Pubblicità
Pubblicità
CassanoYoutube/GOAL

Cassano al Verona: un soffio breve e problematico. Pochi giorni prima dell'addio

Pubblicità

Si apre il sipario. Entra Antonio Cassano. Un uomo di 35 anni, sportivo che ha raggiunto il picco della sua carriera tempo prima. Avrebbe potuto dare i più, ma il proscenio alle spalle del calcio giocato gli ha regalato delle opportunità che non è riuscito a superare.

La sua grande classe si è scontrata con la sua fame di vita, la sua qualità ha fatto a botte con la consapevolezza di essere entrato in un mondo di occasioni infinite, oltre lo sport. La sua passione per il calcio è tanta. Ma è tanta, signori spettatori, anche la sua passione per le gioie oltre il palcoscenico.

Entra in scena l'Arena. Quella di Verona, all'opposto del Porto di Genova. In Liguria è riuscito ad essere uno sportivo, puntando più sulla carriera che sulla vecchia gioia di passioni brucianti. Nel suo ufficio siede Maurizio Setti, il presidente della più famosa squadra locale, l'Hellas. Appena promossa, testa al Derby contro il Chievo, divenuta reatà cittadina e nazionale nel nuovo millennio. Ha grandi ambizioni, desiderio ardente di tenere la categoria senza più scivolare.

L'esperienza e la nostalgia passano per la testa di Setti. Cerci, Caceres, la conferma di Pazzini. E poi lui, Antonio Cassano. In platea osserva il calcio che scorre davanti ai suoi occhi, da quando nei mesi finali del 2016 e in quelli iniziali del 2017, ha chiuso con il calcio giocato a Genova.

Ha detto no all'offerta di un posto dirigenziale, ha rifiutato le destinazioni sul piatto di mastro Ferrero. Ha deciso di continuare in città - dove ha messo su famiglia - in attesa della risoluzione contrattuale.

A gennaio 2017 si chiude Genova, il sipario si chiude. Niente più Sampdoria. Sul palco c'è solo Setti, mesi dopo. A luglio, lo raggiunge Antonio Cassano. Entrambi sullo stesso palcoscenico, mentre dai loggioni e dalla platea si osserva. Prima e durante, per un breve intermezzo tra il Porto di Genova e l'addio all'Arena.

  • CASSANO SBARCA A VERONA

    Cassano è Cassano, anche a 35 anni. Anche da seduto, con una poltrona in mezzo al campo. E poi ha messo la testa a testa negli ultimi anni genovesi. Nonostante qualche colpo improvviso, di testa, ha seminato calcio in campo e storia della Sampdoria. Setti ci crede, pensa ai grandi esperti tutti insieme, con la stessa maglia, per la gloria.

    Il 10 luglio 2017, Cassano viene ufficialmente ingaggiato come partner di Pazzini. Il vecchio compagno della Sampdoria, quello della qualificazione in Champions. Braccio armato e cinismo, qualità ed intelligenza dell'improvvisazione. Il Verona vuole pensare che Antonio sia ancora Fanta spumeggiante.

    La maglia scelta è il numero 99. Quello di Parma e doppiamente Milano, delle due esperienze alla Sampdoria. 99, come assist e goal totali che i tifosi dell'Hellas contano di vedere con la propria maglia.

    Il numero non si avvicinerà nemmeno a 10. Nè in termini di goal, nè in termini di assist. E neppure giorni. Forse, pressapoco, sarà quello delle ore passate da Casssano a Verona.

    Due settimane di preparazione estiva porteranno Cassano a giudicare le proprie condizioni fisiche e quella della squadra. Fatica a stare dietro agli allenamenti e valuta come problematica anche il resto del team allestito dal direttore sportivo Fusco, dall'allenatore Pecchia e dallo stesso presidente Setti.

  • Pubblicità
  • ARRIVO: SALVE, ADDIO

    "Setti aveva fatto di tutto per portarmi a Verona e mi aveva anche fatto un contratto molto importante, ma dopo due o tre giorni di ritiro mi accorsi che facevo davvero fatica a correre" racconterà Cassano alla BoboTV'. "Vado da Fabio (Pecchia, ndr) e gli dico, devo fare i sacrifici per rimettermi su e in forma. Ma ti dico la sincera verità, la squadra secondo me è scarsa. Sono andati in Serie B, hanno fatto fatica. Arrivò anche Cerci che aveva problemi alla cartilagine, Alessio non era più quello di inizio carriera, era forte. Pazzini aveva problemi al ginocchio, che si è portato fino alla fine. Cerci ha fatto tre partite da titolare. Vado da Pecchia e gli dico, secondo me non riusciamo a fare tre passaggi. Lui mi dice Antò fidati, adesso staremo meglio fisicamente. No no, per favore".

    Cassano, a metà luglio, non riesce ad andare avanti. Pensa di mollare il Verona. La squadra non è al top, lui non è al top e dopo un anno di relax famigliare non ha più quell'istinto per continuare ad essere un protagonista. Così, di nuovo, all'improvviso.

    "Chiamo mia moglie e gli dico di venire a prendermi spiegando la situazione. Lei dopo quattro ore è venuta, mi ha fatto vedere i bambini e per un paio di giorni ho resistito. Lei mi ha detto di rimanere cinque-sei giorni, e lo dico a Fabio, che mi dice che farò il finto centravanti. Dopo due giorni faccio la riunione con Pecchia e Fusco dicendogli che dovevo andarmene. Da su c'era qualche tifoso che mi urlava 'terun, c'hai la pancia, devi correre'. Gli ho risposto di non rompere. Mi son girato, sono andato nello spogliatoio e ho detto a Fabio che non ce la facevo più, a livello mentale. Faccio fatica. La squadra secondo me non è buona, dico che sarei andato in conferenza a dire che me ne volevo andare".

    I media si scatenano, parlando della cassanata suprema. Dopo pochi giorni Cassano ha già deciso di mollare. Ma una cassanata suprema non è tale senza un altro colpo di scena. Il dietrofront.

  • Pubblicità
    Pubblicità
  • CAMBIO, RIMANGO

    Pecchia e Fusco parlano con Cassano, che è pronto a dire addio al Verona. Poi, però, succede qualcosa. Allenatore e dirigente riescono a convincerlo, al pari della famiglia. Provaci ancora un po', vedrai che andrà bene. Antonio cerca di spazzare via i propri dubbi, andando a spiegare di persona ai tifosi accorsi per il ritiro dei gialloblù in Trentino Alto-Adige.

    "Non vado, son qua tranquillo. La troppa stanchezza mi ha offuscato un po' tutto, ripartiamo insieme".

    Spiega i motivi dietro alla scelta, sia al piccolo gruppo di tifosi, sia per tutti gli italiani in ascolto. Una conferenza di dietrofront divenuta mito:

    "Ho avuto un momento di debolezza, ma la mia volontà è di continuare a giocare. A volte faccio scelte sbagliate, di pancia, ma io questa scommessa la voglio vincere. Stamattina stavo sbagliando per l’ennesima volta, sono convinto che riuscirò a vincere la mia scommessa. Non smetto, vado avanti”

    "La mia forza sono i miei figli e mia moglie, dopo un anno e mezzo con loro ho sentito nostalgia. È difficile incontrare persone come il presidente ed il ds. Voglio ringraziare anche i tifosi, voglio fare l’ultimo miracolo della mia carriera. La decisione di pancia è stata una “cazzata clamorosa”, come tante altre volte. I tifosi? Se si sono sentiti offesi, voglio chiedere loro scusa. Noi dobbiamo andare avanti insieme, loro sono il tredicesimo uomo in campo, non il dodicesimo”.

    Quasi come una spia che fa il doppio gioco e poi si svela essere un triplogiochista, dopo la conferenza di dietrofront, Cassano, il 24 luglio, lascia realmente il Verona.

  • ENJOYED THIS STORY?

    Add GOAL.com as a preferred source on Google to see more of our reporting

  • DIETRO, DIETRO FRONT

    "Dopo riescono a convincermi e faccio un'altra conferenza dicendo che continuo" il proseguo del racconto di Cassano alla BoboTV'. "Alla fine vado definitivamente da Fabio e Fusco, che mi hanno trattato benissimo, dicendo che probabilmente avrei smesso. Non ce la facevo più a livello fisico e mentale".

    "Non avevo più l'amore che avevo prima, in più non mi convinceva la squadra. Ci siamo abbracciati e stretti la mano. Ho fatto venti giorni lì e ho chiesto 0 soldi, grazie per quello che avete fatto e per la perdita di tempo. Avevo staccato la spina".

    "Non è scattata la scintilla, è come quando frequenti una donna, se non scatta quel qualcosa lasci perdere" dirà a Tiki Taka nel settembre 2017, a due mesi dall'addio gialloblù. "Ho perso anche un bel po’ di soldi".

    Cassano e il Verona si lasciano, facendo volare via un contratto firmato due settimane prima. Nessun problema con la società e nessuna volontà di smettere, ma solamente tanti dubbi sulla squadra. La pressione nella nostalgia. La mancata scintilla.

    Proverà a spostarsi ad ovest, mesi dopo, per rimanere vicino alla famiglia. A Chiavari, per l'Entella. Per l'ultima indecisione, l'ultimo addio. E la fine del Cassano calciatore. Sipario.

  • Pubblicità
    Pubblicità
0