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Gianluca SordoGetty Images

Gianluca Sordo, dalla traversa di Amsterdam ai successi col Milan e il coma: "Dimenticato dal calcio"

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Gianluca Sordo, centrocampista incursore, generoso e di grande dinamismo, era in grado di giocare sia da esterno sia in mezzo al campo, e sembrava destinato a raggiungere vette molto alte nel calcio.

Da giovanissimo si afferma nel Torino che prima con Fascetti ottiene la promozione dalla B alla A, poi, con Mondonico, torna a competere in Italia e in Europa raggiungendo la finale di Coppa UEFA nel 1992.

Veste anche la maglia dell'Italia Under 21, con cui, sempre nel 1992, conquista l'Europeo di categoria sotto la guida di Cesare Maldini. Il passo successivo è l'approdo in una big, il Milan di Fabio Capello. In rossonero arrivano successi (fra cui lo Scudetto 1995/96) e grandi palcoscenici, ma anche poco spazio per l'agguerrita concorrenza nel ruolo.

Nel 1996 è ceduto alla Reggiana, ma il treno decisivo è ormai passato, è inizia un lento declino: le esperienze in Italia con Bari e Montevarchi, e quella francese con il Cannes sono negative. A inizio millennio ritrova la titolarità al Pisa e all'Arezzo. Passa all'Aglianese ma nel 2005 è aggredito in una discoteca e finisce in coma.

Ricoverato in terapia intensiva, dopo il risveglio e una lunga riabilitazione la sua vita non sarà più la stessa. Il calcio si dimenticherà presto di lui, e in pochi gli resteranno vicino.

  • L'ASCESA COL TORINO E L'AMICIZIA CON LENTINI

    Sordo nasce a Carrara il 2 dicembre 1969. Muove i primi calci nella Società Sport Club Perticata, dove è scoperto e lanciato da Luigi Ferrari. A 14 anni, nel 1984, entra nel Settore giovanile del Torino.

    "Avevo 14 anni-14 anni e mezzo - ricorda Gianluca in un'intervista a 'Documenta TV' per 'One to One' del marzo 2023 - e feci il viaggio in treno da Carrara con un altro ragazzo che era stato preso con me. Arrivammo alla Stazione Porta Nuova con le valigie. Non era facile per un giovane approdare in una grande città".

    Nel vivaio granata Sordo prosegue la sua crescita calcistica, e vince un Campionato Berretti nel 1985/86. Pur non possedendo la classe del coetaneo Lentini, il quale scala presto le categorie e brucia le tappe, approda in Primavera nella stagione 1987/88.

    Sotto la guida di Sergio Vatta, in quella stagione si toglie la soddisfazione di vincere, in una squadra in cui figurano anche, fra gli altri, Paolo Di Sarno, Marco Zaffaroni, Davide Bolognesi, Massimiliano Catena, Alvise Zago e Giorgio Venturin, lo Scudetto e la Coppa Italia di categoria.

    "Abbiamo vinto tanto - ammetterà Sordo -, e il Filadelfia era un luogo sacro. Ci si allenava con la Prima squadra, era qualcosa di particolare".

    Prima di essere lanciato in Prima squadra, il centrocampista è mandato in prestito al Trento, in Serie C1, nel 1988/89. Con i gialloblù di Sergio Maddè muove i primi passi da calciatore professionista, e totalizza 25 presenze e un goal.

    Tornato al Torino nell'estate 1989, diventa grande amico, fuori e dentro il campo, di Gianluigi Lentini,con cui divide anche l'appartamento. Sordo viene lanciato in pianta stabile fra i titolari da mister Eugenio Fascetti, e dà il suo contributo nella promozione dalla Serie B alla Serie A dei granata con 26 presenze e 3 goal nel torneo cadetto. Il debutto in gare ufficiali con il Torino avviene però in Coppa Italia il 23 agosto 1989 nella sconfitta per 2-1 a Messina.

    "Mi considero un giovane a cui piace giocare al calcio. Se sono serio? Sì, perché la vita non è un gioco, anche se qualcuno la considera un divertissement", dichiara in un'intervista del 1990 a 'La Stampa'.

    E i compagni, come Roberto Mussi, lo dipingono come "un ragazzo d'animo gentile". Del duo Sordo-Lentini, invece, un quotidiano dell'epoca scrive:

    "A Gigi Lentini piace fare tardi la sera e continua a frequentare il Vaniglia ed il Pick-up, dove insieme a Sordo, compagno sin dai tempi delle giovanili del Torino e con il quale divide anche l'appartamento in centro città, miete vittime in grande quantità. A Lentini e Sordo piacciono le belle donne e la bella vita in generale".

    Ai tifosi del Toro poco importa, perché i due classe 1969 sono spesso i primi a presentarsi ai cancelli del Filadelfia per gli allenamenti: chiuse le discoteche non passano nemmeno da casa, si dirigono in auto al campo e dopo un veloce pisolino sono pronti a cambiarsi.

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  • LA FINALE DI COPPA UEFA E LA VITTORIA IN COPPA ITALIA

    La stagione 1990/91, sotto la guida del nuovo allenatore Emiliano Mondonico, è per Sordo quella del debutto in Serie A, che arriva alla 3ª giornata il 23 settembre 1990. Si gioca al Comunale contro l'Inter di Trapattoni, Sordo parte titolare con il numero 7 sulle spalle, a deciderla sono il suo amico Lentini (che ha sulle spalle l'11) e il grande acquisto estivo, Rafael Martin Vasquez, che fissano il punteggio sul 2-0 per i granata.

    "Il 1989/90 è stato un anno pazzesco, senza problemi, dove andò tutto bene - dirà Sordo -. L'anno dopo debuttai in Serie A, eravamo un grande gruppo. Ci siamo tolti delle soddisfazioni, il mister è stato bravo a gestirci alla grande. Si andava tutti d'accordo, gente perbene oltre a 4-5 fuoriclasse".

    A fine stagione i granata conquistano l'Europa piazzandosi al 5° posto in Serie A, mentre Sordo (26 presenze fra campionato e Coppa Italia) vince, senza disputare il torneo, anche quello che resterà l'unico trofeo europeo del Torino, la Mitropa Cup. I compagni superano 2-1 il Pisa in finale. Ma l'anno migliore della carriera del centrocampista di Carrara sarà il successivo, il 1991/92.

    In campionato il Torino migliora ulteriormente, con il 3° posto finale dietro Milan e Juventus, ma, soprattutto, la squadra di Mondonico è protagonista di una cavalcata irresistibile in Coppa UEFA. Sordo, che debutta nelle Coppe europee il 19 settembre 1991 con il KR Reykjavík, è uno dei protagonisti.

    Battuti gli islandesi, i granata superano il Boavista, l'AEK Atene e il Boldklubben, andando a sfidare il Real Madrid nelle semifinali. La squadra di Mondonico compie l'impresa: sconfitta onorevole per 2-1 al Bernabeu e storico successo 2-0 al ritorno al Delle Alpi. È finale contro l'Ajax, ma qui subentra la sfortuna: rocambolesco 2-2 nell'andata a Torino, 0-0 dopo aver colpito 2 pali e una traversa ad Amsterdam, e trofeo che va in Olanda alla squadra di Van Gaal.

    Sordo gioca entrambe le sfide subentrando nel secondo tempo. Ad Amsterdam, entrato al 56' al posto di capitan Cravero con il numero 14 sulle spalle, è lui a colpire nel finale una clamorosa traversa con una girata dal cuore dell'area su palla messa in mezzo di testa da Mussi. Gianluca si mette le mani in testa e ancora oggi ripensa spesso a quel momento: l'eventuale goal avrebbe regalato la Coppa UEFA al Torino.

    "Quell'azione l'ho sognata tante volte- ammetterà -. I tifosi del Toro, quando mi vedono, mi ricordano sempre quel momento. È stata una delle poche volte che ho calciato troppo bene il pallone, come mi insegnava Sergio Vatta. È stato un incubo, siamo stati sfortunati. Abbiamo pianto in tanti".

    Sordo chiude il 1991/92 con 31 presenze complessive e un goal, il primo in Serie A, segnato all'ultima giornata di campionato nel pirotecnico 5-2 casalingo sull'Ascoli. Ma la migliore stagione in granata del centrocampista di Carrara sarà l'anno seguente, il 1992/93. Il classe 1969 colleziona 27 presenze e 2 goal in Serie A, più 9 partite e 2 reti in Coppa Italia e 4 apparizioni in Coppa UEFA, per complessive 40 presenze e 4 goal in Serie A.

    Duei momenti indimenticabili. Il primo è il goal nel derby della Mole dell'andata il 22 novembre 1992. Sordo segna al 53' su assist di Casagrande, poi Vialli pareggia e nel finale, in pieno recupero, un autogoal di Venturin dà il successo ai bianconeri.

    "Ricordo sempre volentieri quella rete, purtroppo in stile Toro venimmo rimontati nel finale con un autogoal decisivo di Venturin".

    L'altra è la doppia finale di Coppa Italia, l'ultimo trofeo vinto dai granata nella loro storia. Sordo è titolare in entrambi i confronti di finale con la Roma. Ad imporsi è il Torino, che vince 3-0 al Delle Alpi la gara di andata, e poi perde 2-5 all'Olimpico nel match di ritorno. La Coppa Italia, secondo trofeo di Sordo in granata da professionista, sarà anche l'ultimo titolo conquistato dal club piemontese nella sua storia fino ad oggi.

    Il quinto anno di Sordo in maglia Torino sarà anche l'ultimo del giocatore carrarese con il club che lo ha visto crescere. Gianluca fra campionato, Coppa Italia e Coppa delle Coppe totalizza in totale 28 presenze e un goal, l'ultimo in granata, realizzato alla Cremonese il 17 aprile 1994 (1-1 il punteggio della gara). Chiude la bella avventura con i granata, di gran lunga l'esperienza di club più positiva della sua carriera, con un bilancio di 152 presenze e 9 goal.

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  • SORDO IN AZZURRO: L'EUROPEO 1992 CON L'UNDER 21

    Sordo sembra potersi giocare le sue carte anche in azzurro. Dal 1989 al 1992 milita nell'Italia Under 21 di Cesare Maldini, dando il suo apporto alla vittoria degli Europei di categoria nel 1992.

    Nella doppia finale con la Svezia, in particolare, ed esattamente nella gara di andata, il centrocampista del Torino realizza il goal del definitivo 2-0 all'80', dopo il vantaggio targato Renato Buso 9 minuti prima.

    Sordo partecipa anche alla sfortunata spedizione di Barcellona con l'Italia Olimpica Under 23 (3 presenze), che vedrà gli Azzurrini eliminati ai quarti di finale contro la Spagna padrona di casa.

    "I Giochi non sono fatti per noi calciatori - sosterrà a 'La Stampa' -. Un atleta può prepararsi da solo all'evento atteso per 4 anni, a noi serve la concentrazione che solo un ritiro in albergo può darci. A Barcellona stavo male nel villaggio olimpico, come tutta la squadra. Le accuse rivolteci da parte di alcuni componenti della spedizione azzurra furono ingiuste. Può darsi fossimo un po' scarichi dopo l'Europeo vinto. Tecnicamente eravamo i migliori, ma gli avversari correvano il doppio".

    In ogni caso la carriera di Sordo sembra destinata a portarlo a indossare la maglia della Nazionale maggiore. Invece per diverse ragioni le 5 presenze complessive con l'Under 23 resteranno le ultime in azzurro per il centrocampista toscano.

  • IL PASSAGGIO AL MILAN E LO SCUDETTO

    Nell'estate 1994 il Torino mette Sordo sul mercato e ad aggiudicarsi il promettente centrocampista è il Milan fresco campione d'Europa di Silvio Berlusconi. Ancora una volta Gianluca raggiunge l'amico Lentini.

    I rossoneri versano 5 miliardi di vecchie Lire per aggiudicarsi il cartellino del giocatore toscano. Potrebbe essere la consacrazione definitiva per Sordo, invece quella milanese sarà per lui un'esperienza in chiaroscuro. Positiva per alcuni versi, primo fra tutti la conquista di importanti titoli, negativa per l'agguerrita concorrenza in mezzo al campo e lo scarso utilizzo da parte del tecnico Fabio Capello.

    Del resto in squadra ci sono Albertini, Desailly e Boban in mezzo al campo, con Eranio, Donadoni e Stroppa come alternative sulla fascia destra.

    Il primo anno, il 1994/95, Sordo vince senza giocarle la Supercoppa Italiana (il Milan batte 5-4 ai rigori la Sampdoria) e la Supercoppa europea (i rossoneri prevalgono sull'Arsenal, 0-0 a Londra e 2-0 a San Siro) e colleziona appena 11 presenze, suddivise fra campionato (6 gare), Champions League (2 gare) e Coppa Italia (3 partite con un assist). Molto poco per chi si era ritagliato in granata il ruolo da titolare ormai da alcune stagioni.

    In più incappa in alcune prestazioni negative: il debutto in Champions, il 14 settembre 1994, nuovamente ad Amsterdam contro la bestia nera Ajax, è shock. I ragazzini terribili di Van Gaal (Davids, Seedorf, i fratelli De Boer e il centravanti Kluivert) dominano la gara e vincono 2-0.

    Ma l'errore più grave l'ex granata lo commette in campionato al San Paolo il 21 maggio 1995, una settimana prima della finalissima di Champions contro l'Ajax. In una gara che conta poco, visto che la squadra di Capello è ormai lontana dai vertici, con un retropassaggio suicida a fine primo tempo Sordo propizia il goal partita dell'ex Massimo Agostini.

    Nel 1995/96 sono invece soltanto 5 le sue apparizioni in campo, tutte in Serie A. L'ultima presenza di Sordo in maglia Milan è datata 5 maggio 1996 al Ferraris di Genova, e anche in questo caso la sua prestazione è tutt'altro che memorabile. L'ex Torino subentra all'intervallo al suo amico Lentini, e con i rossoneri sotto 3-0 contro la Sampdoria, non riuscirà a cambiare le sorti della gara.

    Poco male perché una settimana prima, il 28 aprile, con il successo per 3-1 a San Siro sulla Fiorentina, Sordo si era laureato con i compagni campione d'Italia, vincendo il primo (e unico) Scudetto della sua carriera calcistica. Al suo fianco campioni come Franco Baresi, Paolo Maldini, Roberto Baggio, George Weah e Dejan Savicevic.

    La breve parentesi rossonera della sua carriera si chiude con 16 presenze complessive in due stagioni.

    "Mi ero affidato al mio procuratore - dirà nel 2021 in un'intervista a 'TMW' -, ma a posteriori è una scelta che non rifarei. Il rischio di giocare poco c'era, vedendo la squadra che era quel Milan: giocavo con grandi campioni... Penso di essere stato consigliato male, poi chiaro che la decisione finale l'ho presa io. Ma fino al trasferimento al Milan non posso lamentarmi della mia carriera".
    "A Milano per me fu un’esperienza positiva e negativa allo stesso tempo- aggiungerà a 'Toro News' -. Positiva perché ebbi la fortuna di entrare in una squadra infarcita di campioni. Ho avuto, ad esempio, la fortuna di allenarmi e giocare con Roberto Baggio. Negativa perché trovai poco spazio. Probabilmente, con il senno del poi, a decenni di distanza, non ripeterei la scelta".
    "Probabilmente la scelta migliore per me era rimanere in una piazza medio-alta come il Torino, senza andare in una big come il Milan. Forse sono stato mal consigliato, ma francamente a 24 anni la chiamata del Milan era difficile da declinare".
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  • LA DISCESA E IL LENTO DECLINO

    Sordo deve compiere ancora 27 anni ed è convinto di poter dire ancora la sua. Ma le esperienze post Milan non saranno per lui positive, fra ambienti problematici e infortuni.

    Nell'estate 1996 passa alla Reggiana di Lucescu, neopromossa in Serie A. Disputa appena 7 partite, senza lasciare il segno, complice un serio infortunio, e a fine stagione retrocede con i compagni in Serie B. L'anno seguente cambia completamente aria e riparte dal Bari del suo vecchio mentore Fascetti.

    Ma non lega con l'ambiente e con il suo vecchio allenatore, e a fine anno le apparizioni del centrocampista toscano saranno soltanto 6. La discesa per Sordo è evidente, e prosegue all'estero, nella breve parentesi francese con il Cannes. Disputa 8 gare fra Division 2 e Coupe de la Ligue. Nessuno lo vuole e il giocatore appare il lontano parente del promettente centrocampista ammirato ai tempi del Torino e dell'Under 21.

    "Alla Reggiana ho avuto la sfortuna di farmi male - racconterà a 'TMW' -, ma penso che la vera discesa sia iniziata a Bari: Fascetti mi lanciò al Torino e mi volle con lui. Ho giocato poco, l'ambiente non mi piaceva. E col tecnico i rapporti cambiarono: non ci siamo trovati più, ognuno era per la sua strada. Dopo Bari nessuno mi voleva più, nemmeno in una B discreta".
    "Dopo 9 anni di Serie A penso che avrei potuto continuare molto tranquillamente a giocarci, stavo bene fisicamente. Tenni Oscar Damiani come procuratore, ma essendo divenuto ormai un pesce piccolo non mi ha dato l'opportunità nemmeno di giocare in B. Son finito a Cannes, dove ci ho perso dei soldi, ero sparito dal radar".

    Anche al Montevarchi, in Serie C1, nel 1999/00, l'esperienza di Sordo (7 presenze) non è certamente esaltante. Il giocatore toscano ritrova regolarità e prestazioni nelle successive esperienze col Pisa (30 presenze e 3 goal in Serie C1) e l'Arezzo (50 presenze e un goal in due stagioni sempre in Serie C1).

    Nel 2004 passa all'Aglianese, scendendo di categoria. In C2, sotto la guida di un tecnico emergente, Massimiliano Allegri, Sordo disputa 27 partite, segnando 2 goal. Ma a 35 anni, nell'aprile del 2005, la sua vita cambierà per sempre.

  • LA RISSA IN DISCOTECA, IL COMA E IL RITIRO

    La sera dell'8 aprile 2005 Sordo, all'epoca giocatore dell'Aglianese, è coinvolto in una rissa in un pub, a Marina di Massa, dove si era recato con gli amici dopo una partita di calcetto. Un pestone involontario ad una donna scatena la furia di due uomini pregiudicati, che lo assalgono alle spalle. Uno di questi lo colpisce alla tempia sinistra con una testata.

    Sordo rientra a casa, ma accusa forti dolori alla testa durante la notte e sua moglie lo accompagna in ospedale a Massa.Sono momenti drammatici. Il giocatore perde conoscenza e finisce in coma.

    Ci resterà per ben 4 giorni. Trasferito d'urgenza in Neurochirurgia all'Ospedale Santa Chiara di Pisa, Gianluca è operato per la rimozione di un'ematoma sottodurale. Pur non sciogliendo la prognosi, i medici si dichiarano ottimisti. Di fatto gli hanno salvato la vita: Gianluca si risveglia dal coma e inizia il lento recupero. Anche se la carriera da calciatore è da considerarsi conclusa.

    "Fisicamente stavo ancora bene, potevo giocare anche altri due anni - sosterrà Sordo -. Prima di prendere una testata da questo vigliacco mi ero proposto per giocare qui nella mia provincia, ma non c'è stata la possibilità".
    "Sono finito in terapia intensiva. È stato un anno, un anno e mezzo brutto per me. Una volta uscito dal giro, passato uno o due anni è difficile rientrare in un ambiente del genere. È un mondo dove ci sono marpioni, i banditi".

    Nessuna possibilità nemmeno per un ruolo da dirigente.

    "L'idea era finire nella mia terra e iniziare in un nuovo ruolo. Niente di fatto, sembrava che chiedessi di giocare nel Milan o nella Juve. Sono cose che poi ti tolgono le motivazioni".
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  • "DIMENTICATO DAL CALCIO"

    Dopo il fattaccio e il coma, gran parte del Mondo del calcio si dimentica presto di Sordo, lasciandolo solo ad affrontare i suoi problemi.

    "Sono molto incazzato con il mondo del calcio - dirà senza mezzi termini -, uno squallore unico. Mi ha dimenticato. Fra i giocatori qualcuno è venuto a trovarmi, oltre a Gigi (Lentini, ndr) anche un campione del Mondo come Zambrotta, con cui avevo giocato assieme al Bari. Dirigenti e allenatori, invece, zero. Nemmeno una chiamata".

    Sordo si dice particolarmente amareggiato per il comportamento del suo allenatore dell'epoca all'Aglianese, Massimiliano Allegri.

    "Non ho peli sulla lingua, di Allegri non posso parlare bene. Il caro livornese non si è dimostrata una persona corretta.Non mi chiamò mai, non mi venne a trovare, ci sono rimasto molto male. Lo incontrai in seguito a Forte dei Marmi una settimana prima che andasse al Milan e provò ad abbracciarmi, ma io non ce l’ho fatta. Questo è il mondo del calcio, a distanza di pochi mesi la gente si dimentica di te, anche se giri per ospedali".

    Nemmeno gli ex club per cui ha giocato lo hanno contattato.

    "Dal Torino, in cui sono stato tanti anni e ho vinto qualcosa, nemmeno un telegramma. Idem dal Milan, considerato fra i club più organizzati al mondo. Eppure nemmeno un messaggio o un telegramma. Ci sono rimasto molto male".

    Anche per questo a Gianluca ripensa di frequente a quella traversa di Amsterdam.

    "Se quel tiro che prese la traversa fosse entrato forse staremmo a parlare di una storia diversa - sostiene -, ed io oggi sarei un dirigente del Torino".

    All'ex centrocampista è stata corrisposta qualche anno dopo l'aggressione del 2005 una pensione di invalidità. Oggi Gianluca vive a Massa e di recente svolge delle attività nel settore immobiliare.

    "Ho fatto qualcosa a livello immobiliare, vendo e compro case- racconterà a 'Tuttomercatoweb' -. Certo, di questi tempi in questo ambiente non è così facile, c'è la burocrazia, ma mi rendo conto che qualsiasi attività fa fatica in questo momento".