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SusoGetty

Suso e il Milan, una favola finita male: come l'addio è diventato inevitabile

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Una “Fairytale gone bad”, prendendo in prestito il titolo del singolo di maggior successo dei Sunrise Avenue, band pop-rock finlandese. Una favola finita male, senza happy ending quella tra Suso e il Milan, che dopo 5 anni, 153 presenze, 24 goal, 33 assist e un trofeo, la Supercoppa Italiana 2016, si dicono addio, senza troppe smancerie. Formalmente sarà un arrivederci, perché l’intesa trovata tra i rossoneri e il Siviglia è quella del prestito di 18 mesi con obbligo di riscatto a 22 milioni legato al raggiungimento di un piazzamento in Champions League da parte del club andaluso.

Suso MilanGoal

Approdato a Milanello nel gennaio 2015 su intuizione dell’allora scout Rocco Maiorino, sposata in pieno da Adriano Galliani (che lo strappò al Liverpool per appena 300mila euro), Suso ha dato una sterzata decisa alla sua carriera nei 6 mesi trascorsi al Genoa sotto la guida di Gasperini, ripresentandosi a San Siro nell’estate 2016 con lo status di giovane stella, diventando in pochi mesi con Montella, l’allenatore che più di tutti ha saputo valorizzare le doti e le caratteristiche dello spagnolo, il ‘go-to guy’ di quel Milan, il gioiello in grado di accendere la luce in una delle rose più povere di talento della storia recente del club.

Due i momenti in cui è scattata la scintilla con il popolo rossonero: la doppietta all’Inter nel rocambolesco 2-2 del novembre 2016 e soprattutto la finale di Supercoppa Italiana vissuta da protagonista contro la Juventus, in una serata in cui fece ammattire Evra, firmando anche l’assist per il goal di Bonaventura. Lampi di un talento che il Milan ha protetto, coccolato, blindato a settembre 2017 con un rinnovo importante, servito anche ad allontanare l’interesse dell’Inter.

“Un rinnovo tanto atteso quanto voluto. Era nell'aria, le intenzioni chiare e comuni da tempo: adesso l'accordo è stato firmato. Una grande notizia, sposata da tutti i nostri tifosi, che arriva dopo la stagione della sua consacrazione".

A far storcere il naso era stata l’entità della clausola rescissoria, 40 milioni di euro, considerata bassa per il potenziale del giocatore, negli anni motivo di preoccupazione per le varie dirigenze rossonere. Ma la realtà dei fatti è stata ben diversa, perché Suso è rimasto intrappolato negli anni nella sua comfort-zone, nella sua personalissima copertina di Linus, quelle zolle sulla fascia destra da cui non ha mai saputo allontanarsi per espandere i suoi orizzonti calcistici e crescere come giocatore. E di conseguenza anche il Diavolo si è ritrovato imprigionato in quel 4-3-3 che sembrava essere l’unico modulo in grado di assecondare lo spagnolo, ritenuto imprescindibile anche da Gattuso.

Il rientro da destra sul mancino, trademark per eccellenza del talento di Cadiz, è stato codificato nel tempo dagli avversari, riducendo sensibilmente l’efficacia di un Suso sempre più bersaglio della tifoseria e sempre meno centrale nei progetti del club. Ed è anche per il suo flop da trequartista, negli esperimenti di inizio stagione, che la scommessa Giampaolo è stata persa da Boban e Maldini.

Suso MilanGetty

Quello che sembrava destinato ad essere a lungo il beniamino della curva, l’uomo in grado di infiammare San Siro con il suo mancino, è diventato col passare del tempo uno degli uomini-manifesto delle difficoltà del Milan, oggetto di fischi allo stadio e improperi sui social.

L’addio a questo punto sembra l’inevitabile conclusione di un rapporto deterioratosi negli anni e arrivato ad essere, nelle ultime settimane, una convivenza forzata, con le cinque panchine consecutive tra campionato e Coppa Italia a certificare uno status da separato in casa. E quale ambiente migliore se non il Siviglia, con Monchi (che lo aveva cercato con insistenza anche ai tempi della Roma) e soprattutto Lopetegui, tecnico che ha accompagnato Jesus in tutto il percorso dalle nazionali giovanili al debutto con la Roja, per ritrovare fiducia e serenità. Le condizioni ideali per vivere una nuova storia d’amore, dopo questa favola rossonera senza lieto fine.

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