Le sorti dell'Ucraina sono al primo posto nella mente e nel cuore, mentre il calcio passa in secondo piano. Traspare questo dall'intervista rilasciata a 'Repubblica' da Andryi Shevchenko, ex stella del Milan e ora allenatore con una recente esperienza alla guida del Genoa.
Sheva ha esternato tutta la sua preoccupazione per il suo paese colpito dall'invasione russa, appellandosi allo sport e al calcio in particolare come possibile mezzo per aiutare una popolazione che sta attraversando uno dei periodi più difficili della sua storia.
"Dal 24 febbraio scorso sono concentrato solo su questo, giorno e notte: come aiutare il mio Paese e la mia gente, come fermare al più presto questa guerra, come raccogliere fondi, come fare in modo che il resto del mondo sia informato costantemente sulla tragedia dell'Ucraina".
"Fino a otto giorni fa speravo che non arrivasse l'invasione. Invece le città, Kiev, Mariupol, Sumy, Kharkhiv, sono sotto assedio, la gente vive sottoterra nei rifugi, anche i bambini. C'è il terrore costante degli attacchi dei missili, è una vita sospesa. Le parole non bastano a descriverla".
"Ringrazio l'Italia, che ci sta molto vicina. L'Ucraina sta cercando solo la pace, sta difendendo la sua libertà. C'è bisogno di donazioni, abbiamo attivato un conto corrente presso la nostra ambasciata. Quello che accade è inumano, non bisogna smettere di parlarne. Abbiamo bisogno di sentire il sostegno della comunità internazionale in ogni momento".
"Farò tutto il necessario per il Paese, tutto quello per cui posso essere più utile. Capire la situazione, cercare di parlare con la diplomazia anche sportiva, raccogliere denaro per i rifugiati, cibo, medicine, organizzare con la Croce Rossa. Lo Sport un potere incredibile: può cambiare il mondo".
"Ucraina la Mondiale? Il calcio non esiste per me, ora. Ogni mattina mi sveglio e penso solo a che cosa posso fare per il mio Paese. Sono orgoglioso del mio popolo: combatte per la libertà, per il nostro suolo, per i diritti".
