Come dicono i decani: i derby non si giocano, si vincono. Lo sa bene la Juventus, che si aggiudica la stracittadina numero 156 in Serie A, con una striscia che ormai non fa più notizia. Basti pensare che la Vecchia Signora ha perso solamente uno degli ultimi 33 confronti con il Toro – 26 aprile 2015 – un dato che testimonia automaticamente come per il mondo granata questa partita sia diventata un Everest da scalare.
Allegri concede la grande chance dall’inizio a Barrenechea, all’esordio nell’assetto titolare. Cuadrado preferito a De Sciglio sulla destra, in avanti il tandem Di Maria-Vlahovic. Usato sicuro anche per Juric, alle prese con qualche defezione qua e là, Miranchuk e Karamoh alle spalle di Sanabria.
Primo tempo pirotecnico, allo Stadium, con ben quattro reti realizzate. Toro sempre avanti, Juventus di rincorsa. Insomma, botta (Karamoh, Sanabria) e risposta (Cuadrado, Danilo). Nulla di nuovo per il colombiano, autore di tre gioie personali nella stracittadina. Super, sempre con Sanabria protagonista, la manona di Szczesny: parata strepitosa.
Nella ripresa, è Miranchuk a spaventare con un tiro a giro in ripartenza la retroguardia bianconera. Ma è Vlahovic, incredibilmente da ottima posizione, a centrare la traversa. Copione analogo qualche minuto dopo con Linetty, ma con un coefficiente di difficoltà più complicato. Dopodiché, e non è un caso, ecco la panchina lunga a fare la differenza. Entrano Chiesa e Pogba, con il primo a spedire in rete Bremer. Finita qua? No, nel finale il poker è firmato da Rabiot. Da segnalare l’episodio che vede protagonista Radonjic, sostituito 15’ dal suo ingresso, con conseguente screzio con Juric destinato a lasciare strascichi.




