“Potremmo avere una palla? La mia bambina vorrebbe giocare”.
E’ questa una domanda che il tecnico di una squadra maschile dell’Essex si è sentito porre per tanto tempo ogni fine settimana. Quello che non poteva immaginare è che quella bambina sarebbe poi diventata uno dei talenti più importanti del settore giovanile dell’Arsenal.
Ruby Mace ha fatto alcune apparizioni in panchina con la prima squadra delle Gunners, prima di un importante periodo in prestito trascorso al Birmingham, nella Women’s Super League nella stagione 2020-2021, ma quando dopo undici anni vissute con la maglia dell’Arsenal addosso ha firmato il suo primo contratto da professionista, lo ha fatto per unirsi ad un altro club.
“Quando ho ricevuto la chiamata del Manchester City, per me è stato un momento difficile, ma forse meno complicato di quanto mi potessi aspettare”, ha raccontato la Mace, stellina della Nazionale giovanile inglese, a GOAL dopo diversi mesi di riflessione.
“Sono in un grande club. So che entrambe le società volevano il meglio per me, ma sento che il programma che il Manchester City ha preparato per la sottoscritta, sia migliore di quello che mi era stato proposto dall’Arsenal. Quella che mi è stata data è stata una proposta che non potevo rifiutare”.
E’ stato guardando il fratello giocare, che Ruby Mace ha iniziato quel percorso che poi l’avrebbe portata a diventare una calciatrice professionista.
Aveva solo quattro anni quando sua madre la incoraggiò ad unirsi ad una squadra maschile. Ruby lo ha fatto e si è messa in mostra al punto di guadagnarsi una chiamata dal West Ham, club al quale sarebbe poi stata legata per un anno.
All’età di sei anni è poi arrivata la possibilità di trasferirsi all’Arsenal ed è evidente l’impatto che la ‘scuola’ dei Gunners ha avuto su di lei. Spicca infatti per qualità tecniche ed in particolare per la capacità di saper usare entrambi i piedi.
Successivamente avrebbe acquisito anche ottime conoscenze tattiche, cosa questa che ha fatto di lei una calciatrice non solo di grande talento, ma anche molto versatile.
“Quando avevo cinque o sei anni giocavo da terzino destro, poi una volta arrivata all’Arsenal sono stata schierata in qualsiasi zona del campo. Cambiavo ruolo ogni partita. Una volta ero ala, un’altra terzino sinistro e poi ancora centrocampista o difensore centrale”.
Proprio quest’ultimo è diventato il suo ruolo preferito. Ruby Mace, nella seconda parte della scorsa stagione ha giocato a centrocampo nel Birmingham, una cosa questa che le ha insegnato molto su se stessa.
“Sento che ogni giovane calciatore ha bisogno di provare qualsiasi ruolo, prima di decidere cosa vuole fare”.
“Facendo diversamente forse non avrei raggiunto il livello che mi ha permesso di arrivare al Manchester City. Ogni volta che provavo una cosa nuova, dicevo tra me e me: ‘Se continui a lavorare sodo, potrai guadagnarti un grande trasferimento’. Sento che sono stata io stessa a determinare il passo successivo della mia carriera”.
Trasferirsi a Manchester non è stato facile per una ragazza di diciassette anni molto legata alla sua famiglia, ma la Mace ha sempre saputo che raggiungere la vetta non è facile.
“Quando ero più giovane avevo un allenatore che mi parlava sempre di Cristiano Ronaldo. Mi diceva che Cristiano aveva avuto un’infanzia difficile e che aveva dovuto lavorare tantissimo per arrivare dove era arrivato”.
“Io idolatravo Cristiano Ronaldo, penso che il suo sia stato un percorso più complicato del mio, ma anche io ho dovuto fare i conti con delle difficoltà, come quella di lasciare la mia famiglia e le mie cose”.
Ruby Mace non solo ha dovuto adattarsi alla vita di una nuova città, ma lo ha dovuto fare nel corso di un’estate molto strana. Poche erano infatti le calciatrici con le quali si poteva allenare e nemmeno in quel periodo sono state organizzate amichevoli pre-stagionali, è questo perché in tante erano impegnate alle Olimpiadi, mentre altre ancora erano infortunate.
La situazione che si è venuta a creare ha però consentito alla Mace di trascorrere più tempo al fianco della Nazionale inglese Alex Greenwood, oltre che dell’allenatore Gareth Taylor, e la cosa si è rivelata molto importante.
“Apprezzo tanto Alex, sento che è un grande modello per me e mi ha sempre aiutato. Mi ha sempre guidato durante gli allenamenti, anche se a volte non faccio ciò che dovrei fare. Si assicura sempre che io stia bene e stare al suo fianco mi rende una calciatrice migliore. E’ una figura molto positiva per me”.
“Nei primi sei mesi ho dovuto dimostrare che non avevo bisogno di andare in prestito. Ho parlato di questo anche con Gareth, spiegandogli che il mio grande obiettivo per questa stagione era lavorare sodo in allenamento per dimostrargli che sono abbastanza brava per far parte di questo gruppo”.
Negli ultimi due mesi ha fatto dei passi da gigante. A novembre ha esordito in WSL con la maglia del City e poi tra campionato e Continental Cup in quattro occasioni è rimasta in campo per tutti i 90’.
Ha dimostrato di essere all’altezza del Manchester City e di poter recitare un ruolo sempre più importante nel corso dei prossimi anni. All’interno del club tutti sono convinti di essersi assicurati una calciatrice attesa da un grande futuro.
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