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Albert Gudmundsson GFXGOAL

Albert Gudmundsson, dalla fredda Islanda a stella del Genoa: il bisnonno giocò nel Milan

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Attualmente divide con Soulé del Frosinone il primato dei dribbling riusciti nell'attuale Serie A, ben 18. Ed effettivamente Albert Gudmundsson ha nel dribbling il suo pezzo forte, con il quale ha dimostrato di poter disorientare e saltare anche i difensori più bravi.

Ma alla capacità di scartare gli avversari, l'attaccante islandese aggiunge tecnica, eleganza nel gestire il pallone, visione di gioco e un bel tiro, che sa far valere anche dalla distanza. Con queste qualità, dopo esser arrivato un po' in sordina e aver fatto bene lo scorso anno in B, si sta imponendo all'attenzione anche in Serie A, risultando il trascinatore della squadra di Gilardino nelle ultime giornate, e sa giocare indifferentemente da seconda punta, trequartista o esterno offensivo.

  • IL CALCIO NEL SANGUE: DA PASSIONE A MESTIERE

    Albert Gudmundsson è nato a Reykjavík, la capitale dell'Islanda, l'11 giugno 1997. Nel Paese dove in estate ci sono molte più ore di luce che di buio, Albert le sfrutta tutte per praticare tanto sport fin da bambino: il calcio, in primis, che come vedremo è nel DNA della sua famiglia, ma anche la pallacanestro.

    Il futuro giocatore del Genoa racconterà:

    "C’erano una ventina di ore di sole e le usavamo per giocare a pallone, senza mai fermarci. Capitava che mia mamma dovesse venirmi a chiamare alle due di notte per farmi smettere e tornare a casa".

    Oltre al calcio, come detto, Gudmundsson pratica il basket a buoni livelli: gioca da playmaker e arriva ad indossare la maglia dell'Islanda Under 15 di pallacanestro. Ad un certo punto, però, la tradizione di famiglia prevale: suo padre, sua madre, suo nonno paterno e suo bisnonno materno sono stati calciatori e anche Albert segue quella strada.

    "Il basket mi piaceva moltissimo - dirà a 'La Repubblica' -, fu mio padre a scegliere per me. Mi disse: 'Sei portato per il calcio, e poi per la pallacanestro ti mancano almeno 20 centimetri...' ".

    A 15 anni inizia così la sua avventura nel KR Reykjavík, formazione della capitale dove giocava anche il padre.

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  • L'ESPERIENZA IN OLANDA: HEERENVEEN, PSV E AZ ALKMAAR

    A 16 anni, nel 2013, per inseguire il sogno di diventare un grande giocatore, si trasferisce in Olanda nelle fila dell'Heerenveen, club in cui milita per due stagioni nel Settore giovanile con le formazioni Under 19 e Under 21.

    L'islandese dai natali illustri ci sa fare, tanto che nel 2015 approda in una big, il PSV Eindhoven. Per tre stagioni milita nella seconda squadra, lo Jong PSV, che disputa l'Eerste Divisie, la Seconda Divisione olandese. Si mette in grande evidenza, tanto che in 62 presenze realizza 28 reti e sforna 13 assist.

    Numeri significativi che lo portano nel 2017/18 al grande salto in Prima squadra in Eredivisie. Sceglie la maglia numero 29 e fa il suo debutto nella 2ª giornata di campionato, subentrando al 90' ad Hirving Lozano nel successo fuori casa per 4-1 contro il NAC Breda.

    Gudmundsson mette insieme 12 presenze (9 in campionato, 3 in Coppa d'Olanda) senza goal, ma con ben 4 assist e dà il suo contributo alla conquista dello Scudetto olandese. Su di lui mette gli occhi l'AZ Alkmaar, che decide di acquistarlo per un milione e 800 mila euro. A 21 anni l'attaccante islandese è pronto ad esplodere. Goal e assist diventano la normalità anche in Eredivisie.

    In tre stagioni e mezza Albert colleziona 24 goal e 10 assist in 98 partite. Intanto il 10 gennaio 2017 esordisce nella Nazionale maggiore islandese nell'amichevole Cina-Islanda 0-2 e 4 giorni dopo realizza una tripletta nell'1-4 in amichevole con l'Indonesia. Inserito nella rosa per i Mondiali 2018, esordisce nella manifestazione il 26 giugno 2018 nella sconfitta per 1-2 nel girone con la Croazia.

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  • LA SCOMMESSA DEL GENOA

    Il 31 gennaio 2022 si concretizza un nuovo cambio di maglia per il talentuoso islandese, in scadenza di contratto: ad assicurarsi il suo cartellino è infatti il Genoa, che versa un milione e 200 mila euro nelle casse dell'AZ Alkmaar per portarlo in Italia, la terra dove suo bisnonno materno lo aveva preceduto.

    La curiosità è che del suo arrivo lì per lì se ne accorgono in pochi: la società ligure ha appena vissuto il passaggio di proprietà da Enrico Preziosi alla holding statunitense 777 Partners, la squadra naviga in zona retrocessione in Serie A e la guida tecnica dopo Ballardini, Shevchenko e Konko passa ad Alexander Blessin.

    Il 13 febbraio 2022 Gudmundsson fa l'esordio in Serie A subentrando nel corso della ripresa a Mattia Destro nel match del Ferraris con la Salernitana (1-1). Il primo goal nel massimo campionato italiano arriva il successivo 6 maggio e vale il provvisorio 1-1 nel successo per 2-1 sulla Juventus. Nemmeno il talentuoso Gudmundsson, però, può impedire che il Genoa a fine anno retroceda e finisca in Serie B.

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  • DALLA RETROCESSIONE A STELLA ROSSOBLÙ

    All'attaccante islandese si aprono due possibilità opposte: abbandonare la barca che affonda oppure restare per dimostrare il suo valore anche in Serie B. Albert sceglierà quest'ultima e non se ne pentirà, anzi.

    "La scelta migliore che potessi fare per la mia carriera - dirà - non solo ne sono felice ma la rifarei".

    Sempre più a suo agio nel calcio italiano, Gudmundsson inizia a dimostrare il suo valore e con il cambio di allenatore da Blessin a Gilardino esplode: il nuovo tecnico lo lascia libero di svariare su tutto il fronte offensivo, schierandolo fra le linee a sostegno del bomber Coda. L'islandese segna e fa segnare. Nasce una stella. A fine stagione i suoi 11 goal e 5 assist in 36 presenze avranno un impatto determinante nella promozione in Serie A del Grifone.

    Al ritorno nel massimo campionato il ragazzo conferma il trend di crescita. Cambia il partner, Retegui, ma Albert è ancora una volta libero di svariare. Se ne accorge per prima la Roma il 28 settembre, cui rifila la sua prima rete stagionale nel sonoro 4-1 del Ferraris. Quindi l'Udinese, con cui l'islandese si supera, realizzando una splendida doppietta nel 2-2 della Dacia Arena lo scorso 1° ottobre.

    Per lui sono già 3 goal in 7 partite, e il Milan, prossimo avversario dei rossoblù, è avvisato. Quella con i rossoneri sarà peraltro una sfida "speciale" per la stellina rossoblù: vuoi perché è stata la squadra di suo bisnonno, suo omonimo, vuoi perché il numero 11 rossoblù ha già superato il suo progenitore, che si era fermato a 2 reti in Serie A.

    "Con mister Gilardino posso muovermi con più libertà - ha spiegato dopo la doppietta all'Udinese - , poi lui è stato un calciatore di altissimo livello e ricopriva un ruolo non molto diverso dal mio. Mi spiega molte cose, dalla posizione che devo avere ai movimenti che devo fare".
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  • IL CALCIO NEL DNA: UNA FAMIGLIA DI CALCIATORI

    Come accennato, il calcio è nei geni di Albert Gudmundsson, che proviene da una famiglia di calciatori. Il padre, Gudmundur Benediktsson (abbreviato in Gummi Ben) ha giocato in patria nel KR Reykjavík, la squadra islandese con cui anche il genoano ha iniziato, e successivamente in Belgio, riuscendo a giocare anche in Nazionale. Di recente è tornato alla ribalta nel 2016, quando ha avuto il ruolo di commentatore televisivo agli Europei, e si è lanciato in esultanze smisurate di fronte alle imprese compiute dall'Islanda.

    Ma anche mamma Kristbjörg Helga Ingadottir è stata calciatrice professionista e ha militato nella Nazionale femminile. Non finisce qui: anche suo nonno paterno Ingi Björn Albertsson elo zio Albert Brynjar Ingason sono stati bravi calciatori. Björn Albertsson, in particolare, è stato il miglior marcatore assoluto del campionato islandese per oltre 30 anni, segnando 126 reti, e ha giocato anche lui in Nazionale.

    "Il calcio la mia famiglia lo ha nel DNA. Giocavano mio padre Benediktsson e mia padre Helga e giocava anche mio nonno materno Bjorn - dirà Gudmundsson a 'La Repubblica' -. Tutti sono arrivati in Nazionale. ll mio bisnonno Albert è stato il primo calciatore professionista islandese".

    La carriera più prestigiosa di tutti l'ha avuta proprio il bisnonno materno, Albert Sigurdur Gudmundsson, che ha giocato anche in Italia con il Milan ed è stato il capofila degli islandesi in Serie A. L'ex rossonero è scomparso nel 1994, tre anni prima che nascesse il nipote.

  • IL BISNONNO CHE GIOCÒ NEL MILAN

    La storia di Albert Sigurdur Gudmundsson, bisnonno materno della stella del Genoa, merita di essere ricordata. Nato il 5 ottobre 1923, iniziò a giocare a calcio in un'Islanda ancora isolata dal resto del Mondo. A 21 anni, dopo la Seconda Guerra Mondiale, lasciò il suo Paese per trasferirsi in Scozia per studiare Economia al College. Qui divenne calciatore professionista venendo ingaggiato dai Rangers Glasgow.

    Proseguì il suo percorso nell'Arsenal, dove militò dal 1945 al 1947, per poi dover lasciare l'Inghilterra una volta completato il percorso accademico per mancanza del permesso di soggiorno e passare ai francesi del Nancy nel 1947-48.

    Da qui lo preleverà il Milan il 2 ottobre del 1948 per 11 milioni di Lire, e Gudmundsson diventerà il primo islandese e il primo giocatore del Nord Europa a giocare in Serie A. A gettonarne l'acquisto da parte della dirigenza rossonera è l'altro straniero, l'irlandese Paddy Sloan, che ci aveva giocato assieme nell'Arsenal.

    Interno destro di centrocampo estroso e abile tecnicamente, ma un po' fragile dal punto di vista fisico, non riuscirà a sfondare nel calcio italiano. Già il 3 ottobre, il giorno successivo al suo acquisto, essendosi presentato in condizioni fisiche perfette, è lanciato dal tecnico Giuseppe Bigogno nella partita con l'Atalanta. Il Milan vince 3-0 a San Siro e Gudmundsson apre le marcature nel derby lombardo, segnando all'esordio.

    Sembra l'inizio di una grande stagione ma dopo appena 3 partite, gli sarà fatale l'altro derby, quello con l'Inter, perso 0-2 a San Siro il 16 ottobre. Albert Gudmundsson, infatti, vede il suo menisco andare in frantumi e deve sottoporsi a intervento chirurgico. Ai tempi ancora non c'erano le conoscenze di oggi e l'islandese deve stare ai box oltre 3 mesi.

    Il bisnonno dell'attuale giocatore genoano torna in squadra a gennaio del 1949, e intanto i rossoneri hanno preso un altro scandinavo, un certo Gunnar Nordahl, che al suo contrario farà la storia del Milan e del campionato italiano.

    In più Gudmundsson entra in rotta di collisione col tecnico Bigogno, che mal sopporta i suoi spunti individualisti. Così gioca soltanto un'altra decina di partite, realizzando un secondo goal nel 5-1 rifilato dai rossoneri al Modena. Il 24 aprile 1949 giocherà la sua ultima partita "italiana" con il Genoa, curiosamente lo stesso club che 74 anni dopo accoglierà il suo omonimo nipote.

    La sua unica annata italiana lo vedrà totalizzare 14 presenze e 2 goal con il Milan, prima di essere inserito nell'estate del 1949 nella lista dei cedibili e far ritorno in Francia dopo una trattativa non concretizzata con la Triestina. Per tre stagioni dal 1949 al 1952, giocherà nel Racing Club Parigi, quindi nel Nizza, prima di far ritorno in patria e militare nel Valur e nell'FH Hafnarfjörður. A completare il quadro 6 presenze e 2 goal con la Nazionale islandese.

    Appesi gli scarpini al chiodo, colui che in patria avevano ribattezzato 'La Perla Bianca' cambierà vita e si darà alla carriera politica, tanto che negli anni Ottanta diventerà ministro delle Finanze e dell'Industria. Se ne andrà nel 1994, a 70 anni, 3 anni prima della nascita dell'omonimo nipote e dal 2010 una statua che lo raffigura compare davanti alla sede della Federcalcio islandese.

    "Mio bisnonno viene considerato uno dei tre giocatori islandesi più forti di tutti i tempi", ricorderà il nipote.

    A circa 48 ore di distanza da quello che sarebbe stato il 100° compleanno del suo avo, un altro Albert, la stella del Genoa, farà di tutto per onorare la memoria del suo bisnonno.

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  • FUORI DAL CAMPO DI CALCIO

    Fuori dal campo Albert Gudmundsson è un appassionato di moda, cui piace vestire elegante ma anche "confortable", ovvero comodo, ed è già stato protagonista di diversi shooting fotografici anche con la maglia del Genoa.

    Continua inoltre ad amare il basket, che è rimasto una sua passione e pratica ancora in patria dove partecipa a un torneo estivo, e in particolare adora Allan Iverson, suo idolo da piccolo, e Luka Doncic, il suo preferito fra i giocatori di oggi.

    Ha scelto di vivere nel centro di Genova e non è raro vederlo passeggiare per le vie del capoluogo ligure, tra piazza De Ferrari, Boccadasse o immerso nei caruggi. Quando ha tempo libero ogni tanto non disdegna un giro fra la vicina Montecarlo, Forte dei Marmi, Milano e Portofino. Sposato, è già papà di due bambini.

    Sul suo profilo Instagram, infine, oltre 52 mila follower, oltre al tag al profilo ufficiale del Genoa c'è una parola, "Wagwan". Il significato? Nello slang anglo-giamaicano è l'abbreviazione di "What’s going on”, ovvero, in italiano, "Cosa sta succedendo". Albert l'ha sentita nella serie Tv "Top Boy" e ha spiegato che è un modo per salutare e mostrarsi sempre disponibile.

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