Quando nel settembre 1994Roy Lassiter prende tra le braccia suo figlio, in un ospedale di Turrialba, Costa Rica, non pensa al futuro da cannoniere, nè al difficile passato che ha rischiato di compromettere la sua carriera. Ha occhi solo per il neonato Ariel, che vent'anni dopo seguirà le orme del padre come attaccante negli Stati Uniti, in Centro-America, e sì, anche in Svezia.
Ariel Lassiter, nel 2023, sta ancora cercando la sua strada. Fa parte dell'Inter Miami di Beckham, gioca come esterno d'attacco e punta. Non è un bomber d'elite, ma fa parte da tempo di una Nazionale, quella costaricense, capace di qualificarsi ai Mondiali con grande costanza e far partire volta dopo volta la ricerca internauta sulla sua provenienza. Ma la Costa Rica è africana, asiatica, americana? E soprattutto si dice il Costa Rica o la Costa Rica? Attendiamo il prossimo Mondiale per rivedere tutti intenti davanti alla tastiera.
Si può dire che Ariel Lassiter sia già passato alla storia del calcio in senso generale, considerando il suo status di calciatore professionista in campo con la Nazionale di Costa Rica e in MLS, ma in un senso più sdoganato del termine, non è realmente riuscito ad avere quel momento. Quel dato, quel ricordo tramandato ai posteri capace di entrare in un tomo dedicato allo sport intrapreso dal padre Roy alla fine degli anni '80.
Un libro che contenga le gesta più importanti e storiche del calcio statunitense non può invece esimersi dall'inserire al suo interno il nome del padre Roy. Ha cresciuto Ariel, chissà, sussurrando le sue gesta, i suoi rimpianti, quei ricordi oscuri che aveva cercato di seppellire, rivenuti a galla all'improvviso.
Eventi che avrebbero potuto cambiare la sua storia, senza portarlo in Costa Rica. Senza conoscere Wendy, crescere il figlio Ariel, diventare meteora, far registrare un impressionante numero di reti che ha resistito per oltre vent'anni.




