Hanno fatto senza dubbio rumore le recenti dichiarazioni di Cristiano Ronaldo, che a Piers Morgan, nel corso di "Uncensored" (format del "The Sun") si è aperto raccontando gli episodi più importanti dell'ultima parte della sua carriera.
Dopo gli attacchi al Manchester United e a Erik ten Hag è stata la volta di un richiamo al passato e al 2021, quando lasciata la Juventus il portoghese ha sfiorato la firma con il Manchester City.
"Onestamente sono stato vicino, loro ne hanno parlato molto: Guardiola lo ha anche detto due settimane fa. Hanno provato in maniera forte a prendermi: sono rimasto sorpreso, ma il cuore parlava forte in quel momento".
Il suo passato ai Red Devils è stato determinante, come racconta Ronaldo, almeno quanto l'influenza di Sir Alex Ferguson.
"La storia che ho avuto al Manchester United e Sir Alex Ferguson hanno fatto la differenza. Non rinnego quella decisione, l'ho presa consapevolmente. Ho parlato con Ferguson e lui mi ha detto "E' impossibile che tu vada al Manchester City" e io "Ok, boss".
Nel corso dell'intervista ancora frecciatine all'indirizzo di Ralf Rangnick, già definito "direttore sportivo e non allenatore" a più riprese.
"Rispetto il lavoro, l'ho chiamato "boss" come tutti gli allenatori che ho avuto nella mia carriera. Nel profondo, non l'ho mai visto come un allenatore".
Parentesi, poi, anche sull'atteggiamento dei giovani calciatori, che rispetto alla generazione di Cristiano Ronaldo vive il calcio in maniera differente.
"Non dico che i giovani non rispettino i giocatori più grandi, ma vivono in un'era differente: la mentalità non è la stessa. La differenza? La rabbia: loro non soffrono, vivono le cose più semplicemente rispetto alla mia generazione".


