Viene in mente la versione italiana del Fresh Prince di Bel Air di Will Smith, di come la sua vita è cambiata, capovolta sia finita. E capovolta, come in quel caso, non significa assolutamente si sia ribaltata in negativo. Anzi, è diventata quella che milioni di bambini sognano. E con loro tutti quei grandi che parlando di cose da grandi quando rimangono invischiati nella routine di un calcio professionistico sì, ma non al massimo livello raggiungibile. La Champions League che David Okereke si è concesso il lusso di giocare.
L'ha giocata per un bel po' di tempo, a dire il vero. E' partito dal basso e per qualcuno, forse, non significa niente, ma chi ha vissuto quella sensazione non può trovarla dolcemente stretta al petto in fuori. Per aver raggiunto tutto con la fatica e con il tempo, senza essere schiavo del tutto e subito. Perché ce l'ha fatta, a passare dalla povertà nigeriana alla Serie D Italiana, dalla Liguria al moderno Belgio e alla pesante coppa dalle grandi orecchie. Fino all'altro sogno: la Serie A. Perché su di lui ha messo le mani il Venezia, che lo prenderà in prestito con diritto di riscatto.
Liguria, Lavagna, piccolo comune di 13.000 tifosi nella città metropolitana di Genova. Qui crescono Nura Abdullahi, Umar Sadiq e proprio il protagonista di questa storia. Dei tre l'unico a non aver avuto fortuna è il primo, che a 22 anni ha già salutato la carriera da calciatore professionista.
Dalla Nigeria con furore, dalla Abuja Football Academy di Gabriele Volpi, Okereke sbarca in Italia per giocare con la Lavagnese, riuscendo a scendere in campo solamente compiuta la maggiore età in virtù di un lungo caos con il transfer internazionale.
Alla fine però l'esordio arriva, anno domini 2015/2016. Gioca due gare, segna un goal. Si trasferisce immediatamente allo Spezia dopo appena qualche mese, compiendo il secondo grande salto della sua giovane carriera: dalla Nigeria all'Italia, dai Dilettanti alla Serie B. Non può ovviamente ambire ad un ruolo da imprescindibile buttato nella mischia della cadetteria, ma si fa largo e riesce a giocare per tre gare guadagnandosi la riconferma.
GettyAd appena 19 anni si guadagna la conferma nello Spezia per altre due annate, come rincalzo. Ma un rincalzo di grande prospettiva, ceduto in Serie C per farsi le ossa, lottare dove si fa a botte in lungo e in largo, per poi provare a dire la propria a livelli più alti. Che tradotto significa nuovamente Spezia. E stavolta da titolare, imprescindibile, con 30 presenze e i playoff, persino la doppia cifra che lo porta ad essere osservato in maniera seria e decisa dai club di Serie A.
E' duttile, è giovane, punta di fisico e potenza, di voglia di mettersi in mostra e compiere ulteriori salti, continui, senza sosta. Ci pensa il Genoa, ci pensa la Sampdoria. Dalla Lavagnese allo Spezia, ad una delle due squadre più importanti della regione, per un cerchio che può chiudersi.
Questo invece si allarga, aprendosi a dismisura dando nuove speranze a chiunque dalla Nigeria all'Italia creda nel calcio e nel suo magico esplorare e salvare, far sognare e realizzare. Perché Okereke viene scelto dal Bruges, sì in un campionato meno intrigante, ma in rapida ascesa, ma con una possibilità superiore ad ogni proposta arrivata al suo agente.
Perché il Bruges gioca in Belgio, ma gioca anche in Champions League. E' continuamente in lotta per vincere il titolo e ormai la squadra da battere. Tra il 2017 e il 2020 vince due volte il campionato, arrivando seconda in quello del mezzo, il precedente all'arrivo di Okereke.
Che si ritrova a giocare in Champions League, non solo i preliminari, ma anche la fase a gironi. Qualcosa che migliaia di calciatori professionisti non sono mai riusciti a fare, spazzati via dal destino di Okereke, che conferma la doppia cifra anche col Bruges, stavolta considerando le varie competizioni, conquista il titolo, assegnato a pochi turni dalla fine a causa della pandemia di coronavirus, e si getta in una nuova avventura per sentire la musichetta dal vivo, stavolta nel girone della Lazio.
La Lazio, dopo aver affrontato il Napoli in Coppa Italia, ai tempi dello Spezia. L'Italia è nel suo cuore, come tanti nigeriani passati tra i professionisti in alto e in basso, seduto sulle montagne russe di chi ha dovuto lottare scendendo, prima di risalire. Giocando la Champions League, vivendola.
A quasi 24 anni, ecco la nuova chiamata di prestigio: la Serie A, il neopromosso Venezia. Il tempo di farsi le ossa è finito, così come la gavetta e i vecchi sogni. Per quelli però c'è sempre spazio, infiniti, davanti a sé.




