Salisburgo, Red Bull Arena: è un martedì d'inizio settembre e l'inno della Champions League è stato suonato da mezz'ora: Noah Okafor riceve da Fernando e sfida Pierre Kalulu. Va sul destro, poi rientra sul sinistro: ciò che ne esce è un dribbling, con tunnel annesso, che ricorda altre movenze, altre partite, altri giocatori.
Il francese del Milan frana a terra, confuso: lo svizzero si coordina e batte col destro Mike Maignan. Il Red Bull Salisburgo è in vantaggio: ma il reparto scouting rossonero sa chi è Okafor. Lo sa perché lo segue da tempo: certo è che una prestazione come quella offerta in una notte di Champions ha risolto qualsiasi tipo di dubbio.
E' con queste premesse che Noah, classe 2000, arriva al Milan: con le ragioni di chi ha folgorato tutti e ha portato alla perfetta riuscita di un affare reso pubblico in pochissime ore. Dopo la sua chiusura, insomma, che sancisce l'arrivo in Italia di uno dei giocatori più interessanti del panorama calcistico europeo. Sono appena terminate le visite mediche del giocatore, che ora è al Centro Ambrosiano per l'idoneità sportiva. Nel frattempo, è stato il tempo dei primi autografi a i tifosi.


