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David Rocastle Emirates StadiumGetty

L’exploit, il ‘tradimento’ e la morte: David Rocastle, la sfortunata icona dell’Arsenal

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Nell’agosto del 2009 l’Arsenal ha lanciato un programma definito ‘Arsenalisation’. Lo scopo era quello di trasformare il nuovissimo Emirates Stadium in un impianto che raccontasse tutto della storia del leggendario club dei Gunners.

E’ così che vengono istallati i sedili bianchi che vanno a disegnare il logo del ‘Cannone’ proprio di fronte al tunnel d’ingresso in campo, che si realizza ’The Spirit of Highbury’, ovvero un ‘santuario’ raffigurante tutti i giocatori che hanno vestito la maglia del club nel corso dei novantatré anni vissuti in quella che, fino al 2006, era stata la ‘casa’ della compagine londinese e, tra le altre iniziative, vengono istallati otto enormi pannelli sui quali vengono raffigurate le trentadue più grandi leggende del club unite in un lungo abbraccio che circonda lo stadio e soprattutto i suoi tifosi: gli ‘Emirates Stadium 32 Greats’.

Tra essi spiccano alcuni fuoriclasse che hanno contribuito a scrivere pagine importantissime della storia recente dei Gunners e dei quali si sa tutto, gente come Wright, Henry, Viera, Bergkamp e Pires, ma anche campioni magari meno noti a livello internazionale, che hanno comunque compiuto imprese memorabili.

In quest’ultimo gruppo rientra anche David Rocastle, un ‘eroe sfortunato’, una vera e propria icona, nonché uno dei giocatori più amati in assoluto dai tifosi dell’Arsenal.

  • David RocastleGetty

    IL ‘BRASILIANO DI LEWISHAM’

    Nato a Lewisham, un quartiere di Londra, Rocastle fin da bambino si distingue da tutti gli altri per due cose in particolare: è uno studente modello che colleziona solo voti altissimi ed è un atleta straordinario. Eccelle in ogni disciplina sportiva, ma ben presto si inizia a parlare di lui soprattutto come di un potenziale grande calciatore. Le voci delle sue gesta fanno il giro della capitale inglese ma, incredibilmente, la prima squadra che decide di sottoporlo ad un provino, ovvero il Millwall, lo scarta.

    A credere invece nelle sue qualità potenzialmente illimitate è un osservatore dell’Arsenal, Terry Murphy, che convince l’allenatore della prima squadra, Terry Neill, ad assegnare a quel ragazzo quindicenne di origini caraibiche uno dei posti a disposizione nell’Academy del club.

    All’Arsenal non impiegano molto tempo prima di capire che il talento di Lewisham è molto più di un giocatore ‘fisico’. E’ sì veloce, potente, inesauribile e coraggioso nei contrasti, ma a tutto questo unisce proprietà di palleggio di un centrocampista già ‘fatto e finito’ e soprattutto una tecnica sopraffina.

    “Ricordo quando lo vidi giocare per la prima volta - ha raccontato David Dein, allora vicepresidente dell’Arsenal - tornai a casa e dissi alla mia famiglia ‘Ho appena visto la cosa più simile ad un calciatore brasiliano che ci sia… e viene da Lewisham’”.

    Uno dei soprannomi che accompagnerà Rocastle nel corso della sua carriera sarà proprio ‘Brazilian from Lewisham’.

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  • David Rocastle ArsenalGetty

    LE LENTI A CONTATTO

    Rocastle è veloce, tecnico, spietato nel dribbling e quando parte è praticamente impossibile da riprendere. Nel settore giovanile dell’Arsenal viene subito inquadrato come un esterno destro, le caratteristiche d’altronde sono quelle, ma c’è un problema: il ragazzo ha sempre gli occhi fissi sul pallone.

    In una squadra fortissima che comprende anche futuri campioni come Michael Thomas, Niall Quinn e Paul Merson, Rocastle riesce a spiccare per completezza, ma a volte tende a perdersi in un bicchiere d’acqua.

    Sa giocare, su questo non ci sono dubbi, ma i suoi allenatori non riescono a capire perché non riesca a correggere quel grave difetto. Quello che non sanno è che ‘Rocky’ (così verrà ribattezzato dai tifosi dell’Arsenal) ha gravi problemi di vista.

    “Continuavano a non capire perché corresse a testa bassa - ha svelato Martin Keown, un altro tra i ’32 Greats’ - Poi un giorno lo portarono sulla linea di centrocampo e gli chiesero se riuscisse a vedere le due porte. Non ci riusciva. Gli misero delle lenti a contatto e la sua carriera decollò”.

    Rocastle in breve tempo si guadagna il primo contratto da professionista e, nel settembre del 1985, in occasione di una sfida ad Highbury contro il Newcastle, il suo esordio in prima squadra a soli diciotto anni.

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  • David Rocastle ArsenalGetty

    L’ESPLOSIONE AD ALTI LIVELLI

    Rocastle diventa uno dei titolari inamovibili di Don Howe e, anche quando nel 1986 sulla panchina dell’Arsenal arriva George Graham, il suo status non cambia.

    Il tecnico scozzese, nel corso degli anni alla guida dei Gunners, costruisce una squadra prettamente difensiva nella quale Seaman, Dixon, Winterburn, Adams e Bould sono gli intoccabili e attorno a loro ‘ruotano’ tutti gli altri: nasce il ‘Boring, boring Arsenal’, ovvero una delle squadre più noiose del campionato inglese.

    Ad ‘accendere’ la luce è proprio Rocastle che è un giocatore che nulla ha a che vedere con il calcio di Graham. Porta in in campo dosi di abilità, tecnica ed atletismo come mai se ne erano viste ad Highbury e in brevissimo tempo diventa un idolo assoluto della tifoseria.

    Rocky’ entra nel cuore della gente non solo perché è terribilmente forte, ma anche perché ha un carattere mite, è sempre a disposizione di tutti, non nega mai un sorriso o un autografo ed inoltre ama alla follia l’Arsenal.

    Dà tutto ciò che ha in ogni singola partita per la squadra, unisce qualità a quantità, si fa amare come pochi nello spogliatoio e, come spiegherà anni dopo Arsene Wenger, si imporrà come il prototipo del centrocampista moderno.

    “Parliamo di un giocatore di caratura eccezionale - dirà il tecnico francese - Era moderno in un'epoca nella quale il gioco del calcio iniziava a basarsi di più sulla tecnica”.

    L’Arsenal di George Graham intanto inizia a prendere forma e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. I Gunners vincono nel 1987 la Coppa di Lega, il Football League Centenary Trophy nel 1988 e soprattutto, di lì ad un anno, quel titolo di Campione d’Inghilterra inseguito per diciotto anno. In quel campionato, quello 1988/1989 nel quale l’Arsenal riesce porre fine al dominio delle squadre di Liverpool, Rocastle gioca tutte le partite senza saltarne nemmeno una.

    D’altronde è un giocatore che, a soli ventidue anni, è già entrato nel giro della Nazionale maggiore, è già stato eletto per due volte miglior giovane dell’anno, è stato inserito in due occasioni nella squadra ideale della First Division e nel 1986, alla sua seconda stagione da professionista, è stato scelto come miglior giocatore dell’Arsenal.

    “Rocky parlava come un trentenne - ha ricordato Alan Smith - Dava l’impressione di essere uno dei senatori dello spogliatoio, ma aveva poco più di venti anni. Era maturo e molto educato”.

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  • David Rocastle George Graham ArsenalGetty

    IL ‘TRADIMENTO’

    A fine anni ottanta Rocastle ha tutto ciò che un giocatore può desiderare. E’ la stella della sua squadra del cuore, è titolare inamovibile in Nazionale ed è considerato il futuro del calcio inglese.

    Gioca un’altra grande stagione ma, a pochi mesi dall’inizio di Italia ’90, riporta un infortunio ad un ginocchio. Bobby Robson lo inserisce comunque tra i convocabili dell’Inghilterra, ma alla fine lo scarta. La delusione è enorme e mentre la rappresentativa dei Tre Leoni diverte e si spinge fino ad un passo dalla finale, a lui non resta da fare altro che guardare da casa i compagni di reparto, Platt e Gascoigne, imporsi a livello planetario.

    Nella stagione successiva si ‘consola’ con il suo secondo titolo di campione d’Inghilterra, ma è un trionfo diverso dal primo. Un nuovo infortunio lo costringe infatti a saltare la maggior parte delle partite e a svestire i panni del protagonista assoluto.

    Nell’annata 1991/1992 torna a giocare a livelli altissimi ma, proprio quando si è ‘ripreso’ l’Arsenal, accade l’impensabile.

    George GrahamconvocaRocastle nella sua BMW bianca all’esterno del centro sportivo. Nessuno capisce cosa stia accadendo ma Perry Groves, passando accanto all’auto, si accorge che ‘Rocky’ sta piangendo come un bambino.

    Il suo allenatore non solo gli ha comunicato che non rientra più nei suoi piani, ma gli ha anche annunciato che è stato già venduto al Leeds.

    “‘Ma… Boss… io non voglio andare al Leeds United! - si legge nella sua autobiografia - Io sono felice qui, nell’Arsenal’. E mentre glielo dico le prime lacrime iniziano a gonfiarmi gli occhi. Qualcuna inizia a scivolare giù… ‘Raccogli la tua roba. Dopodomani Howard Wilkinson ti aspetta a Dublino per unirti alla squadra’”.

    Dopo dieci anni e 277 partite si chiude l’avventura di Rocastle all’Arsenal e nello spogliatoio nessuno può crederci. Ian Wright, che di ‘Rocky’ è un amico fraterno, urla di tutto contro Graham e deve intervenire Tony Adams per placarlo.

    “L’unico dannato motivo per il quale mi sono trasferito all’Arsenal era per giocare con Rocastle”.

    Graham parlerà di problemi al ginocchio e di condizioni fisiche precarie. Quello che è certo è che i tifosi Gunners hanno sempre vissuto quella cessione come un tradimento.

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  • Arsenal Tottenham David RocastleGetty

    IL DECLINO E LA MORTE

    Di fatto il vero Rocastle non si vedrà più (o quasi) in campo. Con l’addio all’Arsenal qualcosa in lui si spegne e l’avventura al Leeds si chiude dopo un solo anno e mezzo. Riparte dal Manchester City, dove lascia poche tracce, prima di trasferirsi al Chelsea dove c’è Glen Hoddle che è convinto di poterlo rilanciare.

    “Sì, ha problemi al ginocchio lo so. Ma meglio 60’ di David che 90’ di molti altri giocatori”.

    Le ultime tappe della sua carriera saranno il Norwich, l’Hull City ed il Sabah, una squadra malese. Proprio in Malesia Rocastle conquista tutti con il suo carattere e la sua umiltà, ma presto in molti si accorgono che c’è qualcosa che non va. Perde peso e capelli in maniera anomala, ma non si lamenta e non dice niente a nessuno.

    Quello che a Kota Kinabalu non possono sapere è che Rocastle è molto malato. Nel febbraio 2001 annuncerà pubblicamente di avere il cancro, il ‘linfoma di Hodgkin’ per la precisione, un male terribile che attacca il sistema immunitario.

    Rocky’ si sottopone subito ad un ciclo di chemioterapia ma il 31 marzo 2001, a soli 33 anni, è costretto ad arrendersi alla malattia e muore.

    Quello stesso giorno ad Higbury si gioca il sentitissimo derby Arsenal-Tottenham e c’è chi teme che i tifosi ospiti possano in qualche modo rovinare il momento di raccoglimento: in quel doloroso ed interminabile minuto in realtà non si sentirà volare una mosca.

    Oggi David Carlyle Rocastleè considerato una delle più icone dell’Arsenal. Il club dei Gunners ha dedicato alla sua memoria il centro sportivo del settore giovanile, l’ha inserito tra le sue 32 leggende, e a cinque anni dalla sua morte ha proclamato un ‘David Rocastle Day’.

    Una lunga serie di omaggi per un campione sfortunato che si è meritato il rispetto di tutti anche al di fuori del campo con il suo comportamento sempre impeccabile. Un campione che ha lasciato in eredità non solo tanto grande calcio, ma anche una citazione che per i tifosi dell’Arsenal è diventata molto più di un semplice motto.

    “Ricorda chi sei, cosa sei e chi rappresenti!”

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