Pubblicità
Pubblicità
CS Lebowski YouTube

Gli Ultimi Rimasti e un progetto identitario partito dagli spalti: il Centro Storico Lebowski

Pubblicità

“Siete venuti a pigliarci per il c***?!”: esclama indispettito, sotto la curva, uno dei giocatori del Lebowski dopo una secca sconfitta per 3-0. “No, noi da oggi siamo i vostri ultras e vi seguiremo dappertutto”. Tutto, in quel momento, ha assunto un non so che di "cinematografico". Sarà stato per il nome, forse: un richiamo a "Il grande Lebowski" che ha portato alla formazione dell'AC, una squadra composta da "scarti della terza categoria" toscana. Reietti alla ricerca della redenzione.

Duccio Turbanti e gli altri rimangono di sasso quando, una mattina del 2004, leggendo "Calciopiù" alla biblioteca delle Oblate si imbattono in una delle realtà più strane dell'intera dimensione calcistica italiana: perché questo era, l'AC Lebowski. Una formazione destinata a perdere gara dopo gara con risultati pesanti, ma con una filosofia di fondo inconfondibile.

"Risultato tennistico: CS Toscana-AC Lebowski 8-1. Ci mettiamo a leggere questo articolo che comincia con 'Il grandissimo Lebowski...'. No, aspetta un attimo: ha preso otto goal e ne ha fatto uno. [...] L'articolo si concludeva in maniera epica perché diceva: 'Goal dell'8-1 segnato dall'ex del Lebowski Montelatici che segna, ma non esulta, in segno di rispetto perché lui sa che il Lebowski si spezza, ma non si piega'. Capiamo che forse in quella squadra c'era qualcosa".

Il racconto di Duccio è sintetico, ma forte: è la prima testimonianza delle tante che aiutano a comprendere meglio cosa sia il Centro Storico Lebowski, una delle storie più iconiche d'Italia, descritta alla perfezione ne "Gli Ultimi RImasti", il docufilm (visibile su You Tube) prodotto da DIECI in collaborazione con Cronache di Spogliatoio.

  • Lebowski tifosi fansYouTube

    DAI 'DRUGATI' AGLI 'ULTIMI RIMASTI': APPARTENENZA

    “C’era qualcosa di punk: mi son sentito libero”.

    Le parole di Lorenzo "Poccio" Giudici sono brevi, ma chiare. La questione relativa al Lebowski non è solo calcistica, ma un fatto di "libertà", anche d'espressione personale. "Poccio", che del Lebowski è attualmente il direttore generale, intravede nella squadra grigionera (grigionera perché, come raccontato nel docufilm, grigionere erano le divise che costavano meno) una via di fuga da una quotidianità relegata alla monotonia e al conformismo, anche dal punto di vista sportivo.

    Con questo presupposto nacquero i "Drugati", il primo gruppo di tifosi del Lebowski, costantemente al seguito della squadra, anche in contesti assurdi e sconvenienti. Loro c'erano: alcuni avevano già avuto esperienze in curva, alla Fiesole a Firenze, altri, invece, si sono avvicinati per curiosità. Rimanendo.

    Ecco, "rimanendo" è anche il concetto chiave del cambiamento della tifoseria del Lebowski, colpita da diverse indagini per una coincidenza con uno dei giorni più drammatici del calcio italiano.

    "Esattamente il weekend della morte di Gabriele Sandri noi ci rendiamo conto di un episodio, cito i giornali dell'epoca, 'di violenza che non si ferma dalla Serie A alla terza categoria'. Praticamente si fece una mezza scaramuccia con dei giocatori avversari".

    I "Drugati" finiscono sulle prime pagine dei giornali e a seguito delle indagini decidono di sciogliersi e fondare "Gli Ultimi Rimasti". Gli "Ultimi" come ultimi in classifica, "rimasti" come... sì, ci siam capiti.

    “Eravamo gli ultimi rimasti in un contesto alla deriva totale”.

    Gabriele Ardito, primo presidente del CS Lebowski, riassume tutto con efficacia: tra viaggi e ultras pagati dalle società, loro ci sono sempre stati spontaneamente, senza obblighi, ma con quel senso d'appartenenza "punk" che li ha sempre contraddistinti.

  • Pubblicità
  • Serrau LebowskiYouTube

    I TIFOSI IN CAMPO E L'INTEGRAZIONE

    Nella "Notte del riscatto" il settore ospiti dello stadio comunale "Paolo Magnolfi" di Calenzano è pieno, nonostante il diluvio universale. Ci si gioca la Coppa Toscana di Terza Categoria (poi vinta): all'ingresso in campo dei giocatori i tifosi del CS Lebowski sparano i fuochi d'artificio, distinti a fatica dalla nube dei fumogeni. E' già avvenuto il cambiamento, la trasformazione che ha reso il Lebowski quel che è adesso. Non senza difficoltà.

    "Di chi è la squadra? È un problema comune a tutto il calcio: la pretesa del tifoso è che la squadra appartenga a lui, che la squadra lo rappresenti", spiega "Poccio".

    Questo tema, per i grigioneri, è abbastanza particolare. Un venerdì sera, prima di una gara, si fa male il portiere: il Lebowski rischia di giocare senza un giocatore di ruolo in porta, a meno che qualcuno non venga tesserato in tempo.

    "Eravamo a un concerto e mi dicono: 'Poccio, domani c’è da giocare perché Marco Bruno, il portiere non c’è'. Io rispondo: 'Allora vado a letto'. Era l’una: la mattina dopo ci siamo tesserati. La partita è finita 0-0".

    C'è tanto di quello che il Lebowski sarebbe diventato, di lì a poco: da "posto libero" il contesto dava modo di sperimentare alcuni stratagemmi curiosi per legare, indissolubilmente, la tifoseria alla squadra: Tra i tanti quello di tesserare i "diffidati" per far seguire loro le gare. La risposta dell'AC Lebowski non fu molto positiva e si arrivò a un punto di rottura. La società non rappresenta più le istanze della comunità: le parti, alcuni membri della squadra e tifosi, si ritrovano in un locale del centro e discutono.

    “Dobbiamo fare una squadra tutta nostra, altrimenti finisce qua”.

    E' qui che si crea una scissione tra AC Lebowski e Centro Storico Lebowski (l'attuale club), guidato da Duccio, "Poccio", "Tobi" (Matthias Moretti) e gli altri.

    "Il primo giorno eravamo sei soci, trecento euro in sei: con milleottocento euro abbiamo iscritto la squadra".

    E' il 2010: nella stagione 2012/13 arriva la vittoria del campionato di Terza Categoria, con il club allenato da Andrea Serrau, colui che ha "strutturato" il progetto sportivo e che adesso allena la formazione femminile, promosse lo scorso maggio in Serie C.

    Calcio a 5, scuole calcio, formazioni maschili e femminili, tra cui le "Mele Toste": e una sola parola, "integrazione", come quella culminata con l'inserimento in squadra di tre calciatrici, fuggite dall'Afghanistan

    "Quest'anno c'erano tre ragazze afghane che erano senza squadra. Mi chiamò Ulivieri da Coverciano e mi disse 'Ma se le prendessi al Lebowski?'. Questa è 'casa' per queste situazioni".

    Sogna, il CS Lebowski: lo fa con l'idea di realizzare un impianto sportivo proprio: il calcio premia. Non sarà difficile.

  • Pubblicità
    Pubblicità
  • CS Lebowski YouTube

    BORJA VALERO "UNO DI NOI"

    "Io son venuto perché mi ha fatto piacere, volevo conoscervi, ma avevo già deciso: vengo a giocare da voi".

    La storia è nota: a Tavernuzze a qualcuno venne l'idea di contattare Borja Valero, destinato al termine della stagione 2020/21 a lasciare la Fiorentina. Lo spagnolo, comunque, decide di continuare a vivere a Firenze: "E' il momento di provarci".

    Parte un giro di messaggi, poi qualcuno scherza con Borja sui social: il giocatore sembra starci. Viene fatta una richiesta esplicita, con tanto di presentazione (sempre in chat) del progetto. L'ex Inter risponde e le parti si incontrano per discuterne.

    "Non potevamo dirlo in giro, perché poi la gente non si sa tenere le cose. Lo sapevamo in pochissimi".

    Dopo il "Sì" di Borja Valero mancava solo la firma: "Ma viene? Gli abbiamo dato la maglia". A Tavernuzze, un giorno, lo spagnolo arriva davvero: lo fa in motorino, azzerando le distanze tra l'impossibile e il possibile. Dalla Serie A alla Promozione. Anche questo è il CS Lebowski. Il sogno di un calcio "punk" e libero reso in pratica dagli "Ultimi Rimasti". E non solo.

  • ENJOYED THIS STORY?

    Add GOAL.com as a preferred source on Google to see more of our reporting

0