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Pasquale Bruno Juventus Serie A 1987/88Wikipedia

Pasquale Bruno si racconta: "Ero un fuoriclasse. Di Canio piagnucolava, Vialli non scappava mai"

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Oltre vent'anni di carriera, di cui un decennio in Serie A con le maglie di Como, Juventus e Torino. Pasquale Bruno è stato uno dei difensori più temuti del massimo campionato italiano tra metà anni '80 e inizio '90 in virtù di una cattiveria agonistica con pochi pari. Uno alla Vinnie Jones, giudicato da molti il più feroce marcatore nella storia.

Il suo soprannome, O' Animale, è abbastanza chiaro riguardo il suo modus operandi in campo. Il desiderio di vittoria trasformava Bruno dal tunnel degli spogliatoi: feroce, alla ricerca del giocatore più forte da marcare in tutti i modi.

"Fuori dal campo ero un tipo tranquillo, ma già nel tunnel degli spogliatoi mi partiva l’embolo. Mi sarebbe servito uno psichiatra, ero un caso grave” ha raccontato Bruno a La Repubblica. “

"La sconfitta, un dolore insopportabile. A volte piangevo sotto la doccia. Due anni fa, mia figlia Sandra mi ha confessato che da piccolina, diciamo verso i sei/sette anni, dal passo che avevo entrando in casa lei capiva se avessi vinto o perso. Non ci potevo credere. Pensate come ero messo! Peggio di Shining”.

  • ROBY BAGGIO

    "Ero proprio forte. Mai sbagliato una partita importante o una finale. Annullai lo spagnolo Butragueño, stella del Real Madrid, marcandolo a uomo a tutto campo: vorrei vederne uno di adesso, giocare così. Baggio? È stato il più grande giocatore italiano di tutti i tempi però mi pativa, mi insultava. E più lui parlava, più io lo menavo. Ma che goal mi fece in un derby! Con una finta mi mandò a rotolare in curva

    Maratona. Fenomeno".

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  • "ERO UN FUORICLASSE"

    "Rispetto ai marcatori di oggi, Pasquale Bruno era un fuoriclasse. Tra i miei colleghi attuali, neppure uno sarebbe titolare in quel Milan, in quella Juve, in quel Torino. Oggi Gullit segnerebbe 150 goal. Il più forte? Beh, Maradona. Lo menavi e non cadeva mai, con quel baricentro basso che aveva. Se facevi spalla a spalla con lui, che era tostissimo, finivi a terra tu. Non lo abbatteva nemmeno Vierchowod, cioè il più forte marcatore di quell’epoca”.

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  • DI CANIO E VIALLI

    "Il più indisponente? Forse Paolo Di Canio, grande giocatore e gran cacacazzi. Appena lo sfioravi, si buttava a terra e piagnucolava. Ancelotti invece era un gigante, Carletto. Gli dicevo: ‘Oggi ti faccio finire la carriera’. E lui, sempre a battersi senza scappare. Un altro che non scappava mai era Vialli. Lo menavo di brutto e Luca, imperterrito, mi guardava e mi diceva: ‘Pasquale, stai tranquillo’. Così mi disarmava".

  • LA NASCITA DI O'ANIMALE

    "Un giorno il mio compagno Roberto Tricella, dopo un allenamento alla Juve, si rivolse ai giornalisti: ‘Adesso accompagno a casa Pasquale Bruno detto ‘O animale’. Io sorrisi ma non capivo. Poi, feci delle ricerche e scoprii che Tricella si riferiva a Pasquale Barra, un celebre sicario della camorra che era soprannominato così. La presi male: non potevo essere chiamato come un assassino. Poi, si sa come sono i giornalisti, e da quel momento fui ‘O animale per sempre. Dovetti sopportarlo”.

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  • IL CALCIO DI OGGI

    “Gli direi che dopo una sconfitta io ero ferito, soffrivo, piangevo e mi disperavo, mentre i giocatori di adesso perdono una finale e vanno in discoteca o al ristorante. A un ragazzo di oggi, direi: non sapete cosa vi siete persi”.