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Davor VugrinecGetty/Instagram

Vugrinec, il collezionista di goal: dalla rete storica di Inter-Lecce alle gallerie d'arte

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Chiedi a un tifoso del Lecce, chiedi chi era Davor Vugrinec.  L'eroe di San Siro, lui ti risponderà. E probabilmente anche qualche interista lo avrà ben presente in un angolo della memoria. Il suo nome a qualcun altro dirà meno, eppure l'ex attaccante croato è diventato immortale nel 2012, quando a 37 anni ha segnato la rete che fa di lui il massimo realizzatore di tutti i tempi del campionato del suo Paese. Insomma, Vugrinec in patria è una leggenda.

"È un qualcosa che aspettavo sin da bambino, diciamo pure da tutta la vita. Ora mi sento bene, dopo tutto quello che ho passato".

Eh sì, perchè Vugrinec a 30 anni aveva deciso di lasciare il calcio, e proprio per 'colpa' dell'Italia. Nato a Varaždin nel 1975, cresce nella squadra della sua città, il Varteks, affermandosi in poco tempo come uno dei più forti realizzatori in patria: quando nel 1997 lascia il club per trasferirsi al Trabzonspor, ha già messo a segno 55 goal in 124 presenze nel massimo campionato croato, bottino che poi renderà da record nella seconda parte di carriera.

In Turchia si conferma segnando 32 goal in 93 partite e dopo 3 stagioni passate a Trebisonda, nel 2000 la Serie A si accorge di lui, in particolare una persona che ingaggia una battaglia di mercato per portarlo a Lecce, l'allora Direttore Sportivo salentino Pantaleo Corvino.

"Corvino mi seguiva da un po' - racconterà a 'Salento Sport' - anche perché ero venuto a giocare in Italia contro il Perugia nel terzo turno della coppa Intertoto. Il campionato turco non era male, ma non mi trovavo molto bene in Turchia. E così scelsi l'Italia: la serie A in quegli anni era il top con campioni assoluti come Zidane e Ronaldo e sapevo che il Lecce era una squadra che lottava per restare in Serie A. Su di me c'erano tre squadre italiane, tra cui il Lecce e il Perugia. Ma sentivo che il Lecce era la società più decisa a prendermi e a puntare su di me. Corvino mi voleva convincere a tutti i costi, mi parlava sempre anche della città. E ha avuto ragione, mi sono trovato benissimo".

davor vugrinec - lecce - 2001Getty Images

I 24 goal messi a segno nei due anni e mezzo in giallorosso non sono il motivo per cui il nome di Vugrinec è scolpito nella memoria dei tifosi. Il bomber croato è diventato un salentino acquisito grazie alla rete della vittoria contro l'Inter realizzata al Meazza il 12 novembre 2000. Quello 0-1 è infatti l'unico successo del Lecce in casa dei nerazzurri: " Non lo dimenticherò mai, per me è stato un goal particolare. L'ho dedicato a mio nonno che era morto il giorno prima della partita e subito dopo la vittoria sono tornato in Croazia per assistere ai funerali ".

"Poco prima di scendere in campo, i dirigenti del Lecce mi avevano dato la notizia della sua morte - è il ricordo sulle pagine del 'Nuovo Quotidiano di Puglia' - Per me era come un secondo padre avendo trascorso gli anni dell'infanzia con lui e con la nonna che supplivano all'assenza dei miei genitori, impegnati quasi tutto il giorno con il lavoro. Quel giorno non volevo scendere in campo, lo dissi pure a mister Cavasin. Poi all'improvviso cambiai idea, pensai infatti che giocando avrei potuto fare un ultimo regalo al nonno Dragutin. E una volta in campo accadde ciò che succede solo nei film: segnai un goal su assist di Conticchio e subito dopo alzai le braccia al cielo e mandai un bacio al nonno".

La prima stagione a Lecce si chiude con una festa, grazie alla salvezza conquistata all'ultima giornata.

"Vivemmo gli ultimi minuti di Lecce-Lazio (2-1, doppietta di Vasari) con tantissimi tifosi pronti per l'invasione. Per giocare quella partita fui costretto per la prima volta nella mia carriera a subire delle infiltrazioni perché avevo male a tutte e due le caviglie e non potevo mancare in una sfida così importante. Al fischio finale, fui travolto dall'affetto della gente. Mi tolsero tutto, anche le bende, e tornai in mutande negli spogliatoi".

Le cose vanno meno bene l'anno dopo: il Lecce retrocede in Serie B, da cui peraltro risalirà immediatamente l'estate successiva, ma a quel punto Vugrinec già non sarà più nel Salento, dopo aver patito anche un brutto infortunio con la maglia della propria Nazionale. Nel gennaio 2003 passa infatti all' Atalanta: un finale di stagione sfortunato, che vede gli orobici a loro volta retrocedere in Serie B dopo lo spareggio perso contro la Reggina. Il croato resta un altro anno a Bergamo, chiudendo nel 2004 la sua avventura nerazzurra col disastroso bilancio di zero goal in 30 presenze. Non va molto meglio la stagione successiva al Catania sempre in Serie B (3 reti in 23 presenze) ed a quel punto - a 30 anni appena compiuti - la carriera di Vugrinec sembra in un declino inarrestabile. Di più: lui stesso vuole chiuderla lì.

"All'Atalanta ho avuto problemi di ambientamento - spiegherà al 'Corriere di Bergamo' - La squadra è competitiva. Gioco con i Doni e i Comandini, i Saudati e i Sala, i fratelli Zenoni e Taibi. Vavassori mi porta lui a Bergamo ed è una brava persona. Lo seguo e so che può darmi molto. Peccato che io non stia bene e non riesca a incidere come vorrei. A Catania non ho più motivazioni, dopo otto anni di lontananza di casa sento nostalgia. Così decido di ritornare in patria. E di non giocare più. Voglio smettere, perché ho ambizioni che non mi posso permettere. Credo di avere perso tutto dopo gli infortuni".

Champions League Dinamo Arsenal Davor Vugrinec Emmanuel AdebayorGetty Images

E invece, in una di quelle favole che spesso lo sport regala, qui comincia la seconda parte della carriera di Vugrinec, nella sua Croazia, dove a quei 55 goal di tanti anni prima ne aggiungerà altri, una valanga, fino alla cifra record di 146, che ne fanno di gran lunga il primatista nel massimo campionato del suo Paese.

"Mi arriva un'offerta dal Rijeka all'ultimo giorno di mercato, io sono al mare e non penso al pallone. Il campionato croato è alla sesta giornata e non ho svolto nessun tipo di preparazione. Accetto e le cose vanno benissimo. La piazza è stupenda, io segno 15 goal e arriviamo secondi. Lì riparte la mia vita professionale. Poi vinco due Scudetti con la Dinamo Zagabria. Prima di passare all' NK e vincere la classifica cannonieri nel 2010 con 18 reti".

Quell'estate il 35enne Vugrinec torna nella squadra della sua città, il Varteks, per poi trasferirsi nel marzo 2012 allo Slaven Belupo. Passa qualche giorno e il 15 aprile 2012 segna il suo 127° goal, superando Igor Cvitanovic in vetta alla graduatoria all-time. Arriva fino a 40 anni, scrive 146 per gli annali e poi appende le scarpette al chiodo nel 2015, portandosi nel libro dei ricordi anche 7 goal in 28 presenze con la maglia della Croazia. Non male per chi aveva deciso di ritirarsi 10 anni prima...

Hrvatska Italija 2002. Davor VugrinecGetty Images

A quel punto Vugrinec può dedicarsi a tempo pieno alla sua grande passione, ovvero " fare il collezionista di quadri e sculture di arte moderna del mio Paese. A Lecce mi chiamavano Van Gogh e quando ero in Italia, capitando spesso a Milano, ho condiviso questa passione anche con Ariedo Braida ".

E poichè parliamo di uno abituato ad eccellere, anche in questo campo Vugrinec scala posizioni, diventando uno dei galleristi più quotati in Croazia: " La passione per l'arte nasce da lontano e si interseca con quella per il calcio - racconta a 'Leccezionale' - Realizzai il primo investimento per un quadro a 23 anni. Oggi ho una galleria d'arte in centro a Zagabria ed esporto la mia collezione nei musei croati e anche all'estero ".

Che sia una persona non banale, si intuisce anche dall'amore per i libri, raccontato a 'Nacional' quando ancora giocava: " Ho letto tutto Dostoevskij, e poi libri di Mann, Bulgakov, Garcia Marquez, Sartre, Camus, Umberto Eco, e altri. Ora sto leggendo un'autobiografia di Richard Wagner, è un libro raro, che ho trovato in un negozio di antiquariato. Ho un'idea di creare una biblioteca rara, quindi colleziono libri ".

Un grande esteta, ma anche al suo massimo un grande giocatore, al punto che - quando era al Lecce - aveva attirato le attenzioni del top in Italia.

"Non posso nascondere che sono stato molto vicino al Milan. Piacevo molto a Cesare Maldini e anche Fatih Terim mi voleva, dopo avermi conosciuto anche per quello che avevo fatto in Turchia. L'accordo col Milan era già fatto, poi non so perché qualcosa è andato storto. Anche il Parma mi ha seguito e aveva offerto per me quasi 30 miliardi...".

Se fosse andato al Milan, forse Vugrinec avrebbe vinto qualche titolo più pesante, ma non è detto che poi la vita lo avrebbe riportato in Croazia per scriverne la storia calcistica e diventare quello che è adesso. Ovvero un uomo realizzato al livello più alto di quello che fa: " Il nucleo del collezionismo e il sogno di ogni vero collezionista è avere le opere fondamentali dei più grandi pittori. Ho deciso di collezionare solo capolavori in modo che nella mia collezione di solito ho una o due opere maiuscole dei migliori e più costosi artisti croati. Questa è la mia filosofia ".

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