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McDonald Mariga InterGetty/GOAL

L'evoluzione di Mariga: dal 'Triplete' con l'Inter di Mourinho alla discesa in politica

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Lasciare una traccia, benché minima, all’interno di una stagione leggendaria e con pochissime opportunità a disposizione: l’impresa era di quelle complicate ma McDonald Mariga ci è riuscito alla grande, prendendosi di diritto un piccolo posto all’interno dei pensieri dei tifosi dell’Inter.

Il più classico dei gregari, colui a cui aggrapparsi in caso di necessità per tornare regolarmente a galla: la storia del keniota a Milano è riassumibile con queste parole, quanto basta per descrivere l’attitudine al lavoro e al silenzio nel contesto di una squadra composta da campioni di ogni genere.

Doti che Mariga ha cercato di mettere al servizio del suo popolo, senza successo: a differenza di un palmares personale che, purtroppo per lui, non è bastato per fare da traino in quella ‘giungla’ che da sempre è la politica.

  • DAL KENYA ALLA FREDDA SVEZIA E IL SALTO AL PARMA

    Come da prassi per un giocatore keniota di talento, la carriera di Mariga inizia a svilupparsi nel nord Europa e precisamente in Svezia, dopo aver militato nelle giovanili dell'Ulinzi Stars e del Pipeline: ad attenderlo c’è la terza divisione dove gioca l’Enköping, preludio al salto in una delle big del Paese scandinavo come l’Helsingborg, con cui conquista subito una Coppa di Svezia nel 2006.

    Il talento c’è, carne al fuoco per gli scout europei che drizzano le antenne e pregustano il colpo a sorpresa, lo sconosciuto centrocampista dal futuro assicurato. Non restano insensibili al fascino di Mariga nemmeno gli osservatori del Parma, società che nell’agosto 2007 gli consente di diventare il primo calciatore keniota ad approdare in Serie A.

    La prima stagione in Emilia Romagna non è però quella sognata: la concorrenza per un posto da titolare è spietata e Mariga deve accontentarsi principalmente di subentri a gara in corso, con la delusione finale della retrocessione in B a rendere ancora più amaro il nuovo contesto. Discesa che si concretizza il 18 maggio 2008 nel match decisivo del ‘Tardini’ contro l’Inter: Mariga non fa parte dei convocati e assiste esternamente allo 0-2 (firmato da una doppietta di Zlatan Ibrahimovic) che condanna gli emiliani e consegna ai nerazzurri il sedicesimo Scudetto della loro storia.

    La retrocessione si rivela però un ottimo trampolino di lancio per Mariga, che resta a Parma e contribuisce all’immediato ritorno in A con 3 goal in 35 partite di campionato, dove è spesso inserito nell’undici titolare a differenza dell’annata precedente.

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  • Mariga Muntari Inter 2010Getty

    LA CHIAMATA DELL’INTER E LA BENEDIZIONE DI MOURINHO

    La chance che può valere una carriera intera arriva, quasi improvvisamente, sul gong della sessione invernale del calciomercato 2010: Mariga ha appena disputato la prima parte di stagione con il Parma, strappando consensi e attirando l’interesse niente di meno che dell’Inter, alla ricerca di un centrocampista di riserva affidabile, un vero e proprio dodicesimo uomo.

    Lo sbarco a Milano di Mariga avviene quasi per caso, dopo il fallimento delle trattative che avrebbero dovuto portare in nerazzurro uno tra Fabio Simplicio e Cristian Ledesma: secondo ‘La Gazzetta dello Sport’, a causare il ‘naufragio’ sarebbe stato il tentennamento del giovane Marco Ezio Fossati a trasferirsi al Palermo o alla Lazio in qualità di contropartita tecnica.

    L’Inter si fionda così su Mariga e ottiene l’accordo per l’acquisto della metà del cartellino per 2.5 milioni, cedendo Biabiany in comproprietà e Jimenez in prestito. Come da previsione, le occasioni per il keniota di mettersi in mostra non sono tantissime, ma l’utilità alla causa è estremamente importante e sottolineata da José Mourinho qualche ora dopo l’ufficialità dell’operazione.

    “Sono soddisfatto, per noi è un’opzione in più a centrocampo. Sappiamo che è reduce da un infortunio, ma mi sembra disponibile per essere a disposizione. E’ giovane e deve crescere, è un acquisto per oggi ma anche per il futuro. Mi piace anche per questo motivo. Deve lavorare parecchio per arrivare al top ma mi piace, ci serve per riequilibrarci. Simplicio e Ledesma? Mi auguro siano felici”.

    Mariga viene dunque subito accostato al termine ‘equilibrio’ dal tecnico portoghese: mai accostamento sarà più azzeccato.

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  • DAL ‘GAMBONE’ DI BARCELLONA ALLO STORICO TRIPLETE

    “Mariga serve per riequilibrarci”, parole che tornano con prepotenza alla mente quando il classe 1987 è costantemente inserito nei finali di partita che necessitano di maggiore ordine, quando il caos non è ammesso: l’esordio in Champions League avviene in una sfida non banale il 16 marzo 2010 all’85’ di Chelsea-Inter, quando Eto’o ha da poco spaccato la partita con il goal valso la qualificazione ai quarti di finale.

    Ma è tra il 24 e il 28 aprile che l’avventura interista di Mariga vive il suo picco di emozioni: nel primo caso a San Siro in occasione della sfida vinta in rimonta contro l’Atalanta, una delle tante ‘finali’ dell’avvincente duello con la Roma, risolto grazie al successo di Siena all’ultima giornata.

    La paternità del goal del 2-1 inflitto agli orobici è ancora oggi motivo di discussione: Mariga calcia verso la porta ma la sporcatura di Muntari è evidente, tanto che c’è chi assegna la rete al ghanese. Ciò che conta, però, è l’effettivo contributo offerto in un match che sancirà il sorpasso alla Roma, poi sconfitta dalla Sampdoria all’Olimpico e tenuta a distanza di sicurezza fino alla fine.

    Quattro giorni più tardi va in scena il k.o. più dolce nella storia dell’Inter, nello scenario del ‘Camp Nou’ contro il Barcellona di Messi e Guardiola. I blaugrana devono vincere con almeno due goal di scarto per ribaltare il 3-1 nerazzurro dell’andata e lo spunto di Piqué all’84’ ‘regala’ un finale di fuoco ai sostenitori meneghini.

    A Mourinho tornano in mente le dichiarazioni di benvenuto per Mariga e, due minuti dopo, lo inserisce in campo: poche disposizioni e un unico diktat, portare equilibrio per l’appunto. Compito svolto alla grande dall’ex Helsingborg che si guadagna un posto nella storia durante l’assalto del Barcellona: l’encomio enfatico di Fabio Caressa nella sua telecronaca per ‘Sky Sport’ è ancora oggi ricordato con il sorriso dagli interisti.

    “Poi esce anche Mariga su Messi, Marigaaa, col gambone, è calcio di punizione, col gambone, è calcio di punizione”.

    Un ripiegamento sul giocatore più forte al mondo che consente all’Inter di guadagnare ossigeno utile ad arrivare indenne al triplice fischio, quando esplode la gioia e la corsa di Mourinho tra gli idranti del ‘Camp Nou’.

    La finale col Bayern Monaco è realtà ma per Mariga, stavolta, non c’è spazio in campo: poco male, alla luce del trionfo a diciassette giorni di distanza da un altro ultimo atto vissuto dalla panchina, quello di Coppa Italia in un Olimpico ammutolito dalla prodezza del ‘Principe’ Milito, giustiziere della Roma e degli stessi bavaresi. Due affermazioni che, unite al campionato portato al casa il 16 maggio, valgono il primo storico ‘Triplete’ per una società italiana. E, ovviamente, per un calciatore del Kenya.

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  • McDonald MarigaGetty

    IL FINALE DI CARRIERA E IL TENTATIVO IN POLITICA

    Dal 22 maggio 2010 in poi, per Mariga è tutta una discesa verso l’anonimato calcistico più assoluto: fa in tempo a laurearsi campione del mondo con l’Inter nel dicembre successivo, ma le valutazioni sul suo conto si trasformano radicalmente facendolo catapultare all’interno di un vorticoso giro di prestiti tra Real Sociedad e Parma.

    Proprio nel club ducale giocherà (al netto dei tanti problemi fisici) in altri tre spezzoni dopo quello iniziale, ma nessuno di questi basterà per strappare la riconferma. Colpa, nell’ultimo caso, soprattutto del fallimento del Parma che nel 2015 lascia Mariga senza lo straccio di una squadra, trovata a gennaio 2016 con l’approdo al Latina.

    Nel Lazio rimane per una stagione e mezza, prima della retrocessione in C e di un altro fallimento societario che lo costringe a guardarsi attorno per l’ennesima volta. A dargli una chance è il Real Oviedo in seconda divisione spagnola, penultima tappa precedente al ritorno in Italia tra le fila del Cuneo in Serie C: l’esperienza piemontese dura appena un mese e la delusione relativa alla risoluzione del contratto (avvenuta a settembre 2018 per il mancato accordo su alcuni bonus) lo induce a ritirarsi dal calcio giocato. A 31 anni.

    Ad attenderlo c’è una nuova e suggestiva sfida: grazie alla popolarità derivante dai successi ottenuti con l’Inter, Mariga decide di dedicarsi alla politica e, nello specifico, di candidarsi per un posto all’interno del Parlamento keniota: nel mirino il seggio rimasto vacante in seguito alla prematura scomparsa di Ken Okoth, stroncato da un cancro.

    A rafforzare la candidatura di Mariga vi è addirittura il presidente del Kenya, Uhuru Kenyatta, attraverso il partito Jubilee Party con cui l’ex centrocampista sceglie di mettersi in gioco in questo nuovo ambito. L’obiettivo da portare a termine, in caso di elezione, è piuttosto chiaro e si evince dai discorsi tenuti nella baraccopoli di Nairobi: al primo posto la costruzione di scuole e ospedali per migliorare la qualità della vita della sua gente, avvolta dalla povertà e dalle scarse possibilità di ricevere cure adeguate.

    Nonostante il nobile intento, il percorso politico di Mariga è disseminato di tanti episodi deprecabili, degli evidenti tentativi di destabilizzazione: macchina presa a sassate e gomme date alle fiamme, proprio sotto ad un manifesto ritraente il volto sorridente dell’ex Inter.

    Il grande giorno delle elezioni suppletive è il 7 novembre 2019: la fiducia palpabile della campagna elettorale viene travolta dalla realtà negativa degli eventi, che vedono Mariga uscire sconfitto per mano di Imran Okoth, fratello di quel Ken scomparso qualche settimana prima.

    24636 voti per l’avversario, 11230 per Mariga che, una volta appresa la notizia, si congratula con Okoth per la schiacciante vittoria. Con la stessa lealtà e genuinità che hanno caratterizzato la sua fugace presenza sui campi da calcio, che si tratti del ‘Camp Nou’ o degli spelacchiati impianti della terza divisione svedese.

    Questo incidente di percorso non ha però posto un freno alla voglia di aiutare il proprio Paese, alla vicinanza nei confronti di un popolo che ha bisogno di figure carismatiche per conquistare un posto al sole nel problematico contesto africano. Kenya kwanza, ovvero prima il Kenya: uno slogan divenuto il mantra di McDonald Mariga.

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