Si apre il sipario. Entra Antonio Cassano. Un uomo di 35 anni, sportivo che ha raggiunto il picco della sua carriera tempo prima. Avrebbe potuto dare i più, ma il proscenio alle spalle del calcio giocato gli ha regalato delle opportunità che non è riuscito a superare.
La sua grande classe si è scontrata con la sua fame di vita, la sua qualità ha fatto a botte con la consapevolezza di essere entrato in un mondo di occasioni infinite, oltre lo sport. La sua passione per il calcio è tanta. Ma è tanta, signori spettatori, anche la sua passione per le gioie oltre il palcoscenico.
Entra in scena l'Arena. Quella di Verona, all'opposto del Porto di Genova. In Liguria è riuscito ad essere uno sportivo, puntando più sulla carriera che sulla vecchia gioia di passioni brucianti. Nel suo ufficio siede Maurizio Setti, il presidente della più famosa squadra locale, l'Hellas. Appena promossa, testa al Derby contro il Chievo, divenuta reatà cittadina e nazionale nel nuovo millennio. Ha grandi ambizioni, desiderio ardente di tenere la categoria senza più scivolare.
L'esperienza e la nostalgia passano per la testa di Setti. Cerci, Caceres, la conferma di Pazzini. E poi lui, Antonio Cassano. In platea osserva il calcio che scorre davanti ai suoi occhi, da quando nei mesi finali del 2016 e in quelli iniziali del 2017, ha chiuso con il calcio giocato a Genova.
Ha detto no all'offerta di un posto dirigenziale, ha rifiutato le destinazioni sul piatto di mastro Ferrero. Ha deciso di continuare in città - dove ha messo su famiglia - in attesa della risoluzione contrattuale.
A gennaio 2017 si chiude Genova, il sipario si chiude. Niente più Sampdoria. Sul palco c'è solo Setti, mesi dopo. A luglio, lo raggiunge Antonio Cassano. Entrambi sullo stesso palcoscenico, mentre dai loggioni e dalla platea si osserva. Prima e durante, per un breve intermezzo tra il Porto di Genova e l'addio all'Arena.


