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L'incredibile lotta salvezza della Serie A 1982/83: 6 squadre in 2 punti e volata mozzafiato

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Il Campionato di Serie A 1982/83, quello successivo al trionfo dell'Italia di Bearzot al Mundial di Spagna e dell'allargamento a due per squadra degli stranieri tesserabili dai club italiani, è spesso ricordato per il primo Scudetto vinto dalla Roma, guidata da Nils Liedholm, che ha prevalso nel duello al vertice sulla Juventus di Trapattoni.

Ma non tutti sanno che il torneo, cui partecipavano 16 squadre e che prevedeva 2 punti a vittoria e 3 retrocessioni, è anche ricordato per l'incredibile lotta salvezza che lo ha caratterizzato. Sono state infatti ben 8 le squadre coinvolte, con una volata mozzafiato ricca di colpi di scena e gli ultimi verdetti espressi soltanto nell'ultima giornata.

  • LE 8 SQUADRE IN LOTTA

    Se Roma e Juventus duellano per il titolo, e la rivelazione Verona naviga nelle prime posizioni fra Inter e Fiorentina, con Udinese, Sampdoria e Torino a inseguire un posto al sole nella prima metà della classifica, tutte le altre 8 squadre della Serie A 1982/83, con alterne vicende e fortune, sono coinvolte in una lotta salvezza quanto mai incerta e imprevedibile.

    Fra queste per blasone e prestigio spicca sicuramente il Napoli. Dopo le ottime stagioni sotto la guida di Rino Marchesi, il presidente Corrado Ferlaino prova ad assicurare alla squadra un ulteriore salto di qualità ingaggiando come tecnico Massimo Giacomini, allenatore emergente proveniente dal Torino.

    Al tecnico di Udine mette a disposizione un organico rafforzato dall'acquisto di Ramon Angel Díaz, centravanti del River Plate, già campione del Mondo juniores con Maradona, dal ritorno del mediano Costanzo Celestini e dell'altro stantuffo Paolo Dal Fiume dal Perugia. La squadra è un cocktail sulla carta promettente, tanto che alcuni esperti, fra cui il Ct azzurro Enzo Bearzot, inseriscono i partenopei fra le contendenti per le Scudetto. I fatti li smentiranno clamorosamente.

    A lottare per la permanenza nel massimo campionato c'è anche il Genoa, che affidato allo specialista Gigi Simoni, si rinforza sul calciomercato acquistando l'olandese Jan Peters dall'Az Alkmaar e Roberto Antonelli dal Milan.

    Con i partenopei e i liguri un'altra squadra di prestigio coinvolta nella bagarre è il Cagliari di Gustavo Giagnoni. Seguendo la moda del momento, che prevedeva l’ingaggio di calciatori stranieri di grido, il Cagliari si adegua tesserando due sudamerican. In Sardegna, scortate niente meno che da Gigi Riva, approdano così due stelle del calcio latinoamericano o presunte tali: il fantasista peruviano Julio Cesar Uribe e l'attaccante uruguayano Waldemar Victorino.

    Con due elementi in rosa di simile prestigio il grave errore della dirigenza sarà credere di poter stravolgere l'ossatura della squadra dell'anno precedente senza risentirne. I due innesti, contrariamente alle aspettative molto alte, tarderanno a inserirsi in un calcio fisico come quello italiano, con Uribe che dimostrerà la sua classe solo a sprazzi e Victorino che si rivelerà un grosso flop.

    La rosa dell'anno precedente viene di fatto smantellata. Il portiere Corti va all’Udinese, in difesa Logozzo va al Bologna, Longobucco al Cosenza e il veterano Brugnera al Carbonia; a centrocampo Bellini passa all’ambiziosa Fiorentina vicecampione d’Italia, mentre Goretti e Osellame scendono in B rispettivamente al Campobasso e all’Atalanta. In attacco Ravot va al Padova e soprattutto il bomber Selvaggi, campione del Mondo in Spagna senza giocare, è ceduto al Torino.

    In entrata, oltre ai due stranieri, in porta arriva Nello Malizia, proveniente dal Perugia, in difesa Antonio Bogoni dalla Sambenedettese, a centrocampo Mariano Marchetti e Rovellini dalla Pro Patria, Sacchi dalla Lodigiani e WalterMazzarri dal Pescara. Quest'ultimo avrà un'esperienza breve, dato che partirà a novembre. Nuovo è anche l'allenatore, il sardo ed ex granata Gustavo Giagnoni.

    Nutrito è poi il gruppo delle provinciali. Il Catanzaro, forte del 7° posto dell'anno precedente, affidato al tecnico Bruno Pace, decide di rinnovare profondamente la propria rosa, cedendo i suoi giocatori più quotati e sostituendoli con altri di livello inferiore. Partono fra gli altri il veterano Claudio Ranieri, che si accasa al Catania, e con lui Costanzo Celestini, che torna al Napoli, Antonio Sabato acquistato dall'Inter, Massimo Mauro, passato all'Udinese e Carlo Borghi, prelevato dal Torino. Fra gli arrivi Agatino Cuttone dal Torino, Gigi De Agostini in prestito dall'Udinese e Gaetano Musella in comproprietà dal Napoli.

    Chi cambia poco è il Cesena, che tiene con sé il centravanti austriaco Walter Schachner, resistendo alle richieste di molti club, e opera soltanto piccoli assestamenti alla rosa. In entrata ecco il tandem di giocatori dal Milan composto da Adelio Moro e Ruben Buriani.

    L'Ascoli del vulcanico patron Costantino Rozzi, che reduce dallo straordinario 6° posto del 1981/82, che conferma in panchina Carlo Mazzone e sul calciomercato estivo opera piccole ma significative movimentazioni: sono acquistati in prestito oneroso dalla Fiorentina l'attaccante Paolo Monelli, in prestito oneroso dall'Inter la punta Carletto Muraro e a titolo definitivo l'ala del Milan, Walter Alfredo Novellino.

    Completano il quadro delle contendenti per la salvezza l'Avellino, con la società che opera in estate una rischiosa rivoluzione estiva della rosa, affidata inizialmente a Pippo Marchioro, e il Pisa neopromosso in Serie A dell'altro vulcanico patron Romeo Anconetani. I lupi biancoverdi puntano fra gli altri sul tandem straniero composto dal peruviano Geronimo Barbadillo e sul danese Søren Skov, i toscani, affidati all'allenatore brasiliano Luis VInicio, acquistano l'ala destra della nazionale danese Klaus Berggreen, il centravanti Guido Ugolotti e l'incognita uruguaiana Jorge Caraballo.

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  • IL GIRONE DI ANDATA

    Pronti, via e già dalle prime giornate si capisce che la lotta nelle retrovie della classifica sarà quanto mai agguerrita. L'avvio horror è del Cagliari di Giagnoni, che con i due stranieri che non incidono, alla 6ª giornata, dopo il pesante k.o. per 3-0 a Marassi con il Genoa, si ritrova da solo all'ultimo posto con soli 3 punti.

    La prima panchina a saltare fra le squadre coinvolte è però quella dell'Avellino: dopo 5 turni e la sconfitta per 3-0 a Verona Pippo Marchioro è silurato dal presidente Antonio Sibilia e sostituito dal quarantunenne Fernando Veneranda, all'esordio nella massima Serie, diplomato al Supercorso di Coverciano.

    Intanto a far fatica a sorpresa è anche il Napoli di Giacomini, che dopo 6 turni ha appena un punto in più dei sardi, 4, ed è al penultimo posto in buona compagnia assieme ad Ascoli, Cesena e Catanzaro. I tifosi contestano la squadra e proprio dopo il 2-2 di Milano della 6ª giornata degenera, quando nella notte fra il 19 e il 20 ottobre 1982 due ordigni al tritolo sono fatti esplodere sotto la casa del presidente Corrado Ferlaino e allo Stadio San Paolo.

    La svolta per il Cagliari arriva alla 9ª giornata, quando il ritorno fra i titolari del bomber Gigi Piras coincide con la vittoria determinante sul Catanzaro nello scontro diretto. L'1-0 siglato dal mancino di Selargius in Zona Cesarini risolleva i rossoblù e lascia all'ultimo posto il Catanzaro.

    La situazione in casa Napoli precipita nel turno successivo. I rossoblù con un goal di Restelli affossano 1-0 gli azzurri al Sant'Elia e i campani si ritrovano incredibilmente in ultima posizione con i calabresi, con il nuovo acquisto Díaz che non riesce a incidere. La tensione è altissima, e Ferlaino caccia dopo 11 turni Giacomini per richiamare al capezzale della squadra la bandiera Bruno Pesaola, che fungerà da Direttore tecnico, coadiuvato sul campo dall'allenatore Gennaro Rambone.

    Chi si tiene per il momento a distanza dalla zona pericolosa sono il Pisa di Vinicio (2 vittorie e 3 pareggi nei primi 5 turni) e il Cesena di Bruno Bolchi, che dopo 12 turni sono nella prima metà della graduatoria con 12 punti. Bene anche l'Ascoli di Mazzone, appena un gradino sotto a quota 11 assieme al Torino.

    Al giro di boail Cagliari con 6 risultati utili consecutivi (3 vittorie in casa e 3 pareggi in trasferta) e il successo nello scontro diretto con l'Ascoli per 3-1 si rialza alla grande, chiudendo al 7° posto con Cesena, Fiorentina e Sampdoria a quota 15. Segue il Genoa a 14. In coda scivola il terzetto formato da Ascoli, Avellino e Pisa con 12 punti, ma la situazione più drammatica la vivono Catanzaro e Napoli, che chiudono la graduatoria con appena 9 punti.

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  • UNA VOLATA MOZZAFIATO

    Nessuno, il 9 gennaio, può prevedere quanto accadrà nel girone di ritorno, con le emozioni e i colpi di scena che si succederanno fino all'ultima giornata. Intanto prima ancora che termini il girone di andata, il 6 gennaio 1983, Corrado Ferlaino, il presidente del Napoli rassegna le dimissioni.

    Tra le motivazioni che lo hanno indotto a prendere questa decisione, oltre alle pesanti contestazioni popolari per la stagione negativa della squadra, le critiche del sindaco Maurizio Valenzi alla dirigenza del club. Ferlaino viene dunque sostituito dall'ingegner Marino Brancaccio.

    Al termine del girone di andata, il 9 gennaio, salta anche un'altra panchina, quella del Catanzaro, con Bruno Pace che dopo la pesante sconfitta per 5-0 sul campo dell'Inter viene rimosso dall'incarico e sostituito con l'allenatore in seconda, Saverio Leotta.

    Fra le squadre in lotta a rinforzarsi sul mercato di riparazione è soprattutto il Cagliari, che prende il libero Vavassori, il centrocampista Danilo Pileggi e l'attaccante Fabio Poli. L'Ascoli, dopo l'infortunio che lo ha tenuto fuori nel girone di andata, recupera una pedina importante come Andrea Mandorlini nel pacchetto arretrato.

    Se l'attenzione degli appassionati è catturata dall'avvincente lotta Scudetto fra Roma e Juventus, la lotta salvezza non è da meno e tiene in apprensione, con vicende altalenanti ed emozioni al cardiopalma, i tifosi delle squadre coinvolte.

    Arrivano i primi segnali importanti dal Napoli, che dopo lo 0-0 fuori casa con l'Udinese batte 2-1 nello scontro diretto in casa il Pisa e lascia il Catanzaro all'ultimo posto. I giallorossi calabresi, nonostante l'avvicendamento in panchina, non riusciranno più a rialzarsi e saranno la prima squadra retrocessa con diversi turni d'anticipo. Appena 4 i punti conquistati dopo il giro di boa, con la vittoria per 2-1 sul Verona il 6 marzo che resterà anche l'ultima in Serie A della storia della squadra.

    I partenopei si mantengono invece in linea di galleggiamento e, quando ad aprile parte la volatona finale con 8 squadre interessate, sono pronti a giocarsi le loro carte. La situazione di classifica, dopo la quint'ultima giornata del 6 aprile, dice Cagliari e Genoa al 9° posto con 24 punti e ad un passo dalla salvezza, Avellino e Pisa poco sotto a 23, Ascoli e Napoli appaiate a 22, il Cesena, letteralmente crollato dopo un girone d'andata molto positivo a 20, e il Catanzaro ormai a un passo dalla B a 13.

    A complicarsi decisamente la vita sono i sardi, cui basterebbero 3 punti nelle ultime 4 gare per mantenere la categoria. Ma i rossoblù, sconfitti alla 26ª dal Napoli al san Paolo (rigore vincente di Ferrario) incappano alla quart'ultima in un pari interno senza goal con il Cesena, fino a quel momento sempre sconfitto fuori casa nel girone di ritorno. Il pareggio successivo a Genova con la Sampdoria sembrerebbe però tenerli fuori pericolo, con un punto rimanente da conquistare nelle ultime 3 gare.

    I primi verdetti arrivano alla penultima giornata, che si gioca domenica 8 maggio 1983. L'Avellino di Veneranda travolge 4-0 il Catanzaro al Partenio (autorete Cavasin, reti di Bergossi, Tagliaferri e Barbadillo) e con un turno di anticipo si salva, portandosi a 27 punti.

    Discorso simile per il Genoa di Simoni, che pareggia in casa con la Roma (1-1 con goal di Pruzzo e Fiorini), si porta a sua volta a quota 27 e mentre i giallorossi festeggiano lo Scudetto matematico, il Grifone può esultare per la seconda salvezza consecutiva.

    Salvo per la classifica avulsa anche il Pisa, pur a 26 punti assieme a Cagliari e Napoli, grazie ad una convincente vittoria in trasferta per 0-2 sul campo del Torino con i goal di Todesco e Sorbi, vero mattatore del match, nella ripresa. Retrocede matematicamente il Cesena (21 punti), che con l'1-1 interno tiene invece vive le speranze dell'Ascoli, terz'ultimo a quota 25, che nell'ultimo turno si giocherà tutto in una gara che vale un'intera stagione con il Cagliari.

    Ai rossoblù basterebbe un punto contro la Juventus, i sardi passano anche a condurre al Sant'Elia con il 9° goal stagionale del bomber Piras ma vengono rimontati dai bianconeri nel secondo tempo con le reti di Boniek e Platini e, restando pericolosamente a 26 punti, avranno due risultati utili a disposizione al Del Duca con i marchigiani (vittoria o pareggio) per mantenere la categoria. Speranze vive anche per il Napoli di Pesaola, grazie ad un prezioso pareggio con il Verona al Bentegodi, tanto più che nell'ultimo turno affronterà in casa il Cesena già retrocesso.

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  • I VERDETTI DELL'ULTIMA GIORNATA: 6 SQUADRE IN 2 PUNTI

    Quando devono disputarsi gli ultimi 90 minuti di campionato, restano dunque in tre le squadre che rischiano la retrocessione in Serie B: l'Ascoli di Mazzone, terzultimo con 25 punti, che per salvarsi deve battere necessariamente il Cagliari in casa; i rossoblù di Giagnoni, fermi a 26, cui basta anche pareggiare al Del Duca, e il Napoli di Pesaola, che si gioca tutto nella sfida casalinga contro il Cesena, penultimo e già matematicamente retrocesso.

    Da queste tre formazioni deve uscire il nome della terza squadra retrocessa nel torneo cadetto. La tensione passa fra lo Stadio San Paolo e lo Stadio Del Duca, quest'ultimo scelto come campo centrale della trasmissione radiofonica di Radio Rai 'Tutto il calcio minuto per minuto', che 'scomoda' addirittura il grandeEnrico Ameri, vista l'importanza della posta in palio.

    Nello stadio marchigiano, gli ospiti partono meglio, ma mancano il goal, e poi vengono puniti.

    "Attenzione, Ascoli in vantaggio 1-0 con una rete di Greco al 26', dice Ameri con la sua inconfondibile voce., interrompendo l'inerzia dei primi tempi.

    Il presidente dell'Ascoli, Costantino Rozzi, segue la partita vicino ai tifosi e viene raggiunto da un cronista di Rai Sport.

    "Speriamo che questo sia il risultato finale - dichiara sorridente -, sono venuto qui nel caso si senta male qualcuno. Partita terribile...".

    Intanto al San Paolo permane la parità senza goal. La situazione si delinea nella ripresa, quando al 54' il Napoli passa a condurre sui romagnoli con un guizzo di Dal Fiume: 1-0 e salvezza dietro l'angolo per i ragazzi di Pesaola.

    A raggiungere toni sempre più drammatici è così l'altra sfida, quella fra Ascoli e Cagliari. I sardi provano a cercare il pareggio, senza fortuna, ma i marchigiani faticano a chiuderla, finché in Zona Cesarini, all'86', arriva il 2-0.

    "C'è Monelli che scende - dice Ameri in radiocronaca diretta -, spinge verso il centro, scambia con Nicolini, che difende il pallone. È pronto per il tiro, un pallonetto... Rete! Rete! Ha segnato Nicolini con un pallonetto".

    Il raddoppio del numero 8 scatena la festa dei tanti tifosi marchigiani, mentre quelli rossoblù sono letteralmente gelati. Al San Paolo finisce la partita, con il punteggio di 1-0 per la squadra di Pesaola, il 'Petisso' che accorso al capezzale dei partenopei, è riuscito nell'impresa di salvare la squadra.

    "Confermo che è il più bel giorno della mia vita - dichiara l'allenatore degli azzurri a caldo ai microfoni della 'Rai' - anche più di quello dello Scudetto vinto con la Fiorentina. Non ho mai provato un'emozione così intensa".

    Ad Ascoli si gioca ancora e quando il signor Menegali di Roma sancisce con il triplice fischio la fine delle ostilità, l'Ascoli di Mazzone è salvo, mentre il Cagliari di Giagnoni, 7° dopo il girone di andata, chiude incredibilmente terzultimo e scende in Serie B facendo segnare il record di punti per una retrocessa in un torneo a 16 squadre (26).

    "Giagnoni, e adesso?", è l'infelice domanda del cronista della 'Rai' allo sconsolato allenatore dei sardi.
    "Uno doveva perdere - risponde filosoficamente il tecnico rossoblù -. L'Ascoli penso abbia meritato la vittoria. Eravamo partiti bene anche noi, anzi, eravamo più pericolosi, loro però alla distanza sono stati più bravi".

    A quel punto il cronista sembra quasi voler consolare Giagnoni, mentre quest'ultimo si avvia verso gli spogliatoi.

    "Probabilmente non meritava di retrocedere il Cagliari", si sbilancia.
    "Per come sono andate le cose - ammette allora Giagnoni - nessuna squadra meritava di andare giù. Probabilmente, tuttavia, se siamo retrocessi, abbiamo le nostre colpe anche noi".

    Mai più, fino ad oggi, la Serie A avrebbe conosciuto una lotta salvezza così incerta e agguerrita con tante squadre in ballo. A sancire la lotta salvezza del campionato 1982/83 (con 2 punti a vittoria) come la più sorprendente di sempre resta scolpita la classifica finale, con 6 squadre racchiuse in appena 2 punti: Avellino e Napoli 28 punti (salve), Ascoli, Genoa e Pisa 27 punti (salvi), Cagliari 26 punti (retrocesso).

    A salvezza ottenuta, il 10 giugno, con gli animi decisamente più distesi, Corrado Ferlaino torna alla presidenza del Napoli. Gli anni che seguiranno saranno ricordati come quelli più entusiasmanti della storia del club partenopeo, mentre il Cagliari, in difficoltà economiche, con la retrocessione in B inizierà un lento declino fino alla discesa in Serie C. Per conoscere una nuova era felice ai rossoblù occorrerà l'arrivo di un giovane allenatore, Claudio Ranieri, che in due anni, dal 1988 al 1990, effettuerà la scalata fino alla Serie A.

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