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Walter Baseggio: bandiera dell'Anderlecht, il goal col pallone esploso, il flop al Treviso e il cancro alla tiroide

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"Ha forza fisica, una visione di gioco eccezionale e un sinistro che non vi dico. Manda la palla dove vuole anche con lanci di 50 metri, non è da tutti" - Johan Walem su Walter Baseggio

Regista di costruzione e ordine, più portato ad offendere che a difendere, Walter Baseggio ha avuto una carriera ricca di aneddoti ed episodi sorprendenti. Dotato di un mancino potente ed educato e di una notevolestazza fisica (era alto un metro e 84 centimetri per 82 chilogrammi di peso) cresce e si afferma in Belgio con l'Anderlecht fallendo poi l'appuntamento con il calcio italiano nel Treviso a metà anni Duemila.

A fine carriera sconfigge un tumore e torna in campo. Dopo il ritiro, nella sua seconda vita, ha scelto l'impegno politico per la sua città.

  • Baseggio

    BANDIERA DELL'ANDERLECHT E IL GOAL COL PALLONE ESPLOSO

    Madre di Aversa (provincia di Caserta) e padre di origini trevigiane, trasferitisi in Belgio nel Secondo dopoguerra,Walter Baseggio nasce nel villaggio di Clabecq, a Tubize, il 19 agosto 1978. Inizia a giocare a calcio nell'S.C. Clabecq, mettendo in evidenza le sue qualità e passando nel 1986, all'età di 8 anni, nel Settore giovanile dell'Anderlecht.

    Ottenuta a 14 anni la cittadinanza belga, brucia le tappe e a 18 anni debutta in Prima Divisione in una partita che vede i bianco-malva opposti allo Standard Liegi. Il giovane regista non ci mette molto a imporsi anche fra i grandi, e il 10 novembre 1996 realizza anche il suo primo goal ai danni del Bruges, punito ad inizio gara da un suo colpo di testa su calcio d'angolo.

    La maglia dell'Anderlecht numero 10 diventa presto una seconda pelle per il centrocampista, che da titolare inamovibile della squadra, ci giocherà consecutivamente per 9 stagioni e mezza, collezionando 345 presenze e 50 goal. Con il club più titolato del Belgio arrivano naturalmente anche i successi: quattro Scudetti belgi (1999/00, 2000/01, 2003/04 e 2006/07 che gli viene conteggiato nonostante la partenza a gennaio), e una Coppa di Lega belga (1999/00).

    Ma non mancano nemmeno i premi individuali: nel 1999 e nel 2000 Baseggio si aggiudica il riconoscimento di 'Giovane professionista dell'anno' per due volte consecutive, mentre nel 2001 è 'Giocatore belga dell'anno'. Il 2001/02 è in assoluto la sua miglior stagione in carriera con 11 goal realizzati in 33 gare ufficiali fra Jupiler League, Coppa del Belgio e Champions League, inclusi turni di qualificazione.

    "Il momento più bello con l'Anderlecht è stato la vittoria nell'ottobre 2000 contro il Manchester United - ha dichiarato ai microfoni de 'La Gazzetta dello Sport' nel 2022 -. Abbiamo vinto 2-1 in casa. Loro avevano una squadra speciale, con Beckham, Giggs, Scholes, Keane, con Barthez in porta, Yorke come punta, Sheringham, veramente una squadra spettacolare".

    Fra i 50 goal segnati in maglia Anderlecht uno più di tutti resta nell'immaginario collettivo: quello realizzato il 6 novembre 2004, contro il La Louviére. È il celebre goal col pallone esploso: l'Anderlecht perde 0-1 in casa, e su assist dalla sinistra di Aruna Dindane, Baseggio colpisce violentemente il pallone al volo in posizione centrale da appena dentro l'area. La sfera esplode mentre è in volo prima di infilarsi in rete sulla destra. L'arbitro della partita, malgrado le proteste dei giocatori della formazione ospite, convalida la marcatura.

    L'Anderlecht vince poi 2-1 in rimonta con la rete del sorpasso firmata da Zetterberg appena cinque minuti più tardi, e quando la gara finisce, esplodono le polemiche. I dirigenti del La Louviére, convinti che il goal non sia valido, intraprendono una battaglia legale a suon di ricorsi e controricorsi.

    Dopo 5 mesi di cavilli regolamentari e perizie sull'esatto momento in cui il pallone si squarcia deformandosi, il risultato finale è omologato in via definitiva, con buona pace del club ospite. Baseggio diventa da quel momento 'Dinamite'.

    Richiesto da diversi club italiani, il suo rapporto con l'Anderlecht inizia a incrinarsi. Mister Broos, l'allenatore dei bianco-malva, inizia a relegare in panchina il numero 10 e per Walter, che ha sempre cullato l'idea di giocare un giorno nel Paese dei suoi antenati, quando le presenze in campo diminuiscono si aprono le porte del calcio italiano.

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  • IL FLOP AL TREVISO FRA A E B

    Già in precedenza per Baseggio si era presentata l'occasione di un approdo in Serie A con la Lazio.

    "Sono stato molto vicino ai biancocelesti nel giugno 2001 - ammette a 'La Gazzetta dello Sport' nel 2022 -. Abbiamo parlato molto con loro ma alla fine non se n'è fatto nulla, per soldi e altre questioni. Ad un certo punto eravamo quasi d'accordo su tutto ma dopo l'Anderlecht chiedeva molti soldi e per questo non si è concluso il trasferimento alla Lazio. Peccato, al mio posto presero Mendieta, ma questo è il calcio".

    Altri club manifestano un interesse: il Milan, il Livorno, persino l'Inter.

    "Incontrai Marco Branca (responsabile dell'area tecnica nerazzurra, ndr) in un paio di occasioni", dirà.

    Perso il posto da titolare fisso nell'Anderlecht, nel mercato invernale 2006 il centrocampista belga si accorda con il Treviso, neopromosso in Serie A. La squadra veneta infatti è in forti difficoltà dopo il girone di andata, chiuso all'ultimo posto assieme al Lecce, e cerca rinforzi per rilanciarsi.

    "Non avrebbe nemmeno bisogno di presentazioni, il suo curriculum parla da solo. È una sorta di Pirlo", dichiara alla stampa l'allenatore della squadra Alberto Cavasin.

    Il Treviso, cavalcando dunque l'operazione nostalgia (il padre di Walter era trevigiano) decide di puntare così per il centrocampo su un profilo internazionale che possa fargli fare il salto di qualità nel girone di ritorno.

    "Avevo altre richieste, non lo nego - racconterà il giorno della presentazione ufficiale -, ma ho creduto fortemente al progetto del direttore Gardini e del presidente Setten. Sono motivatissimo, voglio arrivare in fretta alla salvezza. Qui ogni partita è come giocare in Champions League".

    Il debutto italiano di Baseggio avviene pertanto il 18 gennaio 2006 allo Stadio Omobono Tenni contro l'Inter. Il regista italo-belga, che sceglie la maglia numero 18, subentra al 79' al posto di Emanuele Filippini, in una partita che i veneti perdono di misura per 0-1 (goal di Julio Ricardo Cruz). Contrariamente alle aspettative, però, l'impatto di Baseggio con il Treviso non è quello che i tifosi e lui stesso si aspettavano.

    L'italo-belga ci mette un po' a ritrovare la miglior condizione, e quando Cavasin lo chiama in causa fatica ad incidere. Nella mediocrità generale dei risultati della squadra, 'Dinamite' dimostra la potenza del suo mancino in un'unica occasione. Sabato 18 marzo 2006 il Treviso gioca in anticipo in casa contro il Cagliari.

    I rossoblù di Nedo Sonetti passano a condurre con una deviazione precisa di Mauro Esposito, ma i veneti non si arrendono e cercano di ribaltare il risultato. Al 24' il centrocampista si ritrova fra i piedi un pallone che rimbalza fuori dall'area, lo controlla e si coordina per far partire un sinistro potente dai 20 metri, che si infila parabile nell'angolino alla sinistra di Chimenti.

    È il primo (e unico) goal dell'esperienza italiana di Baseggio, che vale al Treviso il provvisorio 1-1. Alla fine però il Cagliari si prende i tre punti con un calcio di rigore trasformato da Suazo nella ripresa.

    La cura Cavasin non riesce a risollevare i veneti, e il tecnico trevigiano, che era subentrato alla 12ª giornata ad Ezio Rossi, viene a sua volta sostituito dalla 27ª giornata con Diego Bortoluzzi. Il Treviso a fine anno con 21 punti si piazza all'ultimo posto in classifica e retrocede mestamente in Serie B. I primi mesi italiani di Baseggio, si rivela perciò per lui molto amari e avari di soddisfazioni.

    "Per me fu un'esperienza unica, nonostante la retrocessione - dirà a 'La Gazzetta dello Sport' -. Ricordo Handanovic, giovane e già fenomeno, Borriello, Acquafresca, Beghetto. Cavasin diceva che ero il suo Pirlo. All’inizio feci fatica".

    In tutto il numero 18 colleziona un goal in 15 presenze in campionato. Con lui in campo il magro bilancio della squadra è di 9 sconfitte, 5 pareggi e un solo successo, a giochi ormai fatti, all'ultima giornata contro l'Udinese (2-1).

    Deluso per non essere riuscito a salvare la squadra della città d'origine di suo padre, Walter decide allora di restare in squadra anche nella stagione successiva in Serie B. L'italo-belga stavolta sceglie l'iconica maglia numero 14, sperando che gli porti più fortuna della 18.

    Il Treviso, retrocesso in Serie B, conferma Bortoluzzi per tentare il ritorno nel massimo campionato. Dopo il debutto stagionale in Coppa Italia (sconfitta per 1-0 contro il Venezia nel Primo turno), la sfida della prima giornata di campionato allo Stadio San Paolo contro il Napoli ha un sapore particolare per l'italo-belga, che ancora una volta riabbraccia le sue origini.

    "Scelsi di restare anche in Serie B - racconterà -. Quando alla prima giornata affrontammo il Napoli in trasferta mi misi a piangere: mia mamma, originaria di Aversa, era sugli spalti".

    Il sogno di Baseggio di affermarsi nel calcio italiano, tuttavia, non ha lieto fine: dopo il pareggio per 2-2 nel derby con il Vicenza, infatti, Bortoluzzi è esonerato e la società richiama alla guida della squadra Ezio Rossi, con cui il rapporto fin da subito non è idilliaco. I risultati della squadra sono modesti e il centrocampista, dopo aver messo insieme altre 14 gare fra Serie B e Coppa Italia, per un totale di 29 presenze e un solo goal con il Treviso, si convince a far ritorno in Belgio.

    Ad aggravare la situazione è poi la prematura scomparsa del padre Gianni, avvenuta a soli 54 anni il 19 dicembre 2006. A fine gennaio si materializza l'opportunità di un ritorno all'Anderlecht, che Baseggio coglie al volo, chiudendo, dopo appena un anno, la breve e deludente parentesi italiana.

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  • IL DECLINO, IL CANCRO ALLA TIROIDE E IL RITORNO

    I cavalli di ritorno, come spesso accade, non sempre danno grandi risultati. Nonostante all'Andelecht sia praticamente di casa, Baseggio non è più il giocatore incisivo di qualche anno prima. Ormai piuttosto lento e macchinoso, entra in contrasto con la società e fra un problema fisico e l'altro è spesso relegato in panchina.

    Colleziona 9 presenze nell'ultima parte del 2006/07 e altre 7 nella stagione successiva, senza tuttavia mai andare a segno, portando il bilancio complessivo con i bianco-malva a 352 gare con 50 reti.

    L'addio all'Anderlecht si consuma nel gennaio del 2008, quandoil centrocampista italo-belga approda al più modesto Mouscron, dove ritrova tuttavia nei panni di allenatore il suo ex compagno di squadra Vincenzino Scifo. Ci resta una stagione e mezzo, in cui ritrova una certa continuità di rendimento e realizza 6 goal in 41 gare.

    Ma la sorte ha in serbo per lui una prova ben più difficile da superare di una semplice partita di calcio. Il Mouscron fallisce, e alla fine del 2009/10 sarà declassato all'ultimo posto, ma, soprattutto, a Baseggio viene diagnosticato un tumore alla tiroide e deve fermarsi per un anno.

    Walter non è però tipo da arrendersi facilmente. Si sottopone alla chemioterapia e guarda in faccia il terribile male.

    "Ho vissuto anni difficili - dirà a 'La Gazzetta dello Sport' -, perché ho dovuto fare la chemioterapia. Ho dovuto fermarmi e per 3-4 anni ho avuto delle ricadute, ricominciando sempre da zero. Ma questa è la vita. Il calcio mi ha aiutato tanto in quei momenti, soprattutto ad essere sempre positivo".

    Nel 2010, a 32 anni, riprende comunque a giocare, firmando un contratto di tre anni con il Tubize, la squadra della cittadina in cui è nato e aveva vissuto, militante in Seconda divisione. Baseggio ha tanta voglia e disputa una prima parte di stagione positiva, con 15 presenze e ritrova anche la gioia del goal al KV Ostende.

    Poi però la malattia torna a farsi sentire, e le nuove sedute di chemio lo portano a rescindere il contratto già nella primavera del 2011. La cura viene prima di tutto, anche dello sport che sempre ha amato. E alla fine Walter vince la sua battaglia contro il terribile male.

    "Non ho avuto mai paura di questo cancro che ho avuto - dichiarerà -, mi sono detto sempre nella mia testa: 'Vincerò questa battaglia'... ".

    Il centrocampista italo-belga torna ancora in campo nelle serie minori con il Patro Lensois e l'Etoile Sportive Brainoise prima del ritiro definitivo dal calcio giocato nel giugno 2013 all'età di 35 anni.

  • L'ESPERIENZA CON IL BELGIO

    Nei suoi anni migliori con l'Anderlecht Baseggio ha indossato in più occasioni anche la maglia della Nazionale belga. Dopo aver esordito con i Diavoli rossi il 27 marzo 1999, ad appena 21 anni, nell'amichevole persa 0-1 a Bruxelles contro la Bulgaria, ci ha militato per 6 anni, con il rimpianto, però, di non aver mai disputato la fase finale di una grande competizione internazionale.

    Non viene infatti convocato per gli Europei del 2000 e i Mondiali in Corea e Giappone del 2002, mentre ad Euro 2004 il Belgio non si qualifica alla fase finale. Il centrocampista di origini italiane chiude con un bilancio di 27 e presenze e un goal, rifilato a San Marino il 28 febbraio 2001 nel 10-1 casalingo valido per le Qualificazioni mondiali.

    La sua ultima partita in Nazionale la disputa a 26 anni il 10 febbraio 2005: un'amichevole disputata al Cairo e persa malamente dai Diavoli Rossi per 0-4.

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  • LA SECONDA VITA DA ASSESSORE DI TUBIZE

    Baseggio, il centrocampista che aveva fatto esplodere il pallone calciando in porta, lasciato il calcio giocato, si è dedicato nella sua seconda vita all'impegno politico per la sua cittadina. Nel 2018 è diventato infatti assessore alle Politiche giovanili e allo Sport di Tubize.

    "Quando il sindaco mi ha chiesto di mettermi in lista ho detto subito sì - ha spiegato a 'La Gazzetta dello Sport' -. In fondo sono nato e cresciuto qui, la gente mi vuole bene, quindi è un piacere fare qualcosa per la mia città".
    "Abbiamo aperto campi da tennis, da calcio, da padel - ha raccontato, parlando della sua nuova attività -, molte palestre. Dobbiamo stare dietro ai problemi di tutti, e io ci metto la faccia".

    Walter non ha però abbandonato del tutto il calcio.

    "Il sabato e la domenica lavoro da opinionista per Eleven Sports - dice -, quasi tutte le settimane commento le migliori partite del calcio italiano".

    L'Italia, nonostante il flop al Treviso, è rimasta nel suo cuore. E ripensando a quella sfortunata esperienza e alla sua carriera, 'Dinamite' non nasconde un pizzico di rammarico.

    "Se fossi andato alla Lazio avrei avuto una storia diversa- afferma Baseggio -. E forse sono stato anche un po' sottovalutato. Ma ho sconfitto un tumore bastardo e oggi aiuto la mia città, quindi va bene così".
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