La storia di Albert Sigurdur Gudmundsson, bisnonno materno della stella del Genoa, merita di essere ricordata. Nato il 5 ottobre 1923, iniziò a giocare a calcio in un'Islanda ancora isolata dal resto del Mondo. A 21 anni, dopo la Seconda Guerra Mondiale, lasciò il suo Paese per trasferirsi in Scozia per studiare Economia al College. Qui divenne calciatore professionista venendo ingaggiato dai Rangers Glasgow.
Proseguì il suo percorso nell'Arsenal, dove militò dal 1945 al 1947, per poi dover lasciare l'Inghilterra una volta completato il percorso accademico per mancanza del permesso di soggiorno e passare ai francesi del Nancy nel 1947-48.
Da qui lo preleverà il Milan il 2 ottobre del 1948 per 11 milioni di Lire, e Gudmundsson diventerà il primo islandese e il primo giocatore del Nord Europa a giocare in Serie A. A gettonarne l'acquisto da parte della dirigenza rossonera è l'altro straniero, l'irlandese Paddy Sloan, che ci aveva giocato assieme nell'Arsenal.
Interno destro di centrocampo estroso e abile tecnicamente, ma un po' fragile dal punto di vista fisico, non riuscirà a sfondare nel calcio italiano. Già il 3 ottobre, il giorno successivo al suo acquisto, essendosi presentato in condizioni fisiche perfette, è lanciato dal tecnico Giuseppe Bigogno nella partita con l'Atalanta. Il Milan vince 3-0 a San Siro e Gudmundsson apre le marcature nel derby lombardo, segnando all'esordio.
Sembra l'inizio di una grande stagione ma dopo appena 3 partite, gli sarà fatale l'altro derby, quello con l'Inter, perso 0-2 a San Siro il 16 ottobre. Albert Gudmundsson, infatti, vede il suo menisco andare in frantumi e deve sottoporsi a intervento chirurgico. Ai tempi ancora non c'erano le conoscenze di oggi e l'islandese deve stare ai box oltre 3 mesi.
Il bisnonno dell'attuale giocatore genoano torna in squadra a gennaio del 1949, e intanto i rossoneri hanno preso un altro scandinavo, un certo Gunnar Nordahl, che al suo contrario farà la storia del Milan e del campionato italiano.
In più Gudmundsson entra in rotta di collisione col tecnico Bigogno, che mal sopporta i suoi spunti individualisti. Così gioca soltanto un'altra decina di partite, realizzando un secondo goal nel 5-1 rifilato dai rossoneri al Modena. Il 24 aprile 1949 giocherà la sua ultima partita "italiana" con il Genoa, curiosamente lo stesso club che 74 anni dopo accoglierà il suo omonimo nipote.
La sua unica annata italiana lo vedrà totalizzare 14 presenze e 2 goal con il Milan, prima di essere inserito nell'estate del 1949 nella lista dei cedibili e far ritorno in Francia dopo una trattativa non concretizzata con la Triestina. Per tre stagioni dal 1949 al 1952, giocherà nel Racing Club Parigi, quindi nel Nizza, prima di far ritorno in patria e militare nel Valur e nell'FH Hafnarfjörður. A completare il quadro 6 presenze e 2 goal con la Nazionale islandese.
Appesi gli scarpini al chiodo, colui che in patria avevano ribattezzato 'La Perla Bianca' cambierà vita e si darà alla carriera politica, tanto che negli anni Ottanta diventerà ministro delle Finanze e dell'Industria. Se ne andrà nel 1994, a 70 anni, 3 anni prima della nascita dell'omonimo nipote e dal 2010 una statua che lo raffigura compare davanti alla sede della Federcalcio islandese.
"Mio bisnonno viene considerato uno dei tre giocatori islandesi più forti di tutti i tempi", ricorderà il nipote.
A circa 48 ore di distanza da quello che sarebbe stato il 100° compleanno del suo avo, un altro Albert, la stella del Genoa, farà di tutto per onorare la memoria del suo bisnonno.