Bucchi collageGetty/GOAL

La storia di Bucchi: dalla gavetta al flop di Napoli

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"Bucchi... Bucchi... Goal di Bucchi!"

L'inconfondibile voce di Massimo Tecca scandiva così i goal di Christian Bucchi in PC Calcio 2001, il manageriale calcistico 3D che ebbe grande successo agli inizi degli anni Duemila. Il centravanti del Perugia, approdato in Serie A dopo la gavetta fra i Dilettanti, è stato uno dei primi giocatori 'buggati' della storia dei videogiochi. Se ce lo avevi contro da avversario, era praticamente inevitabile che ti facesse goal, riuscendo a perforare anche le difese più rocciose.

La sua carriera da calciatore è stata un po' come vivere un grande sogno, con picchi molto importanti, come quando approdò direttamente dai Dilettanti in Serie A, ma anche grosse delusioni, come la mancata affermazione con il Napoli. In mezzo pure una terribile tragedia, la morte della moglie Valentina. E una figlia, Emily, che lo ha aiutato a non crollare e a rialzarsi nel momento più difficile della sua vita.

DAI DILETTANTI ALLA SERIE A CON IL PERUGIA

Christian Bucchi nasce a Roma il 30 maggio del 1977. Attaccante ben strutturato fisicamente, essendo alto un metro e 86 centimetri per 79 chilogrammi di peso forma, inizia la sua carriera dal basso. La sua prima esperienza calcistica è infatti con la Sambenedettese nel Campionato Nazionale Dilettanti nel 1995/96, dopo un solo anno di militanza nel Settore giovanile.

"Ero sempre considerato quello bravino, ma non troppo. Quando la Samb fallì mi imposero di andar via, non fu un momento facile".

Con la Samb Bucchi trova poco spazio e quando il club fallisce scende di 2 categorie e va a giocare in Promozione alla Settempeda di San Severino Marche. È qui che il centravanti di fatto esplode, segnando un numero strabiliante di reti: in due anni realizza infatti 54 goal in 56 presenze che gli fanno guadagnare l'appellativo di 'Inzaghi dei poveri' e portano la squadra in Eccellenza sotto la guida del tecnico Gianluca Fenucci.

"Non c’era alcun motivo per andare lì. - dirà in un'intervista a 'Gianlucadimarzio.com' - Dovevo prendere tre treni, era un caos. Sentivo solo che era la scelta giusta. Cosa ricordo? Restavo sempre due ore in più degli altri in campo. Ero avvelenato, vivevo per il goal".

Proprio l'esperienza con i marchigiani fa da trampolino di lancio al clamoroso approdo di Bucchi in Serie A nella stagione 1998/99. Il D.s. del Perugia Ermanno Pieroni è il protagonista dell'operazione. 

"Mi propose un contratto con il Perugia. - ricorda - Era un sogno, anche se per me non era cambiato nulla, io il calcio lo vivevo con la stessa professionalità. Il primo incontro con Gaucci? Penso che quando mi vide non sapeva neanche chi fossi".

Il sogno di Christian si realizza nella sfida di campionato del Curi contro la Lazio il 27 settembre. 

"Il giovedì Castagner mi fece giocare titolare. Dopo la rifinitura mi comunicò che sarei stato nell’undici. Ero scioccato. Mi chiamò mio padre chiedendomi se i giornali si fossero sbagliati ad inserire il mio nome in formazione, gli risposi di no".

Dopo soli 4 minuti, Colonnello effettua un bel cross dalla sinistra, il resto è storia.

"Mi sono avventato sul pallone, dopo lo stacco di testa vidi solo la palla andare in porta. Dopo la partita Gaucci venne negli spogliatoi e mi disse che sarei andato in Nazionale".

La partita termina 2-2, ma per Bucchi restano indelebili i ricordi. E arriva anche la convocazione con l'Italia Under 21, nella quale colleziona 3 presenze e un goal.

Cristian Bucchi

L'ADDIO AL PERUGIA, LA SQUALIFICA E LA SERIE B

Chiusa la stagione in Serie A con 5 goal in 27 presenze, la favola di Bucchi si spegne dopo un solo anno. In panchina arriva infatti Carlo Mazzone, che gli comunica che vuole un attaccante più esperto. Bucchi è così ceduto in prestito al Vicenza in Serie B. In biancorosso, con i suoi 10 goal l'attaccante romano dà un contributo importante alla promozione dei veneti in Serie A.

Nel 2000/01 Bucchi fa però ritorno nel club che lo aveva lanciato.

"Volevo restarci, ma mi riscattò il Perugia. Ci fu una litigata incredibile con Gaucci, mi disse che mi avrebbe fatto smettere di giocare a calcio".

Nella sua seconda esperienza con gli umbri colleziona 10 presenze e un goal in campionato nella prima parte della stagione ma poi arriva l'imprevisto, rappresentato dalla squalifica di un anno per doping. Bucchi, assieme al suo compagno di squadra Salvatore Monaco, è trovato positivo al Nandrolone dopo la partita contro la Lazio del 14 novembre. 

"È stata per me una parentesi molto dolorosa, la cosa brutta è sapere di essere innocente ma non poter far nulla per dimostrarlo". 

Per il giocatore romano è un duro colpo. Quando la squalifica scade, nel 2002, la sua carriera riparte dalla Ternana in Serie B. Ceduto in prestito, l'attaccante fa una buona stagione in Umbria con 27 presenze e 9 reti. Nel 2002 Gaucci lo manda al Catania, altro club di sua proprietà. In Sicilia totalizza 13 presenze e 2 goal in campionato e resta fino a gennaio 2003, quando passa a titolo definitivo al Cagliari.

IL DRAMMA DI CAGLIARI

L'attaccante romano cerca il rilancio in Sardegna, ma arriva a Cagliari in un momento complicato. La squadra di Ventura è in grande difficoltà, reduce da 5 gare senza vittorie, e c'è lo spettro di una retrocessione in Serie C. Bucchi si porta dietro dei problemi fisici che lo limitano in campo, ma comunque il tecnico genovese lo vuole con sé nella trasferta in terra ligure contro la Sampdoria.

Il Cagliari ritrova il successo contro i blucerchiati e Bucchi è euforico come i suoi compagni. Ma da lì a poco si sarebbe materializzata la tragedia. Chiama a casa, e sua moglie Valentina non risponde. Fa qualche altro tentativo, vanamente, e sale sull'aereo per la Sardegna.

Arrivato all'aeroporto di Elmas, chiama nuovamente. Nulla. Si reca così a casa, e appena apre la porta sente un silenzio inusuale, poi dei lamenti che provengono dalla camera da letto. È sua figlia Emily in lacrime ai piedi del corpo esanime della mamma. La bimba, visto il papà, corre ad abbracciarlo. Valentina, a soli 24 anni, è morta per un "arresto cardiocircolatorio". Per Bucchi un dolore immenso.

La domenica dopo i compagni di Christian scendono in campo con una maglia speciale con su scritto "I grandi amori vivono per sempre. Forza Cri". Capitan Cammarata legge anche un messaggio al Sant'Elia prima del fischio d'inizio. Il pubblico applaude. Ma Bucchi fatica terribilmente a riprendersi.

Non riuscivo a trovare la mia dimensione come calciatore. Era frustante. Ventura, che mi chiamò a gennaio, penso che dopo un mese si sia pentito”. 

Bucchi Napoli 2006

IL RITORNO IN A CON L'ANCONA E IL BOOM DI MODENA

In Sardegna, da gennaio 2003 al gennaio 2004, Bucchi disputa soltanto 10 gare con un goal. A inizio 2004 si ricorda però di lui Pieroni, passato nel frattempo all'Ancona, che lo vuole in Serie A con i marchigiani. 

"Istintivamente dissi di sì, e riuscii a rimettermi in gioco". 

Segna 5 reti in 12 presenze, ma alla retrocessione dell'Ancona segue il fallimento. Bucchi passa al Chievo e viene subito mandato in comproprietà all'Ascoli. Con i bianconeri l'attaccante rinasce e torna in doppia cifra, segnando 17 reti in 43 presenze. L'anno seguente gioca nuovamente in Serie B, ma con il Modena di Stefano Pioli. Qui tocca probabilmente il massimo del suo rendimento, con 30 goal (uno dei quali nei playoff) in 43 gare. Vince la classifica marcatori del torneo e trascina la squadra ai playoff. I Canarini, tuttavia, non riescono a conquistare la promozione in Serie A perché sono eliminati dal Mantova in semifinale.

"Dispiace non essere andati in Serie A, avrei anche potuto finire la carriera a Modena. Pioli è stato per me l'allenatore più importante, ha uno spessore umano incredibile".

Il rendimento di Bucchi con la maglia del Modena è talmente elevato che dal Portogallo arriva un'allettante offerta del Benfica, che tuttavia non si concretizza per scelta dell'attaccante. 

"Mi sono sentito gratificato per l'offerta del Benefica che gioca anche anche in Champions, ma l'ipotesi Napoli mi ha esaltato, - spiega - Napoli è un discorso a parte, solo il nome vale la serie A. Il Modena non ha voluto cedermi, ora penso al campionato e a giugno si vedrà".

Proprio i partenopei saranno la sua nuova squadra: nell'estate 2006 il Chievo riscatta la comproprietà di Bucchi e l'attaccante va ai campani.

IL FLOP AL NAPOLI E IL RITIRO

Il Napoli rappresenta la vetta più alta della carriera da calciatore di Bucchi, e lui ne è consapevole. 

"Era un'occasione troppo grande. Avrei voluto lasciare il segno. Ma alla fine l’importante è stato vincere. Vincere lì non ha prezzo, si instaura un legame magico con la città".

Sebbene sotto il profilo delle prestazioni Bucchi non brilli particolarmente e si limiti a 8 reti in 29 gare, dà il suo apporto alla squadra nell'anno della promozione in Serie A. Nell'estate 2007 è ceduto al Siena, sempre nella massima serie, a titolo temporaneo. Gioca 10 partite, ma a gennaio il Napoli lo gira al Bologna. Con 19 presenze e 5 reti dà una mano anche ai felsinei a ritornare in Serie A. Per Bucchi nel 2008 arriva dunque la seconda promozione in 2 anni.

Da quel momento però qualcosa si rompe e l'attaccante intraprende la fase discendente della sua avventura calcistica. Segna ancora qualche rete in B con Ascoli e Cesena, dove va in prestito, per poi tornare a Napoli. La società decide di reintegrarlo vista la penuria di attaccanti dopo l'infortunio di Cristiano Lucarelli.

Bucchi però nei primi 6 mesi non gioca mai, e a gennaio chiude l'anno con il Pescara, segnando il suo ultimo goal in Serie B contro il Crotone. Finita la stagione, rescinde il contratto con il Napoli e annuncia il suo ritiro. Intrapresa la carriera di allenatore, ha anche allenato in Serie A il Pescara e il Sassuolo, mentre nella vita privata ha avuto altri due figli dalla relazione con la seconda moglie Roberta Leto. 

La prima esperienza in panchina lo vede ad Empoli, in Serie B, nel 2019, dove viene esonerato a novembre 2020. Dopo aver indossato tante maglie da calciatore, ha allenato Triestina e Ascoli. Tutte tappe in attesa di spiccare in volo anche nel ruolo di allenatore, proprio come accaduto in campo.

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