Pubblicità
Pubblicità
Gabriel TorjeGetty Images

Gabriel Torje, il Messi romeno a cui Hagi chiese l'autografo

Pubblicità
Archivio StorieGOAL

Palla attaccata al piede, giovane ma già a grandi livelli in patria, altezza ridotta, classe e qualità. L'identikit di Leo Messi. Ma non solo. Chiunque abbia avuto queste caratteristiche nell'ultimo decennio, è sempre stato accostato all'argentino. Il nuovo Leo, il nuovo messia, la nuova Pulce. Il Messi coreano, turco, italiano, afgano. Fino ad arrivare a quello romeno, arrivato in Serie A al posto di un altro talento sudamericano, scomparso in giro per il continente a dimenticare quell'etichetta e provare, senza riuscirci, ad essere un grande del calcio. Gabriel Torje.

167 cm, 63 kg, figlio di Timișoara e della Romania di fine anni '80. Una Romania in cui Gheorghe Hagi, massima espressione del calcio del suo paese, si sta per guadagnare la chiamata del Real Madrid divenendo così pian piano il più grande romeno di sempre. Fuoriclasse in campo, buon allenatore, scopritore di talenti. A volte ha avuto l'illuminazione giusta, a volte il suo fiuto non è stato poi così sopraffino.

Credeva veramente in Torje, Hagi, sicuro potesse diventare come lui e superarlo. Invece la vita calcistica del classe '89 è stata ben diversa, con l'Udinese in Serie A massimo traguardo raggiunto, con le porte della Nazionale chiuse prima del previsto e il desiderio di eccellere spazzati via anno dopo anno. Non ha mai voluto essere Messi, ma neanche una meteora e un giocatore a cui affidare una nuova etichetta, quella del bidone.

Hagi scopre Torje nelle giovanili del Timisoara, la squadra di cui è capo allenatore: gli occhi si illuminano, convinto di aver appena fatto jackpot. E' il 2005 e Messi non è ancora divenuto leggenda, ma Hagi lo guarda e vede in lui se stesso, ma anche i piccoletti terribili dei suoi anni. Può fare la storia, vuole far sapere a tutti che non si tratta di un buon giocatore, ma di un potenziale fuoriclasse, da Pallone d'Oro e Champions League insomma. Può riscrivere la storia della Romania.

Torje viene portato da Hagi in prima squadra, lo difende, lo presenta, cerca di creare attorno all'adolescente un ambiente ideale. Lo convince che sì, è il più forte di tutti. Tanto da rovesciare la richiesta del ragazzo, che avrebbe voluto un autografato dal mito numero uno di Romania. Lo convince a fare il contrario, facendogli capire che può veramente essere la novità del paese nel calcio, nello sport, nella rinascita.

Gabriel Torje SivassporAA

Poi però viene ceduto in prestito al club cittadino del CFR, mentre Hagi si trasferisce altrove mentre lui torna alla casa madre. Gioca un po' di gare, mostra qualità e sogni, venendo notato dalla Dinamo Bucarest, ad un livello più alto. Ha già esordito a poco più di 16 anni nel massimo campionato, è il fenomeno che ha gli occhi su di sè. Tanto che il torneo della sua nazione comincia a star stretto a sè stesso e alle pretendenenti. La spunta l'Udinese.

Torje è l'idea per sostituire Alexis Sanchez, passato al Barcellona dopo aver fatto sfracelli a Udine con Di Natale. Viene paragonato a Messi, ma lui spazza via quell'etichetta, consapevole di come le aspettative siano già enormi, nulla in confronto a quella in patria:

"Ho accettato l'Udinese perché la squadra è forte, l'ho ammirata per tutta la scorsa stagione dato che nel mio Paese trasmettono le gare della serie A, ma io non devo dimostrare nulla, non sono Sanchez.

Il cileno è un grande che è reduce da un'annata meravigliosa tanto che è approdato al club più forte, il Barcellona. Io devo solo rispondere con i fatti sul campo, non con le parole, ma è chiaro che mi sento già sotto pressione".

Come tanti 'nuovi', la sua storia oscilla tra l'elogio per il goal, e dunque i film mentali su un futuro da superstar, gli attacchi diretti pregni di flop, meteora e bidone nel discorso, ed una via di mezzo di cui nessuno vuole parlare. 2 goal in 21 presenze non bastano per essere confermato, l'idea è quella che deve farsi le ossa all'estero. E i Pozzo, grazie all'altra squadra di proprietà, il Granada, possono fargliela avere. Lì, finiscono le possibilità.

Sì, gioca tanto. Ma non è va mai oltre il 6 o il 7 in pagella, non è mai estasi e gloria, è normalità. Quella anni luce lontana dai fuoriclasse. In Nazionale non va meglio, perchè a differenza della Pulce non riesce a trovare la via del goal con grande continuità, seppur leggermente meglio rispetto ai club. Il problema è proprio questo. Basta la velocità e l'altezza per essere etichettati nuovi Messi, ma ci si dimentica continuamente che il dato per cui verrà ricordato nei secoli, sono i dati impressionanti relativi alle reti segnate in carriera. E Torje non è mai riuscito ad andare oltre i nove goal in un campionato.

Estasiata però dalle qualità in campo e dalla possibilità di avere qualcuno denominato nuovo Messi, oltre alla decisione di scovare un nuovo Sanchez in fretta e furia, l'Udinese spese 7 milioni per averlo, rendendosi conto troppo tardi che non era poi così difficile trovare giocatori con quella classe in giro, senza per forza bombardarli con etichette e aspettative extra-large. Torje non regge e viene sballottato tra Romania, Russia, Grecia e Turchia, dove ha militato nel Bandırmaspor in seconda serie prima di svincolarsi e tornare in patria nelle file della Dinamo Bucarest. Sua ultima squadra prima del passaggio alFarul Costanza e al Concordia Chiajna, suo attuale club.

34 anni, che per chi ha vissuto da tifoso o appassionato di calcio italiano la stagione di Udine sembrano ancora 20, per nulla consapevoli di come il tempo sia passato per tutti, anche per Torje. Non ha voluto mai essere Messi, ma agli interessava eccome se lo fosse.

Non è stato il Messi rumeno, ma nemmeno l'erede di Hagi. E' semplicemente stato un ragazzino forte sì, ma non così tanto da reggere l'insieme del calcio. Per cui non basta avere un solo punto forte, il talento dalla nascita. Quello che diviene praticamente nullo davanti al peso delle aspettative, dalla mancanza di fortuna, dalla consapevolezza che senza il resto, i continui prestiti e i più svariati campionati d'Europa sono solo una conseguenza. Meglio di niente, certo. Ma non proprio l'idea del pallone moderno.

Pubblicità
0