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Assou EkottoGOAL

Assou-Ekotto, inno alla sincerità: dal mancato arrivo in Serie A per la capigliatura alla battuta sul porno

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Un accento forte, che tradisce le proprie origini. Dei tatuaggi visibili in ogni stagione. Orecchini, piercing. Ci sono tanti segni particolari che possono limitare chi cerca lavoro. Ambienti conservatori, ancora ancorati ad un passato preistorico in cui serve essere ancora esteticamente legati ai secoli addietro.

Magari una capigliatura stravagante per la massa, dreadlocks, afro. Forse una colorazione verde. Anche il calcio, in alcune occasioni ed ambienti, ha deciso di dire no. Aziende, proprietà che come altri settori hanno detto no a chi è oltre lo status quo. A chi non si uniforma con il resto della massa e decide di essere alternativo, particolare. Forse un ribelle.

"The Rebel in me will never die"

L'immagine di copertina che capeggia su Twitter, visibile a quasi 200.000 followers, accoglie i seguaci e i curiosi nel suo profilo. Lui, Benoit, non ha mai voluto essere come gli altri. Sincerità, avanti per la propria strada, in un mondo, quello calcistico, che della schiettezza non sa che farsene.

Benoit Assou-Ekotto si è spesso chiesto cosa sarebbe stata la sua carriera se fosse stato meno schietto, meno avvezzo a portare con orgoglio la sua capigliatura. A piegarsi alla leggi del mercato e del pallone. A non essere quel ribelle che non muore mai.

  • CALCIO, NIENTE UFFICIO

    Arras, Francia, 1984. Benoit nasce in Europa, ma il suo cuore è camerunense. Solamente per la partenza dei suoi in territorio transalpino il suo fisico vede la luce del mondo. La sua anima saranno però sempre camerunensi, come i suoi parenti.

    Quando avrà modo di scegliere quale direzione del bivio prendere, Assou-Ekotto non avrà il minimo dubbio: nascere e crescere in Francia fanno di lui un transalpino nel passaporto, ma non nell'animo.

    Il padre, David, lo ha introdotto al gioco del calcio. Assou-Ekotto senior era sbarcato in Europa quando aveva sei 16 anni per giocare da professionista nel Nizza. Divenuto allenatore ha cercato di crescere il figlio come appassionato, prima che questi decidesse di seguire le orme del suo vecchio.

    Nelle giovanili del Lens a inizio 2000, Assou-Ekotto si farà in quattro per diventare un professionista ed allontanare quella monotonia che non aveva mai vissuto ma di cui tutti sanno.

    "Sapevo per certo che non mi piaceva la scuola e sapevo anche che non volevo lavorare in un ufficio dove sarei stato pagato 1.500 euro al mese e, alla fine della mia carriera, essere in grado di per comprare un piccolo appartamento in periferia o qualcosa del genere" raccontò al Guardian. "Tutto è diventato definito a 16 anni, quando sono stato espulso da scuola perché non prestavo più attenzione. Non avevo nulla su cui ripiegare e questo fa parte del mio atteggiamento nei confronti del calcio. Do il massimo, essendo il più efficiente e professionale possibile, perché è tutto quello che ho".

    Terzino sinistro di spinta, buona corsa. Capacità di trovare il goal decisamente limitata, ma desiderio continuo di andare i propri limiti, consapevole di avere talento di dover puntare tutto sul calcio per finire la propria carriera il prima possibile e godersi i soldi guadagnati con un lavoro in cui era bravo. Ma che non gli regalava grosse soddisfazioni.

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  • Assou-Ekotto, CameroonGetty Images

    GIOCARE PER SOLDI

    Assou-Ekotto è stato un ottimo esterno sinistro durante la sua esperienza al Tottenham, tra il 2006 e il 2013. Lasciata la Francia, è rimasto in terra britannica per la maggior parte della sua carriera, militando anche brevemente nel QPR, prima di tornare in patria tra Metz e Saint-Etienne e chiudere a 34 anni.

    Non ha mai nascosto di non essere interessato al calcio. Una larga parte di tifosi non ha dubbi nel pensare alla propria figura perfetta di calciatore: una bandiera che dedica tutte le proprie energie al calcio, concentrato su tutto il mondo del pallone. Un giocatore che lotta per la maglia e difende i propri colori.

    Benoit ha svolto un lavoro egregio come esterno del Tottenham e nonostane amasse il club londinese, non si è certo buttato anima e corpo sul calcio che lo circondava. Si allenava, scendeva in campo. Stop. Quando le ore lavorative erano terminate, Assou-Ekotto non aveva la minima intenzione di continuare a guardare calcio.

    "Se gioco a calcio con i miei amici in Francia, posso amare il calcio. Ma per quale se sono venuto in Inghilterra, dove non conoscevo nessuno e non parlavo inglese? Per un lavoro. Una carriera dura solo 10, 15 anni. È solo un lavoro. Sì, è un bene, buon lavoro e non dico che odio il calcio ma non è la mia passione.

    "Arrivo la mattina al campo di allenamento alle 10.30 e comincio a fare il professionista. Finisco all'una e poi non gioco a calcio. Quando sono al lavoro, faccio il mio lavoro al 100%".

    Assou-Ekotto prende la metro come i pendolari, i turisti. Tiene in tasca la sua Oyster Card, la carta che apre le strade di Londra. Piccadilly, Camden, Jubilee Line. Ogni giorno non è passato inosservato, amato dai tifosi del Tottenham, riconosciuto dai fans avversari. Una persona semplice, sincera.

    Il calcio? Una questione di soldi, punto:

    "Non capisco perché tutti mentono. Il presidente del mio ex club, il Lens, Gervais Martel, ha detto che me ne sono andato perché ricevevo più soldi in Inghilterra, che non mi importava della maglia. Ho detto: 'C'è un giocatore nel mondo che firma per un club e dice: Oh, adoro la tua maglia?' La tua maglietta è rossa. Mi piace.

    Non gli importa. La prima cosa di cui parli sono i soldi. Martel ha detto che vado in Inghilterra per i soldi, ma perché i giocatori vengono nel suo club? Perché hanno un bell'aspetto? Tutte le persone, tutti, quando vanno a lavorare, è per i soldi. Non ho capito perché quando ho detto che gioco per soldi, la gente era scioccata. Oh, è un mercenario. Ogni giocatore è così".

    Quando Assou-Ekotto parla del calcio come di un lavoro stipendiato, in cui le scelte passano dai soldi, narra una storia che nessuno vuole raccontare, per tenere nascosta una verità non scritta. Il desiderio di tenere in piedi l'idea di un calcio romantico, delle bandiere che accettano di rimanere nella stessa città tutta la vita. Con un lauto stipendio, ovvio.

    La sincerà di Assou-Ekotto porterà a grandi accuse, attacchi da più lati. Ma come Benoit, giochi a calcio per soldi? Non perchè è il gioco più bello del mondo e lo faresti anche gratis? Forse su Plutone

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  • Benoit Assou-Ekotto MetzGetty Images

    SCARPE SU EBAY

    Nonostante non abbia mai mentito su quella verità inconfessabile dello giocare per soldi, Assou-Ekotto ha scelto in maniera precisa in che modo guadagnarli. Giocare a calcio e dare il 100%. Punto. Pubblicità, sponsor, investimenti? Niente di niente. Nemmeno un marchio sulle proprie scarpette dopo aver firmato un contratto in cui si impegna ad indossare quella marca. Accordi? No grazie.

    Essere alla moda? No. Essere Benoit, certo. Fedele alle sue idee, a ciò che ha valutato potesse essere un buon essere se stesso. Come ad esempio evitare di accordarsi con un marchio di scarpette, prefedendo fare shopping online come tutti. Qualche decina di euro ed ecco i piedi coperti per volare sulla fascia:

    "Trenta euro per un paio di scarpette da calcio sono sufficienti. Le mie le ho comprate su Ebay ed è stato un buon affare. Non mi prostituisco per una marca. Più che fashion preferisco essere vintage"

    Non è che i colori sgargianti o la forma spaziale regalano abilità nascoste o aumentano il proprio talento. Una questione di moda, di accordi commerciali.

    Uno tra mille, Benoit Assou-Ekotto, consapevole - una volta chiusa la carriera - di aver limitato in maniera enorme le sue possibilità. Calcio e verità non vanno quasi mai d'accordo:

    "Non è un rimpianto, ma vorrei vedere se avrei fatto la stessa carriera senza essere onesto".

    "È positivo per gli affari dire: "Amo il club, amo i tifosi, bla bla bla. Non sono mai stato così È un bene per loro per gli affari farlo. Dipende da loro. Se non vogliono essere onesti, è un problema loro”.

    Colleghi e tifosi penseranno che Benoit non è stato molto furbo a dire di no a contratti e proposte, saldo nei propri principi. Ma la parte, seppur ridotta, di seguaci pronti ad applaudirlo per la sua coerenza esiste e resiste.

  • Assou-EkottoGetty

    CAPELLI? NIENTE ITALIA

    Le sue idee, la sua sincerità. E poi, i suoi capelli. Se c'è qualcos altro che ha limitato la carriera di Assou-Ekotto è sicuramente la sia capigliatura. Dalle treccine alla chioma afro, che spesso - tra manga comici pirateschi e film grotteschi - assume connotati di forza.

    Assou-Ekotto è legatissimo alla sua chioma e non l'avrebbe certo tagliata per compiacere una squadra. Ok, ha giocato per soldi, ma ha deciso di non piegarsi alla prima chiamata. Sfogliando la margherita ha scelto i club che l'hanno acquistato le sue prestazioni, ma anche la sua schiettezza.

    In Italia avrebbe guadagnato bene, ma la sua possibilità italiana è sfumata per quella sua chioma ribelle. Senza fare nomi, ad Athletic, confesserà di aver avuto la chance di giocare in Serie A. Prima del no fluente:

    "Ho parlato con un club italiano, uno stupido club italiano"rivelò Assou-Ekotto nel 2022.“Mi hanno detto 'ci piaci, ma sarebbe difficile per noi spiegare ai tifosi che stiamo comprando un giocatore con i capelli come i tuoi'.

    “Siamo arrivati a questo. Davvero curioso di sapere come sarebbe andata la mia carriera se non avessi sempre avuto capelli stravaganti".

    Più volte accostato alle squadre italiane nell'ultimo periodo di Tottenham e al momento della partenza londinese, Assou-Ekotto non ha voluto cambiare personalità o aspetto fisico per una spasimante. La sua personalità, il suo mondo: prendere o lasciare.

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  • IL MONDO DEL PORNO

    Nella primavera del 2017, Assou-Ekotto gioca in patria, al Metz. Sulle sue tracce c'è il suo vecchio allenatore del Tottenham, Redknapp. Alla guida del Birmingham, cerca un terzino di esperienza e carica. Non ha certo problemi per la sua sincerità - che apprezza - nè per la capigliatura che forse ama toccare.

    Il problema, semmai, è che Assou-Ekotto ha fatto una confessione a Redknapp:

    L’unico vero problema è che lui mi ha detto di voler diventare una pornostar. Vediamo, lui è un buon giocatore e forse riesco a convincerlo a giocare ancora per un altro anno e con la maglia del Birmingham”.

    A settant'anni, Redknapp crede che Benoit voglia davvero intraprendere una carriera a luci rosse? No, perchè quel vecchio volpone di manager ha solamente cercato di infiochettare il discorso calciomercato facendo una battuta. La confessione di Benoit non c'è mai stata. Solamente una risposta comica in conferenza:

    "Era solo una battuta, assurdo che sia stata presa sul serio, come se volessi davvero fare veramente l'attore porno. Mi ha reso felice che Redknapp mi abbia pensato e che mi abbia voluto con sè dopo tre-quattro anni senza nessun contatto tra noi. Lo scherzo non mi ha dato fastidio, mi ha fatto ridere. Se avesse detto che volevo fare l'astronauta avrebbe fatto meno rumore. La parte peggiore di tutto però, è che una volta uscita questa voce alcuni produttori mi hanno pure contattato su Twitter. Mi hanno lasciato un messaggio dicendo di andare a conoscerli, mi hanno invitato per un casting".

    Alcune case produttrici cercano di cavalcare la questione e farsi pubblicità, ma il desiderio di Assou-Ekotto di entrare nel porno è pari a quello di volere firmare con un grande marchio per le proprie scarpette: zero.

  • Benoit Assou-Ekotto of Saint-EtiennePHILIPPE DESMAZES/AFP/Getty Images

    DIVERTIRSI GIOCANDO

    Quando Assou-Ekotto ha chiuso la carriera non si è dato al porno. Di nuovo nella natia Arras, fa il padre a tempo pieno. Ha scoperto che c'è qualcosa che lo diverte: il calcio.

    Da professionista lo vedeva con un mezzo per guadagnare e allontanare giorno dopo giorno l'idea di vedere gli anni passare seduto in una sedia d'ufficio. Zero piacere, sgobbare e denaro in tasca.

    Nella squadra locale si diverte, senza pressioni o persone incapaci di capire le battute.

    "Ora sì, mi godo il calcio. Gioco gratis. A volte, quando giocavo professionalmente, non sapevo davvero cosa stesse succedendo, ad esempio West Ham e Aston Villa indossano lo stesso tipo di maglia e a volte andavo lì e dicevo "OK, è l'Aston Villa" e dovevo sentirmi dire che era il West Ham. Ma come dilettante so contro chi giocherò perchè è divertente. Ora mi pagano con qualcosa che prima non potevano darmi, la felicità".

    Oggi Assou-Ekotto si tiene in forma, accudisce i figli. Sempre lo stesso Benoit, che gira per Londra alla ricerca di un ristorante, che gira in metro, che parla con le persone. Quello che ha sempre fatto.

    Come quando nel 2011, in seguito alle rivolte di Londra, incontrò i residenti per capire le proprie preoccupazioni, i motivi dietro i famosi riots dell'epoca. Cercò di convincere i suoi colleghi ad occuparsi delle questioni politiche e in tutta risposta vide le balle di fieno rotolare sotto il Big Ben.

    Qualcuno ha detto no per i capelli, altri hanno storto il naso per la sua sincerità del calcio come lavoro. Lui è rimasto fedele, ha guadagnato parecchio e ora si gode una nuova vita. Senza le pareti di un ufficio a contenerlo, una firma sugli scarpini o le forbici di un barbiere ad aspettarlo dietro l'angolo.

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