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Suarez spezza il sogno del Ghana all'ultimo secondo: l'altra Mano de Dios

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Ci sono i campioni, e i campioni. Della prima schiera fanno parte quelli precisini, soprattutto bandiere, con nessuna dichiarazione fuori posto, nessuno scandalo, alcuno scheletro nell'armadio al fianco delle maglie. Qualcuno li avrebbe definiti soldatini. E poi ci sono loro, quelli che fanno innamorare l'altra parte, quella desiderosa di vedere non solo un pallone che rotola, ma anche storie e aneddoti, comportamenti strani e particolari da raccontare ai propri familiari o ai propri amici durante la tipica serata nostalgia. E come non parlare di Luis Suarez? Morsicate random, parole al vetriolo. Un pugno al pallone sulla linea di porta.

Certo, il Mondiale è di Klose, di Ronaldo e Pelè. I goal? Nah, non ci interessano. Il Mondiale è anche di Suarez, che decide di mordicchiare Chiellini nel 2014, segnare qualche goal nel 2018 e farsi odiare da 27 milioni di persone nel 2010. O forse dall'intero continente che lo ospitava, visto il gesto non proprio sportivo. Per alcuni istintivo, per altri atto semplicemente ad evitare la rete degli avversari e dare una possibilità al proprio portiere (Muslera) sulla conclusione dagli undici metri.

2 luglio 2010, Johannesburg. La città più popolosa del Sudafrica trema sotto i colpi delle vuvuzelas del pubblico, quel suono mezzo mosca e mezzo zanzara entra talmente nelle orecchie degli spettatori di casa che molti sono costretti a girarsi per vedere se qualche insetto stia ronzando attorno a loro, prima di abbassare l'audio della tv ed evitare così esaurimenti nervosi. In campo ci sono il Ghana, unico club africano rimasto nei quarti di finale del primo e fin qui unico Mondiale africano della storia.

Forse siete giovani, forse avete dimenticato. Vabbè noi proviamo comunque a raccontare cosa successe al FNB Stadium quella sera del 2 luglio 2010. Chi vince conquista la semifinale e la possibilità di sfidare l'Olanda, appena qualificatasi ai danni del Brasile. Considerando che dall'altra parte ci sono Argentina, Spagna e Germania a farsi la pelle, questa parte del tabellone è decisamente interessante. Un punto in più per non mollare un millimetro ed avere i nervi a fior di pelle. E con la tensione che si taglia a fette, non è proprio indicato avere Suarez in campo. Genio e pazzia. Ma di quella vera.

Suarez ha appena trascinato l'Uruguay ai quarti grazie ad una doppietta alla Corea del Sud, è il fenomeno dell'Ajax che ha appena chiuso la stagione con 35 goal in 33 gare di Eredivisie. Liverpool, Barcellona e Atletico Madrid sono ancora lontane, così come la nomea di bad boy, odiato sportivamente da milioni di persone. E forse un po' anche dai propri tifosi, perchè rischia di far saltare il banco da un momento all'altro. Ma col pallone tra i piedi, beh, è una furia.

Luis Suarez Uruguay Ghana 07022010Getty

Il Ghana ha invece superato i giorni ai danni dell'Australia, ha eliminato gli Stati Uniti e non è solamente la speranza di Accra e dintorni, ma anche di un continente che non ha mai raggiunto la semifinale dei Mondiali. Quando Muntari, nei minuti finali del primo tempo, regala il vantaggio ai suoi, la speranza si accende e il sogno lascia spazio ad una realtà che si sta delineando.

Del resto come non pensare ad una qualificazione dopo che il centrocampista, oramai relegato 'algoaldiMuntari', ma tripletista con l'Inter e ottimo nel suo ruolo, prende palla vicino al cerchio di metà campo, esplodendo un sinistro dai 40 metri che si insacca all'angolino? Certo, Muslera non è perfetto, ma purtroppo per il Ghana non lo è neanche Kingson sulla punizione di Forlan che nel secondo tempo regala il pareggio all'Uruguay.

E così la storia, maledetta o sognante a seconda del vostro tifo, si sposta ai supplementari. Scivola via il primo tempo, si va verso i rigori. Poi accade. Accade che il mondo collassi su sé stesso perché ciò che succede al minuto 119 verrebbe quasi da chiamarlo inaudito. Assurdo, fate voi. Calcio di punizione dalla destra, palla in mezzo, Muslera non ci arriva e la palla rimane lì, vicina al dischetto del rigore.

Ayew gira col sinistro, Suarez respinge col piede perché c'è lui e non Muslera, ancora a terra, sulla linea. In una frazione di secondo, mentre Muslera non sa dove andare, sotto shock dal caos venutosi a creare in area di rigore, arriva un colpo di testa, sulla fronte la speranza della semifinale ad un secondo di distanza. E invece no, il pallone finisce ancora, vuoi il destino, verso Suarez.

Mani in avanti, un pugno al pallone. Era goal, tutti stanno già esultando. Invece no. La palla è respinta sulla linea con una manata da parte di Suarez, che viene espulso e ringraziato dai compagni di squadra, mentre gli avversari quasi chiedono che sia data la rete, comunque. Ma il gioco è fermo per il rosso e per il rigore, perchè l'attaccante dell'Uruguay regala un'ultima opportunità a Muslera. Può parare il penalty ed evitare la sconfitta, con tanto di eliminazione. All'ultimissimo, veramente ultimo, secondo. Sul dischetto va l'eroe della nazione, Gyan Asamoah. Solo chi ha coraggio tira un calcio di rigore. Lui lo fa e manda sulla traversa. Delirio, ma non è finita.

Asamoah Gyan Ghana Uruguay 2010 World CupGetty Images

Via agli altri rigori, quelli dove tutti sono protagonisti, dai cinque battitori al portiere, fino a chi deve andare ad oltranza. Il morale dell'Uruguay è alto, quello del Ghana è a terra. C'è la sensazione che non sia la serata giusta, del resto come pensarlo dopo una mano su un goal fatto e un rigore alle stelle? Così è, due errori del team africano, uno per quello sudamericano, che passa oltre. Lacrime.

E' quasi in lacrime anche Suarez, nel definire quel gesto come una nuova "mano de Dios", riportando alla mente il gesto di Maradona.

"Sono un golerazo, un grande portiere, non avevo altra scelta, e la 'mano di Dio' sono io ora ad averla. L'ho fatto perché i miei compagni vincessero ai calci di rigore. Quando ho visto che il tiro sul penalty andava alto, è stata una grandissima gioia".

Suarez è sfrontato e dice tutto quello che pensa, facendo esplodere di rabbia i tifosi del Ghana, così come la FIFA, decisa a punire in maniera esemplare l'attaccante di Tabarez per quella mano talmente evidente da mandare tutti, ad ogni latitudine, su tutte le furie. Non quel vecchio volpone del suo commissario tecnico:

"Ho ringraziato Suarez come hanno fatto tutti i suoi compagni. Se avesse saputo cosa sarebbe successo dopo il fallo di mano, dovrebbe lasciare il calcio e fare altro: avrebbe qualità sovrannaturali. E' eccessivo dire che abbia barato: ha fermato il pallone con la mano, lo ha fatto con un gesto istintivo. Questo non significa imbrogliare. Suarez è stato buttato fuori e salterà la prossima partita. Che altro volete?".

A livello internazionale è la prima volta che Suarez viene chiamato anti-sportivo. Viene chiesta una punizione esemplare e non solo un turno di squalifica. Se ne parla per ore, fino a quando la FIFA decide che no, il turno di squalifica sarà solamente quello derivante dal rosso. Nessuna sommossa popolare, solo tanta delusione per migliaia di tifosi e gioia per l'attaccante. Che si ritroverà a giocare la finale del terzo posto, senza segnare, senza gloria ma con tutti gli occhi addosso.

E per il popolo ferito, quell'episodio rimarrà per sempre nel pozzo nero dei ricordi più bui. Fino alla Copa America 2019, quando i social esplodono per il rigore sbagliato contro il Perù: Uruguay fuori, avanti a sorpresa il team biancorosso. Suarez disperato, vendetta lontana e servita. Infinitamente inferiore nell'umore e nell'epicità di sportività e anti di nove anni prima.

Dieci anni dopo, in occasione dell'anniversario, Abedì Pelè, la leggenda più grande del ghanese, è la voce di una questione mai sopita e che colpisce come un coltello, al cuore del paese, ancora e ancora:

"Un fallo volontario, cosa fai con le mani così? Quando qualcuno colpisce una palla dietro la linea di porta, è goal. Per me era goal. Non c'erano motivi per assegnare il rigore. Nel match, nella mia mente e nel mio cuore, il Ghana è stato il vincitore".

In Qatar si sono trovati di nuovo contro: Uruguay e Ghana. Suarez e Ghana: "Il giocatore del Ghana ha sbagliato il rigore, non io. Mi scuso se ferisco un giocatore, ma ho preso un cartellino rosso per fallo di mano. Non mi scuso per questo", spiega il "Pistolero" in conferenza stampa pre-gara.

Come se fosse l'ultimo capolavoro di Quentin Tarantino, C'era una volta ad Hollywood, si cerca così di entrare in un altro mondo per non vivere in quello reale, così da stare bene con se stessi. Una favola, diversa dalla realtà delle cose.

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