La Juventus – con un turno d’anticipo – saluta la Champions League. Già, non accadeva dal 2013-14, quando alla guida c’era Antonio Conte e ai bianconeri fu fatale la trasferta di Istanbul contro il Galatasaray. O meglio, fu fatale soprattutto un campaccio a dir poco impraticabile. Questa volta, però, non regge nessun alibi. Alle prese con un girone disastroso, caratterizzato da un successo e ben quattro sconfitte, la banda di Max Allegri nell’ultimo turno del gruppo H – allo Stadium con il PSG – dovrà duellare a distanza con il Maccabi Haifa per ottenere un posto in Europa League. Un danno sportivo, ma anche economico per la Signora: niente 15 milioni legati al passaggio agli ottavi, niente botteghino dalle grandi orecchie.
Schmidt sceglie Ramos come prima punta, supportato da Joao Mario, Rafa Silva e Aursnes. In mediana Florentino e Fernandez, con Bah e Grimaldo terzini. Davanti a Vlachodimos giocheranno Otamendi e Antonio Silva.
Allegri opta per Kean e non per Milik nell'attacco della Juventus assieme all'intoccabile Vlahovic. Chiesa invece non è ancora disponibile. Kostic e Cuadrado larghi, in mezzo McKennie, Rabiot e Locatelli. Davanti a Szczesny ci saranno Danilo, Bonucci e Gatti: fuori Alex Sandro per un fastidio all'anca. Out anche l'infortunato Paredes.
Il primo tempo sfocia in quattro reti. Basti pensare che, per la prima volta nella sua storia in Champions League, la Juve subisce tre goal nel corso del lato A del match. E che goal, tutti pregevole fattura, a palesare un enorme divario tecnico tra le due squadre. Il Benfica ha qualità, geometrie e velocità. La Vecchia Signor attacca male e difende molto peggio.
Morale della favola? Una rete – di Kean – dagli sviluppi di un corner e assolutissimo dominio lusitano. Joao Mario da urlo con un assist e un rigore trasformato post enorme ingenuità di Cuadrado. Silva al potere: prima Antonio, poi Rafa. E la qualificazione è servita.
Nella ripresa è pura accademia portoghese, nonché purissima umiliazione bianconera. Fino a un certo punto. Perché il Benfica spreca di tutto e di più. Alimentando, così, la follia di Madama. Che con l’innesto di Iling-Junior trova un’arma inaspettata, che nell’area dei padroni di casa crea il panico. Allora Milik, allora McKennie. Partita incredibilmente riaperta che, tuttavia, sfocia nell’intera posta conquistata dalle Aquile.




