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Il 9 che verrà: il Milan studia l’erede di Giroud. Negli ultimi 10 anni nessuno come Bacca

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Fatto (si attende l’ufficialità) l’allenatore, il Milan adesso pensa alla punta. La partita di sabato contro Salernitana ha fatto sì che San Siro salutasse Stefano Pioli e Olivier Giroud (oltre a Kjaer): il primo ha già un erede, il secondo va ancora individuato.

E, visti i precedenti, forse scovare il giusto numero 9 sarà una missione ancor più importante del reperire un timoniere di livello per il veliero rossonero.

  • Olivier Giroud Milan Salernitana Serie AGetty

    L’EREDITA DI GIROUD

    Giroud ha lasciato Milano con numeri di livello: 132 apparizioni, 49 goal, 20 assist. In pratica il francese, arrivato in rossonero alla non verde età di 34 anni e andato via a 37, ha fornito in media 23 G/A a stagione, giocando una media di 44 partite per annata. Numeri importanti, ma il contributo di Giroud alla causa milanista è andato anche oltre le cifre e colui che arriverà dovrà perlomeno somigliare al francese.


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  • PREDECESSORI E NUMERI

    Va sottolineato che lo stesso Giroud sia stato idealmente colui che è riuscito a spezzare quella che era ormai nota come la famigerata maledizione della numero 9. Tuttavia, l’ex Arsenal e Chelsea non è stato il miglior marcatore in singola annata dell’ultimo decennio: il suo massimo, in termini di soli goal segnati, è stato di 18 nella passata stagione, eguagliando il Cutrone 2017/2018. Entrambi sono stati battuti dal Carlos Bacca 2014/15; l’unico, da Inzaghi in poi, capace di toccare i 20 goal in singola annata. Il colombiano però, a differenza dell’ex Chelsea e Arsenal, non ha mai saputo legare il gioco come faceva Giroud. L’ex Siviglia era quasi esclusivamente un (buon) finalizzatore e questo riporta al discorso di poco sopra: il nuovo 9 non dovrà solo segnare ma incastrarsi bene nel tridente con Leao e Pulisic.

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  • ILLUSIONI

    Tornando a riavvolgere il nastro degli attaccanti passati dal San Siro rossonero, si dovrà evitare di ripetere due grossi abbagli, quelli legati a Patrick Cutrone e Krzysztof Piątek. Il primo arrivava dal vivaio e sembrava pronto a diventare il nuovo idolo homemade di San Siro. Del resto, il contributo in termini di reti del primo anno rossonero fu semplicemente clamoroso: 18 in 46 partite, decisamente molti di più di Andrè Silva e Kalinic, prelevati a suon di milioni. Sarà, come detto, un fuoco di paglia: nel campionato successivo segnerà solo 3 goal, “disturbato” dall’arrivo di Higuain prima e Piątek poi. Proprio il polacco sarà il secondo grosso bluff: impatto esplosivo da 11 reti in sei mesi, poi il rapporto naufragato collimato con l’addio a gennaio 2020.

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  • ibrahimovic(C)Getty Images

    HURRY-IBRA

    In realtà, Piątek fu sacrificato sull’altare preparato per riportare al Milan Zlatan Ibrahimovic. Il suo addio permise al club rossoneri di far rientrare in Italia lo svedese. Nonostante l’età non certo ridotta, Ibra si ripresentò alla grande a Milano: 11 goal nei primi sei mesi, 17 nell’intera stagione successiva. Un totale di 38 in 18 mesi, prima di un normale e fisiologico cedimento, con i problemi al ginocchio che ne hanno ridotto al minimo il minutaggio nelle successive due stagioni. Il tutto compensato dall’arrivo di Giroud, il cui triennio milanista ha lasciato fiorire un rinnovato amore fra San Siro e la maglia numero 9, capace di riportare lo Scudetto sulla maglia a strisce rossonere.

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  • DAL VECCHIO AL NUOVO

    I numeri e le statistiche del passato, però, sono utili fino a un certo punto. Quel che è più importante è che la società e chi si occuperà del mercato dovranno stare molto attenti a portare a San Siro una punta di qualità: non solo un finalizzatore, ma un profilo che si adatti anche all’idea calcistica di Paulo Fonseca.Il mister portoghese, del resto, ha sempre amato le punte brave a legare il gioco. Anche in Italia, nella sua esperienza alla Roma, il portoghese aveva un fulcro preciso nel sistema e nello stile di gioco: Edin Dzeko. Un centravanti strutturato, con un’impostazione fisica da punta old style, ma con una natura che lo portava a giocare quasi come un regista offensivo.

  • FONSECA IERI E FONSECA OGGI.

    C’è da dire che, comunque, il Fonseca che arriverà a Milano sarà diverso da quello che andò via da Roma. Le rose a disposizione sono e saranno diverse, ma alcuni concetti fondamentali, alcuni dogmi basici, saranno comunque mantenuti. E allora non è difficile ipotizzare che il prossimo 9 del Milan debba, come detto, essere tanto bravo a finalizzare quanto a costruire e aiutare lo sviluppo delle azioni offensive.

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  • A OGGI TRE CANDIDATI

    E qui iniziamo a tracciare adeguatamente gli identikit. Primo indizio: come sempre il Milan guarda con attenzione il calciomercato internazionale. Ovvero: si guarda l’estero o calciatori della Serie A che hanno un attitudine particolare, moderna, legata al ruolo. Punti bonus lo porterà la caratteristica della futuribilita: si cercherà di spendere, perché lo si farà, ma investendo su calciatori che possano anche un domani essere futuribili. Stringendo il cerchio: i profili monitorati con più attenzione sono tre e portano i nomi di Joshua Zirkzee, Benjamin Šeško e Serhou Guirassy.

  • Zirkzee BolognaGetty

    ZIRKZEE: IL PREFERITO DAL POPOLO

    L’attaccante del Bologna è forse quello che più di tutti stuzzica San Siro. L’olandese ha fatto grandissime cose negli ultimi 18 mesi e ha trascinato Thiago Motta in Champions League. Il costo non è elevatissimo in relazione alle qualità mostrarle: 40 milioni, più le commissioni. Insomma: con una cinquantina di milioni lo si potrebbe avere, chiudendo un tridente assai estroso con Leao e Pulisic. Per ciò che si è detto in precedenza, sono forse sue le caratteristiche che andrebbe a sposarsi meglio con l’idea di numero 9 di Fonseca. Occhio, però, alla concorrenza XXL sul ragazzo, a cui pensa anche la Juventus.


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