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Izzy BrownGetty/GOAL

Izzy Brown, l'erede di Drogba bersagliato dalla sfortuna: si è ritirato a 26 anni

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Fikayo Tomori. Tammy Abraham. E poi Christensen, Loftus-Cheek, Ola Aina, Solanke. Classe 1996 e 1997 che hanno in comune la medaglia d'oro della Youth League. Ottenuta sotto il cielo di Nyon, in quel Centre Sportif de Colovray che nel corso degli anni vede sempre più futuri campioni darsi battaglia per vincere la Champions League dei più giovani. Non li accomuna solo il successo più ambito nel calcio europeo per club degli Under, ma soprattutto l'averlo ottenuto nella stessa stagione. Con la maglia del Chelsea.

Boga, Musonda. I nomi noti aumentano, schiarendo l'ultima patina di mistero su quel Chelsea. Una squadra da cui sono usciti certi protagonisti della Serie A, nonché alcuni ottimi interpreti del calcio europeo.

Fuori dal campionato italiano, però, alcuni di loro sono stati altalenanti e poco reattivi di fronte alla conferma nel lungo periodo, mentre Abraham e Tomori sono divenuti stabilmente tra le stelle più luminose del torneo italiano.

Tutti sotto la guida del 4-2-3-1 di mister Viveash, Campione d'Europa della Youth League come allenatore del Chelsea 2014/2015.

Se il bomber assoluto di quell'edizione sarà Solanke - unico in grado di sfondare la doppia cifra -, ad alzare la coppa sarà capitan Izzy Brown. Tra i migliori assistman del torneo, miglior giocatore della finale, recordman di precocità, capelli al vento e paragoni nello spazio. La più grande promessa, il più grande rimpianto.

  • ADDIO AL CALCIO A 26 ANNI

    Il 6 aprile 2023 è un giorno che difficilmente Brown potrà dimenticare. Il più difficile della propria carriera, uno dei più difficili della propria vita. L'ex capitano di quel Chelsea ha deciso di dare l'addio al calcio a soli 26 anni: colpa di un grave infortunio al tendine d'Achille - con doppia operazione - che, in sostanza, gli ha fatto perdere gli ultimi due anni.

    La sua ultima presenza risale all'aprile del 2021 con la maglia dello Sheffield Wednesday. L'estate successiva si è trasferito al Preston North End, in Championship, con cui non è mai riuscito a esordire. E poi è rimasto per mesi e mesi senza una squadra. Un calvario che, con la trentina ancora da scollinare, lo ha convinto a prendere la decisione più dolorosa possibile: quella di abbandonare i propri sogni.

    "Non so davvero da dove cominciare - ha scritto Brown su Instagram - anche se ho sempre pensato che un giorno avrei dovuto scriverlo, semplicemente non pensavo che questo giorno sarebbe arrivato così presto. È con grande tristezza e con il cuore pesante che, dopo un lungo anno di battaglia per due interventi al tendine d'Achille, ora devo ritirarmi dal calcio professionistico.

    Dal momento in cui sono stato in grado di camminare, ho sempre avuto un pallone da calcio tra i miei piedi. Quello ero io, quello era il mio luogo felice. Ho vissuto un sogno che la maggior parte non ha l'opportunità di vivere e di questo sarò sempre eternamente grato.

    Arrivare a praticare lo sport che amo mi ha dato molti momenti felici durante la mia vita. Ha affrontato anche molte sfide che non sarei stato in grado di superare senza l'amore e il sostegno della mia famiglia e dei miei amici. I sacrifici che mia madre e mio nonno hanno fatto per me da quando avevo 4 anni mi hanno dato la possibilità di vivere una vita che ho sempre sognato di vivere. Guidare da Peterborough a West Brom 3-4 volte a settimana dopo la scuola, solo per portarmi agli allenamenti e alle partite: sarò grato per sempre. Penso che mia madre si sia persa solo una partita in tutta la mia vita. Ciò dimostra quanto si possa davvero avere con l'amore e il sostegno delle persone più vicine.

    Ricorderò sempre ciò che ho vissuto. Vivranno con me per sempre. Dal sentirmi dire che sarei andato in panchina contro il Chelsea, al debutto contro il Wigan a 16 anni con il West Brom. Poi arrivare a esordire con il Chelsea, il club per cui sognavo di giocare da bambino! E non dimenticherò mai la promozione in Premier League con l'Huddersfield a Wembley. Quello sarà per sempre uno dei momenti più felici e più belli della mia vita.

    Il calcio non mi definisce come persona. Sono un padre, un figlio, un fratello e un amico, e lo sarò ancora dopo il calcio. Ho vissuto il mio sogno e ho ricordi che rimarranno con me per sempre. A tutti i club per cui ho giocato, apprezzo davvero tutti voi per aver creduto in me e avermi dato la possibilità di fare lo sport che amo. Infine, voglio ringraziare tutti i tifosi che mi hanno sostenuto e hanno cantato il mio nome, non c'è sensazione più grande di sentire tutto questo. Significate tutto per me, e sarà sempre così.

    A voi auguro solo felicità e amore".

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  • MEDAGLIA D'ORO DA CAPITANO

    E quindi, via ai rimpianti di ciò che sarebbe potuto essere e non è stato. Il nuovo Didier Drogba, ad esempio. Perché quando il tuo attaccante principale è una prima punta che sa sfondare con tecnica, rapina d'area e istinto, la facilità dell'accostamento è disarmante. Nell'eterna ricerca del 'nuovo', dell'erede e del passo successivo dell'evoluzione, Isaiah Jay Brown, 16enne con capelli afro e una classe invidiabile in area di rigore, è giudicato come l'erede dell'ivoriano. Tra un aggettivo superlativo, una Champions League vinta e gli occhi sgranati del fucking disgrace, uno dei calciatori africani più grandi di sempre ha deciso di guardare oltre Londra, scegliendo la Cina e la Turchia. Lasciando un vuoto che le sue vedove cercano subito di tappare, vedendo in Izzy quello strumento che può far dimenticare doppia D.

    Mentre Drogba si diverte a Istanbul come stella del Galatasaray, Izzy Brown scala gerarchie e categorie, giocando 16enne per la squadra Under 21 del Chelsea. Nathan Aké è il capitano, Christensen l'ultimo baluardo della difesa, Loftus-Cheek il tuttofare del centrocampo.

    I paragoni con Didier scivolano addosso a Isaiah, impegnato solamente a divertirsi. E non in maniera banale, ma riuscendo ad avere la meglio su avversari più grandi mese dopo mese. Un nove che segna, ma fa anche segnare, mettendo in mostra quelle qualità che più avanti lo porteranno ad allontanarsi dalla porta, per tramutarsi in ispiratore piuttosto che ispirato finale.

    La stagione successiva, quella della Youth League vinta, vede del resto Brown abbandonare quasi sempre il ruolo di prima punta, dimostrando di avere quelle abilità in cui la domanda supera notevolmente l'offerta: le caratteristiche da duttile giovane sono rare, ma Izzy le ha tutte nella propria persona. Viene schierato come ala destra, esterno mancino e punta: segnando e facendo segnare.

    Nella classe del 1997 Izzy è quello con la personalità maggiore, sa cosa vuol dire trascinare i compagni senza dimenticare di compiere il suo primario lavoro numerico, in cui deve raggiungere determinati obiettivi in termini di reti e assist. Non fissi, ma essenziali per lo scopo.

    In primis c'è quello che il Chelsea ottiene a Nyon contro lo Shakhtar, vincendo per 3-2. La doppietta decisiva è di Brown, che da ala destra chiuderà il suo torneo con un totale di quattro reti e quattro assist. Dati che permetteranno al '97 di allenarsi con la prima squadra, scendendo in campo anche in occasione della gara di maggio contro il WBA. Spoiler: la sua unica apparizione con i piani alti di casa color Blues.

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  • Izzy Brown, Huddersfield, 25072017Getty Images

    IL LOOP DEI PRESTITI

    Brown è duttile, ha talento ed è di proprietà del Chelsea, ma la prima squadra non ha quel coraggio utile a dare al ragazzo l'opportunità di giocarsi le sue chances con gli esperti titolari. La sua è una delle tante nei blu di Londra: prestito dopo prestito, dopo prestito. La rete di acquisti e cessioni inghiotte anche Izzy, che comincia il proprio percorso tra i grandi giocando prima per il Vitesse e dunque per il Rotherham.

    Il ruolo di prima punta scompare. La tecnica di passaggio e la classe di Brown non sono viste come collegamenti verso la gloria di Drogba, ma bensì come utile freccia che indica altri ruoli. Quello di seconda punta, ad esempio, che comincerà a far suo settimana dopo settimana, iniziando a studiare anche da trequartista.

    Dopo due o tre prestiti, il destino della galassia Chelsea non cambia. Entrando nel sistema in questo modo, difficilmente un giovane riesce ad uscire dal loop. Quello che neanche Brown riuscirà a fare, continuando a militare nelle più svariate formazioni, dall'Huddersfield al Brighton, passando per il Luton.

    La velocità di Brown viene sempre più utilizzata come spalla per il centravanti con il ruolo di boa e assistman, allontanando quella zona realizzativa sempre messa in mostra tra Youth League e campionato giovanile inglese. Sempre più ai margini della zona porta settimana dopo settimana in misura maggiore, Izzy perde però quella sua imprevedibilità dei primi anni da professionista. Svariare su tutto il fronte d'attacco era la sua fortuna, senza grossi limiti e indicazioni.

    Nel ruolo di seconda punta fa un lavoro sporco che viene poco notato, perdendo il treno in favore di chi continua a segnare. Nella Londra dei giovani poteva diventare la seconda punta partendo da prima, riuscendo a trovare goal e assist. Invischiato nel ruolo di spalla, invece, la sua verve crolla.

    In ogni squadra della sua lunga era di prestiti manca sempre quella scintilla capace di riportarlo a Londra in pianta stabile.

  • Izzy Brown BrightonGetty Images

    GLI INFORTUNI E LO STOP DEFINITIVO

    Insieme al loop dei prestiti, infinito, per Izzy Brown inizia anche quello dei numeri prima e degli infortuni poi. I goal e gli assist sono sempre meno: ogni tentativo di ribaltare lo status quo porta solamente altri dubbi, che allontanano ulteriormente la capacità di essere decisivo per la miriade di squadre in cui viene mandato in prestito. Il tutto mentre i coetanei del 1997 sono sfuggiti ad un destino di città dopo città, maglia dopo maglia, presentazione dopo presentazione ogni singolo anno.

    A peggiorare la situazione ci sono gli infortuni. I problemi alla coscia destra lo tormenteranno per mesi, ma sarà il peggior incubo di ogni giocatore ad abbattere l'ennesima speranza, chiamata Leeds, di dimostrare al Chelsea di poter andare in doppia cifra in termini di assist o goal. Il legamento crociato si rompe e Izzy dovrà guardare il team di Bielsa da uno schermo, o dagli spalti, per un anno intero.

    I club inglesi osservano il curriculum e per ogni punto a favore di Brown ce ne sono due a sfavore. L'aver cambiato squadra anno dopo anno non è un buon biglietto da visita, così come gli infortuni occorsi specialmente tra il 2017 e il 2019. Quando nel 2021 il Chelsea decide di chiudere la pratica Izzy e dire addio al vecchio capitano della squadra giovanile capace di conquistare la Youth League, si fa avanti il Preston North End.

    Una squadra storica per un cambio della storia in grado di risollevare le quotazioni di Izzy? Il contrario. Brown subisce un altro infortunio nell'estate del 2021, stavolta al tendine d'Achille. Nuovamente grave, tanto da non farlo mai scendere in campo con il Preston, che non se la sente di continuare a sperare: risoluzione contrattuale e speranze di rilancio ancora una volta al punto di partenza.

    Nella primavera del 2022 Izzy Brown lascia il Preston con zero minuti giocati e un punto interrogativo enorme sul proseguo della carriera. Svincolato, con dieci squadre nel curriculum e 15 presenze in Premier League senza goal o assist, a 25 anni Isaiah si ritrova senza contratto, in un limbo da cui decine di colleghi non sono mai riusciti ad uscire. E così, un anno dopo, arriva la decisione di dare un taglio alla sofferenza, di spezzare una speranza sempre più flebile. Sipario.

    Tanta classe, parolone al vento (per essere stato il secondo più giovane giocatore della Premier League, titolo effimero), ma prestiti continui senza la scossa della gloria ed infortuni spacca-sogni. Un altro 'nuovo' schiacciato dai confronti, dalle leggi di mercato e da una tenuta fisica su cui non ha potuto avere voce in capitolo. A chi niente, a chi tutto. La sfortuna.

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