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Juventus psGetty Images

Le 10 cose da non perdere in 'All or Nothing: Juventus'

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Se hai visto “All or Nothing: Juventus”, inevitabilmente, sei incappato nella più classica delle riflessioni: ne è valsa la pena? La risposta è sì, sebbene – con delle potenzialità così incredibili – aspettarsi qualcosa di più originale e che non si limitasse alla sacralità dello spogliatoio avrebbe dovuto rappresentare la base del discorso. Modus operandi peraltro ben conosciuto da Amazon, vedi quanto proposto – tra i vari progetti – con Manchester City e Tottenham.

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Insomma, chi deciderà di gustarsi questa serie rigorosamente a tinte bianconere – ambientata nella stagione 2020/2021 – non vedrà Christian Eriksen chiedere di lasciare gli Spurs né assisterà a uno splendido monologo firmato Pep Guardiola. Altre storie, altri personaggi, altre società.

Alla Continassa, soliti adottare un atteggiamento sabaudo, hanno deciso di aprire le porte a un format vincente: riprese per 40 settimane, ore su ore di materiale. Basti pensare che per montare ogni singola puntata c’è voluto un tempo di 40 giorni. Le difficoltà legate al periodo, inoltre, non sono mancate. Ad esempio gli oltre 6 mila tamponi effettuati per mettere in sicurezza tutti coloro che hanno messo le mani su un prodotto storico, così definito dall’Head of Unscripted Originals di Amazon Studios Italia, Dante Sollazzo.

Ecco le 10 cose che, se deciderai di osservare minuziosamente “All or Nothing: Juventus”, ti si stamperanno in testa istantaneamente:

10) Andrea Pirlo non ha uno staff tecnico, bensì coloro che lo spalleggiano sono veri e propri amici di cui si fida ciecamente. Soprattutto Roberto Baronio e Antonio Gagliardi, entrambi collaboratori tecnici, rappresentano per il Maestro due certezze; nella vita quotidiana, nelle scelte calcistiche. Con annesso ruolo attivo-attivissimo nel pre, durante e post partita. Certezze.

9) L’allenatore bresciano sa farsi sentire, eccome. Pacato nelle esternazioni mediatiche e nel corso delle gare, fumantino e tosto presso le stanze segrete. Basti pensare all’intervallo con il Benevento, match che ha saputo mandare su tutte le furie Pirlo, con annessi epiteti irripetibili ma emblematici. Decibel.

8)Dov'è Paulo Dybala? Saranno stati gli oltre tre mesi trascorsi in infermeria nella passata annata calcistica, ma della Joya non c’è proprio traccia. Boh.

7) Juventini come Carlo Pinsoglio ce ne sono pochi. Il portiere di Moncalieri, inoltre, ha saputo conquistare la fiducia di Cristiano Ronaldo anche grazie alla sua simpatia. Il risultato? Un regalo di compleanno – in formato t-shirt – piuttosto estroso. #DAIUNPOEH.

6) Weston McKennie è un gran personaggio, dentro e fuori il rettangolo di gioco. In Italia, per di più, lo statunitense ha iniziato a prendere confidenza con la giusta educazione culinaria: niente hamburger, niente ali di pollo, semaforo verde per verdura e pesce. D'altra parte presentarsi con il 18 per cento di massa grassa non è stato il miglior biglietto da visita. Dieta.

5) Alla Continassa viene curato ogni singolo dettaglio. Dal reparto comunicazione che catechizza Pirlo prima di ogni conferenza, a coloro che si occupano brillantemente dei social con idee innovative e avanguardistiche, passando per il PR Manager – Edoardo Bandini – top player di eventi, sviluppo ed esportazione del brand Juve nel mondo. Menzione speciale per il telecronista Enrico Zambruno, esempio di professionalità. Maniacalità.

4) Leonardo Bonucci ci mette faccia, attributi e voce. Nei momenti belli, ma soprattutto in quelli più complicati. In prima linea quando c’è da far capire ai nuovi arrivati cosa significhi sfoggiare la casacca bianconera, persino a pranzo. Tosto, diretto e sincero nelle situazioni burrascose. Leader.

3) Gianluigi Buffon non è il portiere, è Il portiere. Fratello (calcistico) di Pirlo, sì, ma rispettoso dei ruoli. Nonché decisivo a 43 primavere suonate. Il suo addio alla Vecchia Signora colpisce tutti, specialmente Paratici che nell'analizzare la storia dell'estremo difensore carrarino non riesce proprio a trattenere le lacrime. SuperGigi.

2) Juventus-Porto, inevitabilmente, segna la fine del rapporto tra Cristiano Ronaldo e Madama. Intervallo di fuoco, con paroloni poco apprezzati dai compagni, che sottolineano oggettivamente come il lusitano si trovasse in piena crisi di nervi. Là, al triplice fischio, termina sia la stagione bianconera sia l’avventura del portoghese a Torino. Addio.

1) Al presidente Andrea Agnelli l’annata targata Maurizio Sarri non è che sia andata a genio… Eufemismo. Ah, Pirlo le dita nel naso non le mette.

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