Anche nelle annate più difficili, comunque, una morale va trovata. Ecco, una Juventus decimata dalle indisponibilità si impone di misura in quel di Lecce. Una prova tutto fuorché memorabile, e non è una novità, ma che sfocia nella conquista dell’intera posta. La decide Fagioli, sale al potere la linea verde, e ora per Allegri cavalcare l’onda giovani rappresenta un imperativo categorico.
Nel primo tempo, essenzialmente, accade poco-pochissimo. Partita di una noia mortale, con tanti errori tecnici a caratterizzare qualsiasi discorso. I padroni di casa votano il partito dell’organizzazione, ma badando principalmente a non prenderle. Gli ospiti, decimati dagli infortunati, hanno maggiore qualità. Tuttavia, i bianconeri faticano enormemente a trovare trame interessanti. Succede che in 28’, quindi, Madama si ritrovi con ben quattro calciatori ammoniti. Chiaro segnale di nervosismo e, soprattutto, del tipo di gara. Il Lecce dalle parti di Szczesny non si fa mai vedere, mentre – di una certa pericolosità – solo Rabiot di testa prova a spaventare Falcone. Insomma, uno spettacolo raccapricciante. Unica nota positiva per la Vecchia Signora? Il debutto, dall’inizio, di Soulé: uno che ha numeri e potenzialità per poter diventare un giocatore di livello.
Nel secondo tempo, complice l’ingresso di Fagioli, la Juve aumenta i giri. Qualche geometria in più, una buona sicurezza in fase di palleggio, ampiezza. Ed è proprio il gioiellino bianconero, con un tiro a giro, a trovare una rete di pregevole fattura. Morale della favola? Stoccata da tre punti. Con la complicità del palo centrato nel finale da Hjulmand.




