Pubblicità
Pubblicità
Jonathan Woodgate Real MadridGetty Images

Il capro espiatorio del Real Madrid Galactico senza trofei: Woodgate

Pubblicità
Archivio StorieGOAL

Ogni storia deve avere un cattivo. Un villain che si contrappone agli eroi. Un antagonista, con o sempre motivazioni, su cui gli spettatori, i lettori, gli ascoltatori, possono scagliarsi. Un capro espiatorio su cui abbattere tutta la propria furia, il rammarico e la frustrazione. Quando ti chiami Real Madrid e per la prima volta nel giro di vent'anni non vinci nessun trofeo per due stagioni di fila (ripetiamo, due, non tredici), qualcuno deve pagare. La pena può essere immediata, rappresentata dalle più fantasiose e allo stesso tempo negative forme di tortura, o può montare nel tempo, passando di padre in figlio, di generazione in generazione. Era il tempo dei Galacticos, ma non tutti potevano fermarsi in piazza senza subire la gogna mediatica, dei tifosi e del tempo. Il calcio scelse Jonathan Woodgate.

È un ragazzo di Middlesbrough, Jonathan. Una città che ha dato i natali a Brian Clough e che aspetta da anni un cittadino modello su cui creare racconti, ballate e storie inventate di parentela lontana per conquistare amici e conoscenti. Woodgate ci sa fare col pallone, ma le giovanili biancorosse non seguiranno ad un salto in prima squadra, che, spoiler, vedrà il difensore centrale all'interno della sua rosa solamente qualche annata più tardi, dopo l'entrata tra i professionisti in maglia Leeds, la sua seconda academy ai tempi dell'adolescenza.

A Leeds, Woodgate, che fa del gioco aereo la sua caratteristica principale, il ragazzo gioca cinque stagioni di Premier League da protagonista. E' un ventata fresca per il movimento inglese e la Nazionale di Sua Maestà non ci pensa più di un secondo a portarlo nella propria rappresentativa. Certo, non dopo averlo gettato nella mischia delle giovanili, da cui ne esce vincitore e all'interno del giro dei Tre Leoni quando ha 19 anni. Non avrà mai grande fortuna con la squadra della sua nazione, come non la avrà nel lungo periodo con quella dei club. Per lo stesso, dannato problema di infortuni.

I problemi per Woodgate iniziano all'età di vent'anni, quando i suoi fragili arti cominciano a mettere in dubbio una carriera ad altissimi livelli. Tutti invidiano il Leeds per avere un tale gioiello a far brillare la propria corona, ma la pietra preziosa è fragile. Tanto che nel corso del tempo dovrà fermarsi a lungo per recuperare da fastidi a polpacci, cosce, ginocchia. E chi più ha parti del corpo che il mondo del calcio conosce bene, più ne metta.

Jonathan Woodgate - Real MadridGetty

WOODGATE A PEZZI E IL REAL GALACTICO

La prima metà degli anni 2000 rimarrà nella storia come quella delle spese pazze di Florentino Perez. Carri, arsenale, armi. Nessuna trincea, tutto il potenziale offensivo del Real Madrid si scaglia in giro per l'Europa. Il presidente dei Blancos punta il dito e i suoi fedeli dirigenti agiscono. Nel 2000 arriva Figo, l'anno seguente Zidane. Dunque è la volta di Ronaldo e nel 2003, di Beckham. Un mito alla volta, alla fine riuniti tutti sotto lo stesso tetto. Nel 2004 è Owen la grande figurina, con il solito corredo di milioni spesi per altri elementi della rosa. Tra cui Woodgate.

Quando Woodgate arriva al Real Madrid, il suo non è neanche l'acquisto più costoso in difesa. Walter Samuel erge un muro attorno al suo record di centrale più pagato, mentre l'inglese deve accontentarsi della seconda piazza e di 20 milioni di euro messi sul piatto da Perez che, in ogni caso, risultano per l'epoca cifra assai importante. Anche perchè il ragazzo del Leeds è reduce da tre annate di continui problemi fisici e lo United non se la passa così bene da poter rifiutare una tale offerta. Anzi, quasi non ci crede.

Riluttante a cedere Woodgate? Relativamente alla consapevolezza che il ragazzo può essere il centrale numero uno della nazione, ma grato che qualcuno possa togliere il dubbio riguardo ad un fragilissimo giocatore che può vedere la sua carriera spazzata via da un momento all'altro. Nel 2004 mister sir Bobby Robson è semplicemente sincero:

"Questa è un'offerta estrema ed eccezionale che, fondamentalmente, abbiamo dovuto accettare. Nessuno è contento che se ne sia andato perché sappiamo cosa abbiamo perso. Al suo meglio, è il migliore del paese".

Fondamentalmente, il Real Madrid crede che con il suo staff medico e la volontà del ragazzo, Woodgate possa essere il futuro della difesa per gli anni seguenti. Tanti, anni seguenti. La verità vede però i problemi fisici del difensore far quasi saltare il trasferimento al momento delle visite mediche. Woodgate racconterà quell'estate del 2004 al podcast di Jamie Carragher, The Greatest Game, senza filtri:

"L'affare era fatto, sono andato a Monaco di Baviera con un aereo privato per vedere uno specialista per controllarmi la coscia, perchè ero infortunato. Poi sono andato a Madrid ed è successa una cosa divertente. Mi ero accordato per un quinquennale, stavo facendo le visite mediche e il dottore mi ha detto: 'Jonathan, c'è un problema con le tue visite. Non hai un problema alla coscia, ma alla schiena, è rotta e si muove, quindi può essere un problema'. Io ho pensato all'acquisto di Gabi Milito, saltato dopo le visite, e ho pensato che il mio sogno stava per finire. Il dottore parlava con Florentino Perez in spagnolo, poi mi dice: 'Gli ho detto che la tua schiena ha un problema, lui mi ha risposto che non c'era da preoccuparsi perchè firmerai per quattro anni invece che per cinque".

Qualche riga per descrivere l'intero spettro dei protagonisti. Woodgate ha continui problemi di cui non si rende spesso neanche conto, mentre Perez è talmente sicuro della sua potenza economica e di ciò che può fare, da non rinunciare ai suoi acquisti, abbassando semplicemente il contratto del nuovo arrivato, pur di mostrare di avere quella forza di calciomercato senza eguali.

Secondo diversi sondaggi a cui hanno partecipato i tifosi del Real Madrid, Woodgate è il peggiore acquisto dei Blancos negli anni 2000. Chiunque abbia vissuto quel periodo, più o meno distrattamente, non riesce ancora a credere che una squadra con Zidane, Raul, Roberto Carlos, Casillas e bla bla bla, non riesca a vincere niente per due annate. Niente di niente, neanche una Coppa del Re o una Supercoppa spagnola di rimbalzo. Sono le due annate in cui il difensore inglese fa parte dei Blancos. Qualcuno deve prendersi la colpa, volontariamente o forzatamente.

Woodgate pagherà per tutti, perché guai a lanciare pomodori alla società, così benevola nel regalare ai tifosi le ultime figurine dell'album, immediatamente incollate a riempire gli spazi lasciati vuoti dai sogni con solide realtà. Woodgate firma con il Real Madrid nel 2004 da infortunato, con un problema alla coscia ed uno alla schiena. Rimarrà fermo per tutta la prima annata, senza mai giocare.

Jonathan Woodgate Real MadridGetty Images

LA PARTITA MALEDETTA DI WOODGATE

Dopo oltre 50 partite senza essere convocato, ovvero tutte quelle relative alla prima stagione con il Real Madrid ed alcune della nuova, 2005/2006, a settembre, alla terza di campionato, Woodgate si siede in panchina nel match contro l'Espanyol. Può finalmente assaporare l'erba dei campi spagnoli, l'atmosfera di stadi così diversi dalla sua Inghilterra. Una lingua che non conosce proviene dagli spalti, capisce poco, si emoziona. Tanto.

Non giocherà in quel di Barcellona, costretto ad assistere alla sconfitta esterna del suo Real Madrid (decisa dal compianto Dani Jarque). È il secondo k.o di fila per il Blancos dopo il 3-2 contro il Celta Vigo e la rabbia da parte dei fans non solo comincia ad accumularsi, ma rimane in un limbo che solamente qualcuno può liberare. Non Ronaldo e Raul che guidano l'attacco, né Roberto Carlos, Helguera, Casillas e Sergio Ramos che si trovano a difendere il povero club dai barbari rivoluzionari desiderosi di fare lo scalpo al Re.

L'espulsione subita da Sergio Ramos contro l'Espanyol apre le porte a Woodgate, che mister Vanderlei Luxemburgo può schierare titolare nella sempre sentita gara contro l'Athletic, a Bilbao. Col numero 18 sulle spalle, Jonathan si posiziona al fianco di Pavon, con Roberto Carlos e Salgado sugli esterni, Casillas tra i pali, Gravesen-Garcia in mediana e Ronaldo in avanti, supportato da Robinho, Raul e Beckham. Galassia.

Ben lungi dall'essere la squadra capace di dare filo da torcere a Barcellona e lo stesso Real Madrid come in passato, l'Athletic Bilbao è schierato con un difensivo 4-4-1-1 che difficilmente può mettere sulla graticola i padroni di casa, in un Bernabeu furioso per le due sconfitte di fila. Eppure, gli ospiti passano in vantaggio. Senza accorgersene, quasi.

Perché quando Etxeberría rientra sul destro e al minuto 25 calcia verso la porta di Casillas, non lo fa in maniera pericolosa. La palla è diretta verso la curva, ma sulla sua traiettoria c'è Woodgate. L'inglese, tra l'emozione e la goffaggine, si tuffa sulla sfera, creando con la propria testa un missile che si infila alle spalle del proprio portiere. 1-0 Bilbao.

Woodgate rimane a terra per quattro secondi, poi si rialza, consolato dal compagno di reparto Pavon. Ok, non sarà certo il miglior esordio da titolare della storia, ma c'è di peggio. Anche perchè Robinho e Raul ribaltano il risultato, annacquando l'infortunio tecnico di un ragazzo che nell'ultimo anno ha vissuto poco lo spogliatoio, ma che ha imparato a conoscerlo e fare amicizia con tutti, a cominciare da Ronaldo.

Quando Woodgate, nel secondo tempo, riceve il più brutto dei cartellini, però, tutti conserveranno quel ricordo senza mai guardare all'insieme delle circostanze, il quadro generale. Lo getteranno tra i lupi, da cui uscirà ferito gravemente. Sul 2-1, l'inglese commette un fallo tattico a centrocampo fermando Etxeberría. Nella prima frazione si è visto sventolare in faccia un giallo per un duro intervento su Gurpegi. Nella seconda, al 65', l'arbitro punisce la sua ingenua sbracciata con un secondo cartellino color canarino. E' incredulo, scuote la testa, osserva il vuoto cosmico e non protesta. I compagni, diversamente, accerchiano il direttore di gara. Sì, sì, come no, serve sempre. Rosso, Real Madrid in dieci.

Espulso, ma felice di essere tornato, Woodgate non immaginerà minimamente di essere appena passato alla storia, negativa, del Real Madrid:

"Non è stato il miglior inizio del mondo. Ovviamente non volevo fare un autogoal e non posso credere di essere stato espulso. Non pensavo che il secondo cartellino giallo fosse giusto, ma è una decisione dell'arbitro. Voglio ringraziare il pubblico, che è stato fantastico quando me ne sono andato. Tutti applaudivano e applaudivano. Fisicamente mi sentivo bene. La mia gamba non ha avuto problemi e mi sono sentito forte. Tornerò più forte".

ADDIO E RIMPIANTI

E in effetti, Woodgate non si perderà d'animo, giocando spesso, riuscendo anche a segnare in Champions League contro il Rosenborg la sua unica rete nelle sue 14 gare con il Real Madrid. Le sue uniche 14 gare nel biennio spagnolo. Nel 2006, infatti, il calciomercato e la rabbia dei tifosi nei suoi confronti, porterà all'immediato addio. Del resto il successore di Perez, Calderon, continua la politica del marchio Blanco: portare in squadra calciatori da copertina e da trofeo. E al fianco del nuovo tecnico Fabio Capello, vecchia conoscenza del club, arriva in difesa anche Fabio Cannavaro, che sta per conquistare il Pallone d'Oro.

Woodgate, però, non ha paura:

"Sto giocando di nuovo e perché dovrei voler lasciare il miglior club del mondo? Sarebbe un po' strano se il Real Madrid mi avesse messo in forma per la prima volta in 18 mesi e volesse vendermi".

Strano? No, perché Cannavaro è il difensore del momento e la retrocessione calciopoliana della Juventus ha dato al Real Madrid la ghiotta occasione di cambiare un contestato collega con il top di gamma del ruolo. Woodgate tornerà così in prestito al Middlesbrough, nella prima squadra della sua città. A titolo definitivo, senza avere più occasioni. Senza più essere quel grande calciatore che tutti, lui compreso, sognavano di aver trovato, devastato da infortuni e male parole.

Woodgate non ha mai guardato al passato con rabbia. Non considera esagerata l'opinione che i tifosi hanno di lui da vent'anni a questa parte, ma ci tiene a mettere sempre i puntini sulle i:

“Avevo 24 anni quando ho debuttato col Real: la gente si dimentica che in quella partita abbiamo vinto, e sono sincero, ne ero molto felice di ciò. Ronaldo è stato il primo a venirmi a parlare a fine partita, mi aveva chiesto come stavo e gli avevo detto che ero un po’ deluso da me stesso, ma lui riuscì a vedere gli aspetti positivi. È stato fantastico giocare quella gara dopo un anno, l'ho adorato. Prima partita: cartellino rosso e autogol. Non è un problema. Quando venivo scelto giocavo bene, ma non giocavo abbastanza. Questo è il mio più grande rimpianto. Ci penso sempre. Ero nella squadra più grande del mondo e non potevo giocare tutte le partite".

Woodgate, che oggi è nello staff e vice di Carrick al Middlesbrough, ha sempre avuto le spalle larghe per affrontare una lunga serie di infortuni e continuare a presentarsi in campo e alle interviste col sorriso sulle labbra. Spalle larghe per sopportare le critiche. Spalle larghe per fare buon viso a cattivo gioco, attirando su di sé tutto l'odio di quel Real Madrid pregno di nomi e vuoto di idee. Colmo di campioni, privo di trofei. Senza il coraggio di attaccare l'insieme, preferendo far fronte comune sul cattivo della storia. Divenuto per caso tale, per mancanza di idee. Non un cattivo memorabile.

Pubblicità

ENJOYED THIS STORY?

Add GOAL.com as a preferred source on Google to see more of our reporting

0