Quando l’Italia torna in campo il 5 luglio ancora all’Estadio de Sarriá di Barcellona per sfidare il Brasile, le possibilità di passare il turno sono oggettivamente poche. I ‘verdeoro’ hanno battuto l’Argentina 3-1 e quindi, favoriti dalla differenza reti, hanno a disposizione due risultati su tre: con un pareggio volano in semifinale.
A ciò va aggiunto un dettaglio non da poco: la Nazionale allestita da Telê Santana è sensazionale. In Brasile si parla della Seleção più forte di tutti i tempi, migliore anche di quella di Didi, Garrincha, Vavá e Pelé, o di quella che si è laureata campione del mondo nel 1970.
Per i brasiliani Spagna ’82 rappresenta una semplice formalità e d’altronde non si è mai vista una squadra con un centrocampo composto da campioni del calibro di Cerezo, Zico, Falcão e Socrates. Il Brasile non è solo una collezione di fuoriclasse, ma è anche una Nazionale che gioca come se fosse una squadra di club. Quello proposto da Telê Santana viene definito ‘futebol bailado’ ed è un calcio fatto di rapidità e passaggi stretti totalmente votato allo spettacolo.
L’Italia a confronto viene vista come poca cosa, ma già al 5’ su uno splendido cross dalla sinistra di Cabrini, Paolo Rossi scappa via alla marcatura degli avversari e, con un preciso colpo di testa, dall’interno dell’area di rigore (il suo territorio di caccia), batte Valdir Peres per l’1-0. Proprio l’uomo più discusso di tutti sblocca la partita più difficile di tutte. Gli Azzurri, contro ogni pronostico, si ritrovano subito avanti.
Sotto di una rete, il Brasile non si scompone e inizia a macinare il suo ‘futebol bailado’ e al 12’ trova subito il pareggio: Socrates, servito in maniera splendida da Zico, supera Zoff sul suo stesso palo per l’1-1.
La partita è bellissima e si gioca su ritmi molto alti e, sebbene sia la squadra di Telê Santana a dettare il gioco, al 25’ l’Italia raddoppia ancora con Rossi che, approfittando di un passaggio troppo corto di Cerezo davanti all’area brasiliana, prende palla, si invola verso la porta avversaria e insacca per il 2-1.
Gli Azzurri sono di nuovo avanti e tengono il campo splendidamente, ma poco dopo la mezzora si ferma Collovati, uno dei migliori difensori del torneo, a causa di un infortunio. Bearzot decide allora di giocare un’ennesima scommessa e manda in campo il diciottenne Bergomi. Il giovane difensore dell’Inter, alla partita più importante della sua vita, riuscirà a ripagare la fiducia.
“Bearzot mi disse: ‘Ragazzo scaldati’ - ha svelato Bergomi a ‘Radio Kiss Kiss’ - C’erano quaranta gradi e dovevo marcare Serginho nella partita forse più importante della storia della Nazionale. Quel Brasile era fortissimo”.
Nella ripresa il Brasile spinge forte alla ricerca di quell’unico goal che vale la qualificazione. L’Italia aspetta per poi ripartire in contropiede e al 68’ la sua resistenza viene piegata: Falcão, servito da Junior, con una finta di corpo manda totalmente fuori tempo Tardelli, Scirea e Cabrini e si regala dunque quello spazio al limite dell’area necessario per tentare la conclusione in porta. Il tiro è forte e una deviazione impercettibile di Bergomi fa il resto: Zoff non può nulla, è 2-2.
Quando mancano 20’ al triplice fischio finale, l’Italia è di fatto ad un passo dall’eliminazione, ma incredibilmente, al 74’, ancora Rossi trafigge Valdir Peres per una storica tripletta che vale il 3-2.
Il Brasile questa volta non riesce a reagire, ed anzi ad Antognoni viene anche annullata una rete per un fuorigioco che non c’è.
L’Italia approda alle semifinali, mentre i brasiliani si riscoprono costretti a fare i conti con quella che per loro passerà alla storia come ‘La Tragedia del Sarriá’.