro il Wateford United).

Denis LawGetty

Per tutti i tifosi lo scozzese è 'The King of Old Trafford', 'Il Re di Old Trafford', o, anche, 'The Lawman'. Dopo aver raggiunto vette di grande calcio, con l'addio di Busby nel 1969 per i Red Devils e i suoi protagonisti inizia un rapido declino, che non risparmia nemmeno il talentuoso scozzese. I problemi al ginocchio malandato tornano a farsi sentire e culminano nell'estate del 1973 con l'inserimento nella lista dei free agent da parte del tecnico Tommy Docherty, che pone fine al ciclo d'oro del Manchester United e dello stesso Denis Law.

I suoi 237 goal in 404 gare con la maglia rossonera in tutte le competizioni (171 le reti in First Division in 309 presenze) rendono ancora oggi lo scozzese il terzo miglior marcatore di sempre della storia del Manchester United dietro Bobby Charlton e Wayne Rooney.

Denis Law Manchester CityGetty Images

IL RITORNO AL CITY

Tutti al Manchester United sono convinti che Law a 33 anni si ritiri, invece lo scozzese ha tutt'altre intenzioni, perché vuole a tutti i costi giocare i Mondiali del 1974. Così, dopo non aver partecipato alla gara di addio organizzata nel mese di settembre 1973 contro l'Ajax di Cruijff (non ci sarà nemmeno il campione olandese, passato al Barcellona, ndr) si accorda con i rivali del Manchester City.

Nella sua seconda esperienza con gli Sky Blues, Law totalizza 29 presenze e 12 goal, che portano il bilancio totale con il club a 37 centri in 79 partite, e perde la finale di Coppa di Lega contro il Wolverhampton. L'ultima partita ufficiale con un club in carriera è il drammatico derby di Manchester contro la squadra di cui ha contribuito a scrivere la storia, e che punirà, strano gioco del destino, con il tacco vincente che spegnerà ogni speranza dei Red Devils di restare in First Division.

Il cerchio si chiude dopo i Mondiali, quando ad agosto, dopo aver giocato le ultime 2 partite della sua straordinaria carriera nel Torneo Texaco Cup, in cui realizza anche l'ultimo gol nell'amichevole contro lo Sheffield United giocata a Bramall Lane il 6 agosto 1974, il 26 dello stesso mese, appresa dell'intenzione del mister di mandarlo a giocare con la Squadra Riserve, annuncia formalmente il suo ritiro dal calcio giocato.

Denis LawGetty

LA NAZIONALE, IL RITIRO E I RECORD

Law detiene anche il record di goal con la Nazionale scozzese, avendo totalizzato 30 reti in 55 gare con la Tartan Army. L'esordio arriva a 18 anni grazie a Matt Busby, che da Ct. ad interim lo convoca per la gara vinta 3-0 con il Galles il 10 ottobre 1958.

Law non è fra i convocati dei Mondiali '58 in Svezia, ma continua a rappresentare la Scozia anche negli anni d'oro del Manchester United. Nella partita per celebrare il centenario della Football Association del 23 ottobre 1963 è convocato con la squadra del Resto del Mondo che sfida l'Inghilterra e realizza il goal del provvisorio 1-1 per le stelle internazionali.

Il successo più bello con la Tartan Army lo coglie il 15 aprile 1967, quando con un suo goal contribuisce al successo per 3-2 della sua squadra nel British Home Championship contro i campioni del Mondo in carica dell'Inghilterra.

Nel 1974 la Scozia conquista poi la qualificazione ai Mondiali in Germania Ovest. Law è convocato dal Ct. Ormond. Quest'ultimo gli concede spazio nella gara inaugurale vinta 2-0 sullo Zaire, ma poi lo esclude nelle successive partite con Brasile e Jugoslavia, che con 2 pareggi segnano l'uscita di scena della Scozia. Proprio la sfida con gli africani è l'ultima delle apparizioni internazionali di Law, che un paio di mesi dopo annuncerà il suo ritiro dalle scene.

Manchester United's Denis Law, Bobby Charlton and George BestGetty

Nella vita privata si è sposato nel 1962 con sua moglie Diana, da cui ha avuto 5 figli. Considerato dall'IFFHS, la Federazione internazionale di storia e statistica del calcio, il 50° miglior calciatore del XX secolo, dopo il ritiro ha lavorato come opinionista in diverse emittenti radiofoniche.

È stato al fianco del suo amico George Best sino ai giorni drammatici della sua morte, superando un tumore alla prostata. Dal 2021 convive con il morbo di Alzheimer e la demenza vascolare.

Nel 2002 una statua che raffigura lui, Best e Charlton è stata realizzata al di fuori dello Stadio di Old Trafford, a Manchester, mentre altre due statue che lo raffigurano sorgono ad Aberdeen, la sua città. Dopo ogni goal Law era solito esultare con il braccio destro alzato: L'ultima rete ufficiale della carriera, quella che spedì in Seconda divisione lo United, quel 27 aprile del 1973, fu l'unica in cui i tifosi presenti ad Old Trafford non videro il suo iconico gesto.

"Law aveva un talento impressionante - dirà di lui l'ex compagno di squadra del Torino, Giorgio Cella -. Con lui in squadra ci sentivamo più sicuri e capaci di vincere qualsiasi partita. Certo, era fatto a modo suo, non amava la disciplina, ma quando decideva di giocare era immarcabile".
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