Assou-Ekotto è stato un ottimo esterno sinistro durante la sua esperienza al Tottenham, tra il 2006 e il 2013. Lasciata la Francia, è rimasto in terra britannica per la maggior parte della sua carriera, militando anche brevemente nel QPR, prima di tornare in patria tra Metz e Saint-Etienne e chiudere a 34 anni.
Non ha mai nascosto di non essere interessato al calcio. Una larga parte di tifosi non ha dubbi nel pensare alla propria figura perfetta di calciatore: una bandiera che dedica tutte le proprie energie al calcio, concentrato su tutto il mondo del pallone. Un giocatore che lotta per la maglia e difende i propri colori.
Benoit ha svolto un lavoro egregio come esterno del Tottenham e nonostane amasse il club londinese, non si è certo buttato anima e corpo sul calcio che lo circondava. Si allenava, scendeva in campo. Stop. Quando le ore lavorative erano terminate, Assou-Ekotto non aveva la minima intenzione di continuare a guardare calcio.
"Se gioco a calcio con i miei amici in Francia, posso amare il calcio. Ma per quale se sono venuto in Inghilterra, dove non conoscevo nessuno e non parlavo inglese? Per un lavoro. Una carriera dura solo 10, 15 anni. È solo un lavoro. Sì, è un bene, buon lavoro e non dico che odio il calcio ma non è la mia passione.
"Arrivo la mattina al campo di allenamento alle 10.30 e comincio a fare il professionista. Finisco all'una e poi non gioco a calcio. Quando sono al lavoro, faccio il mio lavoro al 100%".
Assou-Ekotto prende la metro come i pendolari, i turisti. Tiene in tasca la sua Oyster Card, la carta che apre le strade di Londra. Piccadilly, Camden, Jubilee Line. Ogni giorno non è passato inosservato, amato dai tifosi del Tottenham, riconosciuto dai fans avversari. Una persona semplice, sincera.
Il calcio? Una questione di soldi, punto:
"Non capisco perché tutti mentono. Il presidente del mio ex club, il Lens, Gervais Martel, ha detto che me ne sono andato perché ricevevo più soldi in Inghilterra, che non mi importava della maglia. Ho detto: 'C'è un giocatore nel mondo che firma per un club e dice: Oh, adoro la tua maglia?' La tua maglietta è rossa. Mi piace.
Non gli importa. La prima cosa di cui parli sono i soldi. Martel ha detto che vado in Inghilterra per i soldi, ma perché i giocatori vengono nel suo club? Perché hanno un bell'aspetto? Tutte le persone, tutti, quando vanno a lavorare, è per i soldi. Non ho capito perché quando ho detto che gioco per soldi, la gente era scioccata. Oh, è un mercenario. Ogni giocatore è così".
Quando Assou-Ekotto parla del calcio come di un lavoro stipendiato, in cui le scelte passano dai soldi, narra una storia che nessuno vuole raccontare, per tenere nascosta una verità non scritta. Il desiderio di tenere in piedi l'idea di un calcio romantico, delle bandiere che accettano di rimanere nella stessa città tutta la vita. Con un lauto stipendio, ovvio.
La sincerà di Assou-Ekotto porterà a grandi accuse, attacchi da più lati. Ma come Benoit, giochi a calcio per soldi? Non perchè è il gioco più bello del mondo e lo faresti anche gratis? Forse su Plutone