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Marcello Lippi, un vincente in panchina: l'ultima Champions con la Juventus, il Mondiale con l'Italia e i successi in Cina

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"La Nazionale e la Juventus sono state due grandi storie d'amore nella mia vita di allenatore" - Marcello Lippi

Da calciatore ha avuto una discreta carriera, interpretando il ruolo di libero con Sampdoria, Savona, Pistoiese e Lucchese, ma è nelle vesti di allenatore che Marcello Lippi da Viareggio ha scritto pagine indimenticabili della storia del calcio, consacrandosi come uno dei tecnici italiani più vincenti di sempre.

  • DAGLI ESORDI ALLA SERIE A COL CESENA

    Nato a Viareggio il 12 aprile 1948, Marcello Lippi ritiratosi dal calcio giocato nel 1982 dopo una stagione in Serie C2 con la Lucchese, inizia la seconda vita da allenatore in quella stessa estate, quando avvia un triennio alla Sampdoria da tecnico delle Giovanili.

    Nel 1985/86 c'è la prima esperienza da allenatorefra i professionisti: si tratta della panchina del Pontedera, nella sua Toscana, con cui rivela subito ottime attitudini, dato che raggiunge la finale della Coppa Anglo-Italiana, persa poi con il Piacenza e un piazzamento finale al 6° posto in Serie C2.

    Successivamente passa al Siena in Serie C1, unica società che lo esonera dopo pochi mesi, alla 18ª giornata, per i risultati negativi e le contestazioni dei tifosi. La gavetta del tecnico viareggino prosegue con altre formazioni toscane: Lippi guida la Pistoiese in C2 (8° posto) e la Carrarese in C1 (7° posto).

    L'occasione in cui spera gli arriva nel 1989: lo chiama il patron del Cesena Edmeo Lugaresi. In provincia, con i romagnoli, avviene il grande salto in Serie A. La prima stagione è da incorniciare: nel 1989/90 la squadra conquista una bella salvezza, con un 14° posto finale che vale la permanenza nel massimo campionato.

    L'anno seguente, tuttavia, le cose non vanno bene: la squadra romagnola galleggia fra salvezza e zona retrocessione per tutto il girone di andata e Lippi viene esonerato dopo la sconfitta con la Fiorentina che porta la squadra all'ultimo posto con appena 9 punti.

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  • LUCCHESE, ATALANTA E NAPOLI COME VETRINA

    La mezza stagione deludente in Romagna lo porta nel 1991/92 a ripartire dalla Serie B. Ancora una volta Lippi va sulla panchina di una squadra con cui ha giocato da allenatore: si tratta della Lucchese, con cui si piazza al 9° posto giocando un bel calcio.

    La stagione positiva con i rossoneri gli vale una nuova chiamata in Serie A. Stavolta ad affidarsi al tecnico viareggino è l'Atalanta, con cui, nel 1992/93 dimostra grandi potenzialità: 3° posto al termine del girone di andata, 8° finale con un leggero calo di rendimento che fa mancare di appena un punto la qualificazione alla Coppa UEFA.

    Lasciata Bergamo per successivo passo è l'approdo al Napoli, dove è portato nel 1993/94 dal general manager Ottavio Bianchi. Gli azzurri, appena un anno prima, avevano rischiato la retrocessione, ora invece, con il suo calcio pragmatico fatto di principi del tradizionale calcio all'italiano mixati con il gioco a zona, ottengono un brillante 6° posto finale che vale la qualificazione alla Coppa UEFA nella stagione successiva.

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  • Marcello Lippi JuventusGetty Images

    IL PRIMO CICLO ALLA JUVENTUS E L'ULTIMA CHAMPIONS BIANCONERA

    L'exploit all'ombra del Vesuvio fa guadagnare a Marcello Lippi la chiamata della nuova Juventus, che attraverso la celebre triade dirigenziale Bettega-Giraudo-Moggi, decide di ripartire da lui dopo la parentesi trapattoniana dei primi anni Novanta.

    Si apre così, sotto la presidenza onoraria di Umberto Agnelli, uno dei cicli più vittoriosi della storia bianconera. Lippi, con l'iconico sigaro in bocca, gli occhiali, i capelli ordinati e bianchi, il carattere da duroe talvolta spigoloso e la fiducia nel lavoro, ne diventa uno dei simboli più importanti.

    "Nella mia carriera non ho mai vinto niente - dice ai giocatori al suo arrivo a Torino -, voi è da dieci anni che non vincete niente. Sarà l'ora che le cose cambino. Saremo di fronte ad una grande tavola imbandita, dove ogni coppa è un piatto. Nessuno potrà avere più fame di noi".

    Il suo calcio fatto di fisicità, spirito di sacrificio e rigore tattico trova terreno fertile in un gruppo desideroso come lui di grandi vittorie. Con Lippi al timone la Juventus fa incetta di titoli: in 4 anni la squadra bianconera conquista 9 trofei: 3 Scudetti (1994/95, 1996/97 e 1997/98), 1 Coppa Italia (1994/95), 2 Supercoppe italiane (1995 e 1997), 1 Coppa dei Campioni (1995/96), 1 Supercoppa europea (1996) e 1 Coppa Intercontinentale (1996).

    "Essere nella Juventus significa non accontentarsi mai - dirà spiegando la filosofica della Vecchia Signora - . Vinto lo Scudetto? Bene, c'è la Champions. Vinta la Champions? Bene, c'è l'Intercontinentale. Vinta l'Intercontinentale? Bene, c'è da rivincere lo Scudetto. C'è sempre poco tempo per festeggiare alla Juventus".
    Marcello Lippi - JuventusConti Media

    Tanti i campioni allenati: da Paulo Sousa a Vialli, passando per Zidane, Ravanelli, Baggio, Del Piero, Deschamps, Conte, Ferrara e Peruzzi, solo per citarne alcuni. Fra i trionfi un ruolo particolare ricopre la Champions League 1995/96, che resta ad oggi l'ultima conquistata dal club torinese. Al termine di un cammino irresistibile, i bianconeri superano il Nantes in semifinale e nella finalissima di Roma, il 22 maggio 1996, hanno la meglio sull'Ajax di Louis Van Gaal vincendo 5-3 ai calci di rigore.

    "La gioia dello Scudetto l'avevo sentita solo mia - spiegherà Lippi dopo il trionfo dell'Olimpico -, perché gli juventini ne avevano già vinti 22 e io neanche uno. Invece questa Coppa la sento comune, di tutti i tifosi che la aspettavano da tempo. Era importante anche l'altra, non fraintendetemi, ma penso che i tifosi godano di più per questa, anche perché è stata generata da una grande partita".

    Nel 1996 arrivano poi la Supercoppa Europea, vinta nettamente sul PSG, e la Coppa Intercontinentale, conquistata a Tokyo con un successo per 1-0 sul River Plate il 26 novembre 1996 grazie ad un goal di Alex Del Piero. Fra gli Scudetti, invece, il più sofferto è il titolo vinto nel 1997/98, giunto dopo un lungo testa a testa con l'Inter e tante polemiche sugli arbitraggi.

    "Ci hanno tirato addosso tanta merda che la metà bastava - dirà Lippi a 'La Repubblica' -. Ecco perché è lo Scudetto più bello. Si può attaccare tutto, il palazzo, le istituzioni, non una squadra come la nostra. Sviste arbitrali? Certo, ce ne sono state e anche evidenti. Ma anche gli altri ne hanno avuto a favore e le posso elencare. La verità è che lo Scudetto è andato alla squadra più regolare, anche se non la più forte sotto l'aspetto tecnico".

    Fioccano per Lippi anche i riconoscimenti individuali. Nelle stagioni 1994/95 e 1995/96 è insignito della Panchina d'Oro dal Settore tecnico della FIGC come miglior allenatore del campionato di Serie A, mentre nel 1998 è nominato 'allenatore dell'anno' dall'UEFA. Nel 1996 e nel 1998 è il miglior allenatore del Mondo secondo la Federazione internazionale di storia e statistiche del calcio (IFFHS), nel 1997 e nel 1998 si aggiudica infine anche l'Oscar del calcio AIC.

  • Marcello Lippi InterGetty Images

    LA PARENTESI INFELICE ALL'INTER

    Nel corso della stagione 1998/99, tuttavia, il rapporto fra l'allenatore viareggino e i suoi calciatori si logora e i risultati sono deludenti, al punto che dopo una sconfitta interna sanguinosa maturata contro il Parma alla 20ª giornata, Marcello Lippi rassegna le dimissioni da tecnico della Juventus.

    Ad attenderlo ci sono i rivali dell'Inter, con il presidente Massimo Moratti che gli affida la panchina nerazzurra nell'estate del 1999. Nella prima stagione a Milano, i risultati saranno deludenti: priva di Ronaldo 'Il Fenomeno', infortunato, e per larga parte dell'anno anche di Bobo Vieri, da lui già avuto alla Juventus, la squadra nerazzurra riesce ad agganciare in extremis il treno Champions League: il 4° posto arriva infatti solo grazie ad una doppietta di Roberto Baggio nello spareggio con il Parma.

    L'avvio della seconda stagione è invece disastroso: dopo la sconfitta nella Supercoppa italiana con la Lazio, arrivano una clamorosa eliminazione dalla Champions League, nei preliminari ad opera degli svedesi dell'Helsingborgs, e la sconfitta all'esordio in campionato con la Reggina. Al termine della partita persa malamente al Granillo dai suoi, il tecnico viareggino è protagonista di un celebre sfogo in conferenza stampa.

    "Se fossi il presidente - attaccherà, furioso verso i suoi calciatori -, manderei via subito l'allenatore, poi chiamerei i giocatori e li attaccherei tutti al muro e gli darei dei calci in culo a tutti".

    È il capolinea della sua avventura nerazzurra: Moratti decide infatti di licenziarlo.

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  • Marcello Lippi JuventusGetty Images

    IL RITORNO ALLA JUVENTUS E GLI ULTIMI SUCCESSI BIANCONERI

    Nell'estate 2001 Marcello Lippi torna così alla Juventus, aprendo il suo secondo ciclo bianconero. Dopo aver fatto esprimere al meglio campioni come Gigi Buffon, Lilian Thuram, Gianluca Zambrotta e Pavel Nedved, il 5 maggio 2002 conquista il suo 4° Scudetto con la Vecchia Signora al termine di un'incredibile rimonta sui nerazzurri.

    Si ripeterà anche nella stagione 2002/03, che gli darà però anche l'amarezza più grande, la sconfitta ai rigori contro il Milan nella finale di Champions League giocata ad Old Trafford il 28 maggio 2003. Per l'allenatore viareggino è il terzo k.o. in carriera in una finale della massima competizione continentale, dopo le due arrivate nel suo primo ciclo bianconero contro il Borussia Dortmund (1996/97) e il Real Madrid (1997/98). Con il rammarico di aver affrontato i rossoneri di Ancelotti senza lo squalificato Nedved.

    "Se avessi avuto Pavel - sosterrà Lippi in una discussione con Arrigo Sacchi al Festival dello Sport di Trento - avremmo vinto quella finale con il Milan".

    Complessivamente, nel suo secondo regno bianconero, vince 4 titoli, aggiungendo ai 2 Scudetti di fila altre 2 Supercoppe italiane(2002 e 2003) che lo rendono con 4 affermazioni totali l'allenatore più vincente del trofeo con Fabio Capello e Simone Inzaghi. In tutto i trofei vinti con la Juventus diventano 13, cifra che lo colloca al 2° posto assoluto nella storia della Vecchia Signora come allenatore più vincente alle spalle dell'imprendibile Giovanni Trapattoni (14 trofei conquistati).

  • Marcello LippiGetty Images

    LIPPI CT. DELL'ITALIA E IL MONDIALE 2006

    Dopo un 2003/04 con risultati deludenti, Lippi decide di porre termine alla sua lunga avventura juventina per accettare una nuova sfida: quella da Commissario tecnico alla guida della Nazionale italiana.

    Dopo gli inizi stentati, il Ct. viareggino costruisce un gruppo solido, che nel 2006 lo porterà alla vittoria più esaltante della sua carriera: i Mondiali di Germania. Ci sono fra gli altri i suoi fedelissimi Buffon, Zambrotta, Cannavaro e Del Piero, l'oriundo Camoranesi, ma anche l'interista Materazzi, i milanisti Nesta (che perderà subito per infortunio), Pirlo, dominatore del centrocampo, Gattuso, l'uomo con cui stabilirà una straordinaria affinità temperamentale, Alberto Gilardino e Pippo Inzaghi, che sarà riserva di lusso.

    Poi il capitano della Roma Francesco Totti, recuperato in extremis dopo un grave infortunio, e il centravanti della Fiorentina Luca Toni. Senza dimenticare il protagonista a sorpresa, l'esterno mancino del Palermo Fabio Grosso.

    Ne nasce un mix perfetto, che assieme ad una serie di 'gregari', e ad uno staff tecnico e dirigenziale ben costruito, porterà la Nazionale a laurearsi campione del Mondo il 9 luglio 2006a Berlino dopo un successo per 6-4 ai rigori sulla Francia di Raymond Domenech e di Zinedine Zidane, che dopo aver portato in vantaggio i suoi su rigore, e il pareggio di Materazzi, nei supplementari perde la testa rifilando una testata al petto al difensore nerazzurro e lascia i Bleus in 10 uomini per l'inevitabile espulsione.

    Dato l'1-1 che non cambia nemmeno all'extra-time, tutto si decide con i tiri dal dischetto, che spesso nella loro storia hanno condannato gli azzurri. Invece stavolta le cose vanno molto diversamente.

    "Ricordo ancora i momenti vibranti prima dei rigori - dirà Lippi in più occasioni -. Mi venne incontro Del Piero, perché voleva calciare il quinto rigore. Io però gli dissi di no, perché secondo me i più affidabili devono tirare per primi. Alex insistette, così gli concessi il quarto penalty. Il primo lo assegnai a Pirlo, il secondo a Materazzi e il terzo a De Rossi. Mi mancava l'ultimo ma non sapevo a chi affidarlo".
    "In quei momenti, più della ragione contano le sensazioni, gli umori, e incrociando lo sguardo di Grosso gli dissi: 'Vai Fabio, il quinto è tuo, sei l’uomo della provvidenza'. Lui mi guardò stupito e rispose: 'Io? Mister ma sei sicuro?'. Ed io insistetti: 'Vai Fabio tu sei l'uomo dell'ultimo minuto: agli ottavi sullo 0-0, ti sei procurato il rigore contro l’Australia al 93', in semifinale hai segnato il goal qualificazione negli ultimi minuti dei supplementari contro la Germania. Tu ci farai vincere la Coppa del Mondo".
    "Ero certo che avrebbe fatto goal, i segnali mandati dal destino erano troppo chiari. Infatti ricordo che prima del rigore di Fabio, con estrema calma, tolsi gli occhiali e li chiusi nella zip della tuta, per evitare di romperli come accadde in finale di Champions League del '96, perché ero sicuro di vincere. Così diventammo campioni del mondo".
    Marcello Lippi 2006AFP

    Con l'impresa di Berlino Lippi porta il suo calcio pragmatico alla sua massima espressione ed esaltazione. Durante il percorso verso la finale, il Ct. si distingue non solo per le scelte tecniche e tattiche, ma anche per lo straordinario spirito di squadra che aveva saputo infondere nei giocatori convocati.

    Nel viaggio verso Berlino lui, uno dei tecnici più vincenti della storia del calcio italiano, è protagonista anche di numerosi aneddoti: dal tuffo nel laghetto melmoso di Duisburg promesso ai suoi ragazzi in caso di finale, al 'televisore' mostrato ai presunti operatori e fotografi che pensava stessero spiando l’allenamento prima della semifinale Italia-Germania.

    La sera del 9 luglio, dopo il rigore trasformato da Grosso e la cerimonia di premiazione, anche Lippi può stemperare la tensione e lasciarsi andare alla gioia con i suoi ragazzi.

    "Da sportivo è stata la più grande soddisfazione che potessi avere - ammetterà a 'La Gazzetta dello Sport' -. Ho avuto la fortuna e l'onore di vincere tanti Scudetti, una Champions League, di essere anche Campione del mondo di club, ma questa Coppa è una cosa unica, irripetibile".

    Una celebre foto, in particolare, lo ritrae con il suo proverbiale sigaro, appena acceso, mentre regge fra le mani la Coppa del Mondo.

    "Quando ci diedero la coppa, dissi ai ragazzi: 'Prendetela e fate un giro del campo con lei' - racconterà Lippi -. Mentre i riflettori erano tutti puntati meritatamente sui giocatori festanti, io andai a metà campo ed ebbi la brillante idea di accendermi il sigaro. Poi vennero da me, mi diedero la Coppa ed uscì una bellissima foto che custodisco gelosamente".
    Marcello Lippi Italy World CupGetty Images

    Dopo il trionfo ai Mondiali 2006, il quarto nella storia della Nazionale italiana, Lippi fa incetta di premi: è 'Commissario tecnico dell'anno' per l'IFFHS, ma anche 'Allenatore dell'anno'World Soccer. Vince inoltre il premio Gianni Brera come 'Sportivo dell'anno' e una Panchina d'Oro speciale.

    Al massimo della sua popolarità nazionale e internazionale, acclamato a furor di popolo, dopo esser stato visto per molto tempo espressione della juventinità, e per questo motivo considerato "antipatico" da una fetta del tifo, Marcello Lippi lascia la Nazionale e si prende 2 anni di pausa, salvo tornare al timone dopo la mancata vittoria degli Europei 2008 da parte del nuovo Ct. Roberto Donadoni.

    Guida dunque gli Azzurri anche ai Mondiali 2010 in Sudafrica, ma questa volta la spedizione sarà fallimentare. Una bruciante e umiliante eliminazione al Primo turno, con un gruppo ormai logoro nei suoi elementi più rappresentativi, segna l'addio definitivo del Ct. viareggino alla panchina della Nazionale.

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  • Marcello Lippi Guangzhou EvergrandeGetty Images

    L'EROE DEI DUE MONDI: I SUCCESSI IN CINA

    Vinto tutto a livello di club in Italia, e ottenuta la soddisfazione più bella con la conquista dei Mondiali 2006 alla guida della Nazionale, Marcello Lippi allarga i suoi orizzonti. Nel 2011 fa il suo ingresso nella Hall of fame del calcio italiano, prima di ripartire nel 2012 sulla panchina del Guangzhou Evergrande, nell'emergente campionato cinese, la Chinese Super League.

    Anche in Oriente Lippi si conferma un vincente della panchina e realizza subito il 'Double' Campionato-Coppa Nazionale: con il suo Guangzhou conquista 3 Scudetti consecutivi (dal 2012 al 2014), una Coppa della Cina (2012) e soprattutto la Champions League asiatica.

    Il 9 novembre 2013 il Guangzhou diventa campione continentale pareggiando 1-1 in casa col Seoul, dopo aver pareggiato 2-2 in trasferta in Corea del Sud. L'importante affermazione farà sì che Lippi venga considerato una sorta di "eroe dei due Mondi", dato che diventa il primo allenatore a vincere due Champions League in due Confederazioni diverse.

    "Sono orgoglioso - ammetterà - di essere l’unico allenatore ad aver vinto due Champions in due continenti diversi".

    Nel 2015 Lippi lascia il club dopo averlo guidato anche da Direttore tecnico, e diventa Ct. della Nazionale cinese con l'obiettivo di qualificarsi al Mondiale di Russia. Quest'ultimo sfuma, ma l'espero allenatore viareggino rimane nei quadri dirigenziali, mentre in panchina è promosso il suo 'vice' Fabio Cannavaro. Quando l'ex capitano azzurro rassegna le dimissioni, Lippi torna Ct. della Cina per qualche mese, da maggio a novembre del 2019.

    Resta questa la sua ultima avventura da allenatore: a 72 anni, infatti, il 22 ottobre 2020, colui che è stato uno degli allenatori più vincenti della storia, dice basta mettendo il punto su una carriera da allenatore che lo ha visto alzare ben 19 trofei.

    "Ho chiuso definitivamente con il lavoro di allenatore - annuncia in un'intervista a 'Radio Sportiva' -, è giusto così. Magari potrei essere utile in altri ruolo, vedremo".

    Di lui Sir Alex Ferguson aveva detto:

    "Marcello Lippi è un uomo straordinario. Basta guardarlo negli occhi per dirsi che si sta avendo a che fare con qualcuno che è padrone di se stesso e del suo ambito professionale. Quegli occhi sono a volte ardenti di serietà, a volte scintillanti, a volte ti analizzano con circospezione e sempre sono vivi di intelligenza. Nessuno potrebbe fare l'errore di prenderlo alla leggera".

    Durante la sua lunga avventura alla Juventus, durata 8 anni, ha avuto anche tante richieste da club blasonati e prestigiosi, fra cui il Real Madrid, cui ha però sempre detto di no. Senza rimpianti:

    "Della mia carriera non cambierei niente - dirà, intervistato da 'Eurosport' - Ho vinto, ho perso, ho sbagliato, ho imparato, ma sono sempre stato me stesso. Mi va bene così".

    Oggi, dopo tante vittorie, può dedicarsi serenamente alla famiglia, a sua moglie, ai suoi due figli e all'amato nipote Lorenzo, tifoso romanista. Oltre che seguire il calcio da attento osservatore e coltivare la sua grande passione, quella per il mare, che ha sempre avuto fin da quando faceva il calciatore.

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