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Felice Natalino gfxGOAL

Felice Natalino: enfant prodige, il debutto in Serie A e il ritiro precoce per problemi cardiaci

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Giovane promessa nel ruolo di difensore centrale, ma in grado anche di disimpegnarsi bene come terzino, Felice Natalino cresce nel Crotone e a 16 anni viene acquistato dall'Inter, che lo porta nel suo settore Giovanile. A 18 anni debutta in Serie A sotto la gestione di Rafa Benitez, e intanto indossa la maglia azzurra delle Rappresentative giovanili.

Viene girato in prestito al Verona e al Crotone, ma a 20 anni, a causa di una crisi cardiaca, è ricoverato in Ospedale e successivamente operato per l'installazione di un defibrillatore. Deve fermarsi e quando i medici esprimono parere negativo sul ritorno all'attività agonistica, diagnosticandogli una cardiomiopatia aritmogena, la stessa che aveva condotto alla morte Mario Morosini, all'età di soli 21 anni decide di ritirarsi dal calcio giocato. L'Inter resterà vicina al ragazzo, cui offrirà un contratto da osservatore delle Giovanili.

"Ero un ragazzo che era arrivato all'Inter - dirà a 'Inter Channel' - e ho dovuto rinunciare al calcio. Ho scelto la vita e sono felice".
  • ENFANT PRODIGE DELL'INTER E DELL'ITALIA

    Calabrese, nato a Lamezia Terme il 24 marzo 1992, Felice Natalino gioca a pallone fin dalla tenera età nella squadra della sua città, e si afferma da ragazzino come grande promessa nel ruolo di difensore centrale.

    Etica da atleta, unita a mezzi fisici e tecnici importanti, permettono al ragazzo di sognare un giorno l'approdo nel calcio professionistico. Il sogno è alimentato dal passaggio al Crotone e dalle prime convocazioni nella Nazionale giovanile Under 16 e diventerà realtà quando a 16 anni l'Inter, in compartecipazione con il Genoa, investe una somma importante, un milione e 200 mila euro, per acquistarne il cartellino dal club calabrese.

    "Ho iniziato a giocare in una semplice scuola calcio di Lamezia Terme, quella di mio padre - racconterà Natalino in un'intervista a 'Inter Channel' -. Da lì mi visionò il Crotone e iniziai a fare i primi campionati nazionali. Feci bene ed ebbi l'opportunità di essere convocato nelle Giovanili della Nazionale. A quel punto mi visionò l'Inter e nel giro di un anno andai a Milano".

    Nel Settore giovanile nerazzurro Felice si consacra come enfant prodige e diventa un pilastro prima degli Allievi nazionali, poi della Primavera.

    "I primi mesi trascorrono veloci, poi passo in Primavera e nelle partitelle marco i big: nasco centrocampista per diventare centrale difensivo, ruolo che preferivo - spiegherà a 'La Gazzetta dello Sport' -. E a uomo mi toccano i vari Milito, Eto’o, Balotelli. Ecco, quel Balotelli lì non si poteva fermare. Non riuscivi ad anticiparlo, non riuscivi a prendergli la palla, non riuscivi neppure a fargli fallo. E se per caso gli lasciavi mezzo metro, beh era finita: lo vedevi solo dopo che aveva segnato, quando tornava a centrocampo. Era l’Inter di Mourinho, del Triplete".

    Proprio la stagione 2009/10 segna la sua consacrazione come grande promessa del calcio italiano: il 19 maggio 2010 con l'Under 18 nerazzurra guidata da Fulvio Pea conquista allo Stadio Alfredo Di Stefano di Madrid la Champions Under 18 - Challenge, grazie ad una vittoria per 2-0 sul Bayern Monaco allenato da Kurt Niedermayer.

    L'anno seguente, il 7 marzo 2011, allo Stadio Armando Picchi di Livorno, con la Primavera di Pea vince anche il Torneo di Viareggio (2-0 in finale sulla Fiorentina). Le cose vanno molto bene anche nelle Giovanili azzurre: Natalino passa nell'Italia Under 17, con cui si piazza al 3° posto nei Campionati Europei 2009,e successivamente gioca i Mondiali di categoria in Nigeria nello stesso anno.

    "Agli Europei finimmo terzi come la Svizzera - ricorderà a 'La Gazzetta dello Sport' l'ex difensore -, che poi vincerà il successivo Mondiale dopo averci eliminato ai quarti".
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  • Felice Natalino InterGetty

    Il DEBUTTO IN SERIE A E IN CHAMPIONS CON RAFA BENITEZ

    Dopo l'anno magico del Triplete e l'addio di José Mourinho, l'Inter prova a ripartire puntando anche sui suoi giovani. A Natalino nell'estate 2010 arriva una telefonata:

    "Felice, tu vai in ritiro con i grandi. Il nuovo tecnico è Rafa Benitez".

    Per il giovane difensore calabrese è come sognare ad occhi aperti. Il suo sogno di diventare un calciatore professionista e affermarsi in una big è ad un passo dal realizzarsi. Alto un metro e 85 centimetri per 74 chilogrammi, Natalino, che sceglie il numero di maglia 57, dopo alcune panchine, debutta in Serie A il 28 novembre 2010, a 18 anni, nella partita Inter-Parma 5-2.

    Il difensore, schierato da terzino destro dal tecnico spagnolo, subentra nel recupero del primo tempo a Davide Santon, e colleziona la sua prima presenza in Serie A. Poi, complici infortuni e squalifiche, Benitez gli dà fiducia e lo schiera titolare nella successiva giornata, il 3 dicembre 2010, nella sconfitta per 3-1 a Roma contro la Lazio.

    Il difensore calabrese completa il suo momento magico facendo anche l'esordio in Champions League a Brema contro il Werder, il 7 dicembre, gara in cui è utilizzato ancora una volta da laterale destro di difesa al posto di capitan Javier Zanetti, che rileva al 54'.I nerazzurri escono sconfitti 3-0 dai tedeschi, ma sono qualificati per gli ottavi di finale.

    "Sono convocato più volte anche per via dei tanti infortuni. Benitez mi adatta sulla fascia. Col Parma a San Siro, mi fa entrare. Papà è in tribuna: quando vede che tocca a me, esce dallo stadio - racconterà Natalino a 'La Gazzetta dello Sport' -. Troppa emozione, mi ha poi confessato che è rimasto a girovagare intorno al piazzale, ascoltando i rumori dei tifosi, mentre le lacrime scendevano sul viso. Davanti agli occhi gli passavano le immagini di tutte le volte che facevamo avanti e indietro da Crotone".
    "La settimana seguente sono titolare all’Olimpico, contro la Lazio. Gioco bene, poi scivolo e regalo un goal a Zarate. Peccato. Non ho tempo per riflettere su quello che sta accadendo perché a dicembre accade qualcosa di inimmaginabile: mio zio muore in bici, investito col suo gruppo di amici. A ucciderlo è un extracomunitario sotto effetto di droga. Una mattanza: perdono la vita 8 ciclisti. Lamezia è sotto shock".
    "Due giorni dopo, il 7 dicembre 2010, entro al posto di Zanetti contro il Werder Brema. L’Inter è qualificata, perdiamo 3­-0, ma debutto in Champions. A fine gara vorrei dire qualcosa in ricordo di mio zio, ma sono troppo scosso e la società non mi manda in sala stampa".
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  • I PRESTITI, I PROBLEMI CARDIACI E IL PRECOCE RITIRO

    Nell'estate 2010 l'Inter cede Natalino in prestito secco al Verona, che milita in Serie B e lo inserisce nella lista degli Under 23, privandolo in questo modo per un errore della possibilità di scendere in campo, dato che per le regole del torneo cadetto un giocatore in prestito non può figurare in lista come Under 23.

    Fino a gennaio, dunque, il difensore classe 1992 non va mai in campo in Serie B, ma con gli scaligeri può esordire anche in Coppa Italia il 29 novembre 2011 nella vittoria al Tardini con il Parma (0-2) che vale al Verona il passaggio agli ottavi di finale.

    Poi nel mercato invernale, il 30 gennaio 2012, torna, sempre con la formula del prestito secco, al Crotone, il club con il quale era cresciuto. Anche i calabresi militano in Serie B e Natalino, allenato da Massimo Drago, allenatore che lo aveva avuto nelle Giovanili, disputa una sola partita, l'11 febbraio 2012 allo Scida con il Grosseto (2-2), gara in cui è sostituito dopo il primo tempo. Lui in quel momento non può saperlo. ma sarà anche l'ultima che disputerà da calciatore professionista.

    "Nell'estate 2010 l’Inter mi gira in prestito secco al Verona: con questa formula errata non posso giocare in campionato, ma solo in Coppa Italia. A gennaio preferisco andare a Crotone, in B: l’allenatore è Drago, mi ha lanciato nelle Giovanili. Gioco una gara: sostituito alla fine del primo tempo. Poi finisco sempre in tribuna, senza spiegazioni. Tutto strano, a posteriori mia madre dirà che qualcuno mi ha protetto dall’alto".
    "In aprile muore Morosini e i medici diventano molto più prudenti. Un mese dopo sono a Roma: sta per scadermi l’idoneità, l’Inter mi ha inserito nella lista per la tournée estiva e sollecita gli esami clinici. Li faccio, tranquillo. Poi arriva il dottore: 'Qualcosa non va al cuore. Hai battiti irregolari. Ti dobbiamo fermare e fare degli approfondimenti'. Il giorno dopo salgo a Milano, ripeto i test. Lo specialista dell’Inter mi spiega: 'Non ho trovato nulla, ma il referto di ieri è preoccupante'. Passo l’estate ad allenarmi di nascosto, continuo a passare di ospedale in ospedale".

    Finché non arriva la doccia gelata.

    "Alla fine mi danno il responso definitivo: soffro di cardiomiopatia aritmogena, quella che aveva ucciso Morosini. I medici mi spiegano che il mio cuore può impazzire, specie sotto sforzo, e che se accade vado incontro alla morte. In Italia non posso giocare, ci sarebbe la possibilità di farlo all’estero sotto mia responsabilità. Ne discuto con papà, pensiamo ai tanti sacrifici fatti, ma mamma ci implora di finirla".

    Poi i momenti drammatici, la crisi improvvisa, la corsa contro il tempo per salvargli la vita.

    "Un giorno del febbraio 2013, mentre sono coi alcuni miei amici, mi sento male. Capisco che sta per arrivare l’attacco. Per fortuna ne sono consapevole e vado al Pronto soccorso di Catanzaro, ma non riescono a tenere sotto controllo i battiti. Ho una crisi cardiaca".
    "Con un aereo militare mi trasportano a Milano e vengo trasferito d’urgenza al San Raffaele mentre il cuore sta per cedere. Mi prendono per i capelli dopo un’operazione di ore, in cui mi viene impiantato un defibrillatore. Durante la degenza mi spiegano che sono stato fortunato: se il problema mi fosse capitato durante una gara, non sarei qui a parlare. Forse aveva ragione mamma: qualcuno da su mi ha impedito di giocare per un anno".

    Natalino effettua ulteriori controlli privati, perché con un nulla osta agonistico, come accadrà anni dopo per Eriksen, potrebbe tornare a giocare. I medici, tuttavia, danno parere negativo e gli sconsigliano di tornare in campo perché i rischi sono troppo alti. Natalino riflette e alla fine dà ascolto a sua madre: il 30 ottobre 2013 posta su Twitter una foto di allenamento con Samuel Eto'o e a soli 21 anni annuncia il ritiro definitivo dal calcio giocato.

    "Purtroppo il destino ha voluto diversamente - scrive Natalino sul suo account - Ma rimarrà per sempre per me l'onore di aver giocato con Dei come lui".

    Colui che era stato una grande promessa del Settore giovanile nerazzurro, dopo aver bruciato le tappe, sceglieva la vita, lasciando il calcio ad un'età in cui tanti suoi colleghi si affacciano solitamente in Prima squadra.

  • LA NUOVA VITA DA OSSERVATORE

    Dopo il ritiro, inizialmente Natalino aiuta il padre nella Scuola calcio di famiglia della Virtus Sambiase, e nei ritagli di tempo lavora nella palestra Atlas avviata dallo zio scomparso nell'incidente.

    Il mondo del calcio e l'Inter però non si dimenticano dell'ormai ex difensore. L'Aic, l'Associazione italiana calciatori, gli assegna una borsa di studio in marketing sportivo e successivamente, nel 2015 Felice torna nella società nerazzurra nelle nuove vesti di osservatore del Settore giovanile. Coronando dunque una storia a lieto fine, senza troppi rimpianti nonostante abbia dovuto rinunciare allo sport che amava.

    "Ogni tanto mi scopro a riflettere su quello che poteva essere e non è stato - ammetterà - ma so che i problemi seri sono altri e che nulla vale la salute. Ho imparato a osservare il bicchiere senza chiedermi se è mezzo pieno o mezzo vuoto: non gioco più però poteva andarmi peggio, se penso al povero Morosini mi sento fortunato. La Serie A era il mio sogno da bambino, e io c'ero quasi riuscito, nel mio piccolo posso dire di avercela fatta lo stesso".

    Oggi gestisce anche una Scuola calcio nella sua città, Lamezia Terme, e quando qualche scuola lo ospita per raccontare la sua storia, lascia spesso a bocca aperta i giovani studenti, che avvicinatisi da lui gli fanno sempre la stessa domanda:

    "Ma davvero hai giocato con Eto'o e Zanetti?"
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