Dal 22 maggio 2010 in poi, per Mariga è tutta una discesa verso l’anonimato calcistico più assoluto: fa in tempo a laurearsi campione del mondo con l’Inter nel dicembre successivo, ma le valutazioni sul suo conto si trasformano radicalmente facendolo catapultare all’interno di un vorticoso giro di prestiti tra Real Sociedad e Parma.
Proprio nel club ducale giocherà (al netto dei tanti problemi fisici) in altri tre spezzoni dopo quello iniziale, ma nessuno di questi basterà per strappare la riconferma. Colpa, nell’ultimo caso, soprattutto del fallimento del Parma che nel 2015 lascia Mariga senza lo straccio di una squadra, trovata a gennaio 2016 con l’approdo al Latina.
Nel Lazio rimane per una stagione e mezza, prima della retrocessione in C e di un altro fallimento societario che lo costringe a guardarsi attorno per l’ennesima volta. A dargli una chance è il Real Oviedo in seconda divisione spagnola, penultima tappa precedente al ritorno in Italia tra le fila del Cuneo in Serie C: l’esperienza piemontese dura appena un mese e la delusione relativa alla risoluzione del contratto (avvenuta a settembre 2018 per il mancato accordo su alcuni bonus) lo induce a ritirarsi dal calcio giocato. A 31 anni.
Ad attenderlo c’è una nuova e suggestiva sfida: grazie alla popolarità derivante dai successi ottenuti con l’Inter, Mariga decide di dedicarsi alla politica e, nello specifico, di candidarsi per un posto all’interno del Parlamento keniota: nel mirino il seggio rimasto vacante in seguito alla prematura scomparsa di Ken Okoth, stroncato da un cancro.
A rafforzare la candidatura di Mariga vi è addirittura il presidente del Kenya, Uhuru Kenyatta, attraverso il partito Jubilee Party con cui l’ex centrocampista sceglie di mettersi in gioco in questo nuovo ambito. L’obiettivo da portare a termine, in caso di elezione, è piuttosto chiaro e si evince dai discorsi tenuti nella baraccopoli di Nairobi: al primo posto la costruzione di scuole e ospedali per migliorare la qualità della vita della sua gente, avvolta dalla povertà e dalle scarse possibilità di ricevere cure adeguate.
Nonostante il nobile intento, il percorso politico di Mariga è disseminato di tanti episodi deprecabili, degli evidenti tentativi di destabilizzazione: macchina presa a sassate e gomme date alle fiamme, proprio sotto ad un manifesto ritraente il volto sorridente dell’ex Inter.
Il grande giorno delle elezioni suppletive è il 7 novembre 2019: la fiducia palpabile della campagna elettorale viene travolta dalla realtà negativa degli eventi, che vedono Mariga uscire sconfitto per mano di Imran Okoth, fratello di quel Ken scomparso qualche settimana prima.
24636 voti per l’avversario, 11230 per Mariga che, una volta appresa la notizia, si congratula con Okoth per la schiacciante vittoria. Con la stessa lealtà e genuinità che hanno caratterizzato la sua fugace presenza sui campi da calcio, che si tratti del ‘Camp Nou’ o degli spelacchiati impianti della terza divisione svedese.
Questo incidente di percorso non ha però posto un freno alla voglia di aiutare il proprio Paese, alla vicinanza nei confronti di un popolo che ha bisogno di figure carismatiche per conquistare un posto al sole nel problematico contesto africano. Kenya kwanza, ovvero prima il Kenya: uno slogan divenuto il mantra di McDonald Mariga.