Pubblicità
Pubblicità
Milan infortuniGOAL

Infortuni, tensioni e big match: cosa non funziona nel Milan di Pioli

Pubblicità

Juventus, PSG, Napoli. Alla ripresa del campionato il trittico che attendeva il Milan (in appena sette giorni) era un triplo impegno a cinque stelle di difficoltà, volendo utilizzare un termine di paragone da videogame. Tre appuntamenti complicati e, di fatto, tre passaggi a vuoto.

Leao e compagni hanno perso con Juventus e PSG, ottenendo invece a Napoli un pareggio che, per come si è sviluppata la partita, sa parimenti di ko.

Due flop e mezzo, insomma, che hanno gettato dei dubbi sul percorso, anche e soprattutto per situazioni parallele che, da qualche tempo, fanno capolino dalle parti di Milanello.

La vetta della Serie A, conquistata prima della sosta di ottobre, adesso dista tre punti, mentre in Champions servirà un netto cambio di passo, per evitare di chiudere il cammino europeo già a dicembre.

In tanti puntano il dito contro Stefano Pioli che, nelle tre partite giocate dopo la ripresa, è effettivamente sembrato in confusione, fra scelte iniziali, cambi a partita in corso e alcune dichiarazioni oggettivamente opinabili. Ma i nodi da sciogliere, per l’allenatore dello Scudetto numero 19, sono diversi.

  • KaluluDAZN

    TROPPI INFORTUNI AL MILAN

    Partiamo dal più evidente: in questo Milan gli infortuni sono davvero troppi e continui. Da inizio anno sono 19 gli stop forzati occorsi ai calciatori rossoneri, di cui 12 di natura muscolare. Da Maignan a Loftus-Cheek, passando per Sportiello, Chukwueze e Krunic, senza contare Ismaël Bennacer, out dalla semifinale di Champions League della scorsa annata.

    Le motivazioni possono essere diverse, a partire da un calendario troppo fitto che, però, anche squadre come Inter e Napoli hanno, senza i numeri medici spaventosi “vantati” a Milanello. Sono anni che l’infermeria rossonera è, bene o male, sempre popolata: nei quattro anni a Milano, raramente Pioli ha avuto a disposizione l’intero collettivo, specie dal ritorno in Champions League in avanti.

    Non può essere una casualità. In primis perché il 60-70% degli infortuni è sempre stato di natura muscolare, tipologia in aumento: ad agosto erano due, poi quattro a settembre e sei a ottobre. Pioli e lo staff di preparatori, composto da Filippo Nardi, Roberto Peressutti e Matteo Osti devono riflettere e capire cosa si sia sbagliato, perché è evidente che qualche errore si sia commesso e che la situazione sia anche peggio degli anni scorsi.

    A questo punto della stagione, infatti, sono out Bennacer (operato al ginocchio), Caldara (operato alla caviglia), Pellegrino (distorsione alla caviglia), Chukwueze (infortunio al bicipite femorale), Sportiello (problema muscolare), e Kalulu (lesione al tendine retto femorale sinistro), più i dubbi legati al recupero di Pulisic e Kjaer per l’Udinese (ok invece Loftus-Cheek). Sei assenti che potrebbero diventare nove: di questi tempi l’anno scorso erano sette, quello prima sei.

    La preparazione estiva, svolta parzialmente in America, potrebbe non aver aiutato, così come i recuperi si stanno rivelando spesso non semplici da portare a termine. Loftus-Cheek ha avuto già un paio di ricadute, per non parlare di Pierre Kalulu, forse l’esempio più lampante di una situazione in cui la gestione (e il rientro in campo) non è stata ottimale.

  • Pubblicità
  • Pioli Napoli MilanGetty

    L’ESEMPIO DI KALULU

    Il ko del numero 20 a Napoli, infatti, è di quelli pesanti e, forse, poteva essere evitato.

    Il francese si era fermato a metà settembre prima del derby di Milano, proprio per una lesione al muscolo retto femorale della gamba sinistra. Recuperato in extremis per Napoli, l’ex Lione è uscito al Maradona dopo poco più di un quarto d’ora.

    Gli esami hanno evidenziato una lesione del tendine retto femorale sinistro, la stessa area andata ko un mese e mezzo fa. Rischia di stare fuori per 3-4 mesi: diversi dubbi restano, anche guardando al passato.



  • Pubblicità
    Pubblicità
  • Thijs Dallinga Nantes Toulouse Coupe de France 29042023Getty

    SOLUZIONE INTERNA PER REDBIRD?

    Senza dubbio tutti in casa rossonera stanno valutando la situazione e, paradossalmente, un esempio potrebbe arrivare… da Redbird.

    Se nel club più importante appartenente al fondo i ko fisici e di natura muscolare sono diventati una costante, nella seconda società gestita dal fondo di proprietà di Gerry Cardinale la situazione è totalmente opposta.

    Il Tolosa, infatti, gioca come il Milan tre competizioni (Ligue 1, Europa League e Coppa di Francia) e fin qui non ha avuto un singolo infortunio muscolare in stagione.

    Il prospetto positivo, dunque, è già all’interno del modello gestionale Redbird e, senza dubbio, qualche spunto verrà tratto da quanto succede in Francia.

  • ENJOYED THIS STORY?

    Add GOAL.com as a preferred source on Google to see more of our reporting

  • Leao PioliGetty Images

    IL RAPPORTO CON LO SPOGLIATOIO

    Iniziano a far riflettere, poi, i piccoli screzi fra Pioli e i suoi giocatori. Dopo il ko di Parigi, era stato Calabria a sfogarsi, ripreso a distanza, sempre mediaticamente, dall’allenatore di Parma.

    Le insofferenze si sono ripetute a Napoli: al Maradona è toccato invece a Leao e Giroud non accogliere adeguatamente le sostituzioni imposte da Pioli, con gesti eloquenti e plateali.

    Non è la prima volta che accade in questa stagione. E se è vero che è sempre rientrato tutto, con tanto di abbracci (vedi Leao in Milan-Verona), è altrettanto evidente come dietro questi leggeri scatti di nervosismo si celi, forse, un substrato di insoddisfazione generale, sebbene si sia soltanto nella prima fase di stagione.



  • Pubblicità
    Pubblicità
  • Theo HernandezGetty Images

    RENDIMENTO NEI BIG MATCH

    C’è poi una grande evidenza. Nei primi tre mesi (quasi) di annata sportiva il Milan ha giocato e perso (nettamente in due casi su tre) contro Inter, PSG e Juventus.

    I big match continuano a essere un tasto dolente per questa squadra che contro le “piccole” non sbaglia, sgretolandosi letteralmente nelle grandi occasioni. Il 5-1 nel derby è ancora bruciante, così come l’ultimo posto del terribile girone di Champions, in cui il Diavolo non ha ancora segnato in 270 minuti.

    A Napoli sembrava poter andare in porto la seconda vittoria in uno scontro diretto (dopo quella con la Roma) ma anche al Maradona i rossoneri sono evaporati dal terreno di gioco quando il Napoli, pur privo di Osimhen, ha alzato i giri del motore. E qui tocchiamo un altro punto su cui il Milan non sta convincendo.

  • Stefano PioliGetty Images

    APPROCCI E VARIAZIONI

    Quello che Pioli non sta riuscendo più a fare è cambiare a partita in corso. Una delle specialità dell’allenatore emiliano, infatti, era riuscire a variare e, spesso, a sistemare all’interno dei novanta minuti situazioni complicate.

    Il primo derby della stagione scorsa, l’unico vinto dal Milan, è una magnifica fotografia di quanto detto: Inter avanti in avvio, poi abbattuta a livello tattico dal ridisegnato undici di Pioli. Ecco, questa cosa l’allenatore non sta più riuscendo a farla, subendo, anzi, le modifiche altrui: è successo con la Juventus, complice l’espulsione di Thiaw, così come a Napoli, dove Rudi Garcia è riuscito a tramutare un tracollo imminente in un pari meritato.

    Se uno dei punti di forza di Pioli viene meno, in un contesto così complicato e ricco di difficoltà, per il Milan la vita si complica parecchio.

  • Pubblicità
    Pubblicità
  • PioliGetty Images

    FIDUCIA IN PIOLI, CHAMPIONS PRIMO CHECK-POINT

    Un anno e due giorni fa, Stefano Pioli prolungava con il club. Una firma fino al 2025 che ha incollato, di fatto, l’allenatore al club rossonero, uscito ancora saldamente al timone anche dal tempestoso rimpasto estivo che ha portato via Paolo Maldini e Frederic Massara.

    L’estate ha poi portato ampi upgrade alla rosa, resa più lunga e più completa, al netto della perdurante mancanza di un vice-Theo e di un vice-Giroud, visto che Okafor non viene visto come numero 9 e Jovic non è ancora pervenuto.

    La fiducia in Pioli, comunque, resta ed è giusto così, perlomeno per il momento: il Milan è terzo in Serie A e, nonostante tutto, ancora in piena corsa europea. Proprio il girone di Champions sarà il primo checkpoint: non passarlo sarebbe errore da matita rossa per una semifinalista del 2022/23, finire al quarto posto addirittura da matita blu.

0