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Batistuta e Cassano, un amore mai nato: "Una volta litigammo al bar di Trigoria"

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Gabriel Batistuta, a Roma, è ricordato ancora come una sorta di Re Mida. Approdato alla corte di Fabio Capello nell'estate del 2000, proprio mentre nella Capitale la Lazio festeggiava lo Scudetto, l'attaccante argentino è stato uno dei principali artefici del trionfo giallorosso dell'anno successivo. 

Il famoso "Scudetto scucito" ai cugini laziali porta per 20 volte la sua firma: tanti sono stati i goal del bomber di Reconquista in maglia giallorossa nel suo primo campionato da romanista. Tanti pesanti, pesantissimi, alcuni decisivi.

Sin dalla stagione successiva, però, i problemi fisici hanno frenato "Il Re Leone" che, mentalmente e fisicamente appagato dal primo Scudetto vinto in carriera, ha pian piano dovuto arrendersi ai problemi alle caviglie, che tuttora lo tormentano.

Gabriel Batistuta Roma Serie A 10222000Getty

La Roma di Sensi non era riuscita a vincere senza Gabriel Batistuta. Gabriel Batitstua non era riuscito a vincere senza la Roma. Insieme, hanno trovato quello Scudetto che entrambi rincorrevano da anni.

Non tutti a Roma, però, hanno amato Batistuta.

Uno di questi è Antonio Cassano che, approdato nella Capitale proprio qualche mese dopo la conquista dello Scudetto, non è mai andato d'accordo con l'argentino, che ha anche pian piano sostituito in campo.

Lo stesso Cassano lo racconta nella biografia "Dico tutto", scritta insieme a Pierluigi Pardo. 

"In quella squadra c'erano un paio di giocatori che detestavo. Uno è alto, piuttosto bello, attaccante, argentino, con i capelli lunghi. Vabbè, avete capito che Batistuta proprio non mi piaceva perché aveva la puzza sotto il naso. Era argentino sì, ma dei Parioli.

Non me ne fregava niente di lui. Aveva una marea di difetti. Tirchio, invidioso, criticone. Con lui non mi sono preso dal giorno zero. Ti diceva le cose alle spalle, e davanti ti sorrideva. Io dei tipi come lui me ne sbatto. Io ho sempre salutato tutti alla stessa maniera, a Bari Vecchia come a Trigoria, dal presidente ai camerieri. I tipi snob non li reggo. Così gli faccio capire da subito che non mi interessa avere un rapporto con lui, e lui ricambia la freddezza.

Un giorno a Trigoria sono in fila al bar, arriva e mi passa davanti. Tutti e due dovevamo prendere il latte macchiato. Io allora mi metto un dito nel naso e glielo giro nel latte, come se il dito fosse un cucchiaino. "Che fai?" mi dice. "O lo bevi tu o lo bevo io", rispondo. Lui fa il fenomeno: "Adesso te lo bevi tu". E io: "Certo!". Sono nettamente più furbo di lui. E l'ho bevuto, tutto d'un fiato. Mica l'avevo messo nel naso, avevo fatto solo finta. E comunque era tutta roba mia. Buonissimo. Ricetta speciale, ingrediente segreto. Lui non l'ha presa bene. Del resto l'ironia non è una qualità che abbiamo in molti. Ma io mi vendicavo in allenamento. Quando prendevo palla gli dicevo: "Corri, vecchio, vieni a prenderla, vienimi dietro". Non ce la faceva più".

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