Pubblicità
Pubblicità

Totti per sempre: trent'anni fa l'esordio in Serie A con la Roma

Pubblicità
"Dai, fai entrare il ragazzino".

Cinque parole, dette quasi per scherzo. Senza la consapevolezza che quello che sarebbe accaduto da lì a pochi istanti avrebbe riscritto per sempre la storia della Roma e aggiunto pagine e pagine di gloria al grande libro del calcio italiano.

A rivolgersi così al proprio allenatore fu Sinisa Mihajlovic, che purtroppo non c'è più ma al quale va il merito di aver capito prima di molti altri che a neanche 17 anni Francesco Totti era già qualcosa di più di un classico giovane talento di belle speranze.

Un'amicizia, quella tra il futuro e imperituro capitano giallorosso e Sinisa, nata a Trigoria e proseguita anche quando i rispettivi percorsi hanno preso direzioni agli antipodi: uno per sempre alla Roma, l'altro alla Lazio prima e all'Inter poi.

Fu dunque grazie a Mihajlovic se Totti esordì nel mondo del calcio in un tardo pomeriggio del 28 marzo 1993. Esattamente trent'anni fa.

  • Francesco TottiAS Roma

    "DAI, SCALDATI"

    La firma sulla sua prima volta la mette Vujadin Boskov, che lo porta insieme al resto dei convocati nella trasferta di campionato al Rigamonti di Brescia.

    La Roma in quell'annata vive una stagione tutt'altro che da protagonista. Decima in classifica e fuori dalla Coppa delle Coppe, la squadra giallorossa vivrà settimane difficili anche a livello proprietario per via dell'imminente arresto del presidente Giuseppe Ciarrapico.

    La gara in casa delle Rondinelle porta però un po' di sereno. Avanti 2-0 nel primo tempo grazie al goal di Caniggia e quello proprio di Mihajlovic, non resta che far altro che gestire palla e aspettare la fine.

    Complici le tante assenze e a risultato ormai acquisito, Boskov diventa protagonista di uno di quegli episodi raccontati poi per tanti anni, fino ai giorni nostri.

    L'allenatore serbo si gira verso la panchina e rivolgendosi al giovane Totti lo invita ad alzarsi: "Dai, scaldati".

    Una richiesta che lascia attonito il ragazzino, convinto che in realtà l'indicazione fosse per il compagno di squadra Roberto Muzzi.

    E invece no, tocca proprio a lui. Totti fa il suo ingresso in campo al minuto 87 rilevando Ruggiero Rizzitelli.

  • Pubblicità
  • "PENSAVO FOSSE PER MUZZI"

    Fa in tempo a toccare un pallone, tenendolo vicino alla bandierina per perdere secondi e cementare quella vittoria che fa più morale che classifica. Un gesto tecnico, quello della melina intorno alla bandierina, che riproporrà spesso in carriera.

    Nessuno lo sa, ma si è appena assistito all'inizio di una storia che durerà ben oltre i "soli" 25anni di militanza in giallorosso del futuro capitano, numero 10 e recordman.

    Scriverà Totti nella sua autobiografia, pubblicata 26 anni dopo quella storica prima volta:

    “Sul momento non realizzo che ce l’ha con me, penso che si sia rivolto a Muzzi. Quando realizzo il cuore mi balza in gola. Scatto in piedi, comincio a sfilarmi i pantaloni della tuta ma, per fare più in fretta, non tolgo le scarpe, cosa che porta a un impaccio vergognoso, devo sedere a terra per farli passare faticosamente dai piedi, insomma un casino. Boskov a un certo punto è spazientito da tanta goffaggine, e mi fulmina: ‘Cosa c’è Totti, non ti va di debuttare?’. Faccio in tempo a toccare un pallone. Poi l'arbitro Boggi fischia la fine, e confusamente mi rendo conto di aver giocato in serie A".

    In quella stagione gli verrà concesso solamente un altro scampolo di partita. Sempre nei minuti finali, stavolta contro l'Ancona e al posto di Roberto Muzzi.

  • Pubblicità
    Pubblicità
  • MONUMENTO

    Il seme di qualcosa di grande è ormai stato piantato. Servono pazienza e mani sapienti per coltivare quel talento destinato a restare per sempre nella storia non solo del club, ma anche della città di Roma, al pari di uno dei suoi monumenti in grado di farsi beffe del tempo.

    Passeranno undici mesi da quel primo piccolo assaggio di Serie A alla prima presenza da titolare. In panchina arriva Carlo Mazzone, uno distante anni luce dagli aforismi del Sergente Boskov, ma che come il collega serbo rimane colpito dalla qualità di quel ragazzino della Primavera, romano e romanista tanto quanto lui.

    L'esordio dal primo minuto avviene contro la Sampdoria il 27 febbraio 1994. Proprio quella squadra dove pochi mesi dopo finirà l'amico di una vita Sinisa Mihajlovic.

    Totti come il Colosseo? Sì, forse anche di più. Con la differenza che il numero di visitatori che si recano in pellegrinaggio di fronte al celebre murales realizzato nel 2001 nel quartiere Monti non è quantificabile.

    Se ci fosse un biglietto di accesso per entrare in quel vicoletto nascosto in uno dei quartieri più suggestivi della Città Eterna, siamo sicuri che sarebbe un testa a testa con una delle Sette Meraviglie del Mondo Antico.

    Di sicuro è un testa a testa per quanto riguarda gli interventi di restauro ai quali sono stati sottoposti dopo essere stati più e più volte sfregiati. I vandali, a Roma, sono passati più volte e sotto spoglie diverse da quel lontano 2 giugno del 455 dopo Cristo.

  • LA CRESCITA

    L'annata della consacrazione è invece il 1994/1995. Da lì Totti passerà da essere un talento di belle speranze a una certezza del nostro calcio. Il 4 settembre contro il Foggia arriva anche il primo goal tra i professionisti.

    E qui un nuovo interrogativo. Come si esulta dopo una rete? Lo stesso fantasista ammetterà di aver fatto le prove generali a casa con il fratello, dimenticandosi però tutto al momento della prima realizzazione in Serie A.

    "L'esultanza sì, sotto la Nord (ironia della sorte, ndr), però sinceramente non sapevo cosa fare, perché uno vorrebbe far tantissime cose ma alla fine non ho fatto più niente. Facevo le prove generali a casa con mio fratello e poi realmente, quando è successo il fatto, non l'ho messo in pratica".

    Poco male, non mancherà occasione di rifarsi. Anzi, avrà altri 307 tentativi per affinare la nobile e mediatica arte delle esultanze. E ne diventerà un maestro.

    Dalle magliette sfoggiate nei derby, al pollice in bocca per l'arrivo del primo figlio Cristian, fino al selfie sotto la Sud del gennaio 2015. E' proprio dalle esultanze mutevoli nel tempo di Totti che capiamo quanto abbia saputo attraversare i decenni restando sempre moderno, non solo nel modo di intendere ed esprimere il calcio.

  • Pubblicità
    Pubblicità
  • Francesco Totti AS Roma Getty Images

    BANDIERA E BANDIERINA

    Nell'arco di 8827 giorni di carriera in giallorosso, Totti metterà il suo nome in cima a tutti i record della storia della Roma. Uno dopo l'altro. Anche quelli negativi.

    Totti è stato il capitano che ha riportato a Roma uno Scudetto dopo 18 anni, una Coppa Italia dopo 16 e una Supercoppa dopo sempre.

    Presenze, goal, assist. Trofei, derby vinti e derby persi. Quest'ultimo uno spiacevole effetto collaterale di una carriera durata un quarto di secolo indossando sempre e solo la stessa maglia.

    Il 28 maggio 2017l'ultima partita di Totti con la maglia che ha sempre tifato, difeso, protetto, celebrato. E come il primo pallone, anche l'ultimo giocato in carriera è stato ancora una volta vicino alla bandierina.

    Si gioca Roma-Genoa e serve perdere tempo dopo aver ribaltato il risultato. Da 1-2 a 3-2 all'ultimo secondo, con un goal di Perotti che serve allo stesso tempo a mandare i giallorossi in Champions League e a dare l'adeguato commiato al capitano, prima dell'addio strappalacrime sotto gli occhi dell'Olimpico e del mondo intero collegato da casa.

    Non poteva che essere suo l'ultimo pallone della partita. Tenerlo lontano dalla propria porta, guadagnare tempo. Quel tempo che durante il discorso di addio alla sua gente, il capitano maledirà per il suo inesorabile scorrere che gli ha tolto la cosa che più gli ha dato gioia nella vita. Giocare a calcio. Giocare nella Roma.

    Ancora oggi quando il risultato è in bilico, che sia all'Olimpico o in trasferta, più di qualcuno in tribuna ricorda i bei vecchi tempi in cui "palla a Francesco" equivaleva a metterla in cassaforte.

    La bandierina e la Bandiera. Venticinque anni di storia in un'istantanea.

0