Il calcio, quello vero, per Hübner arriva all'età di 20 anni. È l'estate del 1987, quando Dario lascia la sua Muggianese per la Pievigina, squadra di Pieve di Soligo, in provincia di Treviso, che milita nel Campionato di Interregionale.
A notare quell'attaccante potente ma inevitabilmente all'epoca molto sgraziato è Dino D'Alessi, ex calciatore della Fiorentina. Lo propone a Domenico Zambianchi, Ds del Treviso, che decide di mandarlo a giocare in provincia.
Hübner lo ripaga segnando 10 goal in 25 partite, certamente un bel modo di presentarsi per chi fino a quel momento aveva sempre giocato a calcio per puro divertimento. È l'inizio di una rapida ascesa e di una lunga scalata, che porterà il bomber triestino a suon di goal fino alle vette più alte del calcio italiano.
Zambianchi nel frattempo approda al Pergocrema, in Serie C2, e decide di portare con sé Dario. L'attaccante friulano segna 6 goal in 28 presenze, poi "accusai un problema al legamento collaterale del ginocchio sinistro".
Dopo la lunga assenza dai campi, inizia al Pergocrema anche la stagione 1989/90, ma alla sua seconda presenza si fa espellere per eccesso di nervosismo. È un sabato dell'ottobre 1989, e ad Orzinuovi in tribuna per vederlo in azione sono venuti Salvatore Esposito e Loris Servadio, allenatore e D.s. del Fano.
Quei 10 minuti sono sufficienti. Il Fano lo prende nel calciomercato autunnale e con i suoi 8 goal in 27 partite conquista la promozione in C1. Ma Crema resta nel suo cuore e lì il bomber si stabilirà e creerà la sua famiglia.
"Quando mi acquistò il Fano, ripassai dal ristorante di Crema dove andavo sempre a mangiare per salutare Rosa, che lavorava lì - racconterà Dario -. Lei non c’era, lasciai il numero di telefono e ci sentimmo qualche giorno dopo. Poi ripassai per portare via le ultime cose e ci incontrammo. Sei mesi dopo eravamo marito e moglie".
L'anno seguente sulla panchina della squadra si siede un certo Francesco Guidolin, agli esordi della sua carriera da allenatore, che gli trasmette insegnamenti che fino a quel momento gli aveva insegnato. Hübner impara a stare in campo e cresce sotto il profilo tecnico.
"Ero piuttosto grezzo - ricorderà di se stesso -, stile zero. Fino ad allora non avevo potuto affinare la tecnica, si andava in campo e si inseguiva il pallone".
Dopo 4 goal in 30 presenze nel 1990/91, una stagione interlocutoria per lui, nel 1991/92 c'è l'esplosione con i 14 centri in 31 gare che gli valgono il titolo di capocannoniere del girone B della Serie C1 e lo lanciano nel grande calcio.
Fano resta nel suo cuore, ma il Cesena, che ne aveva rilevato metà del cartellino nel 1990, dopo la retrocessione in C2 della squadra, decide che Dario a 25 anni è pronto per la Serie B.
"A Fano vado ancora in vacanza - rivelerà dopo il ritiro -, e per me è il massimo. C’è il mare che amo, c’è la gente che ha fatto il tifo per me. Ogni volta che torno è una festa".
In Romagna Hubner si afferma come uno dei bomber più prolifici della Serie B di quegli anni. In 5 stagioni con la maglia bianconera va sempre in doppia cifra, realizza 83 goal in 180 partite e diventa il miglior marcatore della storia del club. I tifosi iniziano a chiamarlo 'Il Bisonte'.
"Sono stati i tifosi bianconeri i primi a chiamarmi così - dirà a 'gianlucadimarzio.com' -. Penso che sia un soprannome azzeccato, il bisonte è un animale a cui assomigliavo nel modo di correre. Potente e ingobbito".
Fra i compagni di squadra, al Cesena incrocia i tacchetti anche con un giovanissimo Massimo Ambrosini.
"Lo cazziavo sempre, perché non era capace di tirare in porta - dirà a 'gianlucadimarzio.com' -. Calciava sempre di piatto, mentre col collo del piede non ci arrivava proprio. Però lo stacco di testa e la corsa erano pazzeschi. E non s’è mai permesso di rispondere".
Ha la possibilità di essere allenato da tecnici come Gaetano Salvemini,Azeglio Vicini, Bruno Bolchi e Marco Tardelli. I 22 goal segnati nella stagione 1995/96 valgono a Dario il titolo di capocannoniere della Serie B. A conti fatti gli manca soltanto la promozione in Serie A.
Intanto pensa a lui anche il nuovo presidente dell'Inter Massimo Moratti. Poi però non se ne farà nulla: al suo posto arriveranno in nerazzurro Maurizio Ganz e Marco Branca.
Poco male perché in Serie A 'Tatanka' ('Bisonte' in lingua Sioux), come lui stesso ha modificato il suo soprannome dopo aver visto 'Balla coi Lupi', ci arriverà lo stesso nel 1997, dopo un'ultima stagione a Cesena con quattro allenatori, culminata con la retrocessione in Serie C1 della squadra nonostante lui segni 15 reti in campionato.