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Italy 1982 WC final

Le critiche, Rossi, l’urlo di Tardelli e il trionfo: la cavalcata dell’Italia a Spagna ’82

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I goal di Paolo Rossi, l’urlo di Tardelli, l’esultanza del Presidente Pertini, le parole di Nando Martellini e i milioni di italiani riversati per le strade.

La Nazionale azzurra, nel corso della sua storia, per quattro volte si è laureata campione del Mondo, ma nessuno tra i suoi trionfi è entrato nel cuore della gente come quello di Spagna ’82.

I Mondiali vinti nel 1934 e nel 1938 sono troppo lontani e figli di un’epoca, calcistica e non solo, distante dalla nostra, mentre quello del 2006, pur avendo regalato ad un Paese intero una gioia immensa, non è riuscito a ritagliarsi nell’immaginario di molti quello stesso spazio che si sono riservati gli 'eroi del 1982’.

Forse si è trattato di una questione semplicemente generazionale, o probabilmente il calcio di oggi viaggia a velocità talmente elevate da rendere ogni impresa meno impressa nel tempo.

Quello che è certo è che ancora oggi l’Italia dell’’82 è la Nazionale più amata di sempre e che la sua straordinaria impresa è stata celebrata come nessun’altra.

Spagna ’82 resta ancora oggi il trionfo per eccellenza. Quello di una squadra che si era qualificata ai Mondiali senza convincere, che era partita così male da meritarsi critiche feroci e che proprio nelle enormi difficoltà aveva trovato la forza per spingersi fino a dove nessuno pensava che potesse arrivare.

  • Fulvio Collovati ItalyGetty

    LA PRIMA FASE A GIRONI

    Il torneo prevedeva due fasi a gironi. Le prime due classificate di ogni gruppo, si sarebbero qualificate per un secondo girone dal quale sarebbe poi uscita una delle quattro semifinaliste.

    Nella prima fase a gironi, l’Italia viene inserita in un gruppo tutt’altro che impossibile: quello 1.

    Con lei ci sono la miglior Polonia di sempre, quella di Zmuda, Lato e Boniek, ma anche squadre alla portata come Perù e Camerun.

    L’esordio azzurro nel torneo avviene il 14 giugno contro la Polonia e la partita che va in scena a Vigo conferma le brutte impressioni della vigilia. L’Italia è un bizzarro ibrido: il suo undici è composto da tanti giocatori offensivi, ma si punta soprattutto su un calcio di rimessa.

    Contro Boniek e compagni si gioca male e, tolta una traversa colpita da Tardelli, si costruisce realmente poco. L’Italia fa leggermente meglio degli avversari, ma sullo 0-0 finale c’è poco da dire.

    La seconda uscita, quella contro il Perù, mette già in palio punti pesanti. Conti, nettamente il migliore in campo, porta in vantaggio l’Italia con un destro sotto all’incrocio dalla lunga distanza già al 18’. E’ il goal che può valere la svolta, ma la squadra non gioca ancora bene e soprattutto non sfrutta quel poco che crea.

    Il Perù nel secondo tempo prende in mano il pallino del gioco e all’83’ trova il meritato pareggio grazie ad un tiro di Diaz deviato da Collovati alle spalle di Zoff.

    Per l’opinione pubblica, la prestazione proposta è inaccettabile. Le critiche si moltiplicano, la Nazionale viene dipinta come 'un’armata Brancaleone' e sui giornali si parla apertamente di ‘Bidoni’.

    Lo stesso presidente della Lega, Antonio Matarrese, definisce i giocatori come un gruppo "da prendere a calci nel sedere" e tra tutti sul banco degli imputati finisce soprattutto Enzo Bearzot a causa di scelte considerate da molti come ‘scellerate’.

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  • CON IL CAMERUN DA DENTRO O FUORI

    Avversario dell’ultima partita del primo girone è il Camerun di Thomas N'Kono: il più forte portiere africano di sempre. Gli Azzurri ci provano, ma trovano di fronte un muro che para tutto ciò che è parabile.

    N’Kono sembra insuperabile, ma al 60’ una leggera scivolata nella fase di stacco, gli fa perdere la spinta necessaria per provare ad arrivare su un colpo di testa di Graziani. E’ l'1-0.

    L’Italia respira, la qualificazione è ad un passo, ma appena 1’ più tardi è M’Bida a gelare Zoff dalla corta distanza per l’1-1. Gli Azzurri sono ancora qualificati con il pareggio, ma il pallone diventa pesantissimo e la cosa in campo si avverte.

    Alla fine il passaggio del turno arriva con tre punti frutto di tre pareggi deludenti. Quello che doveva essere un gruppo materasso si è rivelato un’autentica montagna da scalare.

    “Abbiamo subito il pareggio subito dopo essere andati in vantaggio - dirà Bearzot dopo il triplice fischio finale - Eravamo destinati alla sofferenza fino all’ultimo minuto”.

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  • IL SECONDO GIRONE E IL SILENZIO STAMPA

    L’Italia viene inserita in un Gruppo C ‘impossibile’ con Argentina e Brasile e, alle oggettive difficoltà sul campo, si unisce un clima diventato ormai ingestibile.

    Le critiche si trasformano in insinuazioni e finti scoop. I giocatori si sentono attaccanti sulla sfera personale e il pallone ormai è passato in secondo piano.

    Mentre in tanti prevedono due debacle scontati, vengono già individuati gli artefici del disastro. Su tutti ci sono Bearzot, che ha sbagliato le sue scelte e non è riuscito ad allestire una Nazionale all’altezza della situazione, e Paolo Rossi, l’attaccante che sin lì non solo non ha inciso, ma non è parso nemmeno lontanamente vicino alla sua migliore condizione.

    Il gruppo decide dunque di chiudersi in un clamoroso silenzio stampa e a parlare per tutti sarà il solo Dino Zoff, uno dei giocatori probabilmente meno loquaci di sempre.

    Proprio isolandosi da tutto e tutti, l’Italia riuscirà incredibilmente a dare il meglio. Un gruppo già unito diventerà di granito.

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  • Diego Armando Maradona Argentina 1982Getty

    GENTILE ANNULLA MARADONA

    Quando il 29 giugno si scende in campo a Barcellona per la prima sfida del Gruppo C, quella che vedrà protagoniste Italia e Argentina, i favori del pronostico sono tutti per l’Albiceleste. I campioni del mondo in carica hanno esordito nel torneo con una sconfitta contro il Belgio, ma contro Ungheria e El Salvador hanno impressionato. Sono esperti, forti e possono contare su Diego Armando Maradona, un ragazzo di ventidue anni nel quale è stato già individuato il vero erede di Pelé.

    L’unica speranza di uscire indenni dalla gara è quella di annullarlo e Bearzot decide di affidarlo alle ‘cure’ di Claudio Gentile. Quella che viene riservata al ‘Pibe de Oro’ è una marcatura asfissiante, di quelle che non ti lasciano scampo. Dove c’è Maradona c’è anche Gentile e quando l’anticipo non basta, il difensore della Juventus non si fa problemi ad usare le maniere forti.

    Gentile riesce a tenere una concentrazione altissima per tutti i novanta minuti e di fatto il duello a cui darà vita con Maradona, verrà ricordato come uno dei più intensi, se non il più intenso, dell’intera storia del calcio.

    “Io dovevo tenere Mario Kempes, non Diego - ha ricordato Gentile a ‘Repubblica’ - ma Bearzot venne in camera mia, la prese larga, mi riempì di elogi e poi mi chiese: te la sentiresti di marcare Maradona? Io credevo scherzasse, però risposi: ‘Mister, dov'è il problema?’. Quando Bearzot uscì dalla stanza, pensai: Claudio, sei proprio un deficiente. Ma ormai era troppo tardi, avevo detto sì, non me la sentivo di correre dietro al cittì e spiegare che forse non era il caso. Di sicuro, lui non avrebbe apprezzato. Così mi misi a studiare, e decisi che quel genio avrei potuto fermarlo soltanto con l'anticipo”.

    Annullata la fonte di gioco argentina, la partita si mette sui binari immaginati da Bearzot. La gara non è bellissima, si combatte pallone su pallone e gli Azzurri fanno meglio degli avversari. Al 57’ il goal che sblocca il risultato: Tardelli si inserisce per vie centrali, riceve da Antognoni e dall’interno dell’area lascia partire un diagonale di sinistro sul quale Filol non può nulla. E’ l'1-0.

    Esattamente dieci minuti più tardi arriva il raddoppio azzurro: Paolo Rossi scatta tutto solo sul filo del fuorigioco, ma da posizione ottimale si fa murare dal portiere argentino. Il pallone viene raccolto da Bruno Conti che si porta fino alla linea di fondo, manda fuori tempo proprio Filol con una splendida finta, e serve l’accorrente Cabrini che di sinistro insacca a porta praticamente sguarnita. E’ la rete che regala quella sicurezza che nemmeno il goal segnato da Passarella all’83’ riuscirà a scalfire.

    L’Italia vince e si regala una chance in ottica semifinali.

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  • PAOLO ROSSI PREFERITO A PRUZZO

    La vittoria contro l’Argentina ha restituito fiducia e vigore al gruppo, ma c’è un problema: il suo attaccante ‘principe’, Paolo Rossi, non sta giocando a livelli accettabili.

    A detta di molti, anzi di moltissimi, non avrebbe nemmeno dovuto mettere piede sulla scaletta dell’aereo che ha condotto gli Azzurri in Spagna.

    E’ reduce da due anni di qualifica a causa del ’Totonero’ e, sebbene in campionato abbia subito ritrovato il goal al rientro, semplicemente non è in condizione. Ha lavorato tanto nel corso della squalifica per meritarsi una chance, ma una cosa sono gli allenamenti e un’altra è la partita.

    “Le partite prima del Mondiale erano andate male, il girone pure - ha raccontato Paolo Rossi al ‘Corriere della Sera’ - Io rientravo dalla squalifica delle scommesse e tutti mi vedevano come il salvatore della patria. Un peso enorme sulle spalle. E non mi diede una mano il fatto di segnare subito al mio rientro in campionato, il 2 maggio 1982, di testa all’Udinese. Pensai: sono ripartito subito. Ma quando andai in ritiro con la Nazionale capii che non era così, che non ero ancora io. Fu lì che realizzai che ci sarebbe voluto tempo. Bearzot me lo diede, perché aveva capito che dovevo solo giocare il più possibile per ritrovare il ritmo-partita”.

    Rossi non è pronto per un Mondiale e Bearzot lo sa, ma sente che è l’attaccante giusto per quella Nazionale. Lo ha incontrato mesi prima a Torino, lo ha visto allenarsi e gli ha spiegato che lo avrebbe convocato se solo fosse arrivato in buone condizioni in prossimità del torneo.

    Bearzot non solo lo preferisce a Roberto Pruzzo, che è stato di gran lunga il miglior attaccante del campionato, ma al fine di garantirgli la giusta serenità, decide di non inserire nemmeno il nome del bomber della Roma nella lista dei convocati. Al suo posto sarà Selvaggi (“Mister, io pur di venire ai Mondiali porterei anche le valigie”) a volare in Spagna e la scelta farà scalpore.

    Per moltissimi, quella del commissario tecnico azzurro è una scommessa persa in partenza e quello preso è un rischio senza senso. Il ‘salvatore della patria’ dovrà essere un giocatore fermo da due anni e non il capocannoniere della Serie A.

    “Non ho avuto rimpianti - svelerà anni dopo Pruzzo ai microfoni della ‘Rai’ - Non avevo buoni rapporti con Bearzot. Mi trovavo bene con tutti i ragazzi di quella Nazionale, tranne con lui”.

  • Paolo Rossi - Italy-BrazilGetty Images

    LA RINASCITA DI ROSSI E LA TRAGEDIA DEL SARRIA’

    Quando l’Italia torna in campo il 5 luglio ancora all’Estadio de Sarriá di Barcellona per sfidare il Brasile, le possibilità di passare il turno sono oggettivamente poche. I ‘verdeoro’ hanno battuto l’Argentina 3-1 e quindi, favoriti dalla differenza reti, hanno a disposizione due risultati su tre: con un pareggio volano in semifinale.

    A ciò va aggiunto un dettaglio non da poco: la Nazionale allestita da Telê Santana è sensazionale. In Brasile si parla della Seleção più forte di tutti i tempi, migliore anche di quella di Didi, Garrincha, Vavá e Pelé, o di quella che si è laureata campione del mondo nel 1970.

    Per i brasiliani Spagna ’82 rappresenta una semplice formalità e d’altronde non si è mai vista una squadra con un centrocampo composto da campioni del calibro di Cerezo, Zico, Falcão e Socrates. Il Brasile non è solo una collezione di fuoriclasse, ma è anche una Nazionale che gioca come se fosse una squadra di club. Quello proposto da Telê Santana viene definito ‘futebol bailado’ ed è un calcio fatto di rapidità e passaggi stretti totalmente votato allo spettacolo.

    L’Italia a confronto viene vista come poca cosa, ma già al 5’ su uno splendido cross dalla sinistra di Cabrini, Paolo Rossi scappa via alla marcatura degli avversari e, con un preciso colpo di testa, dall’interno dell’area di rigore (il suo territorio di caccia), batte Valdir Peres per l’1-0. Proprio l’uomo più discusso di tutti sblocca la partita più difficile di tutte. Gli Azzurri, contro ogni pronostico, si ritrovano subito avanti.

    Sotto di una rete, il Brasile non si scompone e inizia a macinare il suo ‘futebol bailado’ e al 12’ trova subito il pareggio: Socrates, servito in maniera splendida da Zico, supera Zoff sul suo stesso palo per l’1-1.

    La partita è bellissima e si gioca su ritmi molto alti e, sebbene sia la squadra di Telê Santana a dettare il gioco, al 25’ l’Italia raddoppia ancora con Rossi che, approfittando di un passaggio troppo corto di Cerezo davanti all’area brasiliana, prende palla, si invola verso la porta avversaria e insacca per il 2-1.

    Gli Azzurri sono di nuovo avanti e tengono il campo splendidamente, ma poco dopo la mezzora si ferma Collovati, uno dei migliori difensori del torneo, a causa di un infortunio. Bearzot decide allora di giocare un’ennesima scommessa e manda in campo il diciottenne Bergomi. Il giovane difensore dell’Inter, alla partita più importante della sua vita, riuscirà a ripagare la fiducia.

    “Bearzot mi disse: ‘Ragazzo scaldati’ - ha svelato Bergomi a ‘Radio Kiss Kiss’ - C’erano quaranta gradi e dovevo marcare Serginho nella partita forse più importante della storia della Nazionale. Quel Brasile era fortissimo”.

    Nella ripresa il Brasile spinge forte alla ricerca di quell’unico goal che vale la qualificazione. L’Italia aspetta per poi ripartire in contropiede e al 68’ la sua resistenza viene piegata: Falcão, servito da Junior, con una finta di corpo manda totalmente fuori tempo Tardelli, Scirea e Cabrini e si regala dunque quello spazio al limite dell’area necessario per tentare la conclusione in porta. Il tiro è forte e una deviazione impercettibile di Bergomi fa il resto: Zoff non può nulla, è 2-2.

    Quando mancano 20’ al triplice fischio finale, l’Italia è di fatto ad un passo dall’eliminazione, ma incredibilmente, al 74’, ancora Rossi trafigge Valdir Peres per una storica tripletta che vale il 3-2.

    Il Brasile questa volta non riesce a reagire, ed anzi ad Antognoni viene anche annullata una rete per un fuorigioco che non c’è.

    L’Italia approda alle semifinali, mentre i brasiliani si riscoprono costretti a fare i conti con quella che per loro passerà alla storia come ‘La Tragedia del Sarriá’.

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  • LE SEMIFINALI CONTRO LA POLONIA

    L’8 luglio l’Italia ritrova da avversaria quella stessa Polonia contro la quale ha esordito nel torneo poco meno di un mese prima, nella gara che mette in palio un posto in finale.

    Rispetto alla prima sfida, questa volta la squadra azzurra può contare sulla spinta di un Paese intero che ha iniziato a credere nel ‘miracolo sportivo’. Soprattutto, può contare su un Paolo Rossi che contro il Brasile ha sfornato la migliore prestazione della sua carriera.

    La Polonia di Boniek non fa più paura e infatti viene letteralmente dominata. L’Italia gioca con quella scioltezza che le permette di sfruttare un tasso tecnico nettamente superiore e, per superare l’ostacolo, sono sufficienti i due goal (uno per tempo) di uno scatenato Rossi al quale sono bastate due partite per portarsi in cima alla classifica dei cannonieri del torneo.

    In 180’ ha convinto anche i detrattori più convinti e, quasi per incanto, proprio nella fase finale dei Mondiali l’Italia si ritrova a poter contare sul giocatore più fresco e in forma in assoluto.

  • Italy 1982 World Cup

    LA FINALE CONTRO LA GERMANIA OVEST

    Sono le ore 20,00 dell’11 luglio, quando Italia e Germania Ovest scendono in campo al Santiago Bernabeu di Madrid per affrontarsi nell’atto finale di Spagna ’82.

    Gli Azzurri sono reduci da una vittoria ottenuta senza troppi affanni contro la Polonia, gli uomini di Jupp Derwall invece in semifinale hanno avuto la meglio sulla Francia solo al termine di una drammatica partita decisa ai calci di rigore.

    L’Italia ha quindi un qualcosa in più in termini di energia nelle gambe e inoltre si è alleggerita delle pesanti critiche che l’hanno accompagnata per tutta la fase iniziale del torneo. Quella tedesca è una squadra fortissima, che può contare, tra gli altri, su campioni come Schumacher, Breitner, Littbarski e soprattutto Rummenigge che, con Paolo Rossi, è il miglior marcatore del torneo.

    Gli Azzurri partono forte, ma già al 7’ perdono Graziani per infortunio: al suo posto entra Altobelli che sin lì ha messo insieme solo 30’ di gioco nei Mondiali.

    Bearzot non può più contare sul suo uomo di peso in attacco, ma l’Italia non si scompone ed anzi domina l’avversario. Al 25’ l’episodio che potrebbe rappresentare la svolta decisiva: fallo di Briegel in area ai danni di Bruno Conti, l’arbitro Arnaldo Coelho non ha il minimo dubbio nell’assegnare il penalty.

    Il rigorista azzurro è Antognoni che però, non essendo al meglio, si è dovuto accomodare in panchina. Sul dischetto si presenta quindi Cabrini che di sinistro calcia fuori. Rigore fallito, si resta sullo 0-0.

    “La colpa fu di Paolo Rossi - ha svelato molti anni dopo il leggendario ex terzino della Juventus - Avevo già preso la rincorsa quando mi passa dietro e mi chiede se me la sentissi di calciare. Ho sbagliato per colpa sua”.

    L’Italia manca la più clamorosa delle occasioni, ma l’ordine delle cose non cambia. Nella ripresa il dominio azzurro è totale e al 57’ è il solito Paolo Rossi ad aprire le marcature.

    Gli uomini di Bearzot volano sulle ali dell’entusiasmo e al 69’ è Tardelli, con un gran sinistro dal limite dell’area, a trafiggere Schumacher per il 2-0. La sua esultanza, passata poi alla storia come ‘L’urlo’, diventerà una delle immagini più iconiche dell’intera storia del calcio.

    All’81’ sarà Altobelli a calare il tris Azzurro e a chiudere di fatto i giochi, mentre la rete segnata da Breitner due minuti più tardi avrà un valore puramente statistico.

    Al triplice fischio finale, con milioni di italiani già riversati nelle strade, Nando Martellini, il telecronista di Italia-Germania, pronuncerà parole che oggi sono ricordate come un pezzo di storia del nostro sport.

    “Palla al centro per Muller, ferma Scirea, Bergomi, Gentile… è finita! Campioni del mondo! Campioni del mondo! Campioni del mondo!”.

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  • GLI EROI DI SPAGNA ’82

    Portieri: Zoff, Bordon, Galli

    Difensori: Baresi, Bergomi, Cabrini, Collovati, Gentile, Scirea, Vierchowod

    Centrocampisti: Antognoni, Dossena, Marini, Oriali, Tardelli, Causio, Conti

    Attaccanti: Massaro, Altobelli, Graziani, Rossi, Selvaggi

    Commissario Tecnico: Enzo Bearzot

    Quello pensata da Enzo Bearzot fu una rosa composta da giocatori esperti che già da tempo facevano parte del giro azzurro e da giovanissimi che, pur non scendendo in campo nel corso del torneo, hanno comunque dato il loro fondamentale contributo.

    Di quel gruppo straordinario ci hanno lasciato Gaetano Scirea, uno dei difensori più forti di sempre, e Paolo Rossi, l’uomo simbolo di quell’incredibile impresa.

    A regalare loro, e a tutti gli elementi di quella squadra, l’immortalità sono stati proprio i Mondiali del 1982.

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