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Stan CollymoreGetty

Stan Collymore, dai goal al ritiro precoce: il centravanti fragile rimpianto del calcio inglese

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"Gli ho visto fare cose che non ho mai visto fare a nessun altro" - Barry Fry, ex allenatore di Stan Collymore

A vederlo giocare nei primi anni Novanta del secolo scorso sembrava realmente di avere davanti il centravanti del futuro.Stan Collymore era semplicemente un giocatore devastante: abbinava atletismo e fisicità ad una tecnica e un talento purissimi.

Per i difensori avversari era spesso imprendibile, una freccia inarrestabile quando puntava la porta palla al piede. Una sorta di mix letale fra Osimhen e Thierry Henry. Per lui sono arrivati presto i goal, i ricchi contratti e la fama. Dalle serie minori Stan raggiunge la Premier League, senza apparentemente accusare il salto: ancora goal a grappoli, il passaggio al Liverpool da record sempre nel 1995.

Tutti pensano per "Stan the Man", come sarà soprannominato, a un futuro radioso. Ma dietro le apparenze e ad una condotta spesso bizzarra fuori dal terreno di gioco, si nasconde un profondo disagio interiore e un fantasma chiamato "depressione". Il Liverpool lo scarica dopo sole 2 stagioni, e il passaggio all'Aston Villa è l'inizio della fine.

La malattia si manifesta sempre più pesantemente, Collymore non viene aiutato e il risultato è che il giocatore fantasmagorico che era non si vedrà più. L'avventura in Nazionale si chiude dopo una manciata di presenze, per il centravanti inizia un lungo girovagare in squadre diverse che non farà altro che certificare una parabola discendente per molti inspiegabile. Colui che è considerato il rimpianto più grande del calcio inglese finirà per ritirarsi dal calcio giocato a soli 30 anni.

“Collymore è uno dei più forti attaccanti espressi dal calcio inglese negli ultimi 40 anni - dirà di lui John Gregory, il manager che lo guidò all'Aston Villa, quando già era evidente l'incredibile declino di Stan -. Aveva tutto per giocare a calcio ai più alti livelli. Potenzialmente un altro Thierry Henry”.
  • GLI ESORDI E I PRIMI GOAL PESANTI

    Stan Collymore nasce nel villaggio di Tittenford, nello Stafforshire, fra Newcastle-under-Lyme e Stone, il 22 gennaio 1971, da padre originario delle Barbados e mamma inglese.

    Si appassiona il calcio fin da bambino e diventa un tifoso dell'Aston Villa. Gioca a livello giovanile nel Cannock Peelers e nel Penkridge Juniors, venendo schierato da subito come centravanti.

    A 18 anni, nel 1988-89, approda nel suo primo club professionistico, il Walsall, come apprendista, passando poi nella stagione successiva al Wolverhampton. Sembra già pronto a spiccare il volo, invece non gli viene offerto un contratto professionistico e viene rilasciato.

    Il talento di Collymore però è evidente, e il ragazzo decide di insistere e non arrendersi: firma così per lo Stafford Rangers, una squadra semi-professionistica che disputa la Conference. Da questo piccolo team inizia la scalata di "Stan the Man", che comincia a segnare tanti goal, la maggior parte di grande bellezza e con un coefficiente di difficoltà molto alto.

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  • L'ASCESA DI "STAN THE MAN": DALLE SERIE MINORI AL NOTTINGHAM FOREST

    Le reti segnate da Collymore in Conference, 11 in 35 gare, la maggior parte come detto molto belle, fanno notizia, e un nugolo di club si fa avanti per rilevarne il cartellino. A spuntarla è il Crystal Palace, club di Premier League che decide di investire sul ragazzo. Qui completa il suo apprendistato, ma fa fatica ad affacciarsi in Prima squadra, chiuso da una coppia d'attacco di primo livello composta da Mark Bright e Ian Wright. In tre stagioni con gli Eagles Stan colleziona in tre anni appena 20 presenze e un goal, il primo da professionista, che segna il 28 settembre 1991 nel 2-2 casalingo contro il QPR.

    Visto il poco spazio, Collymore è comunque ceduto in prestito al Southend United nel novembre 1992. The Shrimpers navigano in brutte acque in First Division, e hanno mezzo piede in Second. Qualcuno li dà già per spacciati. Ma l'arrivo di Collymore trasforma la squadra guidata da Barry Fry e i 18 goal realizzati da "Stan the Man" in 31 gare valgono la salvezza.

    "Considero il contributo a mantenere Southend in First Division come uno dei miei migliori risultati", dirà in seguito Collymore.

    Diversi club gli mettono gli occhi addosso nell'estate 1993, fra questi l'Aston Villa, sua squadra del cuore, e il Nottingham Forest, appena retrocesso in First Division. Proprio quest'ultimo, affidato al nuovo manager Frank Clark, succeduto al mitico Brian Clough, riesce a spuntarla con un'offerta da 2,25 milioni di sterline, pari ad oltre 2 milioni e mezzo di euro attuali. Non male per un ragazzo di appena 22 anni.

    Con i Reds continua l'ascesa di "Stan the Man": il centravanti del futuro realizza la bellezza di 19 goal in 28 partite nella stagione 1993/94. Le sue prodezze consentono al Nottingham Forest di lottare da subito per la promozione diretta in Premier League. Il traguardo si materializza il 30 aprile 1994 nella maniera più epica: una rete di Collymore all'ultimo minuto consente al Forest di battere il Peterborough United 3-2 e di tornare prontamente in Premier League.

    Stan non sembra avere punti deboli, e a Nottingham scommettono su di lui ad occhi chiusi anche per il massimo campionato. Alto un metro e 88 centimetri, il giovane centravanti è velocissimo, potente, calcia in porta con entrambi i piedi e sa farsi valere di testa.

    Collymore non sbaglia l'impatto con la massima divisione inglese e dimostra il suo valore a tutti: 22 goal, fra cui due doppiette contro Chelsea e Sheffield Wednesday, in 37 presenze, abbinati a 7 assist, consentono al Nottingham Forest di classificarsi clamorosamente al 3° posto da neopromossatornando subito nelle Coppe Europee, e ne fanno il grande talento su cui le big inglesi possono puntare per il futuro.

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  • IL PASSAGGIO DA RECORD AL LIVERPOOL E IL TANDEM CON FOWLER

    Già a metà della stagione 1994/95 Stan potrebbe lasciare Nottingham. Nel mese di dicembre 1994 su di lui si fa infatti avanti in maniera importante il Manchester United di colui che diventerà Sir Alex Ferguson. Il manager scozzese cerca infatti un sostituto all'ormai anziano Mark Hughes, e Collymore sembra poter essere il profilo giusto. Alla fine però i Red Devils prendono Andy Cole per 7 milioni di sterline, oltre 8 milioni di euro attuali, cifra record per il trasferimento di un giocatore nel Regno Unito, e Collymore resterà al Nottingham Forest fino al termine della stagione.

    C'è però un gustoso aneddoto legato alla vicenda. Sembra infatti che Ferguson avesse individuato Collymore come prima scelta, e per questo avesse chiamato per primo il Nottingham Forest. Sennonché quando il manager scozzese telefona a Clark, quest'ultimo è ammalato e non può rispondere.

    Visto che dall'altra parte non ci sono risposte, dopo aver abbassato la cornetta, Ferguson contatta subito Kevin Keegan del Newcastle e in poco tempo viene definito l'accordo per Andy Cole. Per Stan uno sliding doors incredibile. Senza dubbio se le cose fossero andate diversamente, la sua carriera sarebbe potuta essere molto diversa.

    Stan ha voglia di arrivare in alto, e teme di aver perso il treno decisivo. Ma dopo i 41 goal in campionato complessivi in 65 partite con il Forest, nell'estate 1995 la Collymore mania impazza in Inghilterra e in Europa. Oltre alle big d'Inghilterra lo vogliono anche Oltremanica.

    Si scatena un'asta per assicurarselo, e a fare sul serio sono tre club: Liverpool, Everton e Newcastle United. Il Liverpool ha disperato bisogno di un grande centravanti che possa raccogliere l'eredità di Ian Rush, e alla fine riesce a spuntarla. Il 3 luglio 1995 il manager dei Reds, Roy Evans, sigla l'accordo col Nottingham Forest per portare Collymore al Liverpool.

    Il ricco trasferimento si concretizza per 8,5 milioni di sterline, pari a poco meno di 10 milioni di euro di oggi. La cifra polverizza il record di trasferimento di un giocatore nel Regno Unito stabilito all'inizio dell'anno col passaggio di Andy Cole al Manchester United. I videogame dell'epoca, come il manageriale PC Calcio, lo celebrano assegnandoli valutazioni stratosferiche. Collymore è il centravanti che tutti vogliono.

    La stagione 1995/96 lo vede inizialmente affiancare la vecchia leggenda gallese Ian Rush, e presto far coppia con l'emergente Robbie Fowler. La coppia Collymore-Fowler in campo fa sfracelli: insieme i due attaccanti si completano e realizzano 55 goal in tutte le competizioni, 42 nella sola Premier League.

    Stan fa il suo, e mette insieme 19 goal e 11 assist in 42 gare totali. Ma non prende casa in città, per allenarsi viaggia da casa sua, nelle Midlands, ed èspesso accusato di non far gruppo con gli altri compagni, con cui non stabilirà mai un buon rapporto. Dietro la copertina che lo raffigura come un playboy che si affianca a donne bellissime, nella vita privata è sostanzialmente un solitario ricco e invidiato da tutti, che fatica a trovare la sua pace interiore, e questa situazione inizia a scavare la solidità della sua mente.

    In campionato (14 goal e 11 assist per Collymore) i Reds, dopo aver lottato a lungo per il primato, dovranno alla fine accontentarsi di un3° posto finale dietro Manchester United e Newcastle United. Il 3 aprile 1996, nello scontro diretto contro il Newcastle United di Kevin Keegan, disputa ad Anfield quella che lui stesso definirà"la migliore partita della mia carriera".

    Il Liverpool si impone 4-3 e Collymore è il mattatore assoluto dell'impresa con 2 goal e un assist. Il centravanti serve al "gemello" Fowler il pallone dell'1-0 in avvio di match, ma i Magpies ribaltano il punteggio con le reti di Les Ferdinand e David Ginola.

    Ancora Fowler firma il 2-2 per i padroni di casa, prima che Tino Asprilla metta il punto esclamativo e porti i bianconeri sul 3-2. Per i Reds potrebbe essere il colpo del k.o., ma a quel punto "Stan the Man" sale in cattedra. Col destro firma il 3-3 al 68', quindi quando l'arbitro sta per fischiare la fine, al 92', dopo una bella triangolazione con le leggende Rush e Barnes sigla col mancino la doppietta personale e il goal che fa esplodere Anfield e regala al Liverpool una storica vittoria per 4-3 sui rivali. Il successo non basterà al Liverpool come detto per imporsi in Premier, ma quel match sarà considerato uno dei più belli di sempre della storia della Premier League.

    Sempre nella stagione 1995/96, la sua prima al Liverpool, Collymore è protagonista anche della cavalcata della squadra fino alla finale di F.A. Cup. L'11 maggio 1996 nella cornice di Wembley Collymore potrebbe fare la storia, invece non riesce ad andare a referto e al 74' viene sostituito da Rush quando il punteggio è ancora ancorato sullo 0-0.

    L'attaccante classe 1971 resta a bordo campo e assisterà impotente al goal con cui, a 5 minuti dal 90', Eric Cantona consegnerà di fatto il trofeo ai Red Devils e condannerà il Liverpool al 2° posto.

    Anche la stagione 1996/97 è per il Liverpool di buon livello, ma per Collymore iniziano i veri problemi. Il centravanti non fa gruppo fuori dal campo e riempie i suoi "vuoti" facendo vita notturna. I riflessi negativi sul campo iniziano a vedersi. Stan collezionerà in tutto 16 goal (12 in Premier League) e 5 assist (4 in campionato) in 37 presenze, ma perde quella brillantezza che aveva da sempre caratterizzato la sua carriera calcistica.

    Inizialmente la società sembra volerlo aiutare a ritrovarsi, tuttavia dopo una prima parte di stagione con un rendimento comunque buono, la situazione peggiora dalla fine di febbraio del 1997. Collymore è un lontano parente di se stesso, disputa alcune gare non all'altezza, si logara definitivamente anche il rapporto con l'allenatore Roy Evans, che gli preferisce progressivamente l'emergente Michael Owen e il Liverpool deve dire addio ai sogni di gloria in tutte le competizioni.

    In Premier, dove si deve accontentare di un 4° posto, in FA Cup, dove è eliminato già a gennaio dal Chelsea, e in Coppa delle Coppe, competizione in cui i Reds escono in semifinale eliminati dal PSG ad aprile. Collymore, che aveva contribuito a portare la squadra a giocarsi la finale, non riesce a incidere. La società matura l'idea di cedere l'attaccante: Stan ha grandi mezzi ma per molti versi sta diventando ingestibile.

    Il 3 maggio del 1997, servito da Patrik Berger, l'inglese segna il suo ultimo goal in maglia Liverpool, che vale il provvisorio 1-1 con il Tottenham, gara poi vinta 2-1 con una rete proprio del talentuoso giocatore ceco. È un po' il suo saluto ad Anfield. La sua esperienza con i Reds si chiude infatti prematuramente l'11 maggio con il pari per 1-1 nell'ultimo turno di campionato con lo Sheffield Wednesday, con un bilancio di 81 presenze, 35 goal e 16 assist.

  • SOLO 3 PRESENZE CON L'INGHILTERRA

    Nel momento migliore della sua carriera, Stan Collymore ha militato anche nella Nazionale inglese, dove tuttavia non è riuscito ad affermarsi. L'esordio avviene per lui quando è in forza al Nottingham Forest nell'amichevole contro il Giappone del 3 giugno 1995, gara che lui gioca titolare e i Tre Leoni vincono 2-1.

    Collymore disputa da subentrato anche il match amichevole perso a Wembley con il Brasile l'11 giugno, e, successivamente, due anni più tardi, il 10 settembre 1997, la partita di qualificazione a Francia '98 vinta 4-0 dagli inglesi sulla Moldavia. Sarà questa la terza e ultima apparizione in Nazionale per "Stan the Man", prima che i problemi psicologici abbiano su di lui il sopravvento.

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  • L'ASTON VILLA, LA DEPRESSIONE E IL RAPIDO DECLINO

    I Reds non ci pensano due volte e pochi giorni dopo la fine della stagione 1996/97, il 16 maggio, cedono Collymore all'Aston Villa. I "Villans" investono per lui 7 milioni di sterline, circa 8 milioni di euro, convinti di aver fatto un ottimo affare.

    E Stan è contento a sua volta, perché, nonostante l'addio al Liverpool, va a giocare per la squadra per la quale faceva il tifo da bambino, guidata da Brian Little. Le cose però fin dalla stagione 1997/98 andranno ben diversamente da come Stan e il club potevano immaginare.

    La squadra fa una gran fatica ad esprimersi a livelli accettabili nonostante la presenza in rosa di giocatori di valore come Gareth Southgate, Steve Staunton, Savo Milosevic, Dwight Yorke e un giovanissimo Gareth Barry. Ma soprattutto Collymore sembra il fantasma di se stesso. Inanella prestazioni abuliche, segna col contagocce e appare come un corpo estraneo alla squadra.

    Quando la squadra è pericolosamente vicina alla zona retrocessione in Premier League, a febbraio il manager Little si dimette e al suo posto arriva John Gregory, quello che può essere a ragione definito un sergente di ferro.

    Il suo approdo ai "Villans" sembra inizialmente risvegliare Collymore da quello che per molti è un semplice periodo no. Il 28 febbraio 1997 nella prima partita con il nuovo allenatore con una doppietta Stan stende il Liverpool al Villa Park, regalando ai suoi una vittoria per 2-1. Sembra l'inizio di un nuovo ciclo. Del resto il centravanti ha solo 26 anni, ed è nell'età in cui un calciatore solitamente si trova nella piena maturazione psico-fisica.

    Ma è soltanto un barlume. Il 17 marzo da subentrato realizza al Villa Park il punto del successo per 2-1 sull'Atletico Madrid nel ritorno dei quarti di finale di Coppa UEFA, ma la regola dei goal in trasferta penalizzerà i "Villans", che usciranno dalla competizione per la sconfitta per 1-0 rimediata nell'andata del Calderón.

    Poi più nulla. Infortuni, poche gare giocate, nessun goal fino a fine stagione. Collymore chiude la sua prima deludente annata all'Aston Villa con 7 goal e 5 assist in 35 presenze. Tutti si chiedono che fine abbia fatto il centravanti devastante che tutti avevano conosciuto negli anni precedenti. Non possono vedere il male interiore, la depressione, che ormai affligge costantemente Stan e non gli permette di allenarsi ed esprimersi come vorrebbe. L'ansia e la paura hanno la meglio sul potenziale campione che tutti avevano a lungo ammirato.

    Il 1998/99 sarà ancora peggiore. Ad agosto firma una tripletta illusoria nel primo turno di Coppa UEFA contro i norvegesi dello Strømsgodset, seguita da un inutile goal nel ritorno del 2° turno con il Celta Vigo, ma per il resto l'avvio di stagione è da dimenticare, anche perché la patologia mentale ne annebbia la mente e ne condiziona i movimenti.

    A novembre Gregory decide di prendere un altro centravanti, Dion Dublin, reduce da una strepitosa stagione con il Coventry nella quale si è laureato capocannoniere della Premier insieme a Chris Sutton e Michael Owen. Collymore diventa una riserva e la situazione precipita.

    Il 20 novembre contro il Liverpool riceve un cartellino giallo per un'entrata dura ad inizio gara sul difensore Steve Harkness che ne provoca una lesione ai legamenti. A Collymore è poi sventolato un secondo giallo per un intervento in ritardo su Michael Owen, che ne provoca l'espulsione. Collymore negherà sempre ogni accusa ma sul momento è accusato di nutrire rancore e di aver tentato di proposito di ferire il suo ex compagno di squadra.

    È all'inizio del 1999 che il centravanti dell'Aston Villa prende coscienza della sua patologia.

    "Era il 20 gennaio del 1999. Ricordo quel giorno benissimo - scriverà nell'autobiografia "Stan: Tackling with my demons" - Perché quel giorno fu l’inizio della fine. Ero nella vasca da bagno della casa che avevo appena comprato a Birmingham. Una vasca da bagno rosa. Non è colpa mia, lo giuro! C'era già quando acquistai la casa e non avevo ancora avuto il tempo di cambiarla. Ero completamente a pezzi, svuotato, privo di energie. Me ne stavo lì dentro, immobile continuando a far scendere acqua calda. Non sarei più voluto uscire da lì".
    "Era già un po’ di tempo che appena finiti gli allenamenti me ne tornavo a casa. Niente golf o visite al pub con i compagni di squadra. Arrivavo a casa, accendevo la tv e poi dormivo o sonnecchiavo sul divano anche fino alla mattina successiva. Fino a quando mi alzavo, controvoglia, per andare all’allenamento. Chiamai il fisioterapista della squadra. Mi consigliò di farmi vedere da un medico. Ci andai e l’unica cosa che mi disse fu: 'Figliolo, sabato fai due gol contro il Fulham e tutto il tuo disagio passerà'. Fu tutto quello che seppe dirmi. Mentre io ero all’inizio di uno stato depressivo che mi condizionerà per tutto il resto della mia carriera… e forse per il resto della mia vita".

    In realtà quella gara di F.A. Cup col Fulham Stan nemmeno la giocherà. Di più, non verrà nemmeno convocato.

    "Ero un disastro totale. Non riuscivo ad alzarmi dal letto - ricorderà ancora nella sua autobiografia -. Programmare le mie giornate era diventato impossibile. Fare una doccia o vestirmi erano imprese autentiche. Sapevo che non potevo andare avanti così".

    Nuove prestazioni deludenti lo inducono a prendere di petto la situazione: nel marzo del 1999 è ricoverato per diverse settimane in una clinica specializzata in malattie mentali, il Priory Hospital di Roehampton. Chiusa la seconda stagione ai "Villans" con un magro bilancio di 23 presenze e 5 goal, di cui 4 in Coppa UEFA e uno solo in Premier, quando torna a disposizione l'Aston Villa non sa più che farsene. Sfumato il passaggio estivo al Panathinaikos, lo manda in prestito trimestrale al Fulham.

    La partita da titolare del 21 marzo 1999 contro il Chelsea, persa 0-3, e disputata prima del ricovero, resterà l'ultima presenza di Collymore con la squadra del cuore, con cui chiuderà con un totale di 12 goal e 9 assist in 58 gare in 2 anni.

    Purtroppo Collymore non riesce a ritrovarsi nemmeno a Londra (9 presenze e un goal), e il suo apporto al Fulham sarà trascurabile, se si eccettua la rete con cui il 12 ottobre nella sua ultima partita con i "Cottagers" firma la vittoria per 2-1 nel 3° turno di League Cup contro il WBA e il passaggio del turno.

    Ma i londinesi non esercitano l'opzione di riscatto e Collymore torna all'Aston Villa. Le parti decidono di comune accordo di separarsi. Stan si allena con le giovanili dei "Villans" e nel frattempo si cercherà un nuovo club. Nel febbraio 2000 si fa avanti il Leicester City, che lo ingaggia a costo zero e gli fa sottoscrivere un contratto a gettone.

    Il 12 febbraio il centravanti debutta in Premier nel pareggio per 1-1 in casa del Watford, poi però si rende protagonista di un episodio che comprometterà la considerazione nei suoi confronti. Durante una vacanza in Spagna con la squadra, durante una notte di bevute con un estintore mette a soqquadro l’intero locale, causando danni per 700 sterline, e finendo un’altra volta sulle prime pagine dei tabloid britannici. Dopo lo spiacevole accaduto la squadra è costretta a rientrare in Inghilterra.

    La risposta del club non si fa attendere: Collymore è multato con 30 mila sterline e il manager Martin O'Neill gli dà l'ultimatum: o si comporterà bene o, se dovessero ripetersi episodi come quello in Spagna, il licenziamento sarebbe automatico.

    In campo Stan sembra rispondere bene, e realizza 4 goal in 6 presenze, fra cui una tripletta al Sunderland il 5 marzo. Ma ci si mette di mezzo anche un po' di sfortuna, quando il 2 aprile del 2000, cadendo male durante la gara contro il Derby County, si frattura la gamba sinistra e deve saltare il resto della stagione.

    Ristabilito fisicamente, l'addio di Martin O’Neill a fine stagione, con il tecnico che lascia il Leicester per approdare al Celtic di Glasgow, e l'arrivo di Peter Taylor, lo fanno ripiombare appieno nei suoi problemi psicologici. Segna contro il Chelsea il 17 settembre 2000 quello che resterà l'ultimo goal con le Foxes, perché la settimana seguente, nel match contro l'Everton (1-1), è accusato di aver calpestato e aver rifilato una gomitata a Gascoigne.

    Convocato per l'accaduto dalla Commissione disciplinare della Football Association, presenta al Leicester una richiesta di cessione, salvo poi ritirarla. Ma è troppo tardi perché Taylor, stanco delle sue bizze comportamentali, ne approfitta per dargli il ben servito.

    Rilasciato a parametro zero, nell'ottobre del 2000 Stan si accasa al Bradford City, in cerca di un rilancio. Ma anche l'esperienza con i "Bantams" sarà un continuo susseguirsi di pochi alti e molti bassi. Debutta il 29 ottobre 2000 nel Derby del West Yorkshire con il Leeds alla Valley Parade, gara in cui segna con una spettacolare rovesciata il goal del pareggio dei suoi per 1-1 ma poi si lascia andare ad una brutta esultanza in faccia ai tifosi avversari.

    Il fatto gli causa nuovi problemi con la Football Association. Salta per influenza la gara con il Charlton, persa dai suoi, e la sconfitta ha gravi conseguenze: l'allenatore Chris Hutchings è esonerato e al suo posto arriva Jim Jefferies.

    La Football Association poi lo squalificherà per 3 giornate per l'episodio con Gascoigne. Senza di lui il Bradford City sprofonda in classifica e la società a gennaio decide di privarsi dei giocatori migliori per alleggerire il monte ingaggi. I 5 minuti di comparsata contro il Leicester City a inizio gennaio 2001 saranno gli ultimi per Collymore con la squadra (7 presenze e 2 goal) e anche, incredibilmente, l'ultima sua presenza in Premier League.

  • LA FALLIMENTARE ESPERIENZA ALL'OVIEDO E IL RITIRO A 30 ANNI

    Collymore ha offerte in Bundesliga, dove lo vuole lo Stoccarda, e in Scozia, con il suo ex manager Martin O'Neill disposto ad accoglierlo al Celtic, ma Stan sceglie la Spagna, e precisamente l'Oviedo. Una piccola realtà delle Asturie che milita nella Liga e quel momento occupa una perfetta posizione di centroclassifica, a 4 punti dal quinto posto e con 10 punti di vantaggio sulla terz’ultima.

    L'infortunio del centravanti Roberto Losada convince la società a tornare sul calciomercato e il tecnico serbo Radomir Antic decide di puntare su Collymore, in quel momento lasciato libero dopo aver iniziato la stagione con il Bradford.

    Al suo arrivo nell'Aeroporto delle Asturie si presentano ad accogliere il centravanti inglese 1500 tifosi in delirio. Ma Stan è fuori forma, sovrappeso e in un Paese che non conosce. E il suo impatto in squadra non sarà esattamente quello che in molti si aspettavano, in primis il suo allenatore.

    L'inglese fa il suo esordio, entrando dalla panchina, nella sconfitta esterna contro Las Palmas, poi gioca l’ultima mezz’ora della gara interna contro il Villareal: il suo ingresso, avvenuto sul punteggio di 1-0 in favore dell’Oviedo, si rivela negativo per la squadra e gli asturiani escono sconfitti per 3-1.

    Il 4 marzo 2001 si rivede in campo negli ultimi minuti di Celta-Oviedo, un’altra sconfitta, stavolta per 1-0. Tre sconfitte su 3, troppo per chi era stato il centravanti che tutti sognavano di avere. Collymore in un sussulto di orgoglio fa le valigie, monta sul primo aereo diretto in Inghilterra e abbandona la squadra, senza nemmeno avvisare.

    La partita col Celta resterà l'ultima gara della carriera di "Stan the Man", mentre l'Oviedo retrocederà in Segunda División al termine della stagione. Il club, inferocito per il comportamento dell'attaccante, che aveva collezionato in Spagna appena 3 apparizioni, avvierà un procedimento giudiziario nei suoi confronti per violazione del contratto, chiedendogli, senza successo, 7 milioni di sterline di danni.

    A soli 30 anni la carriera di uno dei giocatori di maggior talento prodotti dal calcio inglese dal dopoguerra era già conclusa. Ma visti i problemi di salute psicologica con cui si è trovato a fare i conti, Collymore non ha rimpianti.

    "Ho ottenuto risultati superiori a qualsiasi cosa - affermerà nella sua autobiografia -. Considerati i problemi che ho dovuto superare e i miei demoni, ho fatto un lavoro magnifico per arrivare dove sono arrivato".
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  • LA BREVE ESPERIENZA NEL CINEMA

    Dopo il ritiro dal calcio, Stan Collymore ha cercato anche di ritagliarsi una carriera nel cinema. Sul grande schermo però l'ex centravanti farà solo un'apparizione nel film "Basic Instinct 2", del 2006, nel quale interpreta il personaggio di Kevin Franks, il fidanzato di Sharon Stone che muore in un incidente stradale dopo una scena di sesso con lei.

  • IL GIORNALISMO E IL RITORNO NEL CALCIO

    Dopo il ritiro, Collymore deve fare i conti con la patologia che lo accompagna, ma si ritaglia un ruolo da esperto di calcio e intraprende la carriera giornalistica con radio, tv e giornali. Nel 2004 tuttavia è scoperto partecipare ad un "dogging", un'orgia in un luogo pubblico, a Cannock Chase, come osservatore, e perde il lavoro con la BBC Radio 5 Live.

    Fortunatamente per lui, però, questo non gli ha impedito di rilanciarsi presso altre emittenti e di riscuotere un buon successo nella sua nuova carriera. Di recente, dal novembre 2021, è tornato nel Mondo del calcio, venendo nominato "Senior football strategist" del Southend, il club che lo aveva visto protagonista da calciatore e che nel frattempo è caduto in disgrazia scivolando nelle serie minori inglesi.

    Collymore ha anche un profilo molto popolare su Twitter, che utilizza spesso per la sua battaglia contro la depressione e per far conoscere una malattia che colpisce molte persone esulla quale sussistono ancora oggi tanti stigmi. Nella sua autobiografia ha anche rivelato che in passato gli venne diagnosticata una "personalità borderline".

    Nella vita privata il suo rapporto con le donne è sempre stato turbolento. Una delle sue tante 'fiamme' è stata la modella e star della tv Ulrika Jonsson. Il loro rapporto si chiuse in un locale a Parigi, dove Stan Collymore stese con un pugno la fidanzata.

    A conferma del grande talento che possedeva e, a causa dei suoi problemi, non è riuscito ad esprimere pienamente, in un'intervista di qualche anno fa ad un quotidiano inglese insieme al suo ex gemello Fowler ha dichiarato:

    "Se avrei una chance di giocare nel Liverpool di Klopp? Lo Stan Collymore dei primi anni di carriera sarebbe un titolare indiscutibile!".
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