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Roberto BordinGetty Images

Roberto Bordin: jolly di centrocampo, pupillo di Lippi, il tumore sconfitto e i successi in panchina

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Da centrocampista dinamico e duttile, in grado di ricoprire più ruoli in mezzo al campo, ad allenatore di successo all'estero. Questa è la storia di Roberto Bordin, nato in Libia ma italianissimo, che da calciatore saprà imporsi ad alti livelli in Serie A con Cesena, Atalanta, Napoli e Piacenza.

Complessivamente nella sua carriera calcistica ha indossato le maglie di 10 squadre diverse, e nel 1996 ha affrontato e sconfitto un tumore alla tiroide. Dopo il ritiro dal calcio giocato a 40 anni, nel 2005, è diventato vice-allenatore di Mandorlini per poi mettersi in proprio e affermarsi come tecnico vincente in Moldavia.

  • DALLA LIBIA A SANREMO

    Roberto Bordin è nato il 10 gennaio 1965in Libia, a Zawia, circa 50 chilometri a ovest di Tripoli, dove la sua famiglia si è trasferita perché suo padre vi trova impiego come meccanico. Quando però Muammar Gheddafi sale al potere con un colpo di Stato il 1° settembre 1969, la famiglia di Roberto, come tutti gli italiani presenti nel Paese nordafricano, deve far ritorno in Italia e si stabilisce a Sanremo.

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  • LE PRIME ESPERIENZE DA CALCIATORE

    Da Sanremo parte anche la carriera calcistica di Bordin, che inizia il suo percorso proprio nella squadra della sua città, la Sanremese, dapprima nel Settore giovanile, quindi, dal 1982 al 1984 in Prima squadra. Il giovane centrocampista debutta in Serie C1 nella stagione 1982/83 nella squadra del patron Gianni Borra.

    Colleziona 10 presenze, conquistando poi il posto da titolare il secondo anno, chiuso con 3 goal in 32 partite. Roberto ha soltanto 19 anni ed è un talento puro in rampa di lancio.

    "Ai tempi ero ancora un giovane di belle speranze, cresciuto nelle giovanili biancoazzurre che, quando terminava la partita, tornavo a tirare quattro calci al pallone per strada con gli amici - dirà Roberto - Ero tanto acerbo ma ebbi la fortuna di crescere in una società sana".

    La brillante stagione 1983/84 lo porta in Puglia, e precisamente ad indossare la maglia del Taranto in Serie B. Fa l'esordio nel torneo cadetto il 16 settembre 1984 nel successo interno per 1-0 sul Campobasso e totalizza 33 presenze e un goal (firmato nel pareggio per 1-1 in casa con il Lecce), cui vanno aggiunte 5 presenze e un'altra rete in Coppa Italia.

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  • DA SACCHI A PUPILLO DI LIPPI

    Le qualità del giovane centrocampista, alto un metro e 72 centimetri per 72 chilogrammi di peso forma, sono sotto gli occhi di tutti. Nel 1985 se lo assicura l'ambizioso Parma, guidato da un tecnico emergente: il suo nome è Arrigo Sacchi.

    "Sacchi era un astro nascente, con una metodologia di lavoro futuribile per l’epoca - affermerà Bordin a 'Il Cuoio' -.Mi ha insegnato il gioco a zona, in primis ma, più di ogni altra cosa, mi ha insegnato, da perfezionista qual'era, la cura di ogni particolare, di ogni movimento con e senza palla, nella preparazione di una partita".

    Con 'Il Profeta di Fusignano' Bordin vince da titolare il campionato di Serie C1 (29 presenze e un goal). Confermato anche nell'estate successiva, è tuttavia messo sul mercato in autunno, quando se lo assicura il Cesena.

    Con i romagnoli, sotto la guida di Bruno Bolchi, vive quella che resta la sua miglior stagione in carriera: totalizza infatti 31 presenze e 6 goal in Serie B, chiudendo il campionato al 3° posto finale attraverso gli spareggi (3 presenze e un altro goal) e spiccando il volo verso la Serie A.

    Con Albertino Bigon in panchina Bordin debutta nel massimo campionato italiano il 13 settembre 1987, nella sconfitta casalinga di misura con il Napoli (0-1). Il Cesena chiude al 9° posto finale e il centrocampista, impiegato talvolta da mediano, talvolta da mezzala, in alcune occasioni anche da centrale difensivo, disputa 27 gare segnando il suo primo goal in A l'8 maggio 1988 nel 2-2 casalingo contro l'Inter. In Coppa Italia va in campo invece 5 volte senza segnare.

    Il jolly di centrocampo bianconero nel1988/89 si conferma ad alti livelli, ottenendo un'altra salvezza in Serie A con i romagnoli, sempre allenati da Bigon e collezionando 41 presenze e 3 goal fra campionato (33 gare e 2 reti) e Coppa Italia (8 presenze e un goal).

    Una stagione significativa nella carriera del centrocampista è tuttavia il 1989/90, quando dal Cesena approda all'Atalanta. A Bergamo Bordin prosegue la sua crescita. Sotto la guida di Emiliano Mondonico fa il suo esordio il 19 settembre 1989 in Coppa UEFA (0-0 con lo Spartak Mosca).

    La Dea esce subito con i russi, ma è protagonista di una bella stagione, con un 7° posto finale in Serie A che vale una nuova qualificazione in Coppa UEFA. Bordin mette insieme 26 presenze e 2 goal, più 4 presenze e una retein Coppa Italia e 2 partite in Europa.

    A Bergamo il centrocampista classe 1965 trascorre complessivamente 4 stagioni, lavorando anche con Pierluigi Frosio, Bruno Giorgi e Marcello Lippi. Bordin, con le sue qualità e la sua umiltà, entra nelle grazie del nuovo allenatore, diventando uno dei primi pupilli del tecnico viareggino, con cui ottiene nel 1992/93 un altro 7° posto.

    L'avventura in nerazzurro in magliaAtalanta si chiude nell'estate 1993 con 142 presenze e 10 goal fra Serie A, Coppa Italia e Coppa UEFA. Lippi, infatti, lo vuole con sé al Napoli. Fra i tecnici avuti con i lombardi, Bordin ha un ricordo speciale di Bruno Giorgi.

    "Bruno Giorgi era un uomo più unico che raro - dirà -, i suoi giocatori lo adoravano, tutti; persino quelli che mandava in tribuna. Non credo che possa esistere un maggiore attestato di stima”.
  • GLI ANNI AL NAPOLI E IL TUMORE SCONFITTO

    All'ombra del Vesuvio Bordin diventa un giocatore essenziale della squadra titolare e conferma le qualità che gli hanno consentito di affermarsi. Nel 1993/94 (32 presenze in campionato e una in Coppa Italia) contribuisce all'ottimo 7° posto finale degli Azzurri, che vale la qualificazione in Coppa UEFA.

    Nella stagione seguente Lippi si accasa alla Juventus e al Napoli arriva Vujadin Boskov, dopo il breve interregno di Vincenzo Guerini. I partenopei giungono ancora settimi, ma stavolta senza qualificazione europea. In Europa la squadra raggiunge gli ottavi di finale di Coppa UEFA, venendo poi eliminata dai tedeschi dell'Eintracht Francoforte, mentre in Coppa Italia è fermata dalla Lazio ai quarti di finale.

    Bordin disputa in tutto 37 partite (30 in campionato, 4 in Coppa UEFA, 3 in Coppa Italia) confermandosi una pedina fondamentale della squadra in mediana e venendo insignito della fascia da capitano. Nel 1995/96 la squadra partenopea, pur sempre allenata da Boskov, alle prese con grosse difficoltà economiche, inizia il suo declino. La squadra si piazza 12ª in campionato e in Coppa Italia si ferma al 2° Turno. Per Bordin ancora capitano, arrivano 30 presenze, di cui 29 in Serie A e una in Coppa.

    "Sia a Bergamo che a Napoli i tifosi hanno capito che tipo di giocatore ero e che uomo sono: uno tignoso, che non molla mai; sapevano che davo sempre il massimo, che nella battaglia non mi tiravo mai indietro - racconterà di se stesso Bordin a 'Il Cuoio' -. A Bergamo c’era già Percassi, uomo quadrato, razionale, che ragionava secondo una sana logica aziendale e di programmazione; c’era, inoltre, il lavoro straordinario di Mino Favini, che impreziosiva la programmazione e attraverso il settore giovanile assicurava una crescita costante, i cui frutti si vedono ancora oggi. Di Napoli ricordo l’ambiente eccezionale, l’orgoglio di giocare in un club che voleva rilanciare le sue ambizioni di grande piazza, dopo aver vissuto un’era irripetibile pochi anni prima".
    "Con Lippi, che ho avuto a Bergamo e a Napoli, c’è stato subito un grande rapporto, sia a livello personale che di gruppo - sottolineerà il centrocampista -. Anche quando mancavano i risultati, o addirittura si vociferava di un esonero, il gruppo non lo ha mai mollato, lo ha sempre seguito, perché era un grande motivatore e uno che ha sempre saputo ascoltare la squadra; a parte la cura nel preparare le partite, ti faceva sentire protagonista anche per quell’aspetto ed era naturale dare tutto per lui. A Napoli ebbe anche coraggio nelle scelte, buttando dentro un po’ di giovani e mettendo da parte qualche senatore. Poi ho avuto Boskov, un autentico istrione, uno al quale bastavano poche parole, spesso sotto forma di battuta, per farti ragionare".

    All'ombra del Vesuvio Bordin resta una quarta stagione, ma nell'estate del 1996 deve fare i conti con un grave problema di salute, fermarsi e affrontare un tumore alla tiroide. Bordin si cura con la determinazione che ha sempre contraddistinto le sue presenze in campo e il cancro viene sconfitto. A novembre il giocatore è di nuovo a disposizione di Gigi Simoni, che gli conferma la fascia da capitano.

    “Col senno di poi, visto che è andato tutto bene, posso dire che è stata una “fortuna” ammalarmi a Napoli: i napoletani mi hanno dato forza, calore, entusiasmo per affrontare quella battaglia - spiegherà Bordin -. È uno dei motivi, forse il più importante, per i quali non finirò mai di ringraziarli. Assistito dal Dottor Russo, che era il medico del Napoli, ho voluto dare io la notizia, personalmente, per far cessare sul nascere ogni tipo di voce o illazione”.

    In stagione il centrocampista totalizza 22 presenze, 17 in campionato, con la squadra che affidata nelle ultime giornate a Vincenzo Montefusco chiude 13ª, e 5 in Coppa Italia, dove gli azzurri raggiungono la doppia finale, ma, condizionati anche dal cambio in panchina, la perdono (pesante 3-0 al Menti per i biancorossi dopo aver vinto 1-0 al San Paolo nella gara di andata).

    È l'ultimo anno in cui il Napoli di Ferlaino è competitivo per importanti obiettivi e anche l'ultima stagione in azzurro per Bordin, che saluta la piazza campana con 122 partite in competizioni ufficiali senza mai andare a segno.

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  • GLI ULTIMI ANNI DI CARRIERA

    Superati ormai i trent'anni, Bordin disputa la sua ultima stagione in Serie A a Piacenza nel 1997/98 e in Emilia contribuisce alla salvezza della squadra di Vincenzo Guerini con 21 partite senza reti più 2 gare in Coppa Italia.

    Il passo successivo lo vede ripartire dal basso e giocare con la gloriosa maglia della Triestina in Serie C2 (35 presenze e un goal fra stagione regolare e playoff) e successivamente continuare la carriera allo Spezia dal 1999 al 2002. Nel 1999/2000 vince il campionato di C2(31 presenze e 4 goal) e nelle successive stagioni milita in Serie C1.

    Nel 2002/03 torna in Serie B per fare il titolare con il Vicenza (38 presenze fra campionato e Coppa Italia) per poi chiudere allo Spezia in C1 per altre due stagioni. Con i liguri chiude con 162 presenze e 14 goal nei vari campionati, e si aggiudica anche la Coppa Italia di Serie C nel 2004/05.

    Quando appende gli scarpini al chiodo nel 2005 ha ormai quarant'anni suonati e può intraprendere la carriera da allenatore.

  • DA VICE-MANDORLINI AL DOPPIO DOUBLE IN MOLDAVIA

    Il percorso da tecnico lo vede nei primi anni far parte dello staff di Andrea Mandorlini, tecnico che lo aveva guidato per alcune stagioni allo Spezia e nell'esperienza di Vicenza. Bordin è così vice-Mandorlini per ben 7 stagioni: lavora per Vicenza, Bologna, Padova, Siena, Sassuolo, il CFR Clujin Romania e di nuovo il Verona in Italia.

    Dopo la lunga gavetta, che lo vede anche conquistare con il club rumeno Scudetto, Coppa e Supercoppa di Romania, nel marzo 2016 si mette in proprio, chiamato alla guida della Triestina in Serie D. Successivamente allenerà in Moldavia lo Sheriff Tiraspol, squadra con cui sale alla ribalta delle cronache, dall'ottobre 2016 all'aprile 2018.

    “Tutto è cominciato un po’ per caso; in realtà dopo dieci anni da vice allenatore mi ero ritrovato privo di lavoro, senza alcun preavviso - racconterà il tecnico italiano a 'Il Cuoio' -. Pensavo di avere più amici, invece nemmeno mi rispondevano al telefono, con l’eccezione di Sean Sogliano, al quale devo l’esperienza con la Triestina, nella primavera del 2016, in Serie D".

    Il 2016/17 è il suo anno d'oro, visto che subentrato in corsa, guida la squadra moldava a vincere Scudetto e Coppa Nazionale, cogliendo uno storico double per il quale viene anche premiato dal Settore tecnico della Figc con la Panchina d'Oro Speciale. Con lo Sheriff vince poi il 2° Scudetto consecutivo, prima di rassegnare le dimissioni nell'aprile 2018 nel corso della terza stagione con la squadra.

    Il suo sarà solo un arrivederci per aprire una parentesi di un anno e mezzo in Azerbaijan con il Neftçi Baku. Nella sua prima stagione, iniziata nel giugno 2018, porta la squadra al 2° posto finale in campionato. Meno fortunato è per il tecnico italiano il 2019/20, stagione in cui è esonerato nel mese di gennaio del 2020, poco prima dell'esplosione della pandemia da Covid 19 in Europa.

    Dopo un periodo di riposo nel corso della pandemia, nel febbraio 2021 accetta l'incarico di Commissario tecnico della Moldavia, che ricopre per circa 10 mesi. Dopo un po' di tempo senza allenare, a cinque anni dalla precedente esperienza il 9 gennaio 2023 Bordin torna sulla panchina dello Sheriff Tiraspol per ottenere in Transnitria il secondo 'double' in carriera con la squadra moldava e vincere nuovamente Campionato e Coppa Nazionale.

    "In Moldavia come in Azerbaigian ho conosciuto un calcio in evoluzione, con strutture all’avanguardia - assicura Bordin -. Con la Nazionale ci siamo confrontati con realtà importanti come Danimarca, Scozia, Israele e anche le sconfitte, di misura, ci hanno fatto crescere".

    Anche nella stagione 2023/24 l'ex centrocampista è il tecnico dello Sheriff che parteciperà alla fase a gironi di Europa League, dove è stato inserito nel Gruppo G, lo stesso girone della Roma. Per Bordin sarà la prima volta da tecnico avversario in una competizione ufficiale contro una formazione italiana.

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