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Franco Baresi Italy Brazil 1994Getty

L’infortunio, l’intervento e la “Partita della vita”: l’epico USA ’94 di Baresi

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Un ‘Piscinin’, ovvero un piccoletto in dialetto milanese, ed un gigante allo stesso tempo. La carriera di Franco Baresi ha galleggiato per anni in questa sorta di incredibile paradosso.

Non aveva il fisico del difensore centrale, eppure è stato uno dei più grandi difensori di tutti i tempi. Da ragazzino era così basso di statura che quando il Milan lo acquistò dall’U.S.O. versò per il suo cartellino un milione e mezzo di lire al quale poi aggiungere, così come da clausola, un milione per ogni centimetro di crescita in più oltre il metro e settanta, eppure di fronte a lui anche il più colossale dei centravanti sembrava poca cosa.

Se il fisico, o forse sarebbe meglio dire la stazza, non lo ha aiutato, almeno nella prima fase della sua carriera (a ribattezzarlo ‘El Piscinin’ sarà Paolo Mariconti, storico massaggiatore del Milan nel vedere che la maglia rossonera gli andava due taglie più grande) a portarlo fino a traguardi che nessuno pensava potesse raggiungere, sono state massicce dosi di grinta e tenacia, unite ad un’intelligenza calcistica fuori dal comune.

“Baresi II è dotato di uno stile unico, prepotente, imperioso, talora spietato - ha scritto di lui il grande Gianni Brera - Si getta sul pallone come una belva: e se per un caso dannato non lo coglie, salvi il buon Dio chi ne è in possesso! Esce dopo un anticipo atteggiandosi a mosse di virile bellezza gladiatoria”.

Franco Baresi si è spinto oltre i limiti che tutti coloro che lo hanno bocciato ai vari provini avevano stabilito per lui, tanto che nel corso degli anni il soprannome ‘El Piscinin’ lascerà via via il posto ad un altro: ‘Kaiser Franz’ (giusto per far capire che non aveva nulla da invidiare al grande Beckenbauer).

Franco Baresi è stato un autentico fenomeno, e d’altronde non si vince (e non si diventa simbolo del più grande Milan di sempre) ciò che ha vinto lui se non si ha un qualcosa di speciale, ma paradossalmente (i paradossi sono ricorrenti, come detto, nelle sue vicende calcistiche) è stato nella sconfitta che ha mostrato tutta la sua straordinaria grandezza.

  • Franco Baresi Italy Noway 1994Getty

    ITALIA-NORVEGIA 1-0

    E’ il 23 giugno 1994 e a New York l’Italia scende in campo per affrontare la Norvegia nella seconda partita di un Mondiale che per gli Azzurri è iniziato malissimo.

    Gli uomini guidati da Arrigo Sacchi sono stati sconfitti nella prima uscita dall’Irlanda e non possono assolutamente permettersi altri passi falsi. La tensione è tanta, la squadra non gioca bene e, come se non bastasse, già al 21’ si resta in inferiorità numerica a causa dell’espulsione di Pagliuca.

    Sacchi deve correre ai ripari e per inserire un altro portiere decide di sostituire Roberto Baggio che, nel lasciare il campo, pronuncerà una frase che è rimasta scolpita nella storia del calcio italiano: “Questo è matto”.

    Al Giants Stadium si soffre, proprio come davanti ai televisori di tutta Italia, e la situazione si fa ancor più complicata al 4’ del secondo tempo quando Baresi, nel tentativo di anticipare un avversario in scivolata, sente una fitta al suo ginocchio destro. Si rialza a fatica, compie qualche passo, prova a massaggiarlo, fa un paio di piegamenti leggeri, poi la smorfia che dice tutto: il problema è grave e per lui è impossibile continuare a giocare.

    L’Italia si ritrova costretta a rinunciare, nel momento più difficile, all’unico uomo del quale non può fare a meno. Baresi è una delle anime della squadra, è il leader difensivo, il capitano silenzioso al quale basta una parola per dire tutto.

    Gli Azzurri poi quella partita la vinceranno grazie ad un gran goal di Dino Baggio, ma il giorno dopo tutti i titoli dei giornali saranno per il ‘Baggio Furioso’ e per Baresi, la cui avventura a USA ’94 viene considerata già finita.

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  • L’INTERVENTO CHIRURGICO

    Franco Baresiha trentaquattro anni, è al suo ultimo Mondiale (ne ha vinto uno nel 1982 ma non da protagonista) ed ha una gamba bloccata. L’esito degli esami ai quali viene sottoposto non lascio scampo: il menisco del ginocchio destro è saltato.

    Nel 1994 gli interventi in artroscopia al menisco sono già routine, dopo poco più di un mese si può fare ritorno in campo, ma la situazione in questo caso è del tutto diversa.

    Lo sanno bene anche al Milan e infatti gli chiedono di tornare subito in Italia in modo da rimettersi in sesto per l’inizio della stagione, ma il ‘Piscinin’ nel corso della sua carriera ha già abbondantemente dimostrato di essere un combattente nato e chiede dunque che gli venga data una possibilità.

    La possibilità, nella fattispecie, consiste nell’operarsi nel giro di poche ore e poi sperare che l’Italia riesca a spingersi fino a quella finale programmata venticinque giorni dopo a Pasadena. Il tutto ha quasi il sapore della follia.

    Il Milan acconsente alla richiesta del suo capitano e Baresi dopo una notte passata a fare i conti con il dolore, viene portato nella sala operatoria del Lennox Hill Hospital. E’ il primo metro di una corsa della quale si fatica anche solo ad immaginare il cartellone con su scritto ‘Traguardo’.

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  • “ORA TOCCA A VOI”

    L’intervento è durato una manciata di minuti, ma per tornare quanto meno a muovere i primi passi sul campo serve poco meno di una settimana. Tutto dipende da quanto tempo il ginocchio impiega a sgonfiarsi, ma intanto Baresi ventiquattro ore dopo essere stato sotto i ferri, fa ritorno nel ritiro Azzurro.

    Le speranze di giocare di nuovo nel corso degli ultimi Mondiali della sua carriera sono ridotte al minimo e lo sa anche lui che affida le sue impressioni ai compagni di squadra.

    “Per me è finita, adesso tocca a voi”.

    Anche il medico della Nazionale, il dottor Ferretti, che si è riscoperto da un giorno all’altro ad essere tra i protagonisti della spedizione Azzurra più ambiti in assoluto dai giornalisti, non si sbilancia spiegando che le tempistiche dipendono da troppi fattori.

    I giorni intanto passano e l’Italia riesce ad allungare il suo cammino nel torneo.

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  • Franco Baresi Roberto Baggio ItalyGetty

    L’ITALIA AVANZA, IL MIRACOLO DIVENTA POSSIBILE

    La Nazionale Azzurra supera la fase a gironi grazie al ripescaggio tra le migliori terze, ma per quanto fatto vedere in campo sono sempre in meno coloro che credono che si possa fare un cammino importante.

    La squadra oggettivamente non convince dal punto di vista del gioco e le polemiche per alcune scelte tecniche non mancano, l’Italia tuttavia può contare su due cose non da poco: un carattere straordinario ed un Roberto Baggio in stato di grazia.

    Gli Azzurri sfiorano l’eliminazione agli ottavi per mano della Nigeria, ma proprio il ‘Divin Codino’ tra l’88’ ed il 102’ (tempi supplementari) segna i due goal che valgono il passaggio del turno.

    L’avversario nei quarti di finale è l’ambiziosa Spagna che viene superata per 2-1 grazie ad un’altra rete decisiva di Roberto Baggio (ancora all’88’). Altra partita sofferta e altra vittoria.

    Nelle semifinali l’ostacolo da superare è la sorprendente Bulgaria dello spauracchio Stoichkov e nuovamente a trascinare la squadra è Baggio che sigla la doppietta che vale il 2-1 finale.

    In un modo o nell’altro, l’Italia è riuscita a spingersi fino all’ultimo atto del Campionato del Mondo dove affronterà il Brasile. Baresi intanto si è già aggregato al gruppo ed è teoricamente pronto per tornare in campo.

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  • “IL TOUR DE FRANCE CON UN PO’ DI CYCLETTE”

    La marcia di avvicinamento della finale con il Brasile è scandita da due dubbi enormi: Roberto Baggio e Baresi scenderanno in campo?

    Il primo è alle prese con un problema muscolare che non gli consente nemmeno di allenarsi, il secondo in condizioni normali dovrebbe andare in panchina, ma c’è un problema: Costacurta, che lo ha sostituito egregiamente nel corso del torneo, è squalificato e va trovato dunque un altro centrale da posizionare al fianco di Maldini.

    Tecnicamente dovrebbe toccare ad uno tra Apolloni e Minotti e d’altronde anche le parole pronunciate dal preparatore atletico Vincenzo Pincolini a tre giorni dal calcio d’inizio, fanno propendere per una soluzione del genere.

    “Chiedere a Baresi di giocare sarebbe come pretendere che qualcuno corra il Tour de France avendo fatto un po’ di cyclette”.

    Arrigo Sacchi si porta dietro il doppio dubbio fino alla vigilia della partita, poi prende la sua decisione: nell’undici titolare ci saranno sia Roberto Baggio che Franco Baresi.

  • Romario Italy Brazil 1994Getty

    “LA PRESTAZIONE PIU’ BELLA DELLA CARRIERA”

    Quando Franco Baresi il 17 luglio 1994 esce per primo dal tunnel con la fascia da capitano al braccio a 25 giorni dall’operazione al ginocchio, nessuno sa bene quanti minuti abbia realmente nelle gambe. La partita si gioca in un caldo soffocante, il termometro del Rose Bowl di Pasadena segna 36 gradi e 70% di umidità e, come se non bastasse, il Brasile schiera in avanti una coppia d’attacco fenomenale composta da Romario e Bebeto.

    Ci sono tutti gli ingredienti giusti per crollare ma Baresi non solo regge, sfodera una prestazione da fuoriclasse assoluto. Argina tutto ciò che capita dalle sue parti, imposta da par suo, avanza palla al piede a testa alta, comanda la difesa come sempre.

    Vederlo giocare è uno spettacolo, annulla Romario e Bebeto con la naturalezza che solo un giocatore speciale può sfoggiare e si guadagna applausi da tutti ad ogni singolo intervento.

    “Tanti fattori fecero sì che alla fine potessi scendere in campo recuperando velocemente dall'infortunio - spiegherà anni dopo a ‘Il Giorno’ - a cominciare dal fatto che anche Baggio aveva un problemino. E Sacchi doveva decidere se rischiarmi, senza sapere quanto sarei durato… Il mister ebbe un coraggio da leone, e alla fine venne fuori la prestazione credo più bella della mia carriera. O almeno con gli azzurri”.

    L’Italia fatica a rendersi pericolosa in attacco, ma resiste grazie al muro alzato da Baresi e Maldini e riesce a portare la partita ai supplementari.

    Kaiser Franz’, che non gioca da un mese, strige i denti fino al 120’ e, nonostante i crampi, non fa passare nemmeno uno spillo. Al triplice fischio finale nessuno ha dubbi su chi sia stato il migliore in campo. Si va ai rigori.

    “Il Milan voleva tornasse alla base ma lui decise di restare lì con noi - ha ricordato Arrigo Sacchi a ‘Il Giornale’ - Fu operato e io gli dissi che l’avremmo aspettato fino alla finale ma che prima dovevamo raggiungerla e così abbiamo fatto. In soli 25 giorni recuperò dall’infortunio e giocò da titolare con la fascia al braccio contro il Brasile giocando una partita eccellente”.

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  • LA FAVOLA SENZA LIETO FINE

    Ciò che è accaduto dopo il 120’ è malinconicamente entrato nella storia del calcio italiano. Baresi, nonostante i crampi, si prende la responsabilità di calciare il primo dei rigori dell’Italia: calzettoni abbassati, rincorsa, destro e pallone alto sopra la traversa.

    “Calciavo qualche rigore anche nel Milan ma non ero proprio uno specialista, anche se con la maglia rossonera dal dischetto sbagliavo poco. Mi feci avanti convinto e deciso perché c'era bisogno di qualcuno che facesse coraggio alla truppa, in un momento cambiai decisione su dove tirare e purtroppo mi sbilanciai, colpendo il pallone in malo modo. Dopo di me sbagliarono anche Massaro e Baggio… un incubo per tutti”.

    L’Italia segnerà solo con Albertini ed Evani, mentre il Brasile troverà il goal con Romario, Branco e Dunga: 3-2 e Azzurri sconfitti.

    Le ultime immagini di quel Mondiale sono legate proprio a Baresi e alle sue lacrime, la lacrime di un campionissimo che ha vinto tutto ma che nel momento più alto della sua leggendaria carriera, ha visto infrangersi il sogno di un’impresa incredibile.

    “Dopo la partita della vita con un caldo impossibile, e finita in quel modo, era quasi normale uno sfogo - ha ammesso ancora a ‘Il Giorno’ - Sono un uomo come tutti, anche con le debolezze. Il mio carattere e il percorso nel calcio mi hanno consentito di fare tanto sul campo di gioco, ma dal punto di vista umano quella delusione la sentii tantissimo. Perciò ebbi un cedimento naturale a fine match…”.

  • Franco Baresi Italy 1994Getty

    LA GRANDEZZA NELLA SCONFITTA

    Come detto, Franco Baresi, uno dei giocatori più vincenti della storia del calcio italiano, ha visto coincidere con una sconfitta il momento probabilmente più alto della sua carriera.

    Con il Milan ha messo in bacheca di tutto in venti anni di carriera, si è consacrato come uno dei più grandi campioni di sempre ed è diventato un esempio per generazioni intere di difensori.

    Quanto fatto a USA ’94 resta però un qualcosa di unico, anche da un punto di vista prettamente umano. L’infortunio, l’intervento, il recupero prodigioso a 34 anni e i 120’ di Pasadena giocati da dominatore assoluto, sono tutte tappe di un percorso incredibile.

    Ancora oggi sono in molti a chiedersi come abbia potuto giocare una partita da 10 in pagella a 25 giorni da un’operazione chirurgica (altro paradosso) e l’unica risposta possibile non può essere che la sua.

    “Ancora oggi la gente mi chiede: come è stato possibile? Dietro un’impresa riuscita - ha spiegato a ‘La Nazione’ - ci sono tutte le prove dure che servono a fortificarsi. In Brasile oggi sono famoso quasi come in Italia”.

    Il tabellino di Italia-Brasile, finale della quindicesima edizione dei Campionati del Mondo, racconterà per sempre di un rigore sbagliato da Franco Baresi. Fortunatamente saranno la storia, i ricordi e le emozioni della gente ad aggiungere tutto il resto.

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