Sei giorni dopo scatta l'ora della verità, il derby di ritorno che deve decidere chi fra Milan e Inter andrà in finale di Champions League. In mezzo un turno di campionato, il 32°, che serve a sancire la vittoria matematica dello Scudetto da parte della Juventus con un 2-2 casalingo sul Perugia.
Seconda è l'Inter, distante 8 punti, che pareggia 1-1 in casa con il Parma con una formazione imbottita di riserve, mentre terzo, indietro di 11 lunghezze è il Milan, che in campo a sua volta con le cosiddette 'seconde linee', cade 1-0 al Rigamonti con il Brescia (goal di Appiah) e ha la Lazio alle costole, staccata di una sola lunghezza.
Nella testa delle due milanesi c'è una sola partita: Inter-Milan di martedì 13 maggio. Intanto sui giornali impazza il toto-nomi su chi sostituirà Cuper o Ancelotti in caso di eliminazione: per i nerazzurri si parla di Roberto Mancini o Fabio Capello, per i rossoneri circolano i nomi di Mauro Tassotti, dello stesso Mancini e addirittura di Gigi Delneri.
Non mancano le polemiche, dettate dal fatto che l'irruzione di Berlusconi negli spogliatoi dopo il primo tempo dell'andata è diventato di dominio pubblico. Adriano Galliani, l'ad. del Milan, attacca:
"C'è una talpa nella comunicazione dell'Inter, la stessa che dopo Milan-Ajax aveva chiesto provvedimenti per Gattuso perché, da squalificato, si trovava a bordocampo e non in tribuna".
Arriva il momento delle scelte tattiche e tecniche. Cuper rompe gli indugi e con il recupero di Cristiano Zanetti a centrocampo vara il 3-5-2, con il capitano e Sergio Conceiçao sulle due fasce. Il vero rebus dei nerazzurri è davanti: dopo aver bluffato sulle possibilità di recupero di Vieri, concede un'ulteriore possibilità a Recoba accanto a Crespo. La scelta lascia perplesso più di un tifoso nerazzurro: in molti chiedevano di dar spazio al giovane emergente Obafemi Martins.
Per nulla condizionato dall'opinione del suo presidente, Ancelotti va avanti invece con il suo 4-3-1-2. La difesa è la stessa della gara di andata, a cambiare sono solo il portiere, Abbiati al posto di Dida, che ha riportato un'infrazione al pollice della mano destra dopo uno scontro con Kaladze a Brescia, e il centrocampo, visto che parte dal 1' il recuperato Andrea Pirlo al posto di Brocchi.
In un clima di trepidante attesa, e in un Meazza ricolmo di oltre 85 mila spettatori, i tifosi nerazzurri della Nord espongono un suggestivo e grande striscione: "Creò l'inferno, ma non lo sopportò, nacque il biscione e la Curva Nord". Meno fantasiosi i tifosi rossoneri, che nella Sud si limitano alla scritta: "Milano".
Il presidente del ConsiglioBerlusconi arriva all'ultimo momento in tribuna autorità da Bari e porta con sé i ministri albanesi e bosniaci e il presidente del Montenegro, con cui aveva avuto un importante meeting internazionale in giornata.
La partita ha inizio, diretta dal fischietto francese Veissiére, e dopo le scaramucce iniziali, è l'Inter a rendersi pericolosa: lancio lungo di Materazzi a imbeccare Crespo sulla corsa, tiro del centravanti nerazzurro che non crea troppi problemi ad Abbiati. Recoba è un fantasma, ma anche Inzaghi e Sheva non brillano.
La mezzora passa con il risultato ancora inchiodato sullo 0-0. Poi, improvvisamente, salgono i toni agonistici: prima Gattuso entra a forbice su Conceiçao, poi Cordoba e Inzaghi si fronteggiano a muso duro: giallo per entrambi i giocatori rossoneri.
Successivamente Di Biagio scalcia da dietro Seedorf e prende a sua volta un'ammonizione che potrebbe costargli caro: diffidato, in caso di passaggio del turno salterebbe la finale. Non fa complimenti nemmeno Rui Costa, che stende da dietro capitan Zanetti. Veissière chiama i due capitani e chiede di moderare il gioco duro e di riportare la gara nei giusti binari.
Quando sembra che le due squadre debbano rientrare negli spogliatoi sullo 0-0, una fiammata improvvisa cambia la partita. È il 45' e Seedorf salta con un movimento verso il centro Conceiçao e Cristiano Zanetti, portandosi ai 30 metri. Qualcuno pensa ad un missile dalla distanza, invece l'olandese ha visto con la coda dell'occhio il taglio di Shevchenko nell'area interista e serve l'ucraino con precisione millimetrica. Il numero 7 la tocca col sinistro e riesce ad aggirare Cordoba, che si è portato a gran velocità su di lui e quasi lo sgambetta.
Toldo esce a valanga e chiude lo specchio all'attaccante rossonero, ma quest'ultimo, con un guizzo da campione, in caduta, tocca la palla dal basso verso l'alto con il destro e infila il portiere nerazzurro sotto la Nord. Il Milan è in vantaggio per 0-1 e con questo risultato le due squadre rientrano negli spogliatoi.
L'Inter ha ancora 45 minuti a disposizione per ribaltare l'esito del suo destino. Cuper capisce che non è il momento per esitare e sostituisce l'abulico Recoba con il giovane e atteso Martins. Non solo: fuori anche Di Biagio per il francese Dalmat. Ancelotti invece non cambia, forte di 3 vittorie nei derby stagionali, i due di campionato e quello amichevole di inizio settembre, vinti tutti e tre per 1-0.
Ma ogni partita ha la sua storia e i cambi di Cuper rivitalizzano la squadra nerazzurra, che nel secondo tempo, pur priva di trame di gioco precise, si lancia all'attacco alla ricerca dell'impresa. Fino all'80' gli attacchi dell'Inter si infrangono sulla difesa rossonera e sui guantoni di Abbiati.
Ancelotti richiama Rui Costa e si copre con Ambrosini, che può sfruttare anche sui calci piazzati, mentre toglie una punta, Inzaghi, per inserire un giocatore di gamba come Serginho. Cuper risponde giocandosi la carta Kallon al posto di Crespo. Sembra che il Milan possa controllare la situazione, ma all'84' si riaccendono all'improvviso le speranze nerazzurre.
L'Inter butta palla sulla trequarti nella zona di Costacurta, che colpisce male con un campanile all'indietro che manda in tilt la retroguardia rossonera. Martins, con il corpo, impedisce a Maldini di saltare: il pallone rimbalza sulla schiena del nigeriano, che, con un bel movimento, inganna l'esperto capitano rossonero.
Il giovane nerazzurro, con la sua rapidità, si ritrova a tu per tu con Abbiati e di piatto sinistro insacca: 1-1 e i giochi si riaprono improvvisamente. Martins esulta effettuando le sue capriole acrobatiche. Il Milan si spaventa, e inizia ad avere paura, l'Inter, invece, a sperare.
Getty ImagesI successivi 8 minuti, comprensivi di recupero, sono un'autentica sofferenza per i rossoneri. In tribuna Berlusconi è inferocito. Nesta e Maldini hanno il loro bel da fare per contenere Martins, e quando l'ex laziale commette fallo ha il terrore di dover saltare la finale per un fallo di troppo. Intanto Vieri, Adani e Ventola seguono a bordo campo l'evoluzione della sfida.
Il tempo scorre ed Emre approfitta di uno scontro a metà campo fra Pirlo e Ambrosini per recuperar palla e imbeccare in verticale Kallon. L'attaccante della Sierra Leone deve vedersela con il ritorno su di lui di Kaladze, ma il tocco sfortunato del georgiano praticamente lo smarca sulla destra dell'area rossonera a tu per tu con Abbiati: il nerazzurro conclude a botta sicura ma trova la respinta col polpaccio del portiere rossonero, che con un autentico miracolo gli dice di no. L'Inter ha appena gettato al vento una clamorosa palla-goal.
Sugli sviluppi del successivo calcio d'angolo, Cordoba schiaccia di testa sul secondo palo ma, ancora una volta, trova la respinta di Abbiati a mettere nuovamente in corner. Sono secondi, istanti infiniti per i tifosi delle due squadre milanesi. Ma l'angolo di Emre è lungo e fa respirare la difesa del Milan.
Ancelotti pensa bene di effettuare l'ultimo cambio, Brocchi per Pirlo, in modo da prendersi ancora un po' di tempo. L'arbitro assegna 2 minuti di recupero, e quando il 90' è già scaduto, i nerazzurri guadagnano un ultimo calcio d'angolo. Nell'area del Milan si porta anche Francesco Toldo, nel tentativo di creare scompiglio. Emre scodella al limite dell'area piccola, dove Abbiati in uscita, con i pugni la mette in fallo laterale.
Una rimessa che tuttavia non sarà mai battuta: Veissière fischia la fine dell'incontro, il Milan è in finale di Champions League, l'Inter è invece eliminata per la regola dei goal in trasferta. Il primo euroderby della Madonnina si tinge di rossonero. Asserragliati sotto la Nord a protezione del risultato, tutti i giocatori milanisti si lanciano in una pazza corsa di 80 metri verso la Sud. Per i nerazzurri, invece, silenzio e lacrime. Cuper ha perso ancora, Ancelotti è in finale. Per tutti i protagonisti resterà un'esperienza unica e indimenticabile, nel bene e nel male.
"Io ho sempre vissuto serenamente tutte le sfide che ho affrontato - dirà Costacurta a 'Sky' nel 2023 -, ma i giorni dei due derby del 2003, sportivamente parlando, sono stati i peggiori della mia carriera per la tensione che c'era".
Per tutta Milano, durante la notte, i tifosi del Milan intonano il coro: "Ce ne andiamo a Manchester!". L'indomani, trascinata da Nedved e Del Piero, la Juventus batte 3-1 il Real Madrid a Torino, dopo aver perso 2-1 nella gara di andata al Bernabeu, e raggiunge in finale i rossoneri. A Manchester, il 28 maggio, a contendersi il trofeo, sono perciò due squadre italiane. Ma questa è un'altra storia.