Pubblicità
Pubblicità
de rossi gfxGoal

La vittoria del Fair Play: quando De Rossi ammise di aver segnato un goal di mano

Pubblicità

"Però nun m'ammonì".

In una frase c'è tutta la spontaneità e la buona intenzione di Daniele De Rossi. Per capire in quale contesto l'ex capitano e numero 16 della Roma ha pronunciato tali parole, dobbiamo tornare al marzo del 2006.

Precisamente al 19, quando all'Olimpico andò in scena la trentesima giornata di Serie A tra Roma e Messina.

La squadra di casa è in corsa per inseguire un posto in Champions League e punta a riprendere il cammino dopo il brusco stop contro l'Ascoli, prima sconfitta dopo dodici risultati utili consecutivi di cui undici successi.

I siciliani dal canto loro sgomitano per mantenere un posto in Serie A anche l'anno successivo e con 8 partite ancora da giocare sperano di riuscire a rimediare almeno un punto in una trasferta più che ostica.

L'inerzia dell'incontro va però immediatamente nella direzione della Roma, che sblocca il risultato al settimo minuto con SimonePerrotta, che sfrutta un'uscita a vuoto di Marco Storari per mettere la palla in rete di testa.

Da lì in poi è un dominio romanista, con gli uomini di Spalletti che sfiorano più volte il raddoppio e appaiono in pieno controllo della partita.

  • QUALCOSA NON QUADRA

    L'episodio intorno al quale ruota questo articolo avviene al minuto 35 del primo tempo.

    Mancini rimedia e batte un calcio di punizione dalla sinistra, da posizione troppo lontana e defilata per tentare la conclusione in porta. Il brasiliano opta quindi per un cross tagliato verso il centro dell'area di rigore.

    Sulla traiettoria arriva Daniele De Rossi, che la tocca e allunga la traiettoria del pallone alla destra di Storari, segnando la rete del momentaneo 2-0.

    Ma c'è qualcosa che non va e lo si capisce subito. De Rossi è infatti solito esultare in maniera passionale, trasportato dalla gioia irrefrenabile di aver segnato un goal per la sua squadra del cuore.

    Entusiasmo puro, nel significato più letterale della forma che deriva dal greco. "Invaso dal furore divino", ἐνθουσιασμός. Entusiasmòs appunto, per chi non ha fatto il Classico e teme un possibile futuro incontro con Margherita Vicario.

    Stavolta però no. Del De Rossi con la vena gonfia al collo e scalmanato verso la Curva Sud non c'è traccia. Anzi, il 16 appare piuttosto serio in volto e corre mesto verso la bandierina all'angolo tra la tribuna Tevere e i distinti Sud, come a voler schivare l'abbraccio dei compagni di squadra inconsapevoli.

    Contemporaneamente si scatenano le proteste veementi dei calciatori del Messina. Il centrocampista della Roma ha infatti toccato il pallone con la mano, ma né l'arbitro Bergonzi né tanto meno il guardalinee ha ravvisato la deviazione fraudolenta.

  • Pubblicità
  • LA CONFESSIONE

    A quel punto però De Rossi si rende protagonista di un gesto più unico che raro, specialmente in uno sport dove pur di raggiungere la vittoria si è spesso ricorso a mezzi e mezzucci da far impallidire Machiavelli in persona.

    Capitan Futuro si reca da Bergonzi e ammette di aver deviato il pallone in porta con la mano. Fair play nella sua forma più pura. Roba da far spellare le mani a forza di applausi gli inventori del football di fine Ottocento.

    I primi a riconoscere il valore dell'autodelazione sono i calciatori messinesi, che applaudono e si complimentano con l'avversario.

    Anche l'arbitro Bergonzi si reca dal centrocampista e gli stringe la mano, ringraziandolo per aver avuto il coraggio di rinunciare alla rete e averlo aiutato a non commettere una clamorosa svista arbitrale.

    E qui arriva la frase che fa da introduzione a questo articolo. "Nun me ammonì". Come a voler chiedere clemenza. "Ho confessato, graziami".

    Il direttore di gara concede le attenuanti generiche al calciatore, risparmiandogli la sanzione. C'è anche chi riesce a sollevare polemiche per lo strappo dell'arbitro, che avrebbe dovuto sanzionare con il giallo a termini di regolamento.

  • Pubblicità
    Pubblicità
  • GRAZIE DANIELE

    Il resto della gara vede la Roma trovare il raddoppio con Alberto Aquilani, per poi tremare un po' fino al fischio finale a causa del goal del Messina segnato da Arturo Di Napoli.

    Ma sui giornali e nelle televisioni, assai di più rispetto al successo dei giallorossi capitolini viene dato grandissimo spazio al gesto di Fair Play (o di lealtà sportiva, non si sa mai) del numero 16.

    Il plauso all'allora ventitreenne arriva da praticamente tutto il mondo del calcio. Dall'Assocalciatori alla Uefa, passando per tanti colleghi di altre squadre. A De Rossi viene conferito anche il premio "Fair Play Internazionale" per lealtà e correttezza sportiva.

    Arrivano infine i complimenti della UEFA, da sempre attenta al rispetto dei principi di onestà applicati al mondo dello sport.

    Ma anche il mondo delle istituzioni italiane e della politica si complimenta con il centrocampista, con il Sindaco di Roma Walter Veltroni in prima fila.

    "Il gesto di De Rossi fa onore a lui, alla squadra e alla città. Daniele ha confermato di essere, oltre ad un grande giocatore, un ragazzo di sport con valori profondi".

  • ENJOYED THIS STORY?

    Add GOAL.com as a preferred source on Google to see more of our reporting

  • INSTANT KARMA

    I teorici e i sostenitori del karma potrebbero però cambiare idea di fronte a quanto accadde al calciatore reo dopo la confessione del goal truffaldino.

    Nel corso della sfida contro il Messina infatti, De Rossi non solo non riesce a trovare la via della rete, ma subisce anche una botta alla caviglia con annessa sostituzione forzata prima del tempo.

    Un infortunio che lo costringe a saltare due settimane di stagione, risparmiandolo però fortunatamente per il Mondiale in Germania.

    Nel resto della sua carriera il numero 16 della Roma e della nazionale diventerà uno dei più forti centrocampisti d'Europa. Ma paradossalmente il suo trionfo più importante, la Coppa del Mondo del 2006, lo vedrà protagonista di un episodio in piena antitesi con il fair play.

    La gomitata a Brian McBride nella seconda giornata del girone dell'Italia contro gli Stati Uniti gli fece saltare gran parte del resto del torneo, tornando a disposizione soltanto per la finale dove trasformerà uno dei cinque rigori decisivi per la conquista del trofeo.

    Nulla però può cancellare l'onore di aver rinunciato volontariamente a un goal in nome dei valori e della lealtà sportiva, nemmeno qualche episodio un po' fuori dall'ordinario.

    D'altronde non ci hanno insegnato che la grandezza di un campione non è data da quanto resta in piedi, bensì da quante volte riesce a rialzarsi dopo essere caduto a terra?

  • Pubblicità
    Pubblicità
0