Pubblicità
Pubblicità
Racing Matra GFX GOAL

Il Racing Matra: la grande illusione del primo PSG

Pubblicità

C'è stato un tempo in cui il PSG non era la sola squadra di Parigi a nutrire ambizioni d'alta classifica, e grande curiosità nella capitale francese c'era attorno al Racing Matra, il 'giocattolo' del ricco magnate Jean-Luc Lagardère.

Quest'ultimo, antesignano dei ricchi sceicchi qatarioti, negli anni Ottanta del secolo scorso provò a ripetere nel calcio i successi ottenuti nel Motorsport con l'azienda Matra, di cui era presidente. Fuse così due club, il Paris FC e il Racing, creando il Racing Paris 1, che successivamente diventerà, appunto, Racing Matra.

Nonostante gli ingenti investimenti e l'ingaggio di calciatori di grido come Pierre Littbarski ed Enzo Francescoli, il progetto non decollerà e i risultati saranno deludenti e al di sotto delle aspettative. Al termine della stagione 1988/89 Lagardère ritira la sponsorizzazione della Matra e per il club sono letteralmente dolori.

Tutti i giocatori vengono messi sul mercato e la squadra, che torna a chiamarsi Racing Paris 1, con una rosa giovane raggiunge nel 1989/90 la finale di Coppa di Francia ma retrocede in Division 2.

È l'inizio della fine, perché per problemi finanziari il nuovo presidente Jean-Louis Piette è costretto a chiedere l'iscrizione in Division 3. La grande illusione di quello che potremmo chiamare il primo PSG svaniva definitivamente.

  • LA STORIA SECOLARE DEL RACING CLUB PARIGI

    Il Racing Club di Francia o Racing Club Parigi nasce nel 1896 come costola calcistica dell'omonima società sportiva fondata a Colombes nel dipartimento di Hauts-de-Seine nel 1882.

    A livello calcistico è stato uno dei club fondatori del massimo campionato francese nel 1932/33. Negli anni Trenta e Quaranta ha conosciuto i suoi tempi migliori, vincendo uno Scudetto nel 1935/36 e 5 Coppe di Francia. Nel 1935 ha realizzatoanche l'accoppiata Campionato-Coppa nazionale.

    Nel secondo dopoguerra diventa il principale club parigino dopo la il declino della Stella Rossa, e nel 1966 la fusione col Sedan ha portato al cambio di nome, con la società che è diventata fino al 1970 Racing Club Parigi Sedan.

    Agli inizi degli anni Sessanta il Racing Club Parigi ottiene due secondi posti in Prima Divisione, per poi scivolare nelle Divisioni inferiori quando la crisi finanziaria dopo la metà degli anni Sessanta colpisce le società calcistiche transalpine.

  • Pubblicità
  • LEGARDÈRE E LA GRANDE ILLUSIONE DEL PRIMO PSG

    Nel 1970 nasce il PSG, che diventa il primo club calcistico di Parigi. Ma agli inizi degli anni Ottanta una nuova era si apre per la storica società parigina quando il miliardario Jean-Luc Lagardère nel 1982, presidente dell'azienda automobilistica Matra, e fresco di successi nel Motorsport, decide di irrompere nel mondo del calcio con un nuovo ambizioso progetto. Quella che con il senno di poi oggi chiameremo l'illusione del primo PSG.

    Lagardère è pronto a sfidare l'egemonia cittadina dell'allora PSG e a creare un club competitivo sia a livello nazionale che a livello europeo. L'idea è quella di fondere il Paris FC, che gioca in Division 2, e proprio il Racing Club di Parigi, che milita ormai a livello amatoriale. Ma la dirigenza del Racing inizialmente rifiuta a causa del dissesto finanziario dell'altro club.

    Inizialmente allora l'uomo d'affari francese acquista soltanto il Paris FC, che ha un debito di 4 milioni di franchi, e lo ribattezza Racing Parigi 1 assegnandogli i colori sociali biancocelesti del Racing Club Parigi. La nuova società ottiene subito un quarto posto in Seconda Divisione.

    Nel 1983 la fusione può finalmente avvenire e sono diversi i grandi colpi messi a segno da Lagardère sul calciomercato: su tutti l'acquisto dell'attaccante algerino Rabah Madjer, che segue agli arrivi del portiere Bas , dei difensori Renaut e Zvunka e dell'argentino Noguès, avvenuti nella prima stagione.

    La squadra si piazza 2ª nel Girone B di Division 2 e ottiene la promozione in Division 1. L'allenatore Alain de Martigny la guida vittoriosamente attraverso i playoff, ottenendo le vittorie con Olympique Lione e Nizza.

    Nel 1984/85 per affrontare la Division 1 la rosa è rafforzata ulteriormente con in particolare gli arrivi dell'attaccante Pierre Sither e del difensore della nazionale Philippe Mahut. Il Racing Parigi 1 si piazza tuttavia ultima in classifica, nonostante la sostituzione del tecnico a stagione in corso il suo giocatore Victor Zvunka.

    "Non avremmo mai dovuto venire a giocare al Parco dei Principi - dirà -. Qui non siamo di casa e gli avversari sono particolarmente motivati. Dovevamo restare allo stadio di Colombes…”.

    A dispetto della retrocessione nel 1985/86 continua la campagna di rafforzamento con gli acquisti dei due nazionali Eugène Kabongo e Maxime Bossis e il Racing Club di Parigi è affidato alla guida tecnica di René Hauss. Il Racing Parigi 1 vince il campionato di Seconda Divisione e torna subito in Division 1.

    Grazie agli 80 milioni di Franchi francesi all'anno di budget annuale, pari a poco meno di 25 miliardi annui di vecchie Lire, garantiti dalla sponsorizzazione della Matra, nel 1986/87 si fanno le cose in grande.

    Lagardère acquista la stella uruguayana Enzo Francescoli, detto "El Principe de Montevideo", il nazionale tedesco Pierre Littbarski e il centrocampista francese, spagnolo di nascita, Luis Fernández, beniamino del Parco dei Principi e capitano dei rivali del PSG. Con lui arriva anche Thierry Tusseau.

    Le aspettative stagionali sono molto alte e gli osservatori pronosticano grandi cose per il Racing Parigi 1. Ma incredibilmente i risultati della squadra, guidata inizialmente da Silvester Takac, poi sostituito ad ottobre ancora da Zvunka, sono deludenti e la squadra chiude la stagione in 13ª posizione finale con ben 16 sconfitte su 38 partite (14 vittorie e 8 pareggi).

    Lagardère è deluso e furioso e per il 1987/88 alza ulteriormente l'asticella, chiamando in panchina l'allenatore del Porto campione d'Europa in carica, Artur Jorge. La rosa viene ulteriormente ritoccata con gli ingaggi di Gérard Buscher e Pascal Olmeta.

    Inoltre, grazie alle pressioni del patron sulle autorità federali, in deroga al regolamento federale, quest'ultimo riesce a far raggiungere al club il marchio della sua azienda. La squadra parigina diventa così ufficialmente Racing Matra. L'obiettivo dichiarato è la vittoria dello Scudetto e l'approdo in Coppa dei Campioni.

    I risultati della prima parte della stagione sono incoraggianti: i biancocelesti chiudono infatti al 3° posto il girone di andata, ma calano in Primavera (nessuna vittoria nelle ultime 12 giornate), anche a causa dei problemi personali dell'allenatore portoghese.

    Alla fine arriva soltanto un modesto 7° posto finale, che non può soddisfare Lagardère, in considerazione dei grossi investimenti operati. Sugli spalti, se in inverno si registra una media di circa 27 mila spettatori al Parco dei Principi, in primavera si cala drasticamente a meno di 7 mila spettatori a partita.

  • Pubblicità
    Pubblicità
  • LA FINE DEL RACING MATRA E LA DISCESA NELLE SERIE INFERIORI

    È evidente che il progetto del miliardario presidente della Matra vacilli, e il 1988/89 è l'anno della verità. I giocatori e i dirigenti, soprannominati in modo irriverente anche dalla stampa 'I matracieni', come tutti i dipendenti del gruppo Matra, vengono presi continuamente in giro.

    Il Racing Matra acquista anche il nuovo talento del calcio francese, David Ginola, ma la stagione è ancora una volta deludente sotto ogni punto di vista. La squadra si salva soltanto all'ultima giornata per differenza reti nei confronti dello Strasburgo, che retrocede in Division 2.

    Stanco dei continui fallimenti e delle critiche crescenti, Lagardère nell'aprile 1989 annuncia il ritiro della sponsorizzazione della Matra dal club e a fine stagione lascia la carica di presidente, alzando definitivamente bandiera bianca, con un buco di 300 milioni di Franchi (circa 90 miliardi di Lire).

    La società è costretta a mettere sul mercato tutti i suoi giocatori più importanti, per mantenere un equilibrio finanziario. Svanisce così l'illusione di quello che oggi potremmo chiamare una sorta di primo PSG.

    La squadra torna a chiamarsi Racing Parigi 1 ed è affidata a Henryk Kasperczak. L'obiettivo è la salvezza, con un gruppo giovane che ha in Ginola la sua stella. Raggiunge il miglior risultato dei suoi anni più recenti, conquistando la finale di Coppa di Francia, dopo aver eliminato Bordeaux e Olympique Marsiglia (in semifinale). Nella finalissima i biancocelesti escono sconfitti 2-1 ai supplementari dal Montpellier di Laurent Blanc.

    In campionato però le cose vanno male: il Racing Parigi 1 si piazza al 19° e penultimo posto, e la retrocessione in Division 2 spegne definitivamente i sogni di gloria. Tanto più che per le difficoltà finanziarie, l'anno seguente, il nuovo presidente del club Jean-Louis Piette deve chiedere l'iscrizione alla Division 3.

    Oggi la storica squadra parigina milita nel Championnat National 2, la quarta Divisione francese, e dai primi anni Novanta non ha più raggiunto i fasti gloriosi di un tempo. Negli anni dieci del 2000 il 'modello Matra' di Lagardère è stato poi in qualche modo ripreso, con le opportune distinzioni, dal PSGdegli emiri del Qatar.